Terremoto a Bologna, la forte scossa avvertita anche a Reggio Emilia

Terremoto a Bologna, la forte scossa avvertita anche a Firenze: «Il letto tremava»

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 3.8 è stata registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv, in provincia di Bologna. I comuni più vicini all’epicentro della scossa, avvenuta alle ore 5.08 di sabato 3 maggio 2025 e a una profondità di 55 km, sono stati quelli di Alto Reno Terme e Castel di Casio.
Sisma avvertito anche a Firenze e Pistoia
Il sisma è stato avvertito fino in provincia di Firenze e Pistoia, ma anche a Modena, Reggio Emilia e Ferrara, come scrivono molti utenti sui social network. «Sentita a Bologna al punto di svegliarmi. Durata credo circa 5 secondi»; «A Fiumalbo (Mo) sentito bene ha tremato il letto», sono alcuni dei messaggi su Facebook.
Leggo

Terremoto Myanmar. Lo scenario. Nell’area vivono 6,8 milioni di bambini. Timori per i tagli a Usaid

Gli effetti della scossa su un palazzo a Mandalay, in Myanmar

Gli effetti della scossa su un palazzo a Mandalay, in Myanmar – Reuters

Save the Children: i più piccoli sono anche i più vulnerabili. Intanto il Guardian sottolinea che i recenti tagli dell’amministrazione Usa alla cooperazione potrebbero avere conseguenze immediate

Avvenire

Le sei regioni e gli Stati colpiti in Myanmar (Sagaing, Mandalay, Magway, Bago, Shan e Naypyidaw) ospitano oltre 28 milioni di persone, tra cui circa 6,7 milioni di bambini. È la fotografia di Save the Children, organizzazione che da sempre lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che sta monitorando l’impatto del sisma. Le scosse hanno causato ingenti danni anche in Thailandia e sono state avvertite altrove nella regione.
I primi rapporti indicano numerose vittime in entrambi i Paesi, sebbene i numeri esatti non possano essere verificati a causa delle strade bloccate e delle comunicazioni interrotte. «L’entità dei danni causati dal terremoto non è ancora chiara, ma sappiamo che i bambini sono i più vulnerabili dopo il disastro – ha dichiarato Jeremy Stoner, direttore regionale ad interim per l’Asia di Save the Children – I nostri operatori si stanno muovendo rapidamente per verificare che tutto il nostro personale sia al sicuro e per rispondere all’emergenza, ma è fondamentale che la comunità internazionale agisca subito per fornire supporto alle migliaia di persone che ne hanno bisogno».
Il primo bilancio fatto dalla giunta birmana parla di almeno 144 morti e 732 feriti, ma si tratta di una stima purtroppo provvisoria. Intanto, secondo il Guardian, l’attivazione degli aiuti da parte americana potrebbe essere bloccata dal recente smantellamento di Usaid, che impedirebbe l’implementazione del programma Usa per l’assistenza in caso di catastrofi e crisi internazionali. In casi come questo, infatti, dovrebbe entrare in funzione il personale altamente qualificato specializzato nelle risposte alle catastrofi umanitarie.

 

Terremoto Myanmar. Illesa cugina missionaria Papa Francesco

Gente per strada dopo il sisma in Thailandia

Gente per strada dopo il sisma in Thailandia – Fotogramma

Papa Francesco è «profondamente addolorato dalla perdita di vite umane e dalla devastazione diffusa» causata dal terremoto che ha colpito il sud-est asiatico, soprattutto Myanmar e Thailandia. Di fronte all’enormità della tragedia, Francesco prega dal cuore per i morti e assicura la propria vicinanza spirituale a tutti i colpiti, secondo quanto si legge nel telegramma, a firma del segretario di Stato, Pietro Parolin. Il Pontefice, inoltre – aggiunge il testo – implora dal Signore i doni della fortezza e della perseveranza per il personale delle squadre di soccorso, impegnate nell’assistenza degli sfollati. La tragedia ha coinvolto anche una cugina del Papa, suor Ana María Sivori, missionaria da quasi sessant’anni in Thailandia e fortunatamente rimasta illesa. Era stata la religiosa salesiana ad accoglierlo nel Paese nel viaggio apostolico del 2019. Francesco ha mostrato, da sempre, particolare sollecitudine per l’Asia, crogiolo di popoli e fedi e crocevia di interessi geopolitici spesso contrastanti. Il Continente è stata destinazione di vari viaggi apostolici per un totale di ventidue Paesi. In particolare, nel 2017, il Papa si è recato Myanmar: è stata la prima volta di un Pontefice. Il Paese sperimentava all’epoca una transizione democratica, interrotta bruscamente dal golpe del primo febbraio 2021. In questo contesto, Francesco ha voluto offrire una parola di speranza a «tutti coloro che stanno lavorando per costruire un ordine sociale giusto, riconciliato e inclusivo», ha detto nell’incontro con la Nobel Aung San Suu Kyi, ora incarcerata.

