Comece e Kek. I leader delle Chiese europee invocano pace al confine polacco-ucraino

Messaggio pasquale congiunto del cardinale Hollerich (Comece) e del reverendo Krieger (Cec) in visita ad alcune delle strutture che accolgono e sostengono i profughi della guerra in Ucraina
Profughi ucraini nella biglietteria della stazione di Przemysl, nella Polonia orientale

Profughi ucraini nella biglietteria della stazione di Przemysl, nella Polonia orientale – Ansa

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Il cardinale Jean Claude Hollerich e il reverendo Christian Krieger, rispettivamente presidenti della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece) e della Conferenza delle Chiese Europee (Kek), hanno rilasciato un messaggio pasquale congiunto dal confine tra Polonia e Ucraina, dove fino a oggi sono in visita ad alcune delle strutture che accolgono e sostengono i rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina.

 

“Il mistero pasquale di Cristo ci porta al cuore dell’ingiustizia, della violenza e della sofferenza – si legge nel messaggio, riportato da Vatican News -, la storia della passione e della morte di Cristo riecheggia la sofferenza umana e le tragedie vissute in molte parti del nostro mondo, non da ultimo dagli ucraini, nel loro Paese e ovunque le strade dell’esilio li abbiano portati”. “In Cristo, Dio si unisce alla nostra umanità, prendendo su di sé i nostri limiti e il nostro odio, trasformando – proseguono Hollerich e Krieger – le nostre impasse, la nostra indignazione, i nostri sentimenti di fatalità e disperazione in speranza attraverso la fiducia in lui. Questa trasformazione – concludono – avviene nell’essere umano e nel mondo che Dio ama”.

I due presidenti, profondamente colpiti dall’immane tragedia umana riflessa negli occhi dei rifugiati che stanno incontrando, hanno espresso una sincera gratitudine a tutti i professionisti e volontari, alle autorità nazionali e religiose per la solidarietà concreta messa in atto per accogliere e sostenere le persone che hanno perso tutto a causa della guerra.

Oltre due milioni di persone, in gran parte donne e bambini, hanno attraversato la frontiera polacco-ucraina dall’inizio della guerra. È da qui, dal valico di frontiera Dorohusk-Yahodyn tra Polonia e Ucraina, che, in vista delle festività pasquali, Hollerich e Krieger hanno invocato la preghiera e l’azione per la pace in Ucraina e negli altri Paesi vittime di conflitti. In vista della Santa Pasqua, i presidenti di Comece e Cec invitano tutti a “continuare a credere nell’orizzonte che la grazia di Dio, manifestata in Cristo, apre davanti ai nostri occhi”.

Durante la visita in Polonia, i due presidenti visitano anche chiese locali di diverse confessioni, apprezzando così i molteplici progetti umanitari e gli sforzi per accogliere i rifugiati ucraini nel Paese. Il porporato e il reverendo sono ospitati dal Consiglio ecumenico polacco e dal vescovo di Lodz, Grzegorz Rys.

Il vescovo. «L’Ucraina attende papa Francesco e prega perché arrivi presto fra noi»

Parla il vescovo Skomarovski che guida la diocesi latina di Lutsk al confine con la Bielorussia. I sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio: «Li apriamo ogni volta se suonano gli allarmi»

Le bandiere dell'Ucraina vicino a una chiesa

Le bandiere dell’Ucraina vicino a una chiesa – Ansa

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Ogni volta che a Lutsk suona l’allarme antiaereo si aprono le porte della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. «Sono i nostri sacerdoti a farlo. Perché nei sotterranei abbiamo allestito un rifugio che viene messo a disposizione sia di giorno, sia di notte quando partono le sirene. Così chi è nelle vicinanze o abita nel quartiere ha l’opportunità di avere un luogo sicuro in cui ripararsi dagli attacchi», racconta il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski. Originario dell’Ucraina, 58 anni, già ausiliare di Kiev-Žytomyr, guida dal 2014 una diocesi di rito latino estesa quanto il Veneto e il Trentino-Alto Adige assieme. Il territorio abbraccia due regioni, quelle di Volyn e Rivne, al confine con la Polonia ma soprattutto della Bielorussia. E la pressione del Paese “alleato” di Mosca si fa sentire. «Dal momento che non sappiamo ancora se le truppe bielorusse prenderanno parte alla guerra, avvertiamo sempre come possibile la minaccia di un’invasione da parte della Bielorussia», afferma il presule. Per adesso le giornate sono segnate dalla paura, anche perché a metà marzo i missili hanno distrutto una base militare della zona. «I raid aerei sono parte del quotidiano – riferisce il vescovo –. Le sirene suonano a ripetizione. Ci sono stati momenti in cui sono scattate anche dieci volte in un giorno. L’allarme può durare un’ora, spesso cinque. E il tempo viene trascorso nei rifugi».

