Il disco. Me Contro Te, Capodanno in musica e in famiglia

Mentre va in onda la seconda stagione della serie tv, dai due youtuber arriva un disco di canti tradizionali e inediti. Il motto? «Da soli si va più veloci, insieme si va più lontano»

Un’immagine della serie tv “Me Contro Te: La Famiglia”

Un’immagine della serie tv “Me Contro Te: La Famiglia” – Loris T. Zambelli

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Lui è Luì, lei è Sofì e insieme sono i Me Contro Te: stiamo parlando di un vero e proprio fenomeno generazionale che, in quasi dieci anni di carriera, ha intrattenuto e cresciuto almeno due generazioni di bambini. Sono loro la coppia più amata delle Feste da parte dei bambini italiani, grazie al loro primo disco natalizio e al ritorno della serie Me Contro Te: La famiglia reale la cui seconda stagione è su Prime Video. Mentre la prima stagione della serie dal 26 dicembre va in onda tutti i giorni su Rai Gulp, alle ore 20.40, e in boxset su Rai Play.

Luì e Sofì iniziano una vacanza studio presso una regina per apprenderne le tradizioni, ma alla fine scopriranno che la nobile ama la semplicità e che li ha invitati per mostrare ai nipoti la genuinità di due persone normali come loro. Dopo il successo dell’album Il Fantadisco dei Me Contro Te che ha esordito in vetta alla classifica ufficiale FIMI/Gfk nel febbraio del 2020, è intanto uscito il loro nuovo disco Natale con Luì & Sofì, disponibile per Warner Music Italy, che contiene 10 brani di cui 3 inediti e 7 cover di classici natalizi. Nel corso dell’ultimo decennio, i Me Contro Te hanno pubblicato 10 libri e sono usciti con 5 film campioni d’incassi, realizzato una serie tv di successo e girato l’Italia con una tournée nei palazzetti che ha coinvolto sia grandi che piccini.

Dicono i due giovani siciliani, al secolo Sofia Scalia, 26 anni, e Luigi Calagna, 31 anni: «Il disco di Natale era un progetto che meditavamo da un po’, quindi siamo super contenti. Per noi è uno dei momenti più belli perché da qualche anno ci siamo trasferiti a Milano e torniamo in Sicilia proprio per le festività dove abbiamo la possibilità di stare un po’ di più con la nostra famiglia e i nostri amici. Per noi rappresenta un momento di festa e allegria e molto spesso ci ritroviamo a cantare le canzoni di Natale e a metterle come sottofondo per i pranzi per le cene delle Feste».

Brani natalizi che i due giovani cantavano fin da bambini anche in chiesa. «Siamo sempre stati credenti – spiega Sofì – . Io da piccola frequentavo l’Acr, facevo la chierichetta e cantavo in chiesa tutte le canzoni di Natale che conosco benissimo. Col tempo con tutti gli impegni che abbiamo siamo un po’ poco praticanti, ma il valore religioso per noi è importante ». Il disco appena pubblicato vuole lanciare per le feste un appello molto positivo all’affetto: «Il messaggio che continuiamo sempre a dare anche nei nostri video e nelle nostre canzoni è “Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano”. Ricordiamoci sempre il valore dell’amicizia e dell’amore».

I genitori di questi due giovani youtuber si fidano moltissimo. Ma come avete scoperto questa vostra vocazione per l’infanzia? «Noi non abbiamo mai scelto di creare contenuti per bambini, è arrivato per caso – spiega Luì – perché noi abbiamo iniziato la nostra carriera su Youtube, caricando dei video girati in casa, dove ci facevamo degli scherzi e delle sfide per gli amici. Dieci anni fa non esisteva il lavoro dell’influencer. In quel momento non c’erano più i programmi per bambini con cui siamo cresciuti noi sulla tv generalista, come Bim Bum Bam e La Melevisione. I bambini si spostavano su internet e ci intercettavano. Poi siamo diventati virali. Da lì abbiamo preso molta consapevolezza in più, sappiamo la responsabilità e il peso che abbiamo, quindi cerchiamo di essere sempre più positivi possibili e di trasmettere dei valori che possono essere apprezzati anche dai genitori».