Avvenire

 

Myanmar terremoto. Gli aiuti. Acqua, cibo, farmaci: la solidarietà italiana scatta subito

Soccorritori al lavoro tra le macerie

Soccorritori al lavoro tra le macerie – Ansa

Avvenire

Diverse ong del nostro Paese, attive nel continente asiatico, sono state tra le prime ad accorrere. L’impegno della Caritas che ha anche avviato una raccolta fondi

«Ponti crollati, centri storici e abitativi danneggiati, strade impraticabili, gente nel panico e sotto choc»: a scattare una prima fotografia, seppur estemporanea, delle conseguenze del sisma è Ye Ye, responsabile in Myanmar dei progetti di Avsi, una delle tante Ong italiane che operavano già nel Paese e adesso sono tra le prime a soccorrere le popolazioni locali terremotate. Come Avsi, molte di queste realtà, fin dalle prime ore, hanno lanciato campagne di raccolta fondi per sostenere le famiglie più colpite, partendo dalla distribuzione di cibo, kit sanitari e beni di prima necessità. «La squadra di soccorso sta aiutando le persone come può, ma serve un supporto», aggiunge Ye Ye che vive nella capitale Naypyidaw, ma sta progressivamente raggiungendo tutte le famiglie seguite dalla Ong per accertarne le condizioni.

Nei Paesi del Sud-est asiatico più devastati dal sisma ci sono pure degli italiani: almeno 100 nel Myanmar e 7 mila in Thailandia, secondo i numeri della Farnesina, che intanto si sta attivando anche con la Protezione civile per avere un quadro ulteriore della situazione e valutare possibili interventi. Tra i connazionali nei due Paesi, si contano anche gli operatori delle Ong. Come Paolo Felice, di Firenze ma in questo momento a Yangon, in Myanmar, dove è capo missione dell’organizzazione Cesvi.

«Questa città è stata marginalmente colpita, ma in altre zone in cui operiamo i danni umani e materiali sono stati maggiori – racconta –. Al momento è difficile quantificarli perché pure le linee di comunicazione sono interrotte». Gli operatori di Cesvi, stanno già lavorando nelle aree più in emergenza: «Tra queste c’è Mandalay, dove alcune persone sono state portate all’ospedale principale, ma la struttura ha già segnalato la mancanza di materiali sanitari sufficienti a rispondere alle necessità». Le priorità dell’organizzazione sono dunque «innanzitutto stabilire i collegamenti con i nostri colleghi sul territorio che non siamo riusciti a contattare per accertarci che stiano bene». In particolare c’è alta apprensione per un team di sei persone attualmente sul campo nella zona di Chauk di cui si sono persi i contatti, probabilmente per le interruzioni nelle comunicazioni. «Poi continueremo a constatare la situazione. Il Paese ha infrastrutture fragili e per questo temiamo danni particolarmente elevati», conclude. Alcune informazioni la Ong è già riuscita a raccoglierle. Gli operatori sui vari territori parlano di disagi importanti, dovuti per esempio al crollo dello storico ponte di Sagaing e all’interruzione sulla principale autostrada nazionale nei pressi della città di Mandalay. Anche l’ufficio di Cesvi a Kalaw, cittadina a circa 200 cbhilometri a sud di Mandalay, ha riportato danni e il personale è stato evacuato dall’edificio.

