L’evento. Papa Francesco incontra gli artisti nella Cappella Sistina

La Cappella Sistina

Venerdì prossimo l’udienza con duecento tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori da tutto il mondo. Da Anselm Kiefer a Ken Loach, da Ligabue a Alessandro Baricco.
Duecento tra i più importanti artisti da 30 paesi incontreranno papa Francesco nella Cappella Sistina. L’occasione venerdì mattina a 50 anni dall’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani.
L’udienza continua una tradizione avviata nel 1964, quando Paolo VI chiese di rinnovare l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti. «La volontà del Santo Padre è quella di celebrare il lavoro e la vita degli artisti, evidenziando il loro contributo alla costruzione di un senso di umanità condivisa e alla promozione di valori comuni», si legge in una nota del dicastero per la Cultura e l’Educazione.
Impossibile elencare tutti, tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori: si va da Anselm Kiefer, Jean Nouvel, Anish Kapoor, Andres Serrano, Thomas Saraceno, Mario Botta, Rem Koolhaas, Joana Vasconcelos, Doris Salcedo a Ken Loach a Mario Ceroli, Giuseppe Penone, Fabrizio Plessi, Michele De Lucchi, Mimmo Paladino, Raul Gabriel, Nicola Samorì, Andrea Mastrovito, Stefano Arienti… e poi Caetano Veloso, Eric-Emmanuel Schmitt, Valerie Perrin, Amelie Nothomb, Colum McCann, Ferzan Ozpetek, Abel Ferrara, Jhumpa Lahiri, Javier Cercas Nicolò Ammaniti, Roberto Andò, Alessandro Baricco, Marco Bellocchio, Gianrico Carofiglio, Paolo Cognetti, Simone Cristicchi, Alessandro Zaccuri, Giuseppe Lupo, Luca Doninelli, Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima, Mariangela Gualtieri, Alessandro Haber, Emilio Isgrò, Nicola Lagioia, Vivian Lamarque, Luciano Ligabue, Mario Martone, Arnoldo Mondadori, Michela Murgia, Mogol, Alice Rohrwacher, Sergio Rubini, Roberto Saviano, Igiaba Scego, Susanna Tamaro, Sandro Veronesi…

 

L’iniziativa conferma il ruolo del dicastero per la Cultura e l’Educazione come promotore delle relazioni tra la Santa Sede e il mondo della cultura, «privilegiando il dialogo come strumento indispensabile di vero incontro, di reciproca interazione e di arricchimento, affinché i cultori delle arti, della letteratura e della Cultura, in ogni sua forma, si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone al servizio di una sincera ricerca del vero, del bene e del bello».

Il prefetto del dicastero, cardinale José Tolentino de Mendonça, afferma che «abbiamo bisogno di rilanciare l’esperienza della Chiesa come amica degli artisti, interessati alle domande che la contemporaneità ci pone (tanto quelle attuali, pressanti di drammaticità, come quelle così visionarie che indicano nuovi futuri possibili) e disponibili a sviluppare un dialogo più ricco e una crescita della comprensione reciproca». L’evento è organizzato in collaborazione con il Governatorato vaticano, i Musei Vaticani e il dicastero per la Comunicazione.

avvenire.it

Roma. Restaurata la Madonna del parto di Sansovino

Il restauro della "Madonna del Parto" di Jacopo Sansovino

La forza dei “batteri buoni” per portare a nuova vita un capolavoro oggetto di un’antica devozione popolare. In questo mese di maggio dedicato alla Vergine, acquista un rilievo speciale la presentazione a Roma del bio-restauro di una delle poche opere del Rinascimento italiano riuscita a conservare sino a oggi un così forte carattere popolare: stiamo parlando della Madonna con il Bambino, per tutti la “Madonna del parto”, custodita nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma e celebre per la morbidezza dei tratti, emblema di una maternità antica.

Una statua il cui candore biancastro in marmo di Carrara torna ora a splendere, dopo decenni in cui non brillava così, al centro della sua nicchia, oscurata com’era da uno strato bruno dovuto ai troppi ceri (presenti accanto agli ex voto per una grazia ricevuta) e ai troppi contatti di mani supplichevoli. Imponente (dall’alto dei suoi 181 cm.) e dolcissima allo stesso tempo, con la veste che scende in morbidi drappeggi sino ai piedi e il bambino sorretto con i piedi su una gamba. Capolavoro del fiorentino Jacopo Sansovino, che la scolpì in un unico blocco marmoreo, commissionata nel 1516 dalla famiglia Martelli e terminata nel 1521, finalmente si mostra in tutta la sua bellezza dopo il restauro promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, in collaborazione con la banca Intesa Sanpaolo nell’ambito del programma “Restituzioni Monumentali”, attivato per la prima volta nella capitale per un’opera monumentale.

L’intervento, condotto dalla restauratrice Anna Borzomati, è durato sei mesi e ha visto «l’impiego di metodi tradizionali e anche l’ausilio di agenti pulenti di origine biologica», particolari batteri coltivati al laboratorio Oem dell’Enea, ghiotti proprio delle sostanze che ricoprivano l’opera, dagli olii alle resine sintetiche e alle proteine. Una volta resi “affamati”, le hanno spazzate via dalla pelle del marmo senza danneggiare la scultura e nel pieno rispetto dell’ambiente e dei futuri fruitori. Una metodologia all’avanguardia, spiega Borzomati, «già praticata su alcuni monumenti con risultati importanti e che non intacca i materiali costituitivi dell’opera».

«E’ una scultura bellissima, scolpita guardando alla statuaria antica – lo scultore si era ispirato a un Apollo citaredo – e sulla quale si sentono le influenze di Raffaello e Michelangelo, custodita in una chiesa che è essa stessa un libro d’arte, con opere che vanno dal Quattrocento all’Ottocento», racconta la soprintendente Daniela Porro, accanto a padre Domenico, Rettore della Basilica «dedicata alle donne», come dice lui.

