Leggere con i bambini? Aiuta a crescere insieme

Quando trovate allestita una saletta per letture dedicate ai bambini in una biblioteca o in un qualsiasi altro spazio, quasi sempre, se ci fate caso, solo le seggioline per i piccoli sono ordinate tutte in fila davanti al “palco”. Le sedie per gli adulti sono invece collocate in fondo alla sala: come a dire che quell’esperienza magica che sta per cominciare – cioè ascoltare storie – è un fatto che riguarda solo i bambini. Gli adulti possono fare altro: chiacchierare tra loro, giocare con il cellullare, guardarsi intorno e aspettare che tutto finisca. Possono anche andare a fare la spesa: succede a volte nelle biblioteche, mentre i bambini ascoltano le storie. Il desiderio che muove questo libro è invece del tutto opposto al messaggio che questi spazi indirettamente trasmettono. In queste pagine si vuole affermare che la lettura, anche quando i bambini sono piccoli e non sanno leggere, è un’esperienza da condividere con un adulto per rafforzare il legame e divertirsi. La lettura ad alta voce ha, infatti, il forte potere di mettere in relazione e di trasformare sia chi legge sia chi ascolta.

Non vi dico niente di nuovo? E invece sì, perché stimola nell’individuo anche la capacità di padroneggiare le proprie emozioni, di protendere verso la comprensione degli altri, di avvicinarsi affettivamente a chi ama e a sentirsi capace nel ruolo di genitore – o di zio/a, nonno o nonna, o di chi ha funzioni educative in generale – che sono veri processi psicologici alla base del suo benessere soggettivo. Adulti occupatevi della mente dei vostri bambini, non solo del loro corpo! Mi sembra essere il proclama di tutti coloro che osservo impegnati nella promozione della lettura in famiglia, me compresa.

Quando i bambini sono molto piccoli, infatti, noi adulti ci preoccupiamo di quello che entra nel loro organismo, ad esempio il cibo, e di rado ci chiediamo di quello che entra nella loro mente. Peccato! Un libro è, d’altronde, un oggetto culturale che un bambino può incontrare solo se al suo fianco c’è un adulto consapevole.

E nonostante ormai da anni i progetti a favore della promozione della lettura in età prescolare siano piuttosto diffusi, la conoscenza dei genitori a riguardo è ancora limitata. Un dato sconfortante, in quanto dalle ricerche emerge che sono proprio i genitori e non altre persone a migliorare le prestazioni dei bambini, ad esempio quelle linguistiche durante le sessioni di lettura. La psicologa Lynne Murray, che incontreremo anche più avanti, nel suo testo sulle prime relazioni del bambino ci spiega come sia impegnativo da parte dei genitori far imparare parole nuove ai loro figli e la lettura condivisa risulta essere l’attività più utile ed efficace per arricchire il vocabolario dei bambini prima dell’ingresso a scuola. Pensate che nel 2019 Nati per Leggere, il programma nazionale più conosciuto sulla lettura in famiglia, ha compiuto vent’anni e dal sito ufficiale si possono conoscere tutte le iniziative che ha messo in campo per festeggiare questo felice traguardo, come il convegno che si è tenuto a Roma il 26 settembre dal titolo Il vento dei 20. Nati per Leggere 1999-2019. Al suo esordio, la sfida del programma (tutt’ora attuale) era di unire due professionalità molto diverse, quali i bibliotecari e i pediatri di famiglia. Questo per riuscire a raggiungere un bacino di famiglie molto più allargato e far collaborare professionalità di ambiti diversi, ma con scopi simili: la salute delle persone fin dalla nascita. Oggi, l’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste ne ancora gli enti promotori e le colonne portanti.