 

La Cattedrale cattolica dei Santi Pietro e Paolo a Lutsk in Ucraina

La Cattedrale cattolica dei Santi Pietro e Paolo a Lutsk in Ucraina – wikipedia.org

 

Qui, nell’Ucraina nord-occidentale, la guerra ha soprattutto il volto dei profughi. «A decine di migliaia sono giunti nella nostra diocesi dagli angoli occupati – dice Skomarovski –. Per questo ogni ucraino, indipendentemente dal luogo in cui si trova, vive sulla propria pelle il conflitto». E la Chiesa cattolica è in prima linea. «Siamo impegnati a tutto campo nell’assistenza ai fratelli e alle sorelle vittime dell’aggressione russa, agli sfollati interni e alle persone rimaste sole. Nei primi giorni di guerra, tantissimi hanno attraversato la nostra area per raggiungere la Polonia. Ma in molti sono rimasti anche qui. Ad oggi solo a Volyn contiamo più di 36mila rifugiati registrati».

 

A Lutsk i sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio antiaereo

A Lutsk i sotterranei della Cattedrale trasformati in rifugio antiaereo – wikipedia.org

 

La storia fa di Lutsk una città contesa su cui Putin ha messo gli occhi. Oggetto nei secoli delle mire delle potenze regionali rivali, dalla Russia alla Polonia, è finita anche sotto il dominio austro-ungarico. «Il passato ci consegna una realtà dove sono presenti molte nazionalità e varie religioni. Per questo la nostra città è stata chiamata la “seconda Roma d’Oriente” – riflette il vescovo –. Tuttavia siamo in tutto e per tutto una comunità ucraina. Non solo. Siamo anche una polis europea sin dal Medioevo. E ora sono proprio i valori europei che difendiamo. Il nostro popolo sta morendo per questo. Lottiamo per il diritto a essere uno Stato europeo libero e democratico di fronte a un nemico che non vuole accettare tutto ciò».

 

Il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski

Il vescovo di Lutsk, Vitaly Skomarovski – Avvenire

 

Eccellenza, papa Francesco ha detto che la visita in Ucraina è sul tavolo. Che cosa ne pensa?

Dallo scorso dicembre tutti i cattolici di rito latino del Paese pregano affinché possa concretizzarsi il viaggio di Francesco in Ucraina. Attendiamo davvero con impazienza l’arrivo del Pontefice. Le sue preghiere e il suo sostegno fattivo hanno per noi un valore inestimabile. Ci auguriamo che le nostre preghiere vengano ascoltate. Solo con il soccorso di Dio questa terribile guerra potrà finire e le forze del bene prevalere su quelle del male.

La preghiera è la prima arma?

Sicuramente. Con la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria che il Papa ha voluto, abbiamo invocato la Vergine perché preservi il nostro popolo e le città dal flagello della guerra e perché faccia germogliare sentimenti di pace in tutta l’umanità. Particolarmente forti sono le preghiere dei nostri bambini che stanno lasciando le loro case a causa dell’occupazione russa, che si nascondono nei rifugi, che sperimentano autentici orrori. Preghiamo con loro affinché ci sia pace nel mondo e nessun ragazzo, donna o uomo del pianeta soffra per un conflitto armato.

 

Alcuni sfollati ucraini davanti alle loro case bombardate

Alcuni sfollati ucraini davanti alle loro case bombardate – Reuters

Papa Francesco ha condannato «l’aggressione inaccettabile» e ha parlato di «strage».

