Santo 14 agosto. Massimiliano Maria Kolbe Si sacrificò per salvare un padre di famiglia

Le ultime parole di san Massimiliano Maria Kolbe, “Ave Maria”, annunciano una verità che nessun cristiano dovrebbe dimenticare: Dio si è offerto al mondo e ha vinto la morte invitandoci a vivere la nostra esistenza come un unico grande dono. Nato l’8 gennaio 1894 a Zdunska Wola, nella Polonia centrale, Rajmund Kolbe nel 1910 entrò tra i Frati Minori Conventuali, assumendo il nome di fra Massimiliano. Dal 1912 si trovò a Roma per completare la propria formazione. Nel 1917 fondò la “Milizia di Maria Immacolata” e nel 1918 fu ordinato prete nella chiesa di Sant’Andrea della Valle. Nel 1919 tornò in patria e nel 1922, per far conoscere la Milizia, fondò la rivista “Il cavaliere dell’Immacolata”, che conobbe una diffusione enorme arrivando a milioni di copie. Malato di tubercolosi, per un periodo fu anche missionario tra Giappone e India. Imprigionato dai nazisti nel febbraio 1941 a causa dell’origine del suo nome, venne inviato ad Auschwitz e destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al forno crematorio. Offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.

Altri santi. San Marcello di Apamea, vescovo e martire (IV sec.); santi Martiri di Otranto (1480).

Letture. Romano. Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53.

Ambrosiano. 1Re 3,5-15; Sal 71 (72); 1Cor 3,18-23; Lc 18,24b-30.

Bizantino. 1Cor 4,9-16; Mt 17,14-23a.

Cripta Cattedrale – Sabato 13 Agosto 2016, Iubilæum Misericordiæ MESSA NEL 75° del martirio ad Auschwitz di San Massimiliano Maria Kolbe

 

CRIPTA CATTEDRALE Liturgia del giorno – IUBILÆUM MISERICORDIÆ

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Massimiliano Maria Kolbe nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d’anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. San Giovanni Paolo II, canonizzandolo nel 1982, lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo».