Gmg in famiglia. Padre, madre e figli tutti pellegrini: ci si ritrova a Lisbona

Le storie di alcune famiglie italiane che stanno partecipando alla Gmg, ospitate dalle famiglie portoghesi che hanno offerta con generosità la loro casa per l’accoglienza dei pellegrini
La famiglia Pistolesi

La famiglia Pistolesi

avvenire.it

«Per me questa è la prima vera Giornata mondiale della gioventù», ripete Marco Pistolesi ai suoi amici. Mentendo. Perché il 25enne fiorentino, dopo le esperienze di Rio de Janeiro e Cracovia, è ormai un veterano delle Gmg. Ma oggi – spiega – si sente «più consapevole» e pronto ad affrontare il pellegrinaggio da novizio, «nello spirito dell’ascolto». Eppure, quella portoghese segnerà davvero una prima volta nella sua vita: la prima Gmg vissuta con (quasi) tutta la sua famiglia. Insieme a lui, con tragitti diversi, sono partiti alla volta di Lisbona le due sorelle e due dei tre fratelli minori. Per raggiungere, sommati ai genitori, il record di sette pellegrini sotto lo stesso tetto.

Tutto è nato quasi 30 anni fa. Quando il padre Lorenzo e la madre Francesca vissero le loro prime Giornate della gioventù a Loreto e, due anni dopo, a Parigi. Era il 1997, a un anno esatto dalla nascita del loro figlio maggiore. Poi, di figli ne sono nati altri cinque. Tutti ormai grandi, tranne il minore di 9 anni, e pronti a partire sulle orme dei genitori. Per loro, fede è sinonimo di casa come per pochi altri coetanei. Specialmente in Toscana, dove quasi una persona su due non è mai entrata in chiesa nell’ultimo anno. A chi chiede il loro segreto, i genitori rispondono con una formula semplice: «Vivere la fede come un dono – spiega Lorenzo – e, grazie ai momenti di preghiera comune, conoscere la misericordia di Gesù che non ci lascia mai soli nel cammino della vita».

Nel pellegrinaggio, i sette condivideranno solo i punti di partenza e di arrivo. Nel mezzo, li attendono esperienze e compagnie diverse. Davide, maggiorenne da poche settimane, si soffermerà qualche giorno in Spagna prima di raggiungere Lisbona. Nel suo caso, a convincerlo a partire sono state le testimonianze degli amici. «Ho mille aspettative e ho paura di vivere qualcosa di non programmato – confessa – ma sono fiducioso, perché i miei fratelli me ne hanno sempre parlato come di un’esperienza unica». Per il maggiore, invece, il pellegrinaggio inizierà da Parigi. Dove si è trasferito nell’ultimo anno per lavoro. «C’è paura anche di rimanere più isolati – racconta Marco -, ma non cambierà lo spirito con cui affronterò la Gmg».

Non per tutti i pellegrini di Lisbona, però, famiglia significa pregare sotto lo stesso tetto. Nella vita di Rebecca e Matilde Alfani, la separazione dei genitori ha segnato un punto di svolta. «Eravamo piccole e non avevamo scelta – spiega Rebecca, la maggiore -. In quel momento, i nostri genitori si sono allontanati dalla Chiesa». Ma per le due sorelle, con il fratellino ancora minorenne, abbandonare la fede non è mai stata un’opzione: «Da sempre abbiamo vissuto il nostro rapporto con Dio in comunità», spiegano. Prima negli scout, poi nel dopo-cresima della parrocchia di Santa Maria di Scandicci, in provincia di Firenze. Dove don Antonio, il parroco, le ha «aiutate a conoscere Dio, tendendo la mano nei momenti difficili della pandemia».

Oggi è il prete ad accompagnare tutti e tre a Lisbona assieme a un gruppo di 26 giovani. Che – ammettono – sono diventati una seconda famiglia. «Voglio divertirmi in questa Gmg – racconta la mezzana Matilde – ma anche conoscere meglio il gruppo con cui sono venuta e approfondire il mio rapporto con Dio». Senza dimenticare, naturalmente, le proprie radici. «Dopo i momenti di fede condivisi fra fratelli e sorelle agli scout e in parrocchia – conclude Matilde –, adesso ci mancava solo la Gmg».

Se le famiglie italiane partecipano alla Gmg, le famiglie portoghesi sono state pronte all’accoglienza. A Palais, piccola frazione portoghese a 50 chilometri da Lisbona, decine di case sono state costruite da un unico muratore in pensione: Lionel Zeferino. Sono villette bianche che, d’estate, riflettono l’alto sole portoghese. Con terrazzi che si affacciano sull’Oceano Atlantico, distante dieci minuti a piedi. Alcune hanno la piscina, altre l’orto. Tutte, o quasi, sfoggiano in questi giorni una bandiera italiana. Segno di ospitalità per i pellegrini diretti a Lisbona. È l’altro volto della Giornata mondiale della gioventù, quello portoghese, fatto di famiglie di periferia e volontari pronti, ogni giorno, a inscenare spettacoli tradizionali per le migliaia di fedeli in arrivo.
Joao Zeferino, il figlio minore di Lionel, parla un perfetto inglese. Ha 29 anni, è un ingegnere informatico e vive con la sorella maggiore, Katia, e i genitori. Ma in casa lo spazio non manca. Neppure per i quattro pellegrini italiani, che sono stati accolti lunedì a notte fonda. «Per noi è un privilegio – spiega Joao -. Non è la prima volta che apriamo casa a ragazzi cristiani. Io stesso sono stato ospite di altre famiglie a Cracovia nel 2016: per questo so di cosa avete bisogno».