In questa zona a essere colpite dal terremoto sono state pure alcune delle case in cui vivono i vari operatori, come quelle della diocesi di Mandalay che sono crollate. Il direttore della diocesi conferma in parte le preoccupazioni del capo missione Felice, riferendo di molte persone, della popolazione locale, ancora disperse. Si temono migliaia di vittime. «Caritas Italiana – assicura il direttore don Marco Pagniello – è in contatto con Caritas Internationalis e segue con attenzione gli sviluppi e l’evolvere dell’emergenza. Esprimiamo tutta la nostra vicinanza alla popolazione del Myanmar e alla Chiesa locale». Nel frattempo la Caritas Ambrosiana ha avviato una raccolta fondi e ha stanziato 25 mila euro per i primi interventi. Anche Medici Senza Frontiere fa sapere di aver rintracciato i propri team che lavorano in Myanmar e in Thailandia e che «sono pronti a intervenire su larga scala nel Paese e nelle aree circostanti per rispondere ai bisogni delle comunità colpite». Tra le Ong in soccorso della popolazione c’è poi Azione Contro la Fame, che in un Myanmar già segnato da crisi politiche ed economiche, «teme che questa nuova emergenza rappresenterà un’ulteriore sfida per migliaia di famiglie». In prima linea ci sono infine i volontari della torinese Medacross che raccontano: «Fin dalle prime ore di oggi abbiamo iniziato da subito a monitorare la situazione per offrire aiuti. Un terremoto 7.7 è sempre terribile, ma quando colpisce un Paese poverissimo è capace di devastare la vita di migliaia e migliaia di persone, già di fronte a un sistema sanitario fragilissimo e, nelle campagne, pressoché inesistente».

Terremoto. Myanmar, le vittime potrebbero essere migliaia

È piena emergenza nel Paese asiatico colpito da un sisma di magnitudo 7.7. Il regime chiede aiuto alla comunità intemazionale. Le scosse hanno interessato anche la Thailandia.
I resti di un edificio distrutto dal sisma in Myanmar

I resti di un edificio distrutto dal sisma in Myanmar – Fotogramma

Avvenire

In Myanmar è piena emergenza, con il timore di contare migliaia di vittime dopo che ieri un terremoto di magnitudine 7.7 con epicentro a soli 10 chilometri di profondità ha colpito alle 12.50 ora locale le sue regioni centrali. Un evento di intensità eccezionale, per gli esperti del nostro Istituto di geofisica e vulcanologia superiore di 300 volte a quella del sisma abruzzese del 2016, percepito distintamente anche a livello del suolo. A confermare l’eccezionalità della scossa, peraltro seguita poco dopo da una di magnitudine 6.4 e da altre minori ma sempre di intensità elevata, non è stata soltanto la fuga disperata della popolazione e l’assalto ai pochi ospedali presto arrivati al limite della capacità, ma anche l’imposizione – dettata in parte da ragioni di sicurezza per la guerra civile in corso – dell’emergenza in sei regioni (le province di Sagaing, Mandalay, Bago, Magway e lo stato Shan) e la richiesta di soccorso umanitario internazionale avanzata dalla giunta militare al potere. Lo stesso capo del regime, generale Min Aung Hlaing, ripreso dalla televisione birmana durante il sopralluogo in un ospedale della capitale Naypyidaw dove già era stato raccolto un numero di feriti superiore ai mille posti letto disponibili, ha deviato dall’abituale ostilità verso le “ingerenze esterne” incluse quelle umanitarie chiedendo “a qualunque organizzazione e qualunque paese di intervenire in soccorso del Myanmar”.