Proprio quelle pratiche devozionali promosse nei secoli, soprattutto a partire dall’Ottocento, ne avevano oscurato lo splendore. Nel 1822, infatti, papa Pio VII Chiaramonti ne istituì il culto, con la concessione dell’indulgenza alle donne e agli uomini che avessero baciato il piede della Madonna recitando l’Ave Maria. Pratica che, però, portò alla necessaria sostituzione, nella prima metà del Novecento, dell’originario piede sinistro, ormai consumato, con un uno nuovo in lamina d’argento (ispirando anche un ben più laico sonetto del Belli). Ed è stato soprattutto l’uso di «porre decine di candele e lumini intorno alla statua – come racconta la storica dell’arte della Soprintendenza, Ilaria Sgarbozza -, di toccarla spalmando olii profumati, di vestire lei e il bambino di drappi, monili e corone sul capo, oltre al tempo e alle polveri», a creare i problemi di conservazione ora superati.

avvenire.it

Amore in Cristo, studio, dialogo, preghiera: i “quattro passi” di Papa Tawadros èer ritrovare l’unità tra i cristiani divisi


(Agenzia Fides) Il dialogo tra le Chiese e il loro cammino per ritrovare la piena comunione può essere fondato e modellato solo sulla croce di Cristo. Lo ripete il Patriarca copto ortodosso Tawadros II, alla vigilia della sua visita di tre giorni a Roma, in agenda dal 10 al 12 maggio. Durante la visita in Vaticano, programmata in occasione dei 50 anni dall’inizio del dialogo teologico tra Chiesa copta ortodossa e Chiesa di Roma, Tawadros avrà occasione di incontrarsi e conversare con Papa Francesco.

Spettacoli. Il Festival del Cinema Patologico in udienza da papa Francesco

Anteprima d’eccezione, domani, il 12 aprile 2023, per la XIV edizione del Festival Internazionale del Cinema Patologico (in programma fino al 16 aprile a Roma).

All’udienza generale, Dario D’ambrosi, patron del Festival, e i suoi collaboratori consegneranno al Papa “Una stella per David”, riconoscimento alla memoria di David Sassoli, grande amico del Teatro Patologico. Saranno presenti anche i familiari dell’ex presidente del Parlamento Europeo. Il premio vuole essere un tributo al Pontefice per il suo costante impegno per l’accoglienza e la pace nel mondo.

Sabato 15 aprile poi, presso il Teatro Patologico, i familiari di Sassoli consegneranno lo stesso riconoscimento a Valentina Ramaglia, direttrice dell’Accademia di Cinema e Televisione Griffith per il prezioso contributo dato con i suoi allievi al film “Io sono un po’ matto e tu?”, che D’Ambrosi ha girato con gli attori diversamente abili del Teatro Patologico e la partecipazione di Edoardo Leo, Claudio Santamaria, Marco Bocci, Stefano Fresi, Claudia Gerini, Vinicio Marchioni, Stefania Rocca, Raoul Bova e la partecipazione del giornalista Domenico Iannacone.

 

Sarà anche proiettato il video-backstage del film, a cura di Niccolò Martini. E a chiusura della serata il regista Matteo Garrone incontrerà il pubblico e gli allievi del corso di teatro-terapia.

“Il Festival – dice D’Ambrosi -intende promuovere il giovane cinema italiano e straniero ed attivare sinergie con gli ambienti in cui si lavora sul disagio mentale e l’emarginazione sociale, convinti che questo possa contribuire ad un’evoluzione del linguaggio cinematografico stesso”.

I film della rassegna sono stati scelti tra 1.700 proposte giunte da tutto il mondo (Stati Uniti, Brasile, Cina, Iran, Palestina, Bangladesh, Ucraina, Francia) e sono visibili sul sito www.teatropatologico.com. Inoltre si esibiranno sul palco di Via Cassia 472 Francesco Montanari (giovedì 13 aprile con “Cristo di periferia”), Marco Bocci (venerdì 14 aprile con “Lo zingaro”) mentre domenica 18 aprile alle 18.00 si terrà la cerimonia di premiazione dei film finalisti.

avvenire.it

La Radio Vaticana presenta la prima mondiale radiofonica di “7”

La cappella di Palazzo Pio, sede della Radio Vaticana

Meditazione su “Septem verba Christi in cruce” di Joseph Haydn per percussioni, baritono ed elettronica di Marcello Filotei, in collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina e con l’esecuzione dell’ensemble Ars Ludi. Conferenza stampa di presentazione il 29 marzo, alle 12, nella Sala Marconi di Palazzo Pio. La prima in onda il 2 aprile alle 00.01
Vatican News

Riflettere sul presente con una visione originale innestata nella tradizione. Radio Vaticana presenta in prima mondiale radiofonica “7”, meditazione su Septem verba Christi in cruce di Joseph Haydn, per percussioni, elettronica e baritono, di Marcello Filotei, realizzata grazie alla collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina e all’esecuzione dell’ensemble Ars Ludi, gruppo di percussionisti di fama internazionale, vincitore del Leone d’argento alla Biennale Musica di Venezia 2022.
Rileggere la realtà con speranza
“La Radio dei Papi parla in note fin dalla sua nascita, nel 1931 quando il padre della radiofonia, Guglielmo Marconi, accese, dopo averla costruita, la nostra emittente su commissione di Pio XI – sottolinea il responsabile della Radio Vaticana – Vatican News, Massimiliano Menichetti –. Oggi la nostra offerta musicale costituisce una delle dorsali (Insieme alla liturgia, alla diffusione delle parole del Papa, all’informazione, ai programmi di approfondimento, culturali e religiosi), del palinsesto giornaliero in lingua italiana e dei palinsesti delle 30 webradio in lingua. La nostra linea editoriale propone praticamente ogni genere musicale, privilegiando la musica classica e quella sacra. Appartiene alla nostra storia la registrazione e diffusione di concerti e per la Settimana Santa abbiamo affidato al Maestro Filotei, della redazione “Musicali”, un lavoro che a partire da Le sette ultime parole di Cristo sulla croce di Joseph Haydn puntasse a rileggere la realtà che ci circonda con speranza, ma senza nascondere le difficoltà e le tragedie che il mondo sta vivendo. È nato il brano intitolato “7”, scritto a numero in modo che tutti possano pronunciarlo nella propria lingua, proprio per ribadire lo spirito inclusivo della musica nella diversità, come spesso sottolinea Papa Francesco».