Così, ai pellegrini non sono mancate lenzuola pulite, asciugamani e persino una cena calda consumata a mezzanotte. Fra una fetta di polpettone e un dolce alle carote, gli ospiti si sono conosciuti a tavola. «In famiglia ci prepariamo alla Gmg da due anni – confessa la madre Lena in un inglese stentato -. Katia accompagnerà il suo gruppo di scout a Lisbona, mentre Joao lo troverete al Campo della Grazia ad accogliere i fedeli. Noi vi aspetteremo a casa a braccia aperte».

 

Intanto, nella vicina Santo Isidoro, neppure le esigenze di un figlio appena nato ha fermato l’accoglienza delle famiglie portoghesi. In casa della madre Celia, 35 anni, le attenzioni sono tutte sul piccolo Tomas. Ma l’arrivo dei pellegrini ha cambiato le carte in tavola. Così, è stato il padre Pedro a preparare la camera e i pasti per le tre giovani, arrivate lunedì da Firenze. Tutto, per una richiesta del fratello. «Noi non siamo cristiani – spiega – ma, quando mio fratello mi ha parlato della Gmg, abbiamo subito aperto casa».

Si alzò, nella notte 30 dicembre, ore 17: famiglie in preghiera in Cattedrale

Notte

“Chi non accoglie il regno di Dio
come un bambino, non entrerà in esso”
(Lc 18,17)

Giuseppe, uomo dei sogni, della custodia, del cammino. Un “piccolo” di Nazaret, che vive una vita nascosta eppure così grande agli occhi dell’Altissimo.

Possiamo guardare alla sua tenace fedeltà al Signore, per scoprire cosa ci è chiesto ogni giorno, anzi cosa ci è chiesto nella notte.

Per questo invitiamo le famiglie della diocesi venerdì 30 dicembre alle ore 17 in Cattedrale per fermarsi in preghiera con il vescovo Giacomo a contemplare insieme la meravigliosa opera di Dio nella vita di Giuseppe e della Santa Famiglia di Nazaret.

L’équipe di Pastorale Familiare
in collaborazione con Azione Cattolica
e Incontro Matrimoniale

laliberta.info

Riflessione sul Natale

vinonuovo.it

In preparazione al Natale ho ricevuto una bella riflessione sul valore della nudità interiore e relazionale tra Bibbia, letteratura latina, filosofia e agiografia; a scriverla Rosaria Perricone e Tonino Solarino, coniugi di Ragusa impegnati nella Chiesa locale e non solo, autori di alcuni libri sui temi della famiglia, dei giovani, dell’educazione.

«Scriveva Seneca che la virtù non è preclusa a nessuno, ma sceglie l’uomo nudo.

La nudità di cui si parla non è certamente quella fisica, ma quella interiore e relazionale. È quella nudità che ci ricorda che siamo fragili di fronte all’esistenza, che non servono le maschere o le armature per fronteggiarla. È quella nudità che ci invita all’audacia dell’intimità con noi stessi e con gli altri.

Oggi, diversamente che per le generazioni che ci hanno preceduto, non è un problema mostrarsi senza veli. Racconta l’autore de “Il Gattopardo” che il protagonista consumava i suoi doveri coniugali senza aver mai nemmeno visto l’ombelico della moglie. Se oggi la nudità fisica si ostenta, quanto disagio e quanta paura, invece, nel mostrare agli altri e a noi stessi la nudità della nostra anima! Eppure la virtù, ha ragione Seneca, ha bisogno di questa nudità.

“Dove sei? cosa provi? cosa desideri? perché fai quello che fai?”: sono le domande della consapevolezza, dell’esame interiore. Narrano le scritture sacre che “dove sei?” è la prima domanda che Dio fa al primo uomo. È una domanda che mette a nudo Adamo che si nasconde. Anche noi come il nostro progenitore ci nascondiamo, sfuggiamo, cerchiamo permanentemente suoni e immagini per non stare soli con noi stessi e non dover rispondere a domande che ci appaiono scomode. “Guardarci allo specchio dell’anima” con la nostra nudità, le nostre pretese, le nostre ferite ci terrorizza. Beati i poveri in spirito forse significa anche questo: puoi metterti a nudo, con audacia e senza paura; puoi accogliere con compassione la tua fragilità, le tue maschere, le tue ferite, i tuoi errori; puoi cambiare il tuo cuore se ti riconcili con te stesso, senza dover mostrare una immagine di te idealizzata, priva di consistenza e verità.

Anche con gli altri evitiamo di metterci a nudo e non ci permettiamo di essere fino in fondo noi stessi. Chiacchiere, passatempi, “fare cose” occupa gran parte del nostro tempo relazionale. La dimensione dell’essere insieme spesso si esaurisce qui.

C’è una dimensione importante che è caricata di introietti di imbarazzo e di vergogna: l’intimità relazionale. Cosa è l’intimità relazionale? La capacità di condividere la nudità della propria anima, la sua bellezza e la sua fragilità con autenticità, pudore, compassione. Autenticità: perché ci permette di mostrarci per come realmente siamo. Pudore: perché la nudità della nostra anima è il nucleo fragile della nostra unicità e della nostra identità e non possiamo affidarla a chiunque, ma ci richiede di scegliere con cura persone capaci di delicatezza. Compassione: perché solo una grande tenerezza per noi stessi ci permette l’audacia di rivelarci.