Con l’uscita del primo film nel 2019 i Me Contro Te hanno avuto un vero e proprio boom, cresciuto durante il Covid («abbiamo fatto di tutto per aiutare i bambini chiusi in casa a ritrovare la loro normalità quotidiana», dicono). Se i loro film per incassi hanno salvato il cinema italiano (hanno anche vinto un David dello spettatore), i due stanno pensando al loro sesto film, sempre fatto di avventure fantastiche e divertenti adatte ai più piccoli, anche se, raccontano, «i bambini hanno una soglia dell’attenzione sempre più bassa, sono abituati a vedere su Tik-Tok che video di 10/15 secondi. È sempre una grande sfida tenerli al cinema seduti in poltrona per un’ora».

Il nuovo tour nei palazzetti nel 2024 è quello che festeggerà dal vivo i 10 anni della carriera di Me Contro Te ripercorrendone tutte le tappe. Che hanno portato i due a diventare una vera e propria azienda dalla potenza di fuoco impressionante: «Dal 2018 abbiamo deciso di creare la nostra azienda per lavorare in modo indipendente – spiega Luì -. Perché la cosa che ci ha sempre divertito è stato fare quello che ci piace. Gestiamo il marchio Me Contro Te a 360 gradi. Noi siamo la mente creativa di tutti i progetti, dalle bambole ai giochi da tavola ai film, siamo gli autori dei soggetti della sceneggiatura, dei dischi, della musica».

Ora manca solo un importante progetto, da loro annunciato due anni fa: il matrimonio. «Volevamo sposarci l’anno scorso per i 10 anni di fidanzamento – spiegano sorridenti -. Lo abbiamo annunciato sui social, ma hanno cominciato a incastrarsi una serie di lavori molto impegnativi che hanno portato a slittare fino a quest’anno, in cui abbiamo realizzato due film, un tour, una serie TV e un disco. Ma è sicuramente una promessa che manterremo e che coinvolgerà tutti i fan che ci seguono. Come ci vediamo fra 10 anni? Sposati e con figli».

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Un presepe in ogni casa

Cari fratelli e sorelle,
sebbene ancora distanti dal periodo natalizio, vi raggiungo con questa mia per promuovere l’iniziativa della CEI “un presepe in ogni casa”, ispirata alle parole del Santo Padre Francesco nella Lettera Apostolica Admirabile Signum, affinché ogni Unità Pastorale possa diffondere questa bella proposta.

In questo anno si celebrano gli 800 anni dall’invenzione del primo presepe di Greccio, grazie al quale il Santo Poverello di Assisi ha avvicinato tanti credenti al Vangelo. Le condizioni di povertà del popolo e la difficoltà nel reperire e leggere la Sacra Scrittura hanno inizialmente favorito la diffusione del presepe nelle case, ma ciò che la rende una tradizione ancora oggi è il fatto che – come scrive Papa Francesco – “aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme” attraverso l’immaginazione e gli affetti e “invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali”.

Pertanto, mi auguro che in questa particolare ricorrenza possiate sollecitare tutti i vostri parrocchiani a continuare questa santa tradizione.
I miei saluti insieme alla mia benedizione.

+ Giacomo Morandi

La lettera del Vescovo

Gmg in famiglia. Padre, madre e figli tutti pellegrini: ci si ritrova a Lisbona

Le storie di alcune famiglie italiane che stanno partecipando alla Gmg, ospitate dalle famiglie portoghesi che hanno offerta con generosità la loro casa per l’accoglienza dei pellegrini
La famiglia Pistolesi

La famiglia Pistolesi

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«Per me questa è la prima vera Giornata mondiale della gioventù», ripete Marco Pistolesi ai suoi amici. Mentendo. Perché il 25enne fiorentino, dopo le esperienze di Rio de Janeiro e Cracovia, è ormai un veterano delle Gmg. Ma oggi – spiega – si sente «più consapevole» e pronto ad affrontare il pellegrinaggio da novizio, «nello spirito dell’ascolto». Eppure, quella portoghese segnerà davvero una prima volta nella sua vita: la prima Gmg vissuta con (quasi) tutta la sua famiglia. Insieme a lui, con tragitti diversi, sono partiti alla volta di Lisbona le due sorelle e due dei tre fratelli minori. Per raggiungere, sommati ai genitori, il record di sette pellegrini sotto lo stesso tetto.