 

L’esercito russo ha trasformato alcune città in cimiteri. Mariupol ne è un esempio. Abbiamo davanti agli occhi i corpi dei nostri connazionali lasciati lungo le strade oppure sepolti nei cortili delle case o nelle fosse comuni. La città intitolata alla Vergine Maria è una valle di lacrime. Quando ci siamo rivolti al Cuore Immacolato di Maria, abbiamo chiesto alla Madre di Dio che illumini anche le menti dei russi.

Il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, ha giustificato l’attacco russo. I cristiani si dividono sulla guerra?

I cristiani ma anche i credenti di altre religioni sono oggi uniti come non mai. Tutti pregano per la pace in Ucraina e nel mondo. Tutti condannano l’aggressione. Nel nostro Paese le fedi si trovano assieme per fronteggiare la medesima calamità e soccorrere la gente. Nelle preghiere comuni chiediamo aiuto per quanti ci difendono anche a costo della vita e invochiamo il Regno dei cieli per coloro che sono morti in questo primo mese di guerra.

 

I profughi in fuga dalle aree dell'Ucraina attaccate dai militari russi

I profughi in fuga dalle aree dell’Ucraina attaccate dai militari russi – Ansa

L’Europa sta facendo giungere ingenti aiuti all’Ucraina. E la Polonia, che dista poco da voi, si è mobilitata.

 

La Polonia ci è accanto, come il mondo intero: di questo siamo sinceramente grati. Il supporto che tocchiamo con mano diventa anche un volano per il morale di quanti hanno perso tutto in un istante. I carichi che entrano nel Paese vengono distribuiti in tutto il territorio. Ma purtroppo ci sono città in cui gli occupanti non consentono di recapitare gli aiuti umanitari: è ancora molto difficile inviare qualcosa a Mariupol. I militari russi sparano sui camion con i beni di prima necessità. Ma noi non ci arrendiamo e continuiamo a lavorare. Nella nostra diocesi la Caritas-Spes di Lutsk è in grado di portare aiuti in numerosi punti caldi del Paese: da Kiev a Kharkiv, fino a Žytomyr.

Il Papa ha fatto appello più volte alla comunità internazionale. La Santa Sede si è proposta come mediatrice tra Ucraina e Russia. Ma i negoziati faticano a decollare.

La guerra non giova a nessuna delle parti in causa. Auspichiamo assieme al mondo intero un cessate il fuoco e una soluzione rapida che ha nei canali diplomatici la via maestra. Sull’esempio di papa Francesco le nostre preghiere sono indirizzate anche alle autorità russe affinché si siedano ai tavoli negoziali. Nonostante oggi siamo impegnati sul campo a difendere la nostra patria, la vera vittoria sarà rappresentata soltanto dalla fine delle ostilità.

Patto Educativo Globale: rinviato ad ottobre l’incontro voluto dal Papa

Vatican News

L’evento mondiale sul tema “Ricostruire il patto educativo globale” previsto per il prossimo 14 maggio a cui il Pontefice ha chiamato tutti gli operatori e i responsabili del campo dell’educazione e della ricerca, si terrà tra l’11 e il 18 ottobre 2020. Le motivazioni sono legate alle incertezze che su scala mondiale si registrano a causa della diffusione del Coronavirus. Il Global Compact on Education, incontro promosso da Papa Francesco per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, avrà luogo tra l’11 e il 18 ottobre 2020. L’adesione al Patto sarà siglata il 15 ottobre. Lo fa sapere in un comunicato la Congregazione per l’Educazione Cattolica

Domenica 13 Dicembre 2015 Apertura della Porta della Misericordia

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LE INDICAZIONI PER LA CHIESA UNIVERSALE

Il Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, su mandato del Papa, ha pubblicato nelle scorse settimane il Rito di apertura della Porta della Misericordia nelle Chiese particolari. Ecco in sintesi le indicazioni affinché i parroci possano avvisare adeguatamente i fedeli nelle Messe di domenica 6 e martedì 8 dicembre — nonché tramite i bollettini e i siti parrocchiali — e invitando i fedeli a partecipare alla inaugurazione diocesana del Giubileo.