La prima il 2 aprile
“7”, registrato nella Sala Assunta in Vaticano, sarà trasmesso dai media vaticani in prima mondiale radiofonica il 2 aprile alle 00.01 ora di Roma (sulle 30 webradio del sistema informativo di Radio Vaticana – Vatican News, via Satellite; in DAB+ per l’Italia e la zona di Roma), prima di essere offerto al circuito Euroradio che lo diffonderà a partire da domenica 2 aprile, nell’ambito della Stagione dei concerti e in occasione del progetto Holy Week. Il 2 aprile alle 22 il canale italiano della

Radio Vaticana proporrà uno speciale dedicato a “7”. DaI 3 aprile l’esecuzione sarà disponibile in versione podcast sulla piattaforma Radio Vaticana – Vatican News. Il brano in versione video, realizzato in Aula Paolo VI per la particolare consonanza con la struttura architettonica, impreziosita dalla scultura di Pericle Fazzini “Resurrezione”, sarà disponibile da metà aprile.

Organico inusuale
Per la realizzazione di “7” è stato scelto un organico inusuale, prevedendo in partitura una ampia batteria di percussioni per ottenere particolari modalità di emissione del suono. La durata del brano è di circa 40 minuti. Grazie alla collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina al progetto ha partecipato Patrizio La Placa, cantore del “Coro del Papa” che, rigorosamente in latino, ha intonato le parole tratte dai testi sacri sulle melodie composte dallo stesso Haydn. L’elettronica interviene in un solo momento proponendo in oltre 20 lingue la frase “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Un’umanità dolente alla quale hanno dato voce alcuni giornalisti dell’emittente pontificia, che ogni giorno, verso ogni latitudine, diffondono la voce del Papa e intendono non solo informare, ma portare la speranza della fede in tutto il mondo e offrire una chiave interpretativa dei fatti alla luce del Vangelo.

Conferenza stampa di presentazione
Alla conferenza stampa interverranno: Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione; Massimiliano Menichetti, responsabile della Radio Vaticana – Vatican News; Marcos Pavan, Direttore dalla Cappella Musicale Pontificia Sistina; Marco Di Battista, ideatore e producer del progetto; il compositore Marcello Filotei; Ars Ludi (Gianluca Ruggeri, Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Marco Di Gasbarro, Davide Fabrizio, Nathan Scibiwolk, Davide Soro); Patrizio La Placa, cantore della Cappella Musicale Pontificia Sistina.
vaticannews.va

A Palazzo Barberini torna la magnificenza di Urbano VIII


Il battesimo di Cristo sulle rive del Giordano. Costantino che combatte il leone. E l’inizio del proprio pontificato. “Per capire Urbano VIII e la sua ambizione, basterebbe guardare questi tre arazzi”. Sotto la spettacolare volta affrescata da Pietro da Cortona, in una delle infilate più magnificenti dei palazzi romani e davanti a quei tre pezzi eccezionalmente riuniti, insieme ai loro cartoni di preparazione, il rettore dell’Università di Vienna Sebastian Schütze racconta come il Papa allestì questa sala, accostando la storia della propria vita a quella di Cristo e dell’imperatore Costantino. Ed è proprio in occasione dei quattrocento anni dall’elezione al soglio pontificio di Maffeo Vincenzo Barberini che le Gallerie nazionali di arte antica celebrano il “padrone di casa” con “L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini”, grande mostra a cura di Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori e Sebastian Schütze, dal 18 marzo al 30 luglio a Palazzo Barberini, dedicata al letterato e poeta, destinato a diventare il più grande Papa committente-mecenate del Seicento.

Un’occasione unica, non solo per ammirare capolavori che tornano qui dopo oltre un secolo, ma anche per capire come Urbano VIII e la sua famiglia utilizzarono la potenza dell’arte per consolidare il proprio potere e fare propaganda politica. Durante il suo pontificato (il più lungo e rappresentativo del XVII secolo, dal 1623 al 1644), per intenderci, Urbano VIII promosse imprese colossali, come il baldacchino di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini. Ed è con i Barberini che nacque il barocco a Roma. In mostra oggi, 88 opere in più di mille metri quadri di allestimento, con 70 prestiti da 40 istituzioni internazionali e collezioni private, dagli Uffizi al Louvre e il Met, solo per citarne alcuni. “E’ il progetto espositivo più ambizioso mai realizzato e prodotto dalle Gallerie, frutto di oltre tre anni di lavoro – racconta la direttrice Gennari Sartori – Dagli spazi per le mostre temporanee” si sale su fino “ai grandi saloni” ultima tappa del “percorso di recupero di tutti gli ambienti del palazzo precedentemente occupati dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate”. Un viaggio che mette insieme Caravaggio, Bernini e i Carracci, ma anche gli scritti di Galileo Galilei e le poesie dello stesso Urbano VIII, dalla sua incredibile biblioteca di oltre 4 mila volumi. Per la prima volta tornano qui la Morte di Germanico di Nicolas Poussin, “che fino a oggi ha lasciato Minneapolis solo per una mostra al Louvre”, ricorda Schütze, e l’Allegoria dell’Italia di Valentin de Boulogne. E poi il Ritratto di Taddeo Barberini di Andrea Sacchi e quello del padre Carlo di Francesco Mochi; il Pan attribuito ad Antonio da Sangallo.

