Giubileo 2025. Porte Sante solo a San Pietro, nelle 3 basiliche papali e in un carcere

La Porta Santa della Basilica di San Pietro attraversata dai pellegrini durante il Giubileo della Misericordia nel 2016

Le Porte Sante del Giubileo 2025 saranno solo quelle di San Pietro e delle altre tre basiliche papali romane. Unica aggiunta: quella di una Porta Santa in un carcere. Rimanda a quanto disposto in materia dal Papa nella bolla d’indizione del Giubileo Spes non confundit la nota nella quale il Dicastero per l’Evangelizzazione («Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo») risponde alla questione «recentemente sollevata» da più parti sulla possibilità di «prevedere la configurazione e l’apertura della Porta Santa nelle Chiese Cattedrali, nei Santuari Internazionali e Nazionali, come anche in altri luoghi di culto particolarmente significativi», così com’era accaduto durante il Giubileo della Misericordia 2015-2016 con Porte Sante anche in chiese particolarmente significative per la fede della gente di ciascun territorio, ma anche nelle cappelle delle carceri e in altri luoghi di culto scelti da ogni vescovo diocesano.

Il Dicastero vaticano che si occupa dell’organizzazione del Giubileo esprime la «più sensibile considerazione delle motivazioni di carattere pastorale e devozionale che possono aver suggerito tale lodevole aspirazione» ma fa sapere che «si ritiene tuttavia doveroso richiamare le precise indicazioni stabilite dal Santo Padre nella Bolla Spes non confundit, di Indizione del Giubileo 2025, che indica come Porta Santa quella della Basilica di San Pietro e delle altre tre Basiliche Papali, ossia San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura (cfr. n° 6), fatta eccezione per il desiderio espresso dal Santo Padre di voler personalmente aprire una Porta Santa in un carcere “per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza” (cfr. n° 10)»

La nota ricorda che «segno peculiare e identificativo dell’Anno Giubilare, così come tramandato sin dal primo Giubileo dell’anno 1300, è l’indulgenza che “intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini” (cfr. n° 23), attraverso il Sacramento della Penitenza e i segni di carità e speranza (cfr. nn° 7-15)». E «per vivere in pienezza questo momento di grazia si esorta a fare riferimento ai particolari luoghi e alle diverse modalità indicate dal Decreto della Penitenzieria Apostolica del 13 maggio 2024», testo che detta le «Norme sulla Concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo Ordinario dell’anno 2025».​

avvenire.it

Papa Francesco risponde alle domande dei bambini che riempiono lo stadio Olimpico

«Ci sono bambini che non hanno da mangiare e questa è una colpa dell’umanità. Chiedo un favore. Quando fate le preghiere fate una preghiera per questi bambini che soffrono l’ingiustizia. Il Signore perché ci aiuti a risolvere questa ingiustizia nella quale tutti abbiamo colpa». E al termine dell’incontro un boato riecheggia per cinque volte scandendo la parola “pace”. Lino Banfi rivolto al Papa: «Sei il nonno del mondo»

Cantano l’inno scritto da don Marco Frisina, Siamo noi, per accogliere papa Francesco. Dopo che le delegazioni dei 101 Paesi presenti hanno sfilato con le loro bandiere e alcuni bambini hanno letto le loro testimonianze – particolarmente toccanti quelle dei piccoli riusciti ad arrivare da Gerusalemme, Betlemme e Gaza (hanno chiesto che colpa hanno di essere nati lì e che sperano, tornando a casa, di trovare la pace) o dai quartieri poveri dell’Argentina e dell’Ucraina (che ringraziano l’Italia che l’ha accolta e chiedono la pace) –  papa Francesco viene salutato dagli organizzatori della Giornata, padre Enzo Fortunato e Aldo Cagnoli in testa, che accompagnano sei bambini in rappresentanza dei cinque Continenti più uno in rappresentanza di tutte le nazioni che non sono potute venire. Ciascuno saluta nella sua lingua mentre i piccoli delle rispettive zone geografiche applaudono dagli spalti.

«Cari bambini, ragazzi e ragazze. Ci siamo! È iniziata l’avventura della Gmb, la Giornata mondiale dei bambini», dice subito il Pontefice.

I ragazzi sono emozionati, già scaldati dagli artisti che li hanno fatti cantare e ballare, a cominciare da Orietta Berti che è ancora in pista quando la papa mobile fa il suo ingresso nello stadio e cede subito il microfono al piccolo coro dell’antoniano che intona «siamo noi il futuro e la speranza, siamo noi il segno dell’amore…». E poi Francesco comincia il suo dialogo. Interrompe più volte il suo discorso per porre delle domande. Chiede se la guerra è buona. E lo stadio esplode in un «no». Poi aggiunge: «E invece la pace?», e si sente rispondere «sì».  «Sì, è proprio così», dice il Papa.