Nell’ultimo decennio si sono inoltre diffusi a livello nazionale anche molti festival sulla lettura, tanto che l’Italia ne detiene il primato europeo per numero. Tutti quelli più noti si trovano alla voce “Festival, fiere e manifestazioni letterarie”, come spiega il Rapporto sulla promozione della lettura in Italia redatto a cura dell’Associazione Forum del libro. Il rapporto è interessante perché mostra, oltre alle criticità note del settore, l’energia e la vitalità che tante amministrazioni pubbliche e private investono nella promozione della lettura. Dal nord al sud in Italia si contano circa 1.200 manifestazioni culturali all’anno (ovviamente pre pandemia), sia rivolte agli adulti sia ai bambini.

Tutto questo a dimostrazione che la lettura e la letteratura rappresentano ciò che la psicologia definisce fattori protettivi: cioè quei fattori positivi che se promossi creano condizioni di vita più favorevoli e una maggiore consapevolezza negli individui. I fattori protettivi sono aspetti nella vita di una persona legati al benessere e a uno sviluppo armonico, riguardano la qualità delle relazioni e dell’ambiente in cui si vive. Sono capaci di mobilitare le risorse che ogni persona possiede e contrastano (anche se a volte non completamente) i fattori di rischio all’interno di una famiglia quali la povertà, un ambiente poco stimolante e/o altamente conflittuale, l’isolamento sociale e altri elementi considerati dannosi. La cultura, infatti, non è solo intrattenimento, ma fa bene alla salute. La partecipazione culturale è un investimento in longevità e dovrebbe essere considerata un’azione di welfare, come ci spiega Enzo Grossi dell’Università di Bologna, uno dei primi in Italia ad essersi occupato di questo legame. In un’intervista lo studioso ha spiegato che nutrirsi di cultura (leggere, andare al cinema, visitare mostre e frequentare teatri, viaggiare, ascoltare musica) promuove il benessere soggettivo, può allungare l’aspettativa di vita e contrastare il declino cognitivo dovuto all’età e allo svilupparsi di malattie croniche. La scienza dunque parla chiaro!

Ed è sempre bene ricordare che numerosi studi documentano quanto la lettura sia importante per lo sviluppo complessivo del bambino. Molti preziosi libri sul tema sono pubblicati: da Proust e il calamaro di Maryanne Wolf, a Nati sotto il segno dei libri di Luigi Paladin, fino al saggio Leggimi forte della studiosa Rita Valentino Merletti e del poeta Bruno Tognolini, solo per citarne alcuni.

D’altra parte, ricerche e libri si occupano prevalentemente del perché è importante leggere e considerano soprattutto gli effetti della lettura sull’apprendimento del linguaggio, sulla capacità di aumentare i tempi di attenzione e di concentrazione, e cioè sugli aspetti più cognitivi. Certo, da questi studi emerge anche la valenza della lettura sugli aspetti emotivi e affettivi dello sviluppo, e di come questa possa sostenere la relazione genirappresentano tore-bambino, ma non abbastanza quanto servirebbe. Inoltre sono a mio avviso studi unidirezionali, cioè prendono in considerazione solo gli effetti che la lettura può avere sul bambino, escludendo quelli che si verificano anche sul genitore.

La mia tesi è infatti questa: la lettura può favorire un buon attaccamento per il bambino e contemporaneamente aiutare a migliorare le capacità relazionali del genitore, e in senso più ampio arricchire il suo bagaglio educativo. In questo libro intendo spostare infatti l’attenzione sull’adulto e su come è bene che si approcci al bambino, anche neonato, per cogliere come entrambi si avvicinino e rinforzino il legame attraverso i libri e la lettura condivisa. A tal fine vi sarà utile sapere che la teoria dell’attaccamento, come sostiene Franco Baldoni dell’Università di Bologna, è diventata un vero e proprio paradigma di riferimento per diversi ambiti di ricerca e si è aperta a prospettive ricche di potenzialità sia per la psicologia dello sviluppo che per la psicoanalisi. Baldoni lo scrive nel suo testo scientifico La prospettiva psicosomatica (Il Mulino) in cui propone di studiare l’essere umano integrando i suoi aspetti psicologici, sociali e biologici. Un punto di vista che condivido e che considero la base di partenza per queste mie riflessioni.