Siamo creature e non dèi e la fragilità è la regola della condizione umana, un dato strutturale dell’essere umano. Se nascondiamo a tutti ciò che siamo, non cresciamo. Se disprezziamo o neghiamo a noi stessi e agli altri la nostra fragilità, siamo destinati a forme di vita nevrotiche. Con poche persone (poche ma buone) è necessario essere completamente noi stessi. Ribadiamo che dobbiamo decidere con chi e quanto essere intimi. Come “i porcospini di Schopenhauer” dobbiamo farlo con discernimento, qualche volta dopo tentativi ed errori, per valutare quanto proteggerci e quanto affidarci, perché le perle preziose e vulnerabili della nostra anima non possiamo e non dobbiamo darle ai porci.

L’intimità, riassumendo, ci fa diversi doni: ci aiuta a maturare verso di noi un amore incondizionato; ci ricorda che siamo creature limitate; libera energie e risorse nuove; guarisce. È la parola detta e la parola ascoltata, infatti, che ha effetti terapeutici.

Quanta ricchezza si perde nella coppia quando non si riesce a condividere le proprie fragilità, le proprie ferite, i propri desideri per paura di essere giudicati dal partner. Quanto si impoveriscono le amicizie se, oltre a ridere insieme, a riempire insieme il tempo libero, non ci si offre reciprocamente consolazione e compassione per le fragilità.

San Francesco di Assisi è il nostro maestro di nudità. Spogliandosi davanti ai suoi concittadini ci mostra la strada. Francesco si mette a nudo perché ha maturato un cuore libero dal giudizio e dall’approvazione. Non ricerca likes. È radicalmente guarito da ogni narcisismo che ci impone di essere sempre brillanti, performanti, importanti, di successo per essere amabili. Per Francesco di Assisi il successo è esclusivamente quello di Gesù. L’alter Christus è nudo, umile, autentico, povero, come il suo Gesù.

Il Natale viene per invitare anche noi alla nudità e per farci dono di una intimità interiore e relazionale».

IL CAMMINO La famiglia, protagonista dell’Avvento

Nelle diocesi italiane proposte e gesti per ragazzi e adulti in preparazione al Natale

A Novara le parole del “Lessico familiare” da vivere in casa e nella comunità In Puglia itinerari di catechesi anche attraverso l’arte A Udine un percorso in montagna e iniziative di carità

L’Avvento come occasione propizia per far incontrare la parrocchia e la famiglia. Il tempo forte che prepara al Natale è vissuto dalle diocesi italiane guardando a genitori e figli. Come testimonia la proposta della diocesi di Novara che ha al centro la famiglia e si articola in un percorso di riflessione a partire dalla Scrittura che viene associata a una parola-chiave indicata dal vescovo Franco Giulio Brambilla nella Lettera pastorale Lessico familiare, suggerendo un atteggiamento da vivere con i bambini, con la comunità, fra le mura domestiche. Se domenica scorsa il vocabolocardine era stato “quotidia-nità”, oggi è la volta di “fragilità” (da accogliere), mentre nelle prossime domeniche i termini saranno “tenerezza” (da annunciare), “generatività” (con il richiamo alla vita), “umiltà” (da vivere). E poi, nel tempo di Natale, “orazione” e “vocazione”.

Si concentra su bambini e adulti anche il sussidio Advent Street realizzato dall’Équipe della commissione per la dottrina della fede, annuncio e catechesi della Conferenza episcopale pugliese con il contributo di diverse diocesi della Puglia. Il testo offrire prima di tutto un itinerario di annuncio e catechesi rivolto ai ragazzi dell’iniziazione cristiana, ponendo al centro la liturgia domenicale. Poi è prevista una proposta per giovani e adulti attraverso un cammino di meditazione con l’arte che parte dal “Diluvio universale” di Michelangelo e giunge all’arte contemporanea con “Lookdown” dello scultore italiano Jago.

In Friuli l’Avvento è una tradizione di vita molto radicata. In Valbruna, sulle ultime montagne verso l’Austria, torna l’Advent pur, un percorso suggestivo di due chilometri e mezzo da farsi muniti di lanterna fra sculture, canti di Natale, presepi negli stavoli. Ma la Chiesa udinese scende ancora più in profondità con specifiche iniziative pastorali. GenerAzioni di bene è il titolo dell’Avvento di solidarietà 2022, il progetto di animazione ideato dalla Caritas di Udine insieme all’Ufficio per l’iniziazione cristiana e la catechesi e dalla pastorale giovanile. Si tratta di schede in formato pdf (liberamente scaricabili dai diversi siti Internet diocesani) contenenti attività e spunti di riflessione per varie fasce d’età e diversi contesti di gruppo: bambini 6-10 anni; ragazzi 11-13 anni; adolescenti 14-17 anni; adulti e catechisti; gruppi Caritas. I contenuti di ogni scheda sono ispirati al Vangelo della relativa domenica (dalla prima di Avvento fino alla Giornata mondiale per la pace, il 1° gennaio 2023) e, grazie alla condivisione di un segno durante la liturgia domenicale, tutta la comunità parrocchiale può essere coinvolta nell’itinerario. Filo conduttore dell’iniziativa è costituito dalle azioni e relazioni che generano fraternità, comunità, la capacità di prendersi cura gli uni gli altri e testimoniare il Vangelo nell’agire della vita. «L’Avvento – scrive l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato – invita a non lasciarci avvolgere da un diffuso clima di pessimismo e di rassegnazione », ma «a valorizzare questo tempo per accogliere Gesù e la sua legge dell’amore; per imparare non l’arte della violenza e della guerra ma quella della solidarietà, della compassione e del perdono. A cominciare dalle nostre relazioni interpersonali».