Tutto è nato quasi 30 anni fa. Quando il padre Lorenzo e la madre Francesca vissero le loro prime Giornate della gioventù a Loreto e, due anni dopo, a Parigi. Era il 1997, a un anno esatto dalla nascita del loro figlio maggiore. Poi, di figli ne sono nati altri cinque. Tutti ormai grandi, tranne il minore di 9 anni, e pronti a partire sulle orme dei genitori. Per loro, fede è sinonimo di casa come per pochi altri coetanei. Specialmente in Toscana, dove quasi una persona su due non è mai entrata in chiesa nell’ultimo anno. A chi chiede il loro segreto, i genitori rispondono con una formula semplice: «Vivere la fede come un dono – spiega Lorenzo – e, grazie ai momenti di preghiera comune, conoscere la misericordia di Gesù che non ci lascia mai soli nel cammino della vita».

Nel pellegrinaggio, i sette condivideranno solo i punti di partenza e di arrivo. Nel mezzo, li attendono esperienze e compagnie diverse. Davide, maggiorenne da poche settimane, si soffermerà qualche giorno in Spagna prima di raggiungere Lisbona. Nel suo caso, a convincerlo a partire sono state le testimonianze degli amici. «Ho mille aspettative e ho paura di vivere qualcosa di non programmato – confessa – ma sono fiducioso, perché i miei fratelli me ne hanno sempre parlato come di un’esperienza unica». Per il maggiore, invece, il pellegrinaggio inizierà da Parigi. Dove si è trasferito nell’ultimo anno per lavoro. «C’è paura anche di rimanere più isolati – racconta Marco -, ma non cambierà lo spirito con cui affronterò la Gmg».

Non per tutti i pellegrini di Lisbona, però, famiglia significa pregare sotto lo stesso tetto. Nella vita di Rebecca e Matilde Alfani, la separazione dei genitori ha segnato un punto di svolta. «Eravamo piccole e non avevamo scelta – spiega Rebecca, la maggiore -. In quel momento, i nostri genitori si sono allontanati dalla Chiesa». Ma per le due sorelle, con il fratellino ancora minorenne, abbandonare la fede non è mai stata un’opzione: «Da sempre abbiamo vissuto il nostro rapporto con Dio in comunità», spiegano. Prima negli scout, poi nel dopo-cresima della parrocchia di Santa Maria di Scandicci, in provincia di Firenze. Dove don Antonio, il parroco, le ha «aiutate a conoscere Dio, tendendo la mano nei momenti difficili della pandemia».

Oggi è il prete ad accompagnare tutti e tre a Lisbona assieme a un gruppo di 26 giovani. Che – ammettono – sono diventati una seconda famiglia. «Voglio divertirmi in questa Gmg – racconta la mezzana Matilde – ma anche conoscere meglio il gruppo con cui sono venuta e approfondire il mio rapporto con Dio». Senza dimenticare, naturalmente, le proprie radici. «Dopo i momenti di fede condivisi fra fratelli e sorelle agli scout e in parrocchia – conclude Matilde –, adesso ci mancava solo la Gmg».

Se le famiglie italiane partecipano alla Gmg, le famiglie portoghesi sono state pronte all’accoglienza. A Palais, piccola frazione portoghese a 50 chilometri da Lisbona, decine di case sono state costruite da un unico muratore in pensione: Lionel Zeferino. Sono villette bianche che, d’estate, riflettono l’alto sole portoghese. Con terrazzi che si affacciano sull’Oceano Atlantico, distante dieci minuti a piedi. Alcune hanno la piscina, altre l’orto. Tutte, o quasi, sfoggiano in questi giorni una bandiera italiana. Segno di ospitalità per i pellegrini diretti a Lisbona. È l’altro volto della Giornata mondiale della gioventù, quello portoghese, fatto di famiglie di periferia e volontari pronti, ogni giorno, a inscenare spettacoli tradizionali per le migliaia di fedeli in arrivo.
Joao Zeferino, il figlio minore di Lionel, parla un perfetto inglese. Ha 29 anni, è un ingegnere informatico e vive con la sorella maggiore, Katia, e i genitori. Ma in casa lo spazio non manca. Neppure per i quattro pellegrini italiani, che sono stati accolti lunedì a notte fonda. «Per noi è un privilegio – spiega Joao -. Non è la prima volta che apriamo casa a ragazzi cristiani. Io stesso sono stato ospite di altre famiglie a Cracovia nel 2016: per questo so di cosa avete bisogno».