I concetti base

Quella forma di legame che si stabilisce da subito tra un genitore e un figlio, e che permette al bambino in futuro di avere fiducia in se stesso è detto, in termini più tecnici, attaccamento. Il come si sviluppa questo legame dipende dal modo in cui i genitori rispondono al bambino. Se i genitori rispondono in modo sufficientemente adeguato, il bambino sviluppa una buona relazione con loro e con se stesso e di conseguenza si sente sicuro per incontrare il mondo. Per un genitore rispondere in modo “adeguato” al proprio figlio significa riuscire a comunicare in modo empatico e a sintonizzarsi affettivamente con lui fin dalla nascita. E se ora vi state chiedendo se fare il genitore è una competenza naturale oppure è necessario impararla, possiamo dire che l’essere in grado per un genitore di comunicare con i propri figli è una capacità che non dovrebbe essere scontata o data a priori, solo per il fatto di esserlo diventato biologicamente. Gli “ostacoli” sono da ricercare nella propria storia personale (di figlio/a ad esempio), transgenerazionale e sociale. Per alcune persone “mettersi in relazione” è un processo più naturale, per altre invece può essere un lungo apprendistato.

Veniamo al concetto di lettura. Per lettura intendo la lettura ad alta voce, quella condivisa (o congiunta) e dialogata come una forma di interazione sociale che può aiutare un adulto e un bambino a comunicare, a interagire, ad arricchire il legame e anche a renderlo più forte. La qualità dei testi e dei libri che si scelgono, la voce del genitore con il suo ritmo e il suo tono, il linguaggio con la sua espressività e le sue parole, i dialoghi con le pause, la prossimità che induce il guardarsi negli occhi, l’intimità, la confidenza, cioè tutto ciò che la lettura favorisce, se utilizzato, amplifica la capacità e la potenza comunicativa dell’adulto e la rende anche qualitativamente migliore.

La lettura poi, a mio avviso, aiuta a sviluppare due caratteristiche, il controllo delle emozioni e l’andare verso gli altri che, come ci spiega sempre Baldoni, si imparano nei primi mesi grazie a una buona interazione con la madre, e sono fondamentali per strutturare la nostra personalità. Se ci pensate, sono funzioni con le quali facciamo sempre i conti nella quotidianità anche da adulti.

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RISORSE

Un libro con i piccoli È fondamentale per lʼapprendimento del linguaggio e la capacità di aumentare i tempi di attenzione e di concentrazione

La lettura con i piccoli migliora anche le capacità relazionali dei genitori

Covid. Vaccini ai bambini, si parte il 16 dicembre. La “guida” dell’Istituto di sanità

L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato le faq per i vaccini ai bambini dai 5 agli 11 anni. Importante non dare farmaci antidolorifici prima della vaccinazione
Vaccini ai bambini, si parte il 16 dicembre. La "guida" dell'Istituto di sanità

Foto Ansa

La campagna vaccinale anti covid per i bambini nella fascia di età 5-11 anni partirà il prossimo 16 dicembre. La prima quota di dosi di vaccino pediatrico destinate all’Italia è di circa 1,5 milioni e la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo ne ha già programmato la distribuzione. Successivi approvvigionamenti sono previsti a partire da gennaio 2022. È quanto si legge in una circolare firmata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Si raccomanda la priorità ai bambini “con elevata vulnerabilità e a quelli “conviventi con soggetti immunodepressi o con elevata fragilità al covid per età e/o fragilità”.

Intanto l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato nel sito web un primo piano dedicato alla vaccinazione anticovid proprio ai bambini dai 5 agli 11 anni. Qui vengono fornite le risposte alle domande più frequenti e si specifica anzitutto che il vaccino pediatrico approvato dall’Ema per tale fascia d’età è prodotto da Pfizer-Biontech e ha lo stesso principio attivo mRna di quello per gli adulti, ma viene inoculato con una dose corrispondente a circa un terzo rispetto a quella per gli adulti.