Restaurati per l’occasione, ecco poi i grandi dipinti che Andrea Camassei dedicò a La strage dei Niobidi e Il riposo di Diana, restaurati per l’occasione. “In mostra – racconta Schütze – non sono solo le opere, ma il palazzo stesso, la bellissima facciata, gli scaloni, il giardino di quella che era la sontuosa residenza di famiglia. Un modo per rivivere la Roma barberiniana, proprio nel fulcro della vita culturale e artistica di quegli anni”. In dodici sezioni, come spiega la curatrice Cicconi, “raccontiamo come i Barberini controllarono tutti gli aspetti della cultura”, ma anche “il rapporto con la città, inizialmente di grande amore ma finito con i romani che alla morte del Papa correvano in Campidoglio per distruggerne la statua”. “L’occasione dei 400 anni era imperdibile – commenta il Direttore Generale dei musei del Mic, Massimo Osanna – ma la mostra è importante anche per capire quanto i nostri musei siano sempre più luoghi di ricerca”.

ansa.it

La Roma stende la Juve per 1-0, festa giallorossa all’Olimpico

serie a roma juventus
La Roma stende la Juve per 1-0, festa giallorossa all’Olimpico
Risolve un siluro di Mancini nelle prime battute della ripresa. Kean gli rifila un calcione subito dopo l’ingresso in campo e si fa espellere. Tre pali per i bianconeri, che si fermano dopo quattro vittorie di fila
L’Inter torna a vincere, Lecce battuto 2-0
Tra Spezia e Verona e tra Samp e Salernitana due pareggi a reti inviolate che non servono a nessuno

AGI – Dopo la deludente sconfitta in casa della Cremonese, la Roma torna subito a sorridere davanti ad un Olimpico strapieno, battendo di misura la Juventus. Finisce 1-0 grazie ad un siluro di Mancini nelle prime battute della ripresa, che permette alla squadra di José Mourinho di salire a 47 punti alla pari del Milan e a -1 dal terzo posto della Lazio. Reduci da quattro vittorie di fila in campionato, invece, gli uomini di Max Allegri sono costretti ad un brusco stop che li fa restare a quota 35 alla pari del Bologna, impegnato domani contro il Torino. Bianconeri che chiudono anche in inferiorità numerica per il rosso diretto sventolato a Kean al 90′, entrato da un minuto ed autore di un brutto gesto di reazione ai danni di Mancini.

Succede pochissimo nelle prime battute di una gara molto bloccata, con le due squadre che si studiano e combattono nella zona centrale del campo affondando rarissimi colpi. Il primo vero squillo arriva solo al 26′ ed è di marca giallorossa, con il grande ex di turno Dybala che tenta una conclusione a giro da fuori calciando però tra le braccia di Szczesny. Proprio a ridosso dell’intervallo, invece, sono i bianconeri a creare una nitida palla gol: Danilo crossa sul secondo palo dove s’inserisce Rabiot, che di testa chiama al riflesso di piede Rui Patricio, bravo a salvarsi anche con l’aiuto del palo. Nei primi minuti della ripresa si rompe l’equilibrio: è il 53′ quando Mancini lascia partire un gran diagonale destro da fuori area che non lascia scampo a Szczesny per l’1-0 della Roma. La Juve risponde una manciata di minuti più tardi con una punizione velenosa di Cuadrado, che scheggia il palo alla destra di Rui Patricio.

La gara resta viva e in equilibrio, anche se i giallorossi al 75′ avrebbero la chance di chiuderla parzialmente con Smalling, che ad un paio di metri dalla linea di porta trova la parata di Szczesny dopo un colpo di testa. Nel finale i bianconeri continuano a crederci tentando numerosi assalti alla porta capitolina: al 78′ ci prova Di Maria impegnando in tuffo il portiere, mentre pochi minuti più tardi arriva il terzo palo della serata juventina, con Mancini che viene salvato dal legno da un possibile autogol.

Prima dei sette lunghissimi minuti di recupero la Juve resta anche in dieci uomini per il rosso diretto a Kean, che rifila un calcione allo stesso Mancini dopo qualche secondo dal suo ingresso in campo. All’ultimo istante disponibile Danilo avrebbe sul destro la palla del possibile pareggio, ma Rui Patricio neutralizza la sua conclusione difendendo l’1-0 romanista.

Supereroi, il brano cantato da Mr. Rain arrivato terzo al Festival di Sanremo, ha colpito i cuori di milioni di persone, tra cui anche diversi sacerdoti

Dopo aver raccolto la testimonainza di don Fortunato di Noto, riportatimo la lettera che padre Pasquale Albisinni parroco della Parrocchia Santi Antonio e Annibale Maria di Roma, ha deciso di scrivere a Mr. Rain, in cui emerge il profondo valore anticonformista di questo brano e il coraggio di parlare della debolezza. I supereroi derlla canzone, infatti, sono coloro i quali in, un momento di debolezza, trovano il coraggio di chiedere aiuto. Domenica scorsa il parroco ha anche voluto cantarla con i ragazzi della parrocchia e con i loro genitori, i quali si sono comossi.

