15 agosto. L’Assunzione di Maria: cosa significa

Franceco Coghetti: Assunzione della Vergine

Ogni anno il 15 agosto la Chiesa cattolica ci invita a guardare con maggiore attenzione alla Madonna, a conoscerla meglio, a pregarla di più. Si festeggia infatti la solennità dell’Assunzione della Vergine Maria. Fu Pio XII con la Costituzione apostolica “Munificentissimus Deus” a proclamare «dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Cosa vuol dire dogma

Folla in Piazza San Pietro per il 50° di proclamazione del dogma

Folla in Piazza San Pietro per il 50° di proclamazione del dogma – Siciliani

Il dogma, come noto, è una verità di fede insegnata dalla Chiesa come rivelata da Dio. I dogmi mariani della Chiesa cattolica sono quattro. Oltre all’Assunzione, quello proclamato dal Concilio di Efeso (431) che attesta che «Maria è la Madre di Dio, visto che ha dato alla luce la Seconda Persona della Trinità, che si è fatta uomo per il nostro bene». Poi la perenne verginità di Maria (Concilio di Costantinopoli del 553) e l’Immacolata Concezione. A proclamare questo dogma fu l’8 dicembre 1854 Pio IX con la Costituzione apostolica “Ineffabilis Deus”, che spiega: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale».

Perché il 15 agosto

Folla in Piazza San Pietro per il 50° di proclamazione del dogma

Folla in Piazza San Pietro per il 50° di proclamazione del dogma – Siciliani

La scelta della data del 15 agosto per la solennità delll’Assunta ha un’origine piuttosto complessa. «Sembra dipenda – spiega il biblista e mariologo padre Alberto Valentini – dal fatto che a Gerusalemme, il 15 agosto – a partire dal V secolo – si celebrava il giorno di Maria madre di Dio. Verso l’inizio del VI secolo, anche sotto l’influsso degli apocrifi che cercavano di raccontare gli ultimi giorni della vita di Maria sulla terra, la festa del 15 agosto cambiò nome e significato, e fu designata con appellativi diversi: Assunzione, Transito e in particolare Dormizione, titolo che si imporrà in Oriente a partire dall’VIII secolo».

Il riposo di Augusto

Benedetto Diana: L'Assunzione della Vergine

Benedetto Diana: L’Assunzione della Vergine – Foto Mariga

Abbiamo detto che il dogma dell’Assunta risale al 1950 ma, spiega ancora padre Valentini,tale «proclamazione del dogma dell’Assunzione è il punto d’arrivo di un lungo cammino di fede, pietà e ricerca teologica, non solo della Chiesa cattolica, ma ancor prima dell’antica tradizione bizantina. Ne sono particolare testimonianza, in Oriente, le solenni e vibranti omelie sulla koímesis o dormizione della “Theotókos” (Madre di Dio) e, in Occidente, le tante chiese e cattedrali dedicate, nei secoli, alla Vergine assunta».
Il 15 agosto è naturalmente conosciuto anche come ferragosto, parola che deriva dalle Feriae Augusti, istituite a Roma nel 18 a.C.. Richiamavano il riposo di Augusto in onore dell’imperatore. In realtà veniva chiamata così la prima parte del mese di agosto tradizionalmente dedicata al relax e alle feste .Il 15 agosto come lo intendiamo adesso risale invece al ventennio fascista quando, dal 13 al 15 agosto venivano organizzate gite popolari attraverso treni speciali, inizialmente solo di 3ª classe, con prezzi molto scontati.

L’Angelus del Papa

Papa Francesco all'Angelus

Papa Francesco all’Angelus – Ansa

Il 15 agosto, solennità dell’Assunta, è, come si dice popolarmente, festa di precetto, con obbligo di partecipazione alla Messa. Il Papa reciterà la preghiera mariana dell’Angelus a Mezzogirono.