Poche e apparentemente in contrasto con le testimonianza che a fatica emergono dalla devastazione, le notizie diffuse dalle autorità, come il numero dei morti arrivato in serata a 144 con quasi 800 feriti. Sicuramente, mentre si temono migliaia di vittime, non alimenta l’ottimismo che questo avvenga in un Paese sconvolto da quattro anni di conflitto interno che ne ha accentuato la povertà e aggravato le necessità. «Le infrastrutture pubbliche sono state danneggiate, tra cui strade, ponti ed edifici pubblici. Attualmente abbiamo preoccupazioni per le dighe su larga scala», ha comunicato dal Myanmar Marie Manrique, coordinatrice del programma per la Federazione Internazionale della Croce Rossa. Molti anche i luoghi di culto colpiti dal sisma. Fonti locali segnalano la devastazione della cattedrale cattolica di san Giuseppe a Taunggyi ma anche danni a chiese in diverse località. Anche monasteri e templi buddhisti sono stati distrutti o lesionati e sono almeno tre le vittime del crollo parziale di una moschea a Taungoo. Mentre anche in Italia si è già attivata la solidarietà internazionale e papa Francesco ha espresso la sua vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma in Myanmar e Thailandia, Save the Children ha ricordato che questa catastrofe si somma a una situazione già di emergenza e che a rischio sono anzitutto 6,7 milioni di bambini nelle aree interessate dal sisma. Va detto che nella regione, alle difficoltà di intervento per i limiti imposti dalla giunta militare o dalla precarietà della situazione, si aggiungono le pesanti conseguenze del blocco delle iniziative umanitarie proprie o finanziate da Usaid per decisione dell’amministrazione Trump. Tra queste la squadre di intervento rapido Dart pronte a intervenire sul territorio in 24-48 ore. Si muovono anche i governi e fra i primi a offrire aiuto al Myanmar è stata la confinante India, che ha teso la mano di eventuali soccorsi anche alla Thailandia. Non è infatti solo la magnitudine del sisma a indicarne l’eccezionalità, ma anche la sua diffusione oltre i confini birmani, nelle aree confinanti della Repubblica popolare cinese, da cui sono arrivate immagini di crolli e soccorsi in corso, in Thailandia e altrove nella regione.

La capitale thailandese Bangkok, distante 1.300 chilometri dall’epicentro è stata dichiarata “area disastrata” dalle autorità mentre milioni di cittadini in fuga dalle abitazioni o dai luoghi di lavoro hanno cercato rifugio nei parchi cittadini in attesa di accertamenti sulla stabilità degli edifici. I servizi di trasporto pubblico stanno riprendendo gradualmente ma la popolazione è stata avviata che saranno limitati per alcuni giorni nelle aree urbane più colpite.Sono nove le vittime individuate fino alla serata, tutte tranne una recuperate dalle macerie di un edificio pubblico di 30 piani in costruzione che è crollato seppellendo forse un’ottantina degli operai che vi stavano lavorando. Probabilmente, come tanti addetti all’edilizia, immigrati dal Myanmar devastato dalla guerra civile in cerca di maggiore benessere. Data la distanza, la situazione di Bangkok, 14 milioni di abitanti, ha risentito, più che della potenza del terremoto del Myanmar della sua posizione in una regione alluvionale ricca di corsi d’acqua e a ridosso della costa che amplifica l’effetto di eventi tellurici anche distanti. Una situazione ambientale difficile già sotto osservazione e, ci si augura, una catastrofe solo sfiorata. Tuttavia, nonostante evidenti danni e disagi, nella capitale thailandese non si è registrato il panico tra la popolazione, non abituata a questi fenomeni ma anche solidale e disciplinata nelle emergenze.

Terremoto a Foggia, scossa di magnitudo 4.6. Paura in Puglia, avvertito anche in Molise e Abruzzo

Terremoto a Foggia, scossa di magnitudo 4.6. Paura in Puglia, avvertito anche in Molise e Abruzzo
Allarme terremoto in Puglia. Una scossa è stata registrata in provincia di Foggia alle 20.37 ed è stata avvertita distintamente anche a Bari e Brindisi. La magnitudo – si apprende dall’Ingv – è di 4.6. L’epicentro è la costa garganica e la profondità di è circa un chilometro.

Le segnalazioni arrivano anche dal Molise e l’Abruzzo, dove è stata avvertita distintamente la terra tremare, e in particolare da Campobasso e Pescara. Cinque minuti dopo un’altra scossa da 2.9 sempre sulla costa garganica.

Terremoto in Tibet, edifici crollati e almeno nove morti

© ANSA/EPA

Ansa

E’di almeno 9 morti il bilancio di un violento terremoto che ha colpito una remota regione del Tibet. in Cina, a poca distanza dal confine con il Nepal. Secondo i media statali cinesi numerosi edifici sono crollati a causa del sisma, che aveva magnitudo 7.1. L’epicentro del terremoto è stato situato vicino a Louche. Ad essere colpite, in particolare, le municipalità di Changsuo, di Quluo e di Cuoguo nella contea di Dingri. Il terremoto è stato avvertito anche a Kathmandu, in Nepal.