Caro Mr. Rain, ogni anno mi prometto di non guardare Sanremo, ma poi sempre lo guardo, forse perchè convinto che in fondo, fra tanta banalità e ideologia dominante, ci possa essere qualcosa di buono. Anche il buon De Andrè cantava che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. E così, con assoluta meraviglia, già la prima sera vedo scendere dalle scale dell’Ariston 8 bellissimi bambini, di cui due con “un’ala soltanto”. Nel frattempo sento questo rapper che non conosco cantare: “siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro”.
In quel momento qualcosa si muove dentro: sento che quella frase mi appartiene, fa parte del mio patrimonio spirituale e cerco di ricordarmi dove l’ho sentita; bastano pochi istanti perché mi ricordi del mio caro Tonino Bello e della sua “Ala di riserva”. “Voglio ringraziarti Signore, per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che tu abbia un’ala soltanto…perché io sia tuo compagno di volo. Ma non basta saper volare con Te, tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare…non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare…. soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva”. E così…mentre ricordo queste parole, vedo che due dei tuoi bambini, scendono le scale e si abbracciano; hanno un’ala soltanto, ma insieme possono volare. Mi commuovo…
Caro Mattia, so che questo è il tuo vero nome, non so se conosci Tonino Bello, né se sei credente…e perché queste parole si trovano nella tua canzone, ma importa nulla. Voglio solo dirti grazie per aver portato a Sanremo una canzone coraggiosa che parla di fragilità e di fraternità. Grazie perché in una competizione dove tutti gareggiano con le loro ideologie politicamente corrette e i loro monologhi da regime, tu hai avuto il coraggio di cantare insieme all’innocenza dei bambini, l’arte di essere fragili, l’umiltà di chiedere aiuto, la bellezza della fraternità. Quanta verità e quanta speranza ritrovo in ogni parola della tua canzone. Ne ho parlato ai bambini domenica nell’omelia. Ovviamente il mondo predilige altro…. Non importa se non hai vinto, per me e per molti ha vinto per il coraggio di aver portato sul palco dell’Ariston un grande messaggio di luce e di
forza. Si…siamo “supereroi” solo se ci salviamo insieme, se insieme “ci stringiamo le mani”, se insieme “fermiamo il vento come in mezzo agli uragani”; “siamo invincibili vicini” e non da soli. Quanto è vero che “ogni cicatrice dell’altro è anche la nostra” e quanto è vero che “ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo”. Hai ragione: nessuno “può combattere la guerra da solo”. Le parole e la musica di quanto hai portato a Sanremo mi hanno dato una grande forza: ho ritrovato in esse la bellezza del Vangelo, “la forza nella debolezza”. Mentre sul palcoscenico del mondo si esibiscono violenza e guerre senza ragione, la tua canzone risplende come un bellissimo arcobaleno di speranza. Ciao Mattia! Mr. Rain, la pioggia in quel di Dese … dove anch’io ho abitato, continui ad ispirarti grandi sogni…
Salutami il Lago…”
Famiglia Cristiana

Pechino auspica il rinnovo dell’intesa Via della Seta con Roma

 © ANSA

– Pechino auspica un rinnovo dell’accordo sulla nuova Via della Seta siglato con l’Italia, un’intesa quadro che si prorogherà automaticamente nel marzo 2024, se nel frattempo il governo italiano non deciderà di revocarla.

Lo sottolinea in in un’intervista all’ANSA il nuovo ambasciatore cinese Jia Guide, insediato a Roma da poche settimane, definendo i due Paesi “partner naturali”.

“I fatti vincono sulla retorica”, risponde l’ambasciatore quando gli si fa notare che Washington e Bruxelles, così come alcuni partiti italiani, non hanno mai nascosto la loro contrarietà all’accordo. “Italia e Cina nel 2019 hanno siglato il memorandum di intesa sul Belt and Road: nel chiederci quale ruolo questo abbia avuto, non possiamo che guardare a una serie di dati e di fatti. Negli ultimi tre anni, l’interscambio bilaterale tra Italia e Cina ha affrontato gli ostacoli dovuti alla pandemia” ma ha comunque “segnato nuovi record, toccando, nel 2022, i 77,88 miliardi di dollari e ponendo Roma in prima linea a livello europeo tra i Paesi che hanno rapporti commerciali con la Cina. L’Italia, negli ultimi anni, è divenuta il Paese europeo ad aver siglato il maggior numero di accordi per l’export di prodotti alimentari verso la Cina e quest’ultima ha mantenuto la sua posizione di primo partner commerciale dell’Italia in Asia”.
“L’Italia – prosegue Jia – è stata Paese ospite d’onore alla seconda edizione della China Import Expo e quest’anno della quarta edizione della China International Consumer Goods Fair; inoltre ha avviato con la Cina una serie di nuove collaborazioni in settori con un ampio potenziale di crescita, come le Olimpiadi e gli sport invernali, dunque le prospettive sono rosee. Credo che due grandi nazioni come le nostre – osserva il diplomatico cinese – abbiano le capacità e la saggezza necessarie per intraprendere le scelte giuste assecondando il flusso della storia, in modo che questa via di cooperazione e di amicizia possa diventare sempre più ampia”. (ANSA).

 

Si è dimessa la presidente del Bambino Gesù Enoc

 © ANSA

– Si è dimessa Mariella Enoc, presidente dell’ospediale pediatrico Bambino Gesù.

Era in carica dal 2015 ed era stata confermata fino all’approvazione del bilancio di esercizio del 2023.

“Nei giorni scorsi ho incontrato il Segretario di Stato e sabato nel pomeriggio il Santo Padre e ho detto loro che ritenevo utile per il bene dell’ospedale anticipare la fine del mio mandato per potere far sì che la grande impresa di una nuova sede del Gianicolo fosse intrapresa da chi ne avrebbe avuto la responsabilità del compimento”, ha detto Mariella Enoc.
“L’ospedale sta vivendo un momento di grande crescita e di molte iniziative in corso e credo quindi che si possa capire che il mio è un atto di responsabilità e di amore verso il Bambino Gesù. In questo momento mi aiuta molto la vicinanza del Santo Padre”. (ANSA).

Morto il cardinale George Pell, Complicazioni dopo un intervento

Lo riferiscono media australiani citando fonti vaticane. Aveva 81 anni. La causa sarebbero alcune complicazioni causate da un intervento chirurgico all’anca.