1. Il giorno dell’apertura: 13 dicembre 2015, terza Domenica di Avvento

Il Santo Padre Francesco nella Bolla Misericordiæ Vultus (= MV) ha stabilito che l’Anno Santo si aprirà per tutta la Chiesa l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e 50° della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. In Vaticano, quel giorno il Papa aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro. La domenica successiva, 13 dicembre, terza domenica di Avvento (o domenica Gaudete), si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Il Santo Padre ha stabilito che «nella stessa domenica in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa madre per tutti i fedeli… si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia» (MV 3).

2. Il luogo: la Cattedrale

L’Eucaristia che inaugura il Giubileo nelle Chiese locali con l’apertura della Porta della Misericordia sarà unica e verrà dunque celebrata nella Cattedrale. Il Papa nella MV ha indicato la possibilità di aprire una Porta della Misericordia anche nella concattedrale o in una chiesa di speciale significato (tipo i Santuari).

Come spiegato al nostro clero a settembre, l’indicazione della Commissione diocesana del Giubileo riunitasi quest’estate e fatta propria dal Vescovo con il suo Consiglio episcopale, è stata quella di aprire in Diocesi la Porta della Misericordia solo nella Cattedrale, valorizzando i pellegrinaggi giubilari presieduti dal Vescovo alla chiesa madre. Se l’indulgenza giubilare, oltre che a Roma nelle Basiliche papali, si potrà dunque ricevere attraversando la Porta della Misericordia della nostra Cattedrale, sarebbe impensabile che tutte le Confessioni richieste come condizione per l’indulgenza avvengano in Cattedrale! La Commissione ha perciò proposto di individuare per ogni Vicariato una o più chiese dette “della riconciliazione” (non sarebbe corretto chiamarle “chiese giubilari”), dove i sacerdoti di quella zona si impegnano a dedicare tempo ed energie durante tutto l’anno o in alcuni periodi specifici per mettersi al servizio delle Confessioni dei fedeli — è infatti il confessionale la Porta Santa dell’anima, secondo un’espressione efficace di Papa Francesco — e per prepararsi, meglio se comunitariamente, ai pellegrinaggi in Cattedrale.

3. Una solenne concelebrazione presieduta dal Vescovo

Un’indicazione che pare ovvia, ma che viene motivata sia per l’indole del giorno del Signore che per la tradizione ecclesiale e per la circostanza straordinaria dell’Anno Giubilare, è che il Vescovo diocesano presieda l’intera celebrazione. La Messa del 13 dicembre 2015 si configurerà come una Messa stazionale (vale a dire che si parte in processione da una statio, da una chiesa vicina alla Cattedrale). Come tale, i presbiteri (si sottintende il presbiterio nella sua unità e completezza) concelebrano con il Vescovo; i diaconi, gli accoliti e i lettori svolgono ciascuno il proprio ministero, e i fedeli sono convocati perché accorrano numerosi alla celebrazione.

4. Il segno specifico della celebrazione di apertura

«Nell’ambito della celebrazione eucaristica, il segno specifico dell’inaugurazione dell’Anno Santo straordinario à l’apertura della Porta della Misericordia e l’ingresso processionale della Chiesa locale — Vescovo, clero, popolo — nella Cattedrale, chiesa madre per tutti i fedeli, dove il Pastore della Diocesi svolge il suo magistero, celebra i divini misteri, compie la liturgia di lode e di supplica, guida la comunità ecclesiale».

Lo svolgimento della celebrazione si articola in cinque momenti:

  • la statio in una chiesa significativa e ampia;

  • il cammino processionale, che sarà il primo pellegrinaggio dell’Anno Santo (il pellegrinaggio è segno peculiare del Giubileo, perché, scrive il Papa, «icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza»);

  • l’apertura della Porta della Misericordia e l’ingresso in Cattedrale;

  • la memoria del Battesimo;

  • la celebrazione dell’Eucaristia.