(Ha collaborato Francesco Dal Mas)

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L’incontro. Papa Francesco alle suore: aiutate le famiglie ad avere figli

«In Europa invece dei figli preferiscono avere i cani, i gatti… ». E alle religiose canossiane: attente alla crisi di mezza età, non scivolate nell’attivismo: allora non si è più donne della Parola
Papa Francesco all'incontro con le suore canossiane

Papa Francesco all’incontro con le suore canossiane – Vatican Media

Papa Francesco mette in guardia le religiose dalle crisi di mezza età perché è la “fase delle maggiori responsabilità” ma è più facile “scivolare nell’attivismo”, diventando non più “donne della Parola” ma “donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via”. Ricevendo in udienza le partecipanti al Capitolo Generale delle Figlie della Carità Canossiane, il Pontefice ha spiegato che le suore “anziane possono testimoniare alle giovani uno stupore che non viene meno, una riconoscenza che cresce con l’età, un’accoglienza della Parola che si fa sempre più piena, più concreta, più incarnata nella vita. E le giovani possono
testimoniare alle anziane l’entusiasmo delle scoperte, gli slanci del cuore che, nel silenzio, impara a risuonare con la Parola, a lasciarsi sorprendere, anche mettere in discussione, per crescere alla scuola del Maestro”. (IL TESTO)

“E quelle di mezza età? Sono più a rischio”, ha sottolineato Francesco. “Sia perché quella è un’età di passaggio, con alcune insidie; le crisi dei 40-45, le conoscete”, ma “soprattutto perché è la fase delle maggiori responsabilità ed è facile scivolare nell’attivismo, anche senza accorgersi. E allora non si è più donne della Parola, ma donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via”.

“Dunque, ben venga questo motto per tutte! Per mettersi nuovamente alla scuola di Maria, ri-centrarsi sulla Parola ed essere donne ‘che amano senza misura’. La parola al centro, non l’attivismo”, ha aggiunto a braccio. “Parola e non chiacchiericcio”, ha precisato ricordando il rimedio per non cadere nel chiacchiericcio che “uccide le comunità”: “Se hai tentazione di chiacchierare delle altre, morditi la lingua, la lingua si gonfia e non potrai parlare…”.

Il Papa è tornato a porre l’attenzione anche sulla crisi demografica, con un appello pronunciato a braccio al termine dell’incontro: “Per favore, aiutate le famiglie ad avere figli“. Il Pontefice ha parlato dell’inverno demografico in Europa, “invece dei figli preferiscono avere i cani, i gatti. È un po’ un affetto programmato”, ha sottolineato, “un affetto senza problemi”. “Questa è una cosa brutta. Per favore aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano ma è anche un problema patriottico”.

Da Avvenire

Famiglia. Congedi parentali, dal 13 agosto entrano in vigore le nuove regole

Tra le novità dieci giorni di congedo obbligatorio per i padri e tre mesi in più indennizzati al 30%. L’obiettivo è conciliare sempre meglio l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori
Congedi parentali, dal 13 agosto entrano in vigore le nuove regole

Ansa

avvenire

Dieci giorni di congedo obbligatorio per i padri e tre mesi in più di congedo parentale indennizzato al 30%: sono alcune delle novità previste dal decreto 105/2022 che entreranno in vigore dal 13 agosto con l’obiettivo di conciliare sempre meglio l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori ma anche di «conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare».

Da sabato, secondo quanto spiega l’Inps, si potrà fare domanda al proprio datore di lavoro o al proprio committente regolarizzando successivamente la domanda telematica all’Inps una volta che sarà aggiornata la procedura.

Per il padre il congedo obbligatorio (retribuito al 100%) potrà essere chiesto anche nei due mesi precedenti il parto oltre che nei cinque mesi successivi. Può essere spezzato in giorni (ma non in ore) e in caso di parto plurimo diventa di 20 giorni lavorativi. Spetta anche al padre adottivo o affidatario.

Come per le donne può essere chiesto anche in caso di morte perinatale del figlio.

La nuova normativa prevede per le lavoratrici autonome il riconoscimento di un’indennità giornaliera anche per i periodi antecedenti i due mesi prima del parto nel caso di gravi complicanze della gravidanza sulla base degli accertamenti medici effettuati da un medico della Asl.

Cambiano anche le norme sul congedo parentale facoltativo.

I mesi complessivi che possono essere richiesti restano gli stessi (sei mesi per la madre e sei per il padre elevabili a sette nel caso ne prenda almeno tre con un massimo per la coppia di 11 mesi) ma aumenta da sei a nove il numero di quelli indennizzabili al 30%.

Fino al dodicesimo anno di vita del figlio (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) i dipendenti avranno diritto a un’indennità pari al 30% della retribuzione per tre mesi, non trasferibili all’altro genitore. I genitori hanno poi anche diritto, in alternativa tra loro, ad un ulteriore periodo di congedo di tre mesi indennizzabile al 30%. Quindi nel complesso il periodo indennizzabile per ogni figlio arriva a nove mesi dai sei precedenti.

Al genitore solo, sono riconosciuti 11 mesi continuativi o frazionati, di congedo parentale, di cui 9 mesi indennizzabili al 30% della retribuzione. I dipendenti che hanno un reddito individuale inferiore a 2,5 volte il minimo della pensione (524 euro per il 2022), quindi a 1.310 euro, potranno chiedere l’indennizzo al 30% per tutti i mesi di congedo chiesti (non solo i 9 complessivi) fino al dodicesimo anno (e non più fino all’ottavo).

I genitori lavoratori iscritti alla Gestione separata potranno fruire del congedo parentale entro i 12 anni e non più entro il terzo Ciascun genitore ha diritto a 3 mesi di congedo parentale indennizzato, non trasferibile all’altro genitore. I genitori hanno, inoltre, diritto ad ulteriori 3 mesi indennizzati in alternativa tra loro, per un periodo massimo complessivo indennizzabile tra i genitori di 9 mesi. È previsto, infine, il congedo parentale per i lavoratori autonomi che avranno diritto a 3 mesi di congedo parentale, da fruire entro l’anno di vita del figlio.