Così, ai pellegrini non sono mancate lenzuola pulite, asciugamani e persino una cena calda consumata a mezzanotte. Fra una fetta di polpettone e un dolce alle carote, gli ospiti si sono conosciuti a tavola. «In famiglia ci prepariamo alla Gmg da due anni – confessa la madre Lena in un inglese stentato -. Katia accompagnerà il suo gruppo di scout a Lisbona, mentre Joao lo troverete al Campo della Grazia ad accogliere i fedeli. Noi vi aspetteremo a casa a braccia aperte».

 

Intanto, nella vicina Santo Isidoro, neppure le esigenze di un figlio appena nato ha fermato l’accoglienza delle famiglie portoghesi. In casa della madre Celia, 35 anni, le attenzioni sono tutte sul piccolo Tomas. Ma l’arrivo dei pellegrini ha cambiato le carte in tavola. Così, è stato il padre Pedro a preparare la camera e i pasti per le tre giovani, arrivate lunedì da Firenze. Tutto, per una richiesta del fratello. «Noi non siamo cristiani – spiega – ma, quando mio fratello mi ha parlato della Gmg, abbiamo subito aperto casa».

Si alzò, nella notte 30 dicembre, ore 17: famiglie in preghiera in Cattedrale

Notte

“Chi non accoglie il regno di Dio
come un bambino, non entrerà in esso”
(Lc 18,17)

Giuseppe, uomo dei sogni, della custodia, del cammino. Un “piccolo” di Nazaret, che vive una vita nascosta eppure così grande agli occhi dell’Altissimo.

Possiamo guardare alla sua tenace fedeltà al Signore, per scoprire cosa ci è chiesto ogni giorno, anzi cosa ci è chiesto nella notte.

Per questo invitiamo le famiglie della diocesi venerdì 30 dicembre alle ore 17 in Cattedrale per fermarsi in preghiera con il vescovo Giacomo a contemplare insieme la meravigliosa opera di Dio nella vita di Giuseppe e della Santa Famiglia di Nazaret.

L’équipe di Pastorale Familiare
in collaborazione con Azione Cattolica
e Incontro Matrimoniale

laliberta.info

Riflessione sul Natale

vinonuovo.it

In preparazione al Natale ho ricevuto una bella riflessione sul valore della nudità interiore e relazionale tra Bibbia, letteratura latina, filosofia e agiografia; a scriverla Rosaria Perricone e Tonino Solarino, coniugi di Ragusa impegnati nella Chiesa locale e non solo, autori di alcuni libri sui temi della famiglia, dei giovani, dell’educazione.

«Scriveva Seneca che la virtù non è preclusa a nessuno, ma sceglie l’uomo nudo.

La nudità di cui si parla non è certamente quella fisica, ma quella interiore e relazionale. È quella nudità che ci ricorda che siamo fragili di fronte all’esistenza, che non servono le maschere o le armature per fronteggiarla. È quella nudità che ci invita all’audacia dell’intimità con noi stessi e con gli altri.

Oggi, diversamente che per le generazioni che ci hanno preceduto, non è un problema mostrarsi senza veli. Racconta l’autore de “Il Gattopardo” che il protagonista consumava i suoi doveri coniugali senza aver mai nemmeno visto l’ombelico della moglie. Se oggi la nudità fisica si ostenta, quanto disagio e quanta paura, invece, nel mostrare agli altri e a noi stessi la nudità della nostra anima! Eppure la virtù, ha ragione Seneca, ha bisogno di questa nudità.

“Dove sei? cosa provi? cosa desideri? perché fai quello che fai?”: sono le domande della consapevolezza, dell’esame interiore. Narrano le scritture sacre che “dove sei?” è la prima domanda che Dio fa al primo uomo. È una domanda che mette a nudo Adamo che si nasconde. Anche noi come il nostro progenitore ci nascondiamo, sfuggiamo, cerchiamo permanentemente suoni e immagini per non stare soli con noi stessi e non dover rispondere a domande che ci appaiono scomode. “Guardarci allo specchio dell’anima” con la nostra nudità, le nostre pretese, le nostre ferite ci terrorizza. Beati i poveri in spirito forse significa anche questo: puoi metterti a nudo, con audacia e senza paura; puoi accogliere con compassione la tua fragilità, le tue maschere, le tue ferite, i tuoi errori; puoi cambiare il tuo cuore se ti riconcili con te stesso, senza dover mostrare una immagine di te idealizzata, priva di consistenza e verità.