5. L’apertura della Porta della Misericordia e l’ingresso in Cattedrale

«L’ingresso nella Cattedrale avviene attraverso la porta principale che, come eminente simbolo cristologico (cfr. Gv 10,7.9), costituisce la Porta della Misericordia, costante richiamo dell’indole di questo Giubileo straordinario». Verrà valorizzata la sosta sulla soglia della porta: «prima di varcarla, il Vescovo si fermerà e con lui si arresta tutta la processione; la sosta inoltre implica l’apertura della porta e l’ostensione solenne del Libro dei Vangeli, parola di misericordia, prima verso l’esterno e poi verso l’interno della Cattedrale. Terminata la sosta sulla soglia della porta, il Vescovo, recando il libro dei Vangeli, con i concelebranti e i ministri si dirige processionalmente verso l’altare; i fedeli si recano ai posti loro assegnati».

A partire dal giorno successivo fino al 13 novembre 2016, per passare attraverso la Porta della Misericordia, appositamente preparata per questo Giubileo e caratterizzata dall’iconografia di Gesù Buon Pastore che carica sulle sue spalle la pecorella smarrita (il riferimento è alla parabola che verrà proclamata all’inizio della celebrazione del 13 dicembre), l’accesso sarà dal portone di sinistra della nostra Cattedrale (quello, per intenderci, dalla parte del Battistero del Duomo).

6. Memoria del Battesimo e celebrazione dell’Eucaristia

Porta d’ingresso nella Chiesa comunità è il sacramento del Battesimo. Il rito di benedizione e di aspersione con l’acqua — il primo rito che verrà compiuto entrati in Cattedrale — ne costituisce memoria viva.

La celebrazione dell’Eucaristia — viene ricordato con un’ampia citazione del Messale Romano — è centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli. Per questo «essa costituisce il vertice della celebrazione di apertura del Giubileo».

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LE INDICAZIONI PER LA NOSTRA DIOCESI

1. La convocazione in Ghiara e inizio alle 15.30

Domenica 13 dicembre il clero, i diaconi, i religiosi, le religiose, le persone consacrate, i fedeli laici sono convocati nella Basilica della Ghiara. La Basilica sarà aperta dalle ore 15; i presbiteri si preparano in sacrestia, portando con sé solo il camice; ad ogni concelebrante verrà donata infatti la stola violacea del Giubileo. Anche i diaconi si preparano in sacristia, portando con sé sia il camice che la stola diaconale violacea. Tutti gli effetti personali verranno trasportati +nelle sacrestie della Cattedrale dal Gruppo Diocesano di Servizio, durante la processione.

Alle 15.30, nella Basilica della Ghiara, inizia la celebrazione di apertura del Giubileo con i riti di introduzione: canto dell’Inno del Giubileo, segno della croce e saluto, invito a benedire e lodare Dio, esortazione del Vescovo e orazione, proclamazione del Vangelo (Lc 15,1-7), lettura dell’inizio della Bolla di indizione del Giubileo straordinario.

Alle 15.45 partirà la processione che esce dalla Ghiara e, percorrendo la via Emilia, si raggiungerà la piazza del Duomo.

Alle 16.15 avverrà dunque il rito dell’apertura della Porta della Misericordia e, dopo l’ingresso in Cattedrale, si celebrerà la memoria del Battesimo, poi la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica della III domenica di Avvento.

2. Il gesto della carità nella Giornata diocesana della Caritas

All’inizio della Liturgia eucaristica, insieme al pane e al vino per il rendimento di grazie verranno portate all’altare le offerte raccolte per la Caritas diocesana nelle Messe del mattino in ciascuna chiesa parrocchiale, secondo la tradizione ormai consolidata nella terza domenica di Avvento. Come annunciato, le offerte di questa domenica che inaugura il Giubileo saranno destinate per realizzare una nuova opera-segno (analogamente alle due opere segno realizzate nel Giubileo del 2000, la Mensa Caritas e l’Hospice di Montericco): un dormitorio per coloro che ne necessitano, adiacente alla sede della Caritas Diocesana, in via Adua.

Il pane e il vino per la celebrazione saranno recati in processione da persone consacrate e da alcune famiglie, non dimenticando la grazia dell’Anno della vita consacrata e del Sinodo sulla famiglia. Saranno i diaconi permanenti o i referenti Caritas di ogni parrocchia / unità pastorale a consegnare nelle mani del Vescovo l’offerta per la carità.