 

I migliori romanzi che parlano di famiglia


Il Forum delle Associazioni familiari annuncia la sestina della Prima Edizione del Premio letterario “Pontremoli – Città del Libro e della Famiglia”, nato su iniziativa del Forum delle Associazioni familiari e del Comune di Pontremoli, in collaborazione con la Fondazione “Città del Libro”.
A contendersi il podio: Massimiliano Alberti con “La piccola Parigi”, Ed. Infinito; Susanna Bo, autrice di “Se fossi in te”, Ed. San Paolo; Anna Pavignano, con “La prima figlia”, Ed. E/O; Susanna Petruni, autrice di “Volevo una mamma bionda”, Ed. Piemme; Mariangela Tarì, e il suo “Il precipizio dell’amore”, Ed. Mondadori; Maria Pia Veladiano, con “Adesso che sei qui”, Ed. Guanda.

Il Premio letterario “Pontremoli – Città del Libro e della Famiglia” si propone l’obiettivo di promuovere la bellezza della famiglia anche attraverso la letteratura, coniugando, così, sociale e cultura. Il Premio intende valorizzare opere in narrativa che, in piena aderenza alla vita familiare reale e alle sue dinamiche, mettono in risalto la valenza della famiglia quale luogo di accoglienza, di crescita e formazione, di incontro tra generazioni diverse, di riscatto dinanzi alle difficoltà della vita, di trasmissione di valori, dove solidarietà e reciprocità abbiano l’ultima parola, facendo della famiglia “il luogo bello, il porto sicuro, il riferimento per le persone”
La premiazione avverrà durante una cerimonia il prossimo 31 luglio a Pontremoli, in piazza della Repubblica, alle ore 21.00, alla presenza di Gigi De Palo, Presidente Forum Associazioni Familiari, Jacopo Ferri, Sindaco Pontremoli, Ignazio Landi, Presidente Fondazione Città del libro; madrina della serata l’attrice Beatrice Fazi.

QUESTE LE MOTIVAZIONI DELLA SESTINA:

La piccola Parigi, Massimiliano Alberti

Trieste è magica per le sue piazze, i borghi e i profumi. Il protagonista Lorenzo è nato e cresciuto in un rione “che parla la lingua del silenzio”. È una piccola Parigi che segna la vita dei vari personaggi che intersecano strade diverse, difficili e dolorose, ma sempre restano legati alla storia e alla bellezza dei luoghi giovanili. Un punto di vista sui ragazzi che crescono bene anche in famiglie non convenzionali, ma non per questo meno funzionanti. Un punto di vista sui ragazzi che crescono bene anche in famiglie non convenzionali, ma non per questo meno funzionanti.

Se fossi in te, Susanna Bo

Il romanzo descrive, in modo autentico, l’adolescenza, le sue contraddizioni e il suo grande mistero. Non si tralascia il grande tema della difficoltà di comunicazione tra le protagoniste e i genitori, così come è sottolineata la ricerca di relazioni significative. Il linguaggio, i temi, i toni rendono questo libro particolarmente adatto a giovani lettori, ma risulta utile e piacevole anche per gli adulti che vogliono comprendere il mondo adolescenziale senza pregiudizi.

La prima figlia, Anna Pavignano (recensito su famiglia cristiana 46 del 2021)

La dimensione femminile incontra il mistero della vita nell’enigma del parto. Anche quando la protagonista vuole analizzarlo con lucidità, non ci riesce perché il ragionamento sfugge a ogni logica. È proprio l’incertezza di una gravidanza all’età di quarant’anni, che le fa percepire più forte la realtà che continua a sfuggirle e rivendica i suoi diritti. Invano la fantasia irrompe per allontanare i pensieri. La scelta è già fatta per una forza viscerale che ci lega alla vita.

Volevo una mamma bionda, Susanna Petruni

Susanna e suo marito, in un iter complicato ma pieno di speranze, toccano con mano le difficoltà legate al mondo delle adozioni e dei bambini abbandonati; vengono truffati e le scartoffie burocratiche sembrano non finire mai. Fino a un evento straordinario: l’incontro di Susanna e suo marito con papa Francesco, che simbolicamente cambierà il corso degli eventi. “Volevo una mamma bionda” è una storia forte, di amore e resilienza, scritta da una mamma che, con uno stile mai patetico o tragico, rende il lettore partecipe di un’avventura straordinaria e commovente.

Il precipizio dell’amore, Mariangela Tarì

Il libro racconta in modo autentico e coinvolgente la storia di una famiglia che si trova a dover affrontare la malattia di due figli. Al centro della narrazione sono sempre le persone, gli affetti autentici, il legame familiare che non lascia indietro nessuno e che, spesso, è rafforzato dalla presenza degli amici di sempre. Risalta l’importanza della rete affettiva, in particolare i nonni e gli zii, che non sono spettatori passivi, ma autentici protagonisti di un evento che coinvolge tutti. Nonostante l’importanza del tema, la lettura risulta piacevole e scorrevole, anche nei momenti di maggiore tensione emotiva.