Anche con gli altri evitiamo di metterci a nudo e non ci permettiamo di essere fino in fondo noi stessi. Chiacchiere, passatempi, “fare cose” occupa gran parte del nostro tempo relazionale. La dimensione dell’essere insieme spesso si esaurisce qui.

C’è una dimensione importante che è caricata di introietti di imbarazzo e di vergogna: l’intimità relazionale. Cosa è l’intimità relazionale? La capacità di condividere la nudità della propria anima, la sua bellezza e la sua fragilità con autenticità, pudore, compassione. Autenticità: perché ci permette di mostrarci per come realmente siamo. Pudore: perché la nudità della nostra anima è il nucleo fragile della nostra unicità e della nostra identità e non possiamo affidarla a chiunque, ma ci richiede di scegliere con cura persone capaci di delicatezza. Compassione: perché solo una grande tenerezza per noi stessi ci permette l’audacia di rivelarci.

Siamo creature e non dèi e la fragilità è la regola della condizione umana, un dato strutturale dell’essere umano. Se nascondiamo a tutti ciò che siamo, non cresciamo. Se disprezziamo o neghiamo a noi stessi e agli altri la nostra fragilità, siamo destinati a forme di vita nevrotiche. Con poche persone (poche ma buone) è necessario essere completamente noi stessi. Ribadiamo che dobbiamo decidere con chi e quanto essere intimi. Come “i porcospini di Schopenhauer” dobbiamo farlo con discernimento, qualche volta dopo tentativi ed errori, per valutare quanto proteggerci e quanto affidarci, perché le perle preziose e vulnerabili della nostra anima non possiamo e non dobbiamo darle ai porci.

L’intimità, riassumendo, ci fa diversi doni: ci aiuta a maturare verso di noi un amore incondizionato; ci ricorda che siamo creature limitate; libera energie e risorse nuove; guarisce. È la parola detta e la parola ascoltata, infatti, che ha effetti terapeutici.

Quanta ricchezza si perde nella coppia quando non si riesce a condividere le proprie fragilità, le proprie ferite, i propri desideri per paura di essere giudicati dal partner. Quanto si impoveriscono le amicizie se, oltre a ridere insieme, a riempire insieme il tempo libero, non ci si offre reciprocamente consolazione e compassione per le fragilità.

San Francesco di Assisi è il nostro maestro di nudità. Spogliandosi davanti ai suoi concittadini ci mostra la strada. Francesco si mette a nudo perché ha maturato un cuore libero dal giudizio e dall’approvazione. Non ricerca likes. È radicalmente guarito da ogni narcisismo che ci impone di essere sempre brillanti, performanti, importanti, di successo per essere amabili. Per Francesco di Assisi il successo è esclusivamente quello di Gesù. L’alter Christus è nudo, umile, autentico, povero, come il suo Gesù.

Il Natale viene per invitare anche noi alla nudità e per farci dono di una intimità interiore e relazionale».

IL CAMMINO La famiglia, protagonista dell’Avvento

Nelle diocesi italiane proposte e gesti per ragazzi e adulti in preparazione al Natale

A Novara le parole del “Lessico familiare” da vivere in casa e nella comunità In Puglia itinerari di catechesi anche attraverso l’arte A Udine un percorso in montagna e iniziative di carità

L’Avvento come occasione propizia per far incontrare la parrocchia e la famiglia. Il tempo forte che prepara al Natale è vissuto dalle diocesi italiane guardando a genitori e figli. Come testimonia la proposta della diocesi di Novara che ha al centro la famiglia e si articola in un percorso di riflessione a partire dalla Scrittura che viene associata a una parola-chiave indicata dal vescovo Franco Giulio Brambilla nella Lettera pastorale Lessico familiare, suggerendo un atteggiamento da vivere con i bambini, con la comunità, fra le mura domestiche. Se domenica scorsa il vocabolocardine era stato “quotidia-nità”, oggi è la volta di “fragilità” (da accogliere), mentre nelle prossime domeniche i termini saranno “tenerezza” (da annunciare), “generatività” (con il richiamo alla vita), “umiltà” (da vivere). E poi, nel tempo di Natale, “orazione” e “vocazione”.