Santa Rita da Cascia 22 Maggio

Il suo santuario a Cascia, in Umbria, è meta ogni anno di migliaia di pellegrini. Moltissimi i miracoli che l’hanno vista protagonista. Mistica agostiniana, prima di entrare nel monastero di Santa Maria Maddalena era sposata con un uomo violento, del quale sopportò con pazienza i suoi maltrattamenti, riconciliandolo con Dio. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù Crocifisso

La figura di Santa Rita da Cascia è molto nota ma difficoltosa quando se ne vuole delineare un profilo che soddisfi lo storico e il devoto, perché le testimonianze letterarie sono più tardive rispetto a quelle iconografiche. A ciò bisogna aggiungere che la sua devozione ha provocato attorno a sé molta simbologia riguardante la vita umana, in particolare i simboli della spina sulla fronte e della rosa. L’una e l’altra insieme assommano simbolicamente il vissuto esistenziale di tante persone, costellato da ferite a guisa di spine che l’accompagnano, ma anche dalla speranza di poterle risanare rappresentata dal petalo della rosa fiorita. Tale fenomeno d’insieme, coagulatosi nella santa di Cascia, da una parte spinge il devoto a recarsi davanti alla sua urna, dall’altra spinge lo studioso e il sociologo religioso a rendere in qualche modo ragione della sua devozione attestata in tutto il mondo. Ad essa infatti ricorre gente afflitta da molti problemi, soprattutto familiari. Un sondaggio di Datamedia su i santi e la religiosità degli italiani, indica santa Rita invocata al secondo posto dopo sant’Antonio di Padova.
La letteratura su santa Rita dal canto suo la presenta come “una rosa che non appassisce mai”, “la santa dei casi impossibili”, costellata “più da spine che da rose”, come “la storia d’amore e di sangue, di vendetta e di perdono”, “l’esempio di santa Rita”. I profili biografici dell’Enciclopedia Treccani la qualificano come “la mistica agostiniana”.

Crocifisso dinanzi al quale, secondo una tradizione, santa Rita si ritrovò stimmatizzata

Crocifisso dinanzi al quale, secondo una tradizione, santa Rita si ritrovò stimmatizzata

LA SPIRITUALITÀ DEL CUORE

Rita, beatificata da Urbano VII nel 1627, canonizzata da Leone XIII il 20 maggio 1900, nell’anno 2000 è entrata far parte del calendario universale dei santi della Chiesa cattolica.
Rita visse negli anni 1381-1447/1457, nella cittadina di Cascia allora repubblica di circa sedicimila abitanti che rappresentava, per la sua situazione geografica, una convergenza commerciale e culturale di centri importanti, quali Firenze, Roma e Napoli. Le radici spirituali di santa Rita vanno cercate nella teologia affettiva o theologia cordis medievale di tradizione agostiniana che, con il primato del cuore, portava al desiderio dell’imitazione dell’umanità di Cristo Salvatore in tutto il proprio essere. Entro tale devozione, comune nel basso Medioevo, vanno capiti Francesco d’Assisi, Angela da Foligno, come altri santi stigmatizzati, quali, ad esempio, le agostiniane Chiara da Montefalco e la nostra Rita da Cascia. Bernardino da Siena, coetaneo di Rita (era nato appena un anno prima, nel 1380), aveva reso estremamente popolare tale devozione con il trigramma IHS (Gesù o Iesus hominum Salvator), che ancora campeggia come fregio prezioso sul palazzo municipale di Siena a piazza del Campo. Quel trigramma deve essere stato caro a quelli di Cascia (lo si trova ancora su tanti portali) in particolare a Rita, dato che l’anonimo pittore del suo sarcofago amò disegnarvelo sopra ben tre volte, alternandolo con quello di KPISTOS, a testimonianza della polemica allora in corso tra i teologi devoti dell’umanità di Cristo e quelli della sua divinità.
Alla predicazione del francescano Giovanni della Marca, cui viene collegata la stigmatizzazione della spina sulla fronte di  santa Rita, va aggiunto l’apporto teologico spirituale dell’agostiniano di Cascia, Simone Fidati (1295-1348), le cui spoglie mortali riposano nella basilica inferiore di santa Rita, assieme al miracolo eucaristico di cui fu confidente (un sacerdote portò a lui, impregnata di sangue, la pagina di un breviario che nascondeva un’ostia consacrata). Egli fu fondatore e padre spirituale di molti monasteri femminili e inoltre, con la sua opera De gestis Domini Salvatoris (Le azioni del Signore Salvatore), fece della devozione all’umanità di Cristo una chiave di lettura delle sacre Scritture e una categoria per far teologia, che allora si faceva con le categorie di Aristotele.