E’ morto a Roma, all’età di 81 anni, il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia, dopo essere stato arcivescovo di Melbourne e di Sydney.

Il porporato non ha superato le complicazioni causate da un intervento chirurgico all’anca.

Lotteria Italia: primo premio da 5 milioni a Bologna

 © ANSA
– Il primo premio da 5 milioni di euro della Lotteria Italia va al biglietto Serie D 271862 venduto a Bologna.

Il secondo premio della Lotteria Italia da 2,5 milioni di euro va al tagliando Serie L 486158 venduto a Roma.

Il terzo premio da 2 milioni di euro è stato vinto dal biglietto Serie L 349605 venduto a Fonte Nuova, in provincia di Roma. Il quarto premio da 1,5 milioni di euro va al tagliando E 004737 venduto a Roma e il quinto e ultimo premio di prima categoria da 1 milione di euro va al tagliando L 492408 venduto a Parma. (ANSA).

I funerali di Ratzinger, il timing e le presenze

Attività di controllo e sicurezza in piazza San Pietro in vista dei funerali del Papa Emerito © ANSA

Dal Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e quello tedesco Frank-Walter Steinmeier, che guideranno le due delegazioni ufficiali, passando per diverse case reali e ministri e rappresentanti istituzionali di molti Paesi, domani il mondo sarà rappresentato ad altissimi livelli ai funerali di Benedetto XVI.

Per l’Italia è attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ci saranno anche alcune migliaia di concelebranti: 3.700 sacerdoti oltre ai cardinali e ai vescovi. In piazza anche i rappresentanti delle altre Chiese cristiane, compreso il Patriarcato di Mosca, e anche leader delle altre fedi, dai musulmani agli ebrei.

Il funerale sarà preceduto dalla cerimonia con la quale, alle 8.45, la bara sarà trasportata dalla basilica al sagrato in Piazza San Pietro.

Seguirà la recita del rosario e alle 9.30 ci sarà la messa presieduta da Papa Francesco.

Quindi il rito della Ultima Commendatio e Valedictio.

L’ultimo atto sarà il trasporto della bara, attraverso la Basilica, alle Grotte vaticane per la tumulazione. Dai reali del Belgio ai presidenti di Ungheria e Polonia, saranno dunque numerose le personalità politiche che prenderanno parte ai funerali di Ratzinger.

Si tratta di partecipazioni “a titolo personale” in quanto le uniche delegazioni ufficiali previste dal cerimoniale sono quella italiana e quella tedesca.

Hanno confermato la loro presenza la madre del Re di Spagna, la Regina Sofia, il Re e la Regina del Belgio, Filippo e Mathilde, il presidente polacco Andrzej Duda, quello portoghese Marcelo Nuno Duarte Rebelo de Sousa, che ha anche decretato per domani un giorno di lutto nazionale nel suo Paese, quello ungherese Katalin Novak e il governatore della Baviera Markus Söder.

Ci sarà anche la Real Casa Savoia rappresentata da Clotilde e Vittoria.

Numerosi anche i leader religiosi che renderanno omaggio al Papa emerito. Tra questi hanno confermato la loro presenza il metropolita della Chiesa russa Antonij di Volokolamsk e una delegazione del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli.

Alle esequie del Papa Emerito Benedetto XVI in Vaticano, sarà presente anche una delegazione della comunità ebraica di Roma.

Per i musulmani il presidente dell’Ucoi Yassine Lafram e il vicepresidente della Coreis Yahya Pallavicini.

Forte la presenza degli ecclesiastici arrivati dal Paese di Benedetto. La Chiesa tedesca vedrà tra i concelebranti alle esequie almeno dieci vescovi, tra i quali il presidente della Conferenza episcopale monsignor Georg Baetzing, il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx e il cardinale dell’arcidiocesi di Colonia Rainer Maria Woelki. Non mancheranno rappresentanti degli atenei cattolici, come il rettore della Cattolica Franco Anelli.

Roma in festa, negozi chiusi ma piazze e ville riaprono

Dopo la tradizionale cena della vigilia e il cenone del 25, quest’anno offre molte opportunità di svago. A Piazza Navona tornano finalmente i ‘befanari’, e fino all’8 gennaio c’è ‘Christmas World’

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 Natale in famiglia per i romani. Sicuramente, come ogni anno, ma dopo la tradizionale cena della vigilia e il cenone del 25, per fuggire dall’inevitabile tombolata con la nonna la Capitale quest’anno offre molte opportunità di svago. Con le piazze, le ville e i quartieri più visitati e amati della città che tornano di nuovo protagonisti dopo due anni in cui il Covid ha bloccato tutto e tutti. Come Piazza Navona dove, dopo anni di ‘desertificazione’ dovuta alla battaglia legale contro i gestori delle bancarelle e il successivo blocco della pandemia, tornano finalmente i ‘befanari’, i banchi con dolciumi, giochi per ragazzi, oggetti natalizi, oltre al presepe, la giostra e il teatrino delle marionette Oppure come Villa Borghese, la più celebre e centralissima villa romana dove fino all’8 gennaio c’è ‘Christmas World‘, la manifestazione natalizia dove a disposizione di romani e turisti ci sono una pista di pattinaggio, la toy factory e tantissimi spettacoli live.

Inoltre sarà possibile passeggiare e vivere le atmosfere natalizie nel cuore di Berlino, Londra, Parigi, Tokyo, New York e al Polo Nord con la casa di Babbo Natale, ricreate da abili scenografi. Quest’anno altro appuntamento da non perdere è ‘Incanto di Luci’, la mostra d’arte sensoriale in scena all’Orto Botanico fino a domenica 8 gennaio 2023. Un mondo incantato, incorniciato dalla Città Eterna, in contemporanea con altre 18 località estere, come Parigi, Barcellona, Berlino, Francoforte, Dresda e Windsor, tra alberi magistralmente decorati, una grande slitta e grandi pacchi illuminati.