Adesso che sei qui, Maria Pia Veladiano

La zia Camilla si ammala e con dolcezza e naturale sobrietà inizia piano piano a perdere l’abitudine alla normalità di confini e pensieri razionali. Dopo l’iniziale amorevole stupore di chi le vuole già bene e i freddi suggerimenti di tutti gli altri, la malattia diventa un momento di incontro, comunione e verità. Proprio allora, accanto alla zia e alla sua fragilità, i suoi familiari superano freddezze, distanze e incomprensioni cristallizzate nel tempo. Si ravvivano legami spezzati e se ne creano di nuovi. La famiglia, arricchita dalle donne straniere che si prendono cura della zia e dai loro bambini, torna ad essere viva proprio di fronte alla malattia della zia. Mentre la zia perde la memoria di sé, la famiglia si riappropria, nell’amore e nella cura di lei, della propria identità e verità, trattenendo il ricordo di lei, dolcissimo, vivo per sempre.
Famiglia Cristiana

L’amore coniugale vince i regimi

L’amore che riesce ad affrontare l’odio e a trasformarsi in resistenza pacifica. Sette storie diverse fra loro, ma che hanno in comune una cosa: non aver ceduto alle persecuzioni di epoca sovietica e, in più di un caso, aver tenuto ben presente, nonostante la caduta in disgrazia, il valore della solidarietà e dell’aiuto, gratuito e disinteressato al prossimo. Il tutto, spesso, accompagnato da una fede incrollabile, che nemmeno le aberrazioni dell’epoca bolscevica o stalinista sono riuscite a cancellare.

Questo l’argomento del libro Insieme, storie d’amore nel Comunismo, a cura di Russia Cristiana. Nei sette ritratti, redatti da Angelo Bonaguro, Marta Dell’Asta e Giovanna Parravicini, si individua un coraggio e una fede, non solo in Dio, ma anche nei propri valori che oggi, alla luce della drammatica congiuntura internazionale sembrano segnare la strada da seguire a partire dal rifiuto della violenza. Si parte con la storia d’amore di Georgij Osorgin e sua moglie, Alexandra detta Lina, un ufficiale e una principessa, destinati alla più luminosa delle esistenze e travolti dalla rivoluzione d’Ottobre.

Quello che doveva essere un matrimonio da sogno si è trasformato in una vita da separati, con Georgij sempre prigioniero di qualche gulag fino al martirio finale, ma dove la fede in Dio e un amore coniugale fortissimo ha permesso di superare i momenti di distacco e anche la morte. Non meno emozionante la storia di Michail e Natalija Sik. Un matrimonio benedetto dalla nascita di quattro figli e con lei che rifiuta l’aborto del primogenito, mettendo a rischio la sua stessa vita. Un’unione concentrata sulla ricerca della vera fede, che rifiuta i dettami della Chiesa ortodossa filogovernativa, detta ‘degli Innovatori’ e che porta Michail, anche dopo essere diventato sacerdote, a venire perseguitato e incarcerato più volte e a finire la sua esistenza nelle fosse comuni di Butovo. La vicenda di Osip e Nadežda Mandel’stam, solo apparentemente meno spirituale delle altre, sposta il fuoco sulla fede nell’eterno valore della poesia, con lui, uno dei più grandi poeti russi, vittima delle purghe staliniane ad appena 47 anni e la sua sposa che passa la vita a sfuggire alle persecuzioni e a imparare i versi del marito perché non vadano distrutti dalla censura.

Vera e Sergeij Fudel’, Elena e Anatolij, Mariija e Il’ja Smain che non hanno ceduto agli orrori degli anni ’50 e ’60 e sono riusciti a trascorrere la loro vita insieme, pur in mezzo a difficoltà e umiliazioni di ogni tipo, sorretti dall’amore coniugale e per il prossimo e da una fede più potente di qualsiasi persecuzione. Non solo Russia, ma anche Cecoslovacchia, con la ventata di libertà portata dalla Primavera di Praga e la ventennale repressione che ne è seguita. Anche qui, storie di fede, dignità e resistenza pacifica, come quella di Kamila e Vaclav Benda, coppia di matematici visionari, che spinti dalla fede sono state le maggiori anime del movimento cecoslovacco per chiedere libertà di espressione e di potersi chiamare cristiani, con la firma di “Charta 77”. Fra tante coppie, anche un single, padre Zverina, che con la sua intensa attività pastorale in spregio del pericolo e delle persecuzioni ha contribuito a tenere vivo l’amore per Dio nella sua comunità, sconfiggendo il regime che lo voleva fare dimenticare per sempre.

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A. Bonaguro, M. Dell’Asta, G. Parravicini

Insieme

Storie d’amore nel comunismo La Casa di Matriona – Itaca Pagine 240. Euro 12 ,00

Domenica 26 giugno 2022, la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla propone un pellegrinaggio delle famiglie verso la Cattedrale, ecco il programma

domenica 26 giugno pellegrinaggio delle famiglie in Cattedrale

Un pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia. Domenica 26 giugno siamo chiamati a vivere attraverso questa modalità il decimo incontro mondiale delle famiglie.

Domenica 26 giugno, la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla propone un pellegrinaggio delle famiglie verso la Cattedrale, ecco il programma:

  • Ore 17.30 ritrovo presso Chiesa del Sacro Cuore (in via Guittone d’Arezzo, 8) oppure presso la chiesa di Santa Croce (in via Adua, 79).
  • Ore 17.45, inizia la camminata dai luoghi di ritrovo verso la Cattedrale.
  • Ore 19 momento di preghiera in Cattedrale con il Vescovo Giacomo.
  • Ore 19.45, conclusione con benedizione e mandato alle famiglie. A seguire momento conviviale in piazza con gnocco e salumi.

diocesi.re.it

AMORE FAMILIARE: X INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE “MULTICENTRICO” E “DIFFUSO” IN TUTTO IL MONDO

Dal 22 al 26 Giugno 2022 si terrà a Roma, il X incontro mondiale delle Famiglie, in concomitanza della proclamazione dell’Anno Internazionale della Famiglia da parte delle Nazioni Unite. Evento più unico che raro, soprattutto se si pensa alle difficoltà che hanno dovuto affrontare molti genitori durante gli anni della pandemia

Dal 22 al 26 giugno 2022 si terrà a Roma il X Incontro mondiale delle famiglie, in concomitanza e sintonia con la proclamazione dell’Anno internazionale della famiglia da parte delle Nazioni Unite. In questi quasi trent’anni gli incontri mondiali sono stati realizzati in diverse parti del Mondo, passando per Brasile, Stati Uniti, Irlanda, Filippine, Spagna e più volte l’Italia; oltre a Roma nel 2000, Milano 2012, con papa Benedetto XVI, la mia città.