La più antica immagine conosciuta della Santa (1457)

La più antica immagine conosciuta della Santa (1457)

LA MORTE DEL MARITO VIOLENTO E L’ENTRATA IN MONASTERO

Rita (forse abbreviativo di Margherita), nata a Roccaporena, frazione di Cascia, all’età di diciotto anni andò sposa ad un giovane locale di nome Ferdinando Mancini, dal quale ebbe due figli. Rita non ne fu entusiasta, perché altre erano le sue aspirazioni, ma in quell’epoca il matrimonio non era tanto stabilito dalla scelta dei fidanzati, quando dagli interessi delle famiglie, pertanto ella dovette cedere alle insistenze dei genitori e andò sposa a quel giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, del quale “fu vittima e moglie”, come fu poi detto. Da lui sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il permesso di andare in chiesa. Con la nascita di due gemelli e la sua perseveranza di rispondere con la dolcezza alla violenza, riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile; fu un cambiamento che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie. Lui morì di morte violenta: gli venne teso un agguato vicino al mulino di loro proprietà presso il castello di Collegiacone, a metà strada tra Cascia e Roccaporena (in loco esistono ancora dei ruderi). Si trattò di un assassinio forse dovuto alle lotte politiche del tempo, ma molto più probabilmente per ritorsione verso di lui, perché convinto dalla moglie a tirarsi fuori da qualche clan cui aveva aderito.
Il prezzo pagato, per lui come per la famiglia, fu altissimo. La faida familiare locale, già con i figli che volevano vendicare l’assassinio del padre, tentò quell’escalation che non ha altre vie di uscita se non quella di altre morti. I figli morirono, forse di peste, prima che ciò accadesse, e Rita, rimasta sola, chiese di entrare nel monastero delle monache agostiniane di Santa Maria Maddalena in Cascia. Non fu facile assecondare il suo desiderio perché molto probabilmente dentro il monastero vi erano monache congiunte degli assassini del marito e non venne accettata. Rita tuttavia bussò ancora alla porta del monastero e, di fronte alle sue reiterate insistenze, le venne chiesto, come condizione per entrarvi, di prima riappacificare la sua famiglia con quelle degli assassini del marito. Da quel momento iniziò per lei un nuovo cammino di comprensione della strada della croce del Signore. Lei dovette avvicinare gli assassini del marito, cercarli e incontrarli per un reciproco perdonarsi.

Il 27 giugno 2010 nelle vicinanze della città di Santa Cruz, in Brasile, è stata inaugurata la statua religiosa cattolica più grande al mondo; è dedicata alla santa umbra Rita da Cascia. È alta 56 metri, 18 in più del Cristo redentore del Corcovado di Rio de Janeiro, che in precedenza deteneva il record d'altezza

Il 27 giugno 2010 nelle vicinanze della città di Santa Cruz, in Brasile, è stata inaugurata la statua religiosa cattolica più grande al mondo; è dedicata alla santa umbra Rita da Cascia. È alta 56 metri, 18 in più del Cristo redentore del Corcovado di Rio de Janeiro, che in precedenza deteneva il record d’altezza

LA “PACIERA DI CRISTO” CHE ENTRÒ IN MONASTERO A PORTE CHIUSE

Era la strada della pace che, aprendosi, chiudeva quella dell’assassinio e Rita la imboccò, divenendo nella storia delle famiglie una donna simbolo, capace di pace, disposta anche a pagarne il prezzo. La capacità di paciera l’aveva imparata certamente dalla sua famiglia Lotti-Mancini. Suo padre era infatti paciere (il nostro giudice di pace). La sua casa era visitata continuamente, e spesso di notte, da gente che chiedeva giustizia ma anche pace familiare e di vicinato, evitando di spargere sangue. L’ansia della pace segnò per sempre la vita della giovane Rita. L’iconografia l’ha immortalata in tanti miracoli di pace grazie alla sua intercessione, in particolare negli ex voto.