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Un modo diverso per passare il Natale, poi, è quello di girare per Roma per mercatini o ‘a caccia’ di alberi di Natale. Da quello più importante a Piazza San Pietro a quello più famoso (soprattutto se non proprio appariscente da meritarsi, in passato, il soprannome di ‘Spelacchio’) a Piazza Venezia, quest’anno alimentato da pannelli solari.

Poi c’è quello in piazza del Campidoglio che si illuminerà pedalando su una bicicletta/generatore ai piedi dell’abete: chiunque potrà contribuire, pedalando, a fornire l’energia necessaria all’accensione delle luci e della stella sulla sommità dell’albero. Poi ci sono l’albero luminosissimo in piazza di Spagna a quello fatto di bottiglie di plastica tra gli animali del Bioparco di Roma. Ora che sembra che il Covid faccia meno paura e sia sotto controllo tornano a riempirsi i cinema e a Natale gli esercenti torneranno a sorridere (anche grazie al ciclone ‘Avatar: La via dell’acqua’).

Nel primo natale post-pandemico i romani avranno anche l’opportunità di andare per negozi. Pochi, in realtà, quelli aperti sotto le feste, a parte quelli presenti nei centri commerciali dove il servizio di ristorazione sarà aperto sia il 25, dalle 18 alle 23, facoltativamente dalle ore 14, sia il 26, dalle 16 alle 23, sempre facoltativamente dalle 14. I negozi saranno chiusi a Natale e Santo Stefano, ma aperti sia alla vigilia che il 31 dicembre.

Stesso tipo di situazione per i negozi di Porta di Roma, aperti sia il 24 che il 31, dalle 10 alle 22. Al centro commerciale Anagnina, invece, il 24 e il 31 i negozi saranno aperti dalle 9 alle 20.30. Per quanto riguarda i negozi di abbigliamento, di tecnologia e di accessori, situati all’interno dei centri commerciali, il giorno di Natale resteranno chiusi, così come i negozi Decathlon, Ikea e Leroy Merlin. Stesso discorso per gli outlet che restano chiusi durante il giorno di Natale, domenica 25 dicembre 2022, e adottano anche orari ridotti per la vigilia di sabato 24.

agi.it

Papa Francesco: nella mangiatoia il senso del Natale, Dio è vicino, povero, concreto

La statua di Gesù Bambino attorniata da dodici bambini da tutto il mondo che portano omaggi floreali

Nell’omelia della Messa della Notte di Natale, il Papa invita a guardare la mangiatoia dove nasce Gesù, per far rinascere la fiducia nella sua vicinanza, la carità verso gli ultimi e la speranza “in chi l’ha smarrita” facendo “qualcosa di buono”. E denuncia che gli uomini, “affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli” nelle guerre

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Per ritrovare il senso del Natale” guardiamo Gesù adagiato nella mangiatoia: un piccolo oggetto, ma il segno “con cui Cristo entra nella scena del mondo”. E che ci dice che a Natale “Dio è vicino, rinasca la fiducia”, Dio è povero, per questo “rinasca la carità” e infine Dio è concreto, e “nel suo nome facciamo rinascere un po’ di speranza in chi l’ha smarrita!”. Prende spunto dalla mangiatoia di Betlemme, Papa Francesco, nell’omelia della Messa della Notte di Natale, per spiegare cosa Dio ci vuole dire in questa Notte santa. Una mangiatoia come quella sulla quale è posta la statua di Gesù Bambino svelata dal diacono dopo il canto della Kalenda, prima dell’inizio della celebrazione.

Per ritrovare il senso del Natale, guardiamo alla mangiatoia
Luca, nel suo Vangelo della natività, lo menziona per ben tre volte, sottolinea il Papa: con Maria, che pone Gesù “in una mangiatoia”; poi gli angeli, che annunciano ai pastori “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”; quindi i pastori, che trovano “il bambino, adagiato nella mangiatoia”. Intorno, a Betlemme “una situazione simile alla nostra: tutti sono presi e indaffarati per un importante evento da celebrare, il grande censimento, che richiedeva molti preparativi. In tal senso, il clima di allora era simile a quello che ci avvolge oggi a Natale”.

“La mangiatoia: per ritrovare il senso del Natale bisogna guardare lì. Ma perché la mangiatoia è così importante? Perché è il segno, non casuale, con cui Cristo entra nella scena del mondo. È il manifesto con cui si presenta, il modo in cui Dio nasce nella storia per far rinascere la storia.”
Nella mangiatoia Dio ci parla di vicinanza, povertà, concretezza
E attraverso la mangiatoia, chiarisce Francesco, Dio vuole dirci “almeno tre cose: vicinanza, povertà e concretezza”. Vicinanza, innanzitutto, perché “la mangiatoia serve a portare il cibo vicino alla bocca e a consumarlo più in fretta”. Così può simboleggiare “la voracità nel consumare” dell’umanità: gli uomini, anche oggi, “affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli. Quante guerre! E in quanti luoghi, ancora oggi, la dignità e la libertà vengono calpestate! E sempre le principali vittime della voracità umana sono i fragili, i deboli”.

Anche in questo Natale un’umanità insaziabile di soldi, potere e piacere non fa posto, come fu per Gesù, ai più piccoli, a tanti nascituri, poveri, dimenticati. Penso soprattutto ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia. Ma Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini.