Edizione per me indimenticabile, perché ho potuto sperimentare uno degli aspetti più belli di queste Giornate mondiali, l’incontro diretto con famiglie di altri Paesi, con cui abbiamo condiviso i vari appuntamenti pubblici, ma anche la convivialità in famiglia, attorno alla nostra tavola, esperienza che i nostri figli ricordano ancora con affetto. E io stesso ricordo ancora con emozione il Che Diòs ve bendiga, che ogni mattina ci veniva augurato sulla porta di casa.

L’Incontro mette a tema L’amore familiare: vocazione e via di santità, in diretta ed esplicita continuità con l’Amoris laetitia (2016). L’evento di Roma sarà, infatti, anche la chiusura dell’Anno Amoris laetitia, dedicato da papa Francesco alla verifica di quanto questa Esortazione apostolica abbia inciso realmente sull’agire pastorale ed esistenziale delle Chiese e del mondo cattolico nel suo complesso. Questa decima edizione ha avuto una storia particolarmente accidentata, perché ha dovuto confrontarsi prima di tutto con la pandemia. Nessuno poteva immaginare che l’annuncio dato a conclusione del IX Incontro, a Dublino, a settembre 2018 («Ci rivedremo a Roma, a giugno 2021!») si sarebbe dovuto scontrare con il lockdown globale.

Del resto un evento così importante esige anni di preparazione, con il diretto e impegnativo coinvolgimento delle diocesi ospitanti, e l’incertezza degli inizi del 2020 rese questa scelta inevitabile e doverosa, e sicuramente saggia. La pandemia ha, inoltre, imposto un secondo grande cambiamento, che nel tempo è però diventato anche una grande opportunità: è sembrato opportuno (a settembre 2021, anche con un videomessaggio di Francesco) di non invitare più tutte le famiglie del mondo a convergere in un unico luogo per condividere alcuni giorni insieme – come si era fatto finora – ma di trasformare questo appuntamento in un evento “multicentrico” e “diffuso”, invitando ogni diocesi del mondo, a programmare e progettare propri eventi e iniziative, nello stesso periodo in cui si svolge l’Incontro a Roma, a cui invitare le famiglie e la comunità ecclesiale.

In effetti, con questa modalità si valorizza un mix tra eventi in presenza e connessioni digitali, che consente di sentirsi attivi e partecipi a un numero molto maggiore di persone rispetto a chi avrebbe partecipato all’Incontro mondiale in presenza. Altro elemento non marginale è la possibilità di partecipazione, nella formula “multicentrica e diffusa”, a tante famiglie senza risorse economiche per affrontare i costi di viaggio e di permanenza “dall’altra parte del mondo”, o che per problemi organizzativi non potevano allontanarsi per troppi giorni dal proprio luogo di vita (per problemi di lavoro, per assistenza continuativa a genitori anziani o persone fragili).

Famiglia Cristiana

Papa Francesco: gli Stati sostengano una società “amica della famiglia”

Francesco parla alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

Alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il Papa parla delle fragilità presenti nei nuclei familiari e del dono della gratuità di cui essi possono essere capaci: quando una civiltà sradica dalla propria terra questo dono, il suo declino diventa inarrestabile
Adriana Masotti – Città del Vaticano

È la realtà della famiglia, intesa come “bene relazionale” al centro dei lavori della Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, una scelta apprezzata da Papa Francesco che nel suo discorso mette in luce l’importanza del vincolo famigliare, oggi messo in discussione, di cui delinea le caratteristiche – il dono, la reciprocità, la generatività, l’accoglienza – indispensabili alla costruzione “di una società fraterna e capace di prendersi cura della casa comune”.
La famiglia è iscritta nella natura della donna e dell’uomo
Ai partecipanti alla plenaria – tra cui anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che dal 2020 è membro ordinario dell’Accademia pontificia – Francesco dice che è necessario riscoprire il valore della famiglia e osserva:
La famiglia è quasi sempre al primo posto nella scala dei valori dei diversi popoli, perché è inscritta nella natura stessa della donna e dell’uomo. In questo senso, il matrimonio e la famiglia non sono istituzioni puramente umane, malgrado i numerosi mutamenti che hanno conosciuto nel corso dei secoli e le diversità culturali e spirituali tra i vari popoli.

Una relazione fondata sull’amore reciproco
Il rischio, come in parte avviene in Occidente, prosegue il Papa, è vivere il matrimonio in modo privatistico. In questo caso la famiglia risulta “isolata e frammentata” e può perdere le funzioni sociali che le sono proprie. Il Papa precisa il fondamento della vita in famiglia:

Si tratta allora di comprendere che la famiglia è un bene per la società, non in quanto semplice aggregazione di individui, ma in quanto è una relazione fondata in un “vincolo di mutua perfezione”, per usare un’espressione di San Paolo. Infatti, l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio, che è amore. L’amore reciproco tra l’uomo e la donna è riflesso dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’essere umano, destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell’opera comune dell’ordine sociale e della custodia del creato.