Il primo miracolo riguardò lei stessa: entrò a porte chiuse nella chiesa del monastero delle monache  agostiniane di Santa Maria Maddalena, aiutata – racconta l’iconografia – dai suoi tre santi protettori, sant’Agostino, san Giovanni Battista e san Nicola da Tolentino. Quando al mattino presto le monache, come di solito, si recarono in coro per l’ufficiatura divina, trovarono Rita in preghiera dentro la chiesa. Davanti a quel miracolo le monache che più si opponevano si arresero. Nel monastero, il suo animo si aprì alla partecipazione del vissuto di Cristo Salvatore, del suo dolore, sino a riceverne una spina che portò per quindici anni (da ciò è nata la devozione dei quindici giovedì di santa Rita).
Rita morì nel 1457. Alcuni studiosi tentano di spostarne la data dieci anni prima, vale a dire nel 1447, perché  così si ha nella vita di santa Rita scritta dall’agostiniano Agostino Cavallucci da Foligno, pubblicata a Siena nel 1610. Egli dice infatti che Rita morì il 22 maggio del 1447 nel giorno di sabato, anche se quell’anno il 22 maggio ricorreva di lunedi. Dal punto di vista delle fonti letterarie non si possiede una biografia della santa prima di quella del Cavallucci, anche se abbiamo notizie di una precedente, scritta da Giovanni Giorgio Amici nel 1552. Di fatto la biografia del Cavallucci costituì la base delle susseguenti biografie ritiane.

L’EREDITA SPIRITUALE

Rita, immortalata con la spina in mano nella celebre effigie dipinta sul suo sarcofago, è nell’atteggiamento di un maestro che chiede attenzione, anzi silenzio assoluto prima d’iniziare: lei conosce la scienza dell’imitazione di Gesù Salvatore e la trasmette ai suoi devoti. Sta in ciò l’essenza della devozione a santa Rita. Se la storia circa la conversione e l’uccisione del marito, come la morte dei figli, nasconde certamente un frammento delle violenze politiche e sociali del suo tempo, la sua azione di riappacificazione tra la sua famiglia e le altre che vi erano coinvolte, ha fatto di Rita da Cascia la santa dell’implorazione della pace familiare e di quella sociale. All’inizio del terzo millennio si è maturi al passaggio dalla devozione popolare alla santa di Cascia – spesso limitata alla gentile suggestione del rito della benedizione delle rose – alla devozione a Cristo Salvatore, fonte della riconciliazione con Dio e tra gli uomini, nella scia del vissuto di fede di Rita da Cascia.

Il corpo di santa Rita a Cascia nell'urna

Il corpo di santa Rita a Cascia nell’urna

I RESTI MORTALI

I resti della santa sono conservati a Cascia (Perugia), all’interno della basilica di Santa Rita, facente parte dell’omonimo santuario e fatta erigere tra il 1937 e il 1947 meta ogni anno di migliaia di pellegrini. Il corpo è rivestito dall’abito agostiniano cucito dalle monache del monastero, come voluto dalla badessa Maria Teresa Fasce, e posto in una teca all’interno della cappella in stile neobizantino.
Ricognizioni mediche effettuate nel 1972 e nel 1997 hanno confermato la presenza, sulla zona frontale sinistra, di tracce di una lesione ossea aperta (forse osteomielite)
, mentre il piede destro mostra segni di una malattia sofferta negli ultimi anni di vita, forse associata ad una sciatalgia. Era alta 1 metro e 57 cm. Il viso, le mani e i piedi sono mummificati, il resto del corpo, coperto dall’abito agostiniano, è in forma di semplice scheletro.