Importante la raccomandazione dell’Iss a non somministrare «farmaci antidolorifici prima della vaccinazione per cercare di prevenire eventuali effetti collaterali». Giusto informare il medico vaccinatore su eventuali episodi di allergie avuti dal bambino e si raccomanda che «durante la vaccinazione il bambino deve stare seduto o sdraiato».

Dopo l’inoculazione, i piccoli pazienti dovranno «attendere 15-30 minuti sotto osservazione prima di lasciare il centro vaccinale», così da monitorare l’eventuale comparsa di reazioni allergiche e poter intervenire tempestivamente.

A proposito di effetti collaterali, l’Iss spiega che «nel braccio dove è stata fatta l’iniezione potrebbero verificarsi dolore, rossore e gonfiore». Potrebbero inoltre manifestarsi sintomi di lieve entità, quali «stanchezza, mal di testa, dolori muscolari, brividi, febbre e nausea», risolvibili in 24 / 48 ore.

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Una grande bambola di cartapesta sta facendo il giro del mondo e dal 7 al 19 settembre arriva in Italia. Il progetto si chaima The Walk_Il Cammino, il più grande Festival itinerante mai realizzato in favore dei diritti dei bambini rifugiati

The Walk è il lungo viaggio che la Piccola Amal, il cui nome in arabo significa Speranza, compirà alla ricerca di sua madre. Durante i 4 mesi del suo lungo cammino, la Piccola Amal, una marionetta alta tre metri e mezzo che rappresenta una bambina siriana rifugiata di 9 anni, creata dalla Handspring Puppet Company, è partitadal confine tra Siria e Turchia per arrivare come ultima tappa nel Regno Unito.
Come sottolineano Roberto Roberto e Ludovica Tinghi, produttori italiani di The Walk: “Nulla più dell’arte riesce a smaterializzare i confini e a suscitare empatia. La Piccola Amal è una bimba di 9 anni, è senza madre ed è in fuga da una guerra. E la sua carica vitale è inestimabile. La piccola Amal rappresenta milioni di bambini rifugiati del mondo: come non accogliere a braccia aperte tutte le Amal del Mondo?”
Tra il 7 ed il 19 settembre 2021, la Piccola Amal sarà accolta in Italia da grandi eventi culturali, spettacoli pubblici ed eventi di comunità in 14 città e piccoli centri. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero e sono stati progettati in collaborazione con i partner locali che hanno aderito al progetto, per partecipare ad uno dei Festival itineranti più avventurosi mai realizzati: il pubblico infatti, potrà seguire giorno per giorno il viaggio della Piccola Amal, sia attraverso i canali social, sia partecipando di persona agli eventi in programma.
La Piccola Amal rappresenta 34 milioni di bambini rifugiati e sfollati, molti dei quali separati dalle loro famiglie. Il suo messaggio al mondo è “Non dimenticatevi di noi”.
La squadra che anima la Piccola Amal è composta da dieci marionettisti, due dei quali hanno un passato da rifugiati e, a loro volta, hanno compiuto il percorso dalla Siria al Regno Unito. La marionetta è realizzata in canna modellata e fibra di carbonio.

IL CAMMINO
Il viaggio della Piccola Amal iniziato il 27 luglio a Gaziantep, al confine tra Siria e Turchia, è proseguito per altre 13 città prima di raggiungere la Grecia, dove ad Atene, per paura di perdere la strada, la Piccola Amal lega ad un lampione un filo rosso che, srotolandosi, segna il suo percorso attraverso la città, fino a incontrare una marionetta Minotauro creata da UNIMA-HELLAS. Dalla Grecia sarà la volta dell’Italia, in cui la Piccola Amal arriverà il 7 settembre.