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Coraggio, Dio ti fa rinascere “dove pensavi di aver toccato il fondo”
Nella mangiatoia “del rifiuto e della scomodità”, prosegue il Pontefice, c’è il problema dell’umanità: “l’indifferenza generata dalla fretta vorace di possedere e consumare”. Cristo nasce lì e in quella mangiatoia “lo scopriamo vicino”, viene “dove si divora il cibo per farsi nostro cibo”. Dio in Gesù “ci fa suoi figli e ci nutre di tenerezza. Viene a toccarci il cuore e a dirci che l’unica forza che muta il corso della storia è l’amore. Non resta distante e potente, ma si fa prossimo e umile”. Si fa vicino, spiega Papa Francesco, “perché gli importa di te”. Dalla mangiatoia ti dice: “Se ti senti consumato dagli eventi, se il tuo senso di colpa e la tua inadeguatezza ti divorano, se hai fame di giustizia, io, Dio, sono con te. So quello che vivi, l’ho provato in quella mangiatoia. Conosco le tue miserie e la tua storia. Sono nato per dirti che ti sono e ti sarò sempre vicino”.

“Coraggio, non lasciarti vincere dalla paura, dalla rassegnazione, dallo sconforto. Dio nasce in una mangiatoia per farti rinascere proprio lì, dove pensavi di aver toccato il fondo. Non c’è male, non c’è peccato da cui Gesù non voglia e non possa salvarti. Natale vuol dire che Dio è vicino: rinasca la fiducia!”

La fredda stalla ci dice che “le persone sono le vere ricchezze”
La mangiatoia di Betlemme ci parla però anche di povertà, continua il Papa. E’ in una fredda stalla, non nel caldo di un albergo, e Gesù nasce lì, attorniato solo da “chi gli ha voluto bene: Maria, Giuseppe e dei pastori; tutta gente povera, accomunata da affetto e stupore, non da ricchezze e grandi possibilità”. Ma queste, commenta Francesco, sono “le vere ricchezze della vita: non il denaro e il potere, ma le relazioni e le persone”. E “la prima ricchezza, è Gesù”. Ma noi, si chiede, “vogliamo stare al suo fianco? Ci avviciniamo a Lui, amiamo la sua povertà? O preferiamo rimanere comodi nei nostri interessi?”

Soprattutto, lo visitiamo dove Lui si trova, cioè nelle povere mangiatoie del nostro mondo? Lì Egli è presente. E noi siamo chiamati a essere una Chiesa che adora Gesù povero e serve Gesù nei poveri.Non è veramente Natale senza i poveri
E qui il Pontefice cita monsignor Oscar Romero, vescovo santo e martire, nel messaggio pastorale nel quale spiegava che: “La Chiesa appoggia e benedice gli sforzi per trasformare le strutture di ingiustizia e mette soltanto una condizione: che le trasformazioni sociali, economiche e politiche ridondino in autentico beneficio per i poveri”. Non è facile, ammette poi, “lasciare il caldo tepore della mondanità per abbracciare la bellezza spoglia della grotta di Betlemme, ma ricordiamo che non è veramente Natale senza i poveri”. “Fratelli, sorelle – è l’appello di Papa Francesco – a Natale Dio è povero: rinasca la carità!”
Gesù cerca una fede fatta di adorazione e carità, non chiacchiere
Infine, prosegue, “la mangiatoia ci parla di concretezza. Infatti, un bimbo in una mangiatoia rappresenta una scena che colpisce, persino cruda. Ci ricorda che Dio si è fatto davvero carne”. Gesù, “che nasce povero, vivrà povero e morirà povero – sottolinea il Papa – non ha fatto tanti discorsi sulla povertà, ma l’ha vissuta fino in fondo per noi”. Dalla mangiatoia alla croce, il suo amore per noi è stato tangibile, concreto: dalla nascita alla morte, “non ci ha amato a parole, non ci ha amato per scherzo!”. E dunque, “non si accontenta di apparenze. Non vuole solo buoni propositi”.

Lui che è nato nella mangiatoia, cerca una fede concreta, fatta di adorazione e carità, non di chiacchiere ed esteriorità. Lui, che si mette a nudo nella mangiatoia e si metterà a nudo sulla croce, ci chiede verità, di andare alla nuda realtà delle cose, di deporre ai piedi della mangiatoia scuse, giustificazioni e ipocrisie.
Non lasciamo passare Natale “senza fare qualcosa di buono”
Dio non vuole apparenza, ma concretezza, conclude Francesco. Per questo: “Non lasciamo passare questo Natale senza fare qualcosa di buono. Visto che è la sua festa, il suo compleanno, facciamogli regali a Lui graditi! A Natale Dio è concreto: nel suo nome facciamo rinascere un po’ di speranza in chi l’ha smarrita!”

“Gesù, guardiamo a Te, adagiato nella mangiatoia. Ti vediamo così vicino, vicino a noi per sempre: grazie, Signore. Ti vediamo povero, a insegnarci che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nelle persone, soprattutto nei poveri: scusaci, se non ti abbiamo riconosciuto e servito in loro. Ti vediamo concreto, perché concreto è il tuo amore per noi: Gesù, aiutaci a dare carne e vita alla nostra fede. Amen”

Preghiera in arabo perchè i responsabili “rigettino la violenza”
Nelle cinque preghiere dei fedeli, insieme a quelle in cinese, francese, portoghese e malayalam, l’invocazione, in arabo, al “Padre di tutti, che ama e dona la pace, affinché conceda a quanti hanno responsabilità politiche, sociali ed economiche il coraggio di rigettare la violenza e di costruire l’amicizia tra i popoli”. A portare l’omaggio floreale alla statua di Gesù Bambino, sono 12 piccoli dall’Italia, India, Filippine, Messico, San Salvador, Corea e Congo. Celebrante all’altare, nella Messa presieduta da Papa Francesco, il cardinale decano Giovanni Battista Re. Al termine della celebrazione, è lo stesso Pontefice, in sedia a rotelle, a portare il Bambinello al presepe della Basilica, mentre la schola canta “Tu scendi dalle stelle”

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