Famiglia Cristiana

 

25 GENNAIO 2023 Messa del Giorno CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO – FESTA

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Colore Liturgico Bianco
Antifona
So in chi ho posto la mia fede
e sono convinto che egli, giusto giudice,
è capace di custodire fino a quel giorno
ciò che mi è stato affidato. (Cf. 2Tm 1,12; 4,8)

Si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, che hai illuminato tutte le genti
con la predicazione del beato apostolo Paolo,
dona a noi, che oggi celebriamo la sua conversione,
di camminare verso te seguendo i suoi esempi,
per testimoniare la tua verità dinanzi al mondo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Prima Lettura
Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
At 22,3-16

In quei giorni, Paolo disse al popolo:
«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”».

Parola di Dio.

Oppure:

Ti sarà detto ciò che devi fare.

Dagli Atti degli Apostoli
At 9,1-22

In quei giorni, Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C’era a Damasco un discepolo di nome Ananìa. Il Signore in una visione gli disse: «Ananìa!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Ananìa: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome».
Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti?».
Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 116 (117)
R. Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga. (Cf. Gv 15,16)

Alleluia.

Vangelo
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Parola del Signore.

Sulle offerte
Accogli, o Padre, il nostro sacrificio,
e fa’ che lo Spirito Santo illumini la tua Chiesa
con quella fede che animò san Paolo
e lo fece missionario e apostolo delle genti.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione
Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato
e ha consegnato se stesso per me. (Gal 2,20)

Dopo la comunione
I sacramenti che abbiamo ricevuto, Signore Dio nostro,
accendano in noi l’ardore di carità del beato apostolo Paolo,
che portava nel cuore la sollecitudine per tutte le Chiese.
Per Cristo nostro Signore.

Fu Giovanni XXIII a indire 64 anni fa il Concilio Ecumenico Vaticano II

Concilio Vaticano II - Nel 60° anniversario dell'inizio un approfondimento su "L'Eco di Bergamo" - Diocesi di Bergamo

Accadde oggi, 25 gennaio 1959: il Papa indice il Concilio Vaticano. Fu Giovanni XXIII a indire 64 anni fa il Concilio Ecumenico Vaticano II. La sua convocazione fu annunciata dal Pontefice presso la sala capitolare del Monastero di San Paolo di Roma, al termine della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
I lavori conciliari ebbero luogo nel corso di quattro sessioni. Lingua ufficiale: il latino. Nella storia ecclesiastica, il Concilio Ecumenico Vaticano II fu quello che in assoluto diede rappresentanza alla maggior varietà di lingue ed etnie. Furono invitati ad assistere all’evento anche alcuni esponenti delle altre confessioni cristiane.
La prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II
La prima sessione iniziò nell’ottobre del 1962 e si interruppe a seguito della morte di Giovanni XXIII il 3 giugno del 1963. Pertanto, le altre tre sessioni furono convocate e presiedute dal suo successore Papa Paolo VI, fino al termine dei lavori: l’8 dicembre 1965, solennità dell’Immacolata Concezione.

Il ruolo dei vescovi
I vescovi cattolici discussero gli argomenti riguardanti la vita della Chiesa e la sua apertura alle istanze nel mondo moderno e contemporaneo. Il Vaticano promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti.

L’importanza del Concilio Vaticano II
L’importanza del Concilio Vaticano II è stata paragonata a quella del Concilio di Trento, ed il suo ruolo nel XX secolo e nel futuro della Chiesa è ancora oggetto di dibattito storico e dottrinale. Per questo, come il Concilio di Trento è stato il concilio della Controriforma (o “prima riforma cattolica”), il Concilio Vaticano II è stato ribattezzato il concilio della “seconda riforma cattolica”.
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