Di seguito le tappe del suo viaggio in Italia:

– Bari – 7 settembre, – Scampitella (AV) – 8 settembre – Napoli – 8 e 9 settembre – Roma – 10 – Genazzano (RM) – 10 settembre – – Roma – 11 e 12 settembre – Spoleto (PG) – 14 settembre –
– Assisi (PG) – 14 settembre – Firenze – 15 settembre – Bologna – 16 settembre – l
– Milano – 17 e 18 settembre
(Famiglia Cristiana)

 

Attraverso una favola illustrata il libro “Il cavaliere la principessa e il virus invisibile” affronta le paure e le domande dei più piccoli. E aiuta anche i genitori a confrontarsi con la pandemia senza ansie

Famiglia Cristiana

Una favola, un ragazzo, anzi due, che affrontano il male. Spiegare il coronavirus ai bambini è semplice. Se hai la matita di Franz Pagot e un modo chiaro di raccontare. Il libro Il cavaliere, la principessa e il virus invisibile (a cura di Cinzia De Martin e i cui proventi andranno all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze) risponde alle domande più ricorrenti e mette in guardia dalle insidie che potrebbero farci ammalare di Covid  Con l’ausilio di virologi, psicologi ed esperti, l’autore, attraverso una favola ben strutturata, veicola messaggi rassicuranti su come affrontare il pericolo. L’igiene delle mani, il contatto con gli animali domestici, la distanza tra le persone sono spiegate in modo da non creare ansia, ma anche senza nascondere il male della pandemia. D’altra parte, come ricorda l’autore con le parole di Chesterton all’inizio del testo (che può anche essere scaricato in versione animata al link https://youtu.be/jr7u-IcBLVM) «Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono.Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi»

Il Natale raccontato ai bambini dai capolavori degli Uffizi

Il museo di Firenze metterà a disposizione dei più piccoli delle sale virtuali per spiegare i capolavori dell’arte ispirati dalla Natività

Alcune delle opere che faranno parte dell'iniziativa "Uffizi sotto l'albero"

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Niente come l’arte può raccontare la suggestione e l’atmosfera della notte santa. La pittura di Botticelli, Gentile da Fabriano, Lorenzo Monaco, Hugo van der Goes, Albert Dürer, Leonardo Da Vinci, Cosimo Rosselli, Correggio o Luca Giordano, può introdurre anche i più piccoli nel mistero dell’Incarnazione.

Sale virtuali per i bambini

Proprio ai bambini si rivolge l’iniziativa natalizia “Uffizi sotto l’albero”. Le presitigiose gallerie fiorentine, chiuse a causa dell’emergenza coronavirus, mettono a disposizione sale virtuali capaci di accogliere dieci bimbi ciascuna: al loro interno narratori esperti del Dipartimento per l’Educazione illustrano ai visitatori la Natività attraverso due opere selezionate da una speciale lista. La proposta degli Uffizi è pensata anche come un’originale idea regalo, un modo per sentirsi vicini nel periodo natalizio in quest’anno così particolare. Le iscrizioni sono aperte da lunedì 14 dicembre attraverso l’indirizzo email  ga-uff.scuolagiovani@beniculturali.it

Riunire chi era lontano

Ricevuta la richiesta, le Gallerie degli Uffizi forniscono un link per attivare la sala, a cui potranno accedere da ogni parte del mondo anche amici e parenti lontani. Tutti potranno interagire con il narratore durante l’incontro che avrà una durata di circa 40 minuti. Le conversazioni potranno svolgersi anche nella lingua dei segni, Lis, o in altre lingue europee. Maggiori informazioni e costi sono disponibili sul sito degli Uffizi, dove è possibile consultare anche la lista dei dipinti disponibili: www.uffizi.it/visite-speciali/uffizi-sotto-l-albero .“Sarà un’occasione –  spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – per legare l’apprendimento al divertimento. E sarà un’opportunità unica per avvicinare anche coloro che sono fisicamente distanti, per chiamare a raccolta amici e parenti lontani, unendo affetto e conoscenza in occasione della festività più amata dell’anno”

vaticannews

L’altra epidemia obesità in crescita

Avvenire

Insieme a quella di Covid19, c’è un’altra epidemia che rischia di fare molti danni sul lungo periodo: l’obesità.

Costretti in casa, annoiati e sconsolati, i bambini finiscono per mangiare più del necessario. Il problema è descritto dalla Sip, la Società italiana di pediatria: impossibilitati a uscire, con le palestre chiuse e le piscine pure, i bambini sono diventati – loro malgrado – sedentari.