Chiede ai bambini di dire insieme «Ecco io faccio nuove tutte le cose», il versetto dell’Apocalisse, perché il sogno di Dio è fare «un cielo e una terra nuova» dove regnano amore, gioia e pace. Solo così ci sarà anche «quella gioia che è salute dell’anima». Poi risponde a Geronimo che chiede se «è vero che la pace è sempre possibile». Pone, a sua volta, la domanda ai presenti per farsi rispondere di sì e per spiegare che per fare la pace bisogna pensare alla scuola. «Se io ho un problema con un altro bambino, come devo fare?» e fa rispondere a Edoardo: ««Chiedere scusa e perdonare». E se «c’è qualche lotta tra le bandiere è importante andare avanti con la lotta?», «Noo» rispondono in coro i bimbi. «certo», riprende il Pontefice. «Dovremmo fare pace. E come si fa la pace? Perdonando e chiedendo scusa. Vi farò vedere un gesto di pace, guardate bene» e stringe la mano al bambino chiedendo che ciascuno faccia lo stesso con chi gli è accanto. Poi prosegue con e altre domande. Gli viene chiesto cosa può fare ciascuno perché il mondo sia migliore e il Papa risponde che non bisogna litigare, ma parlarsi amabilmente, giocare insieme, aiutare gli altri. «Facendo queste cose il mondo sarà migliore».

Ricorda che ha ricevuto dei bambini dall’Ucraina, «tristi per le guerre. Perché non possono andare a scuola e che sono ammalati». E a Riccardo che chiede come si fa ad «amare tutti, tutti, tutti», Francesco dice che «non è semplice, bisogna cominciare piano piano, ad amare prima i più vicini e così andare avanti. Se non amo la ragazza o il ragazzo vicino non posso andare avanti». Invece bisogna proseguire, in modo gioioso perché «la gioia è la salute dell’anima». A tutti i bambini, poi, fa recitare la preghiera alla «nostra mamma», l’Ave Maria.

Tra testimonianze e canti, comprese le parole di Lino Banfi che parlando dei nonni ribadisce che «i nonni più che assistere vogliono esistere». E dopo aver detto che «se io sono il nonno d’Italia lei, Santità, è il nonno del mondo», invita i ragazzi a intonare «papa Francesco, papa del mundo».

Renato Zero sceglie la sua canzone “La vita è un dono” per parlare di amore e di pace e per esprimere la sua emozione perché «ogni cosa è grazia, l’amore sempre diverso che in tutto l’universo spazia». Gigi Buffon, dopo che il Papa ha dato il calcio di inizio, accompagna i ragazzi al centro del campo per cinque minuti di una partita che si conclude con «l’auspicio che tutti bambini del mondo possano giocare felici e sereni», dice Carlo Conti che conduce il pomeriggio. I bambini che hanno giocato si fanno firmare le magliette dal Papa mentre Renato Zero torna a cantare «La pace sia con te». E mentre canta le parole «la pace sia con te e con il tuo spirito» si avvicina ai rappresentanti di tutte le nazioni che intanto si sono disposti in semicerchio di fronte a papa Francesco. «Il mondo», li indica mentre sventolano le bandiere.

Dopo l’intermezzo musicale e sportivo riprendono le domande. I bambini pongono al Papa quesiti importanti. Perché ci sono persone che non hanno casa e lavoro? Perché ci sono bambini che soffrono quando tutti dovremmo essere uguali. E il Papa risponde che «questa è una ingiustizia e purtroppo c’è tanta gente che non ha lavoro, non ha casa, tante volte non ha da mangiare. Questo è il frutto dell’egoismo, questo è il frutto della guerra». Il Pontefice chiede: «Se una persona cerca di arrampicarsi sulla testa degli altri questa persona è buona o cattiva?». E alla risposta «cattiva» aggiunge :«E c’è tanta cattiveria ed egoismo, tanta gente, tanti Paesi spendono soldi per comprare armi e c’è gente che non ha da mangiare. Bambini pensate a questo: ci sono bambini che non hanno da mangiare e questa è una colpa dell’umanità. Chiedo un favore. Quando fate le preghiere fate una preghiera per questi bambini che soffrono l’ingiustizia. Facciamo un po’ di silenzio e in questo silenzio ognuno pensi ai bambini e alle bambine che non hanno da mangiare e preghiamo il Signore perché ci aiuti a risolvere questa ingiustizia nella quale tutti abbiamo colpa». Infine aggiunge che se potesse fare un miracolo sarebbe semplice scegliere quale: «Che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere, possano studiare, giocare».

Iolanda chiede se è giusto che tanti anziani siano lasciati soli. Il Papa le ribalta la domanda per far rispondere alla bimba che «è sbagliato». E parla di quanti sono abbandonati in una casa di riposo. Chiede a tutti se è giusto o sbagliato abbandonarli. Sprona i bambini «ad ascoltare i nonni, ad andare a trovarli, a non abbandonarli» e fa gridare a tutti «Viva i nonni».

C’è spazio anche per domande più personali: «Come ti senti quando la tua squadra del cuore vince?», «Sei felice di passare il tempo con i bambini? E Perché?». «Sono felice», risponde alla prima domanda e alla seconda aggiunge «sono felice perché voi siete gioiosi, avete la gioia della speranza del futuro». E ancora, una bambina così toccata dalla povertà di chi dormiva per strada da spogliarsi dei suoi vestiti per donarglieli chiede come si fa ad aprire la porta del cuore dei grandi. «Una domanda intelligente», commenta papa Francesco. E aggiunge che sebbene non sia facile bisogna «fare delle cose che facciano pensare i grandi». E chiedere con insistenza: «Mammà, papà perché ci sono bambini che non hanno da mangiare, mammà papà, perché ci sono persone che dormono per strada, papà, mammà perché ci sono persone che non hanno da mangiare? Voi bambini abbiate coraggio». E con coraggio i bambini urlano, tutti insieme, – e il Papa con loro – per cinque volte «pace!».

Famiglia Cristiana