Si concentra su bambini e adulti anche il sussidio Advent Street realizzato dall’Équipe della commissione per la dottrina della fede, annuncio e catechesi della Conferenza episcopale pugliese con il contributo di diverse diocesi della Puglia. Il testo offrire prima di tutto un itinerario di annuncio e catechesi rivolto ai ragazzi dell’iniziazione cristiana, ponendo al centro la liturgia domenicale. Poi è prevista una proposta per giovani e adulti attraverso un cammino di meditazione con l’arte che parte dal “Diluvio universale” di Michelangelo e giunge all’arte contemporanea con “Lookdown” dello scultore italiano Jago.

In Friuli l’Avvento è una tradizione di vita molto radicata. In Valbruna, sulle ultime montagne verso l’Austria, torna l’Advent pur, un percorso suggestivo di due chilometri e mezzo da farsi muniti di lanterna fra sculture, canti di Natale, presepi negli stavoli. Ma la Chiesa udinese scende ancora più in profondità con specifiche iniziative pastorali. GenerAzioni di bene è il titolo dell’Avvento di solidarietà 2022, il progetto di animazione ideato dalla Caritas di Udine insieme all’Ufficio per l’iniziazione cristiana e la catechesi e dalla pastorale giovanile. Si tratta di schede in formato pdf (liberamente scaricabili dai diversi siti Internet diocesani) contenenti attività e spunti di riflessione per varie fasce d’età e diversi contesti di gruppo: bambini 6-10 anni; ragazzi 11-13 anni; adolescenti 14-17 anni; adulti e catechisti; gruppi Caritas. I contenuti di ogni scheda sono ispirati al Vangelo della relativa domenica (dalla prima di Avvento fino alla Giornata mondiale per la pace, il 1° gennaio 2023) e, grazie alla condivisione di un segno durante la liturgia domenicale, tutta la comunità parrocchiale può essere coinvolta nell’itinerario. Filo conduttore dell’iniziativa è costituito dalle azioni e relazioni che generano fraternità, comunità, la capacità di prendersi cura gli uni gli altri e testimoniare il Vangelo nell’agire della vita. «L’Avvento – scrive l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato – invita a non lasciarci avvolgere da un diffuso clima di pessimismo e di rassegnazione », ma «a valorizzare questo tempo per accogliere Gesù e la sua legge dell’amore; per imparare non l’arte della violenza e della guerra ma quella della solidarietà, della compassione e del perdono. A cominciare dalle nostre relazioni interpersonali».

(Ha collaborato Francesco Dal Mas)

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L’incontro. Papa Francesco alle suore: aiutate le famiglie ad avere figli

«In Europa invece dei figli preferiscono avere i cani, i gatti… ». E alle religiose canossiane: attente alla crisi di mezza età, non scivolate nell’attivismo: allora non si è più donne della Parola
Papa Francesco all'incontro con le suore canossiane

Papa Francesco all’incontro con le suore canossiane – Vatican Media

Papa Francesco mette in guardia le religiose dalle crisi di mezza età perché è la “fase delle maggiori responsabilità” ma è più facile “scivolare nell’attivismo”, diventando non più “donne della Parola” ma “donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via”. Ricevendo in udienza le partecipanti al Capitolo Generale delle Figlie della Carità Canossiane, il Pontefice ha spiegato che le suore “anziane possono testimoniare alle giovani uno stupore che non viene meno, una riconoscenza che cresce con l’età, un’accoglienza della Parola che si fa sempre più piena, più concreta, più incarnata nella vita. E le giovani possono
testimoniare alle anziane l’entusiasmo delle scoperte, gli slanci del cuore che, nel silenzio, impara a risuonare con la Parola, a lasciarsi sorprendere, anche mettere in discussione, per crescere alla scuola del Maestro”. (IL TESTO)

“E quelle di mezza età? Sono più a rischio”, ha sottolineato Francesco. “Sia perché quella è un’età di passaggio, con alcune insidie; le crisi dei 40-45, le conoscete”, ma “soprattutto perché è la fase delle maggiori responsabilità ed è facile scivolare nell’attivismo, anche senza accorgersi. E allora non si è più donne della Parola, ma donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via”.