Una fonte di beni per la comunità
A costituire la famiglia, spiega ancora Papa Francesco, è un vincolo relazionale di perfezione “che consiste nel condividere delle relazioni di amore fedele, fiducia, cooperazione, reciprocità”. In questo sta la felicità dei suoi membri e non solo:

Così intesa, la famiglia, che è un bene relazionale in sé stessa, diventa anche la fonte di tanti beni e relazioni per la comunità, come ad esempio un buon rapporto con lo Stato e le altre associazioni della società, la solidarietà tra le famiglie, l’accoglienza di chi è in difficoltà, l’attenzione agli ultimi, il contrasto ai processi di impoverimento, e così via.

Francesco mette ancora in evidenza l’umanizzazione delle persone operata dalla famiglia attraverso la relazione del “noi” promuovendo nello stesso tempo “le legittime differenze di ciascuno”. E a braccio aggiunge: “Questo, attenzione, è proprio importante per capire cosa è una famiglia, che non è un’aggregazione di persone soltanto”.
La famiglia, luogo di accoglienza che va sostenuta
Il Papa sottolinea quindi la famiglia come luogo di accoglienza. E con il pensiero va alle famiglie dove sono presenti membri fragili, ammalati o con disabilità, alle famiglie adottive e affidatarie, a quelle che si prendono cura di migranti ed emarginati. E ricorda che la famiglia, quanto più è se stessa, rappresenta il principale antidoto alle povertà, al problema dell’attuale inverno demografico – realtà questa, afferma Francesco, molto seria specie in Italia – e alla maternità e paternità irresponsabile, altra cosa seria di cui “si deve tener conto affinchè non succeda”. Ma, avverte il Papa, la famiglia deve essere aiutata, “una società ‘amica della famiglia’ è possibile”:

È necessario che in tutti i Paesi siano promosse politiche sociali, economiche e culturali “amiche della famiglia”. Lo sono, per esempio, le politiche che rendono possibile un’armonizzazione tra famiglia e lavoro; politiche fiscali che riconoscono i carichi famigliari e sostengono le funzioni educative delle famiglie adottando strumenti appropriati di equità fiscale; politiche di accoglienza della vita; servizi sociali, psicologici e sanitari centrati sul sostegno alle relazioni di coppia e genitoriali.

Liberare lo sguardo da ideologie che nascondono la realtà
Se una società sradica il valore della gratuità “il suo declino è inarrestabile”, afferma ancora il Papa che ribadisce: “la famiglia è la primaria piantatrice dell’albero della gratuità”. E’ necessario dunque riscoprire la bellezza della famiglia ma, afferma il Papa, occorrono alcune condizioni:

La prima è togliere dagli occhi della mente la “cataratta” delle ideologie che ci impediscono di vedere la realtà. È la pedagogia del maestro interiore – quella di Socrate e di Sant’Agostino – e non quella che cerca semplicemente il consenso. La seconda condizione è la riscoperta della corrispondenza tra matrimonio naturale e matrimonio sacramento. (…) La terza condizione è, come ricorda Amoris laetitia, la consapevolezza che la grazia del sacramento del Matrimonio – che è il sacramento “sociale” per eccellenza – risana ed eleva tutta la società umana ed è lievito di fraternità.

Affidando ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia queste riflessioni, il Papa conclude il suo discorso con rinnovate parole di riconoscenza e di apprezzamento per le loro attività, benedicendoli di cuore.

Vatican News

La Trinità è fonte dell’amore, base delle Chiese domestiche

L a cultura del guadagno e del successo immediato, è la tentazione dell’uomo di sentirsi padrone di sé e autosufficiente, a scapito del dialogo e della comprensione, con il risultato negativo della crescita familiare. Il cambiamento dalla famiglia patriarcale, a quella cellulare, ha portato solitudine e disagio, incapacità di comunicare, smarrimento e insicurezza. Dentro a un tale orizzonte di indifferenza e relativismo, non è possibile, quindi, una vera educazione personale e una maturazione familiare. Con la creazione, Dio ha creato l’uomo nella comunione, perché Lui è amore, Dio stesso al suo interno è famiglia: Padre, Figlio e Spirito Santo e per espansione del suo amore ha creato l’uomo e la donna. Nella creazione è contenuta la sacramentalità del matrimonio, che fa’ della famiglia “chiesa domestica”, che proviene dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ossia dal cuore stesso della Trinità, fonte del nostro essere, del nostro vivere. Siamo frutto della fecondità dell’amore Trinitario, per avventurarci in questo mondo, per purificarci e far ritorno nell’amore beato della Trinità, nel condividere la stessa vita, la stessa eternità.

Federica Ferranti

Vaticano, nasce il Patto Cattolico Globale sulla famiglia

La famiglia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, sarà al centro del Patto Globale avviato dalla Santa Sede

Un programma condiviso di azioni per promuovere la famiglia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Questo si propone di essere il Patto Cattolico Globale sulla Famiglia, progetto avviato in questi giorni e in occasione dell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” indetto da Papa Francesco. A promuoverlo sono il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (DLFV) e la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (PASS), con la collaborazione del CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia).

Al centro del progetto ci saranno – secondo il comunicato diffuso oggi – le Università cattoliche di tutto il mondo attraverso i rispettivi Centri Studi e Ricerche sulla famiglia che raccoglieranno materiale di studio sulla rilevanza culturale e antropologica della famiglia, con particolare riguardo per le relazioni familiari, il valore sociale della famiglia e le buone pratiche di politica familiare a livello internazionale.

I lavori del Patto saranno presentati nell’ambito di un evento conclusivo, prima dell’Incontro Mondiale delle Famiglie previsto nel giugno 2022.
Vatican News

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