3. Un crocifisso per ogni chiesa della riconciliazione e una stola per ogni presbitero

Al termine dell’Eucaristia, prima della benedizione, verranno annunciate le chiese della riconciliazione in Diocesi e ai parroci o rettori di queste chiese il Vescovo consegnerà il crocifisso del Giubileo da porgere al bacio dei penitenti.

La stola violacea del Giubileo che ogni presbitero indosserà fin dalla Ghiara sarà anch’essa un dono del Vescovo non solo per un ricordo di questa concelebrazione straordinaria, ma soprattutto per rammentare ad ogni sacerdote la grazia e il compito in questo Anno Santo di dedicare più preparazione e più tempo, con calma e distensione, per una dignitosa e fruttuosa celebrazione della Confessione secondo il Rito della Penitenza, affinché sia veramente una celebrazione della misericordia di Dio e della conversione dell’uomo. Si ricorda inoltre che il Papa ha concesso per questo anno a tutti i sacerdoti «la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono».

Ai sacerdoti, impediti di partecipare alla celebrazione di domenica 13 per anzianità o malattia o altra difficoltà, il Vescovo stesso (o tramite i Vicari foranei), consegnerà la stola giubilare preparata anche per loro, affinché si mettano a disposizione, per quanto possibile, per le Confessioni nelle parrocchie.

4. La sospensione delle Messe vespertine

Data la circostanza straordinaria dell’inaugurazione dell’Anno giubilare, si dispone che domenica 13 dicembre vengano sospese tutte le Messe vespertine nelle chiese del Centro storico. Per favorire la partecipazione di tutto il clero, diocesano e religioso, a questa concelebrazione unica, analoga determinazione può essere presa dai singoli parroci di tutte le altre parrocchie o unità pastorali della Diocesi, spiegando per tempo ai fedeli il motivo straordinario di questa decisione.

a cura di don *Daniele Casini

*Direttore Ufficio Liturgico Diocesi Reggio Emilia – Guastalla

Gente, cambiamento, inquietudine le tre parole del Papa a Firenze

Con il suo bel 30% di post, il discorso di Papa Francesco al Convegno della Chiesa italiana in corso a Firenze è stato, naturalmente, l’argomento preferito in questi giorni dai webmaster dell’informazione ecclesiale. Come promesso, eccomi dunque a raccontare le cose che, a leggere i loro titoli (ne ho scorsi una cinquantina), li hanno impressionati di più.
I numeri dicono che sono tre, e che si sono spartite equamente l’attenzione, fermo restando che un testo così ricco di spunti (da don Camillo modello di un «umanesimo cristiano popolare», alla «medaglia spezzata» grazie alla quale riconoscere i poveri, al riferimento liturgico al sangue che il Signore ha versato «per tutti») è stato ripreso con pari ricchezza, cosicché le tre correnti principali hanno accanto una decina di vivaci rivoli.
Una corrente è quella della vicinanza alla «gente» (lo dice otto volte), in particolare la più povera (di poveri e povertà parla con altrettanta frequenza) e di conseguenza della libertà dalle tentazioni della ricchezza e del potere. Un’altra corrente è quella che, con varie espressioni, ha puntato sull’idea del «cambiamento», del «nuovo» che il Papa ha proposto alla Chiesa italiana: espressioni che, alla lettera, ricorrono nel discorso una decina di volte, conferendogli evidentemente un certo sapore.
La terza corrente ha ripreso l’idea di «inquietudine»: concetto, questo, molto originale, rispetto agli altri due; nel discorso torna 4 volte, e in effetti costituisce la premessa del cambiamento: se non si è inquieti non ci si dispone in nessun modo a cambiare. La Rete ecclesiale, che è un luogo già di suo piuttosto inquieto, lo ha ben colto, tant’è che, oltre che nei titoli (alla pari dei giornali, come raccontava ieri qui il mio dirimpettaio Gennari), l’espressione «Chiesa inquieta» è quasi onnipresente nei testi. Anche se nessuno, mi dicono i robot, ha ricordato che il Papa chiedeva di «santamente inquietarci» anche nella Evangelii Gaudium: proprio il documento che ha raccomandato di approfondire.