“Dunque, ben venga questo motto per tutte! Per mettersi nuovamente alla scuola di Maria, ri-centrarsi sulla Parola ed essere donne ‘che amano senza misura’. La parola al centro, non l’attivismo”, ha aggiunto a braccio. “Parola e non chiacchiericcio”, ha precisato ricordando il rimedio per non cadere nel chiacchiericcio che “uccide le comunità”: “Se hai tentazione di chiacchierare delle altre, morditi la lingua, la lingua si gonfia e non potrai parlare…”.

Il Papa è tornato a porre l’attenzione anche sulla crisi demografica, con un appello pronunciato a braccio al termine dell’incontro: “Per favore, aiutate le famiglie ad avere figli“. Il Pontefice ha parlato dell’inverno demografico in Europa, “invece dei figli preferiscono avere i cani, i gatti. È un po’ un affetto programmato”, ha sottolineato, “un affetto senza problemi”. “Questa è una cosa brutta. Per favore aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano ma è anche un problema patriottico”.

Da Avvenire

Famiglia. Congedi parentali, dal 13 agosto entrano in vigore le nuove regole

Tra le novità dieci giorni di congedo obbligatorio per i padri e tre mesi in più indennizzati al 30%. L’obiettivo è conciliare sempre meglio l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori
Congedi parentali, dal 13 agosto entrano in vigore le nuove regole

Ansa

avvenire

Dieci giorni di congedo obbligatorio per i padri e tre mesi in più di congedo parentale indennizzato al 30%: sono alcune delle novità previste dal decreto 105/2022 che entreranno in vigore dal 13 agosto con l’obiettivo di conciliare sempre meglio l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori ma anche di «conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare».

Da sabato, secondo quanto spiega l’Inps, si potrà fare domanda al proprio datore di lavoro o al proprio committente regolarizzando successivamente la domanda telematica all’Inps una volta che sarà aggiornata la procedura.

Per il padre il congedo obbligatorio (retribuito al 100%) potrà essere chiesto anche nei due mesi precedenti il parto oltre che nei cinque mesi successivi. Può essere spezzato in giorni (ma non in ore) e in caso di parto plurimo diventa di 20 giorni lavorativi. Spetta anche al padre adottivo o affidatario.

Come per le donne può essere chiesto anche in caso di morte perinatale del figlio.

La nuova normativa prevede per le lavoratrici autonome il riconoscimento di un’indennità giornaliera anche per i periodi antecedenti i due mesi prima del parto nel caso di gravi complicanze della gravidanza sulla base degli accertamenti medici effettuati da un medico della Asl.

Cambiano anche le norme sul congedo parentale facoltativo.

I mesi complessivi che possono essere richiesti restano gli stessi (sei mesi per la madre e sei per il padre elevabili a sette nel caso ne prenda almeno tre con un massimo per la coppia di 11 mesi) ma aumenta da sei a nove il numero di quelli indennizzabili al 30%.

Fino al dodicesimo anno di vita del figlio (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) i dipendenti avranno diritto a un’indennità pari al 30% della retribuzione per tre mesi, non trasferibili all’altro genitore. I genitori hanno poi anche diritto, in alternativa tra loro, ad un ulteriore periodo di congedo di tre mesi indennizzabile al 30%. Quindi nel complesso il periodo indennizzabile per ogni figlio arriva a nove mesi dai sei precedenti.

Al genitore solo, sono riconosciuti 11 mesi continuativi o frazionati, di congedo parentale, di cui 9 mesi indennizzabili al 30% della retribuzione. I dipendenti che hanno un reddito individuale inferiore a 2,5 volte il minimo della pensione (524 euro per il 2022), quindi a 1.310 euro, potranno chiedere l’indennizzo al 30% per tutti i mesi di congedo chiesti (non solo i 9 complessivi) fino al dodicesimo anno (e non più fino all’ottavo).

I genitori lavoratori iscritti alla Gestione separata potranno fruire del congedo parentale entro i 12 anni e non più entro il terzo Ciascun genitore ha diritto a 3 mesi di congedo parentale indennizzato, non trasferibile all’altro genitore. I genitori hanno, inoltre, diritto ad ulteriori 3 mesi indennizzati in alternativa tra loro, per un periodo massimo complessivo indennizzabile tra i genitori di 9 mesi. È previsto, infine, il congedo parentale per i lavoratori autonomi che avranno diritto a 3 mesi di congedo parentale, da fruire entro l’anno di vita del figlio.