Non solo: il tempo trascorso davanti a uno schermo è aumentato a dismisura, complice in fatto che molti – soprattutto gli adolescenti – seguono le lezioni a distanza.

Anche i compiti da inviare per il controllo alle insegnanti sono in versione digitale, e poi ci sono i consueti momenti dedicati ai videogiochi, alla televisione, a YouTube… Il consiglio è sempre il solito: limitare gli spuntini dolci e salati, e inventarsi nuovi sport da salotto. Aspettando tempi migliori.

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Il racconto. Dino, la farfalla e il castello senza tempo

L’unica favola per bambini scritta da Bufalino torna in libreria con una introduzione di Nadia Terranova e le illustrazioni di Lucia Scuderi. Una storia magica sulla noia, la morte. E quindi, la vita

Una illustrazione di Lucia Scuderi per la 'Favola del castello senza tempo' (Bompiani)

Una illustrazione di Lucia Scuderi per la ‘Favola del castello senza tempo’ (Bompiani)

avvenire

Favola del castello senza tempo.
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«Cugnu, Cutugnu, Bacalanzìcula ». La formula magica per entrare nel mondo incantato di Gesualdo Bufalino è questa. Tre parole di musicalità immaginaria, un «Apriti sesamo » a modo suo. E la favola comincia. «Una volta un ragazzo di nome Dino entrò in un bosco nero. Era stata una farfalla a tirarselo dietro con la lusinga dei suoi colori, una farfalla quale lui non aveva mai visto». È una Acherontia atropus, una falena che sul dorso ha una macchia a forma di teschio: un nome che origina dal fiume Acheronte che conduce all’Aldilà e dal mito di Atropo. Eccolo Bufalino, don Dino per gli amici, sempre lì a “giocare” con la morte – «il più cocciuto dei fatti» – come per esorcizzarla, anche quando per la prima e unica volta si cimenta in un testo espressamente dedicato ai lettori più piccoli: la Favola del castello senza tempo, una chicca che in occasione del centenario della nascita dell’enigmatico scrittore siciliano Bompiani pubblica con una accurata introduzione di Nadia Terranova a cui si deve la riscoperta dell’opera e con le superbe illustrazioni di Lucia Scuderi.

Ad animare questo viaggio nella fantasia è una domanda che suona più o meno così: cosa c’è peggio della morte? E la risposta: il «non morire». Restare sospesi in uno stato di immobilismo, condannati all’immortalità, «da un signore invisibile che ci ha voluto eterni, per non essere solo nella sua sterile eternità», che nega «fame e sete». Nel castello senza tempo abitano «i più antichi uomini scampati al diluvio», «creati quando ancora non c’era il tempo», che «non invecchiano mai, non si corrompono mai», non conoscono «riso né lacrime», il loro «stato è di pigro appagamento, di monotona inappetenza», prigionieri dunque del tempo che lì non fa il suo dovere. «Ora può dirsi, questo, felicità? Sapessi cosa non daremmo per una spina di passione, un amore un odio, uno strazio, una malattia!». Chi può salvare allora queste anime «condannate» a una inquieta immortalità? E come? Un bambino, di nome Dino, “armato” di tre qualità: giovinezza, coraggio e innocenza, e con tre parole magiche: « Cugnu, Cutugnu, Bacalanzìcula » (il cuneo, il melo cotogno e l’altalena, tanto per tradurre dal siciliano di Bufalino). «La favola – spiega nell’introduzione, Nadia Terranova – gli fu chiesta da Giorgio Tabanelli, regista e intellettuale, per una collana che allora curava per l’editore Cartedit, chiamata proprio “Racconti del Castello senza Tempo”, Giorgio Saviane, Mario Soldati. Tabanelli telefonò a Bufalino e lui ripose di non avere una favola nel cassetto, ma che gliel’avrebbe scritta apposta. Fu di parola, e il racconto uscì illustrato da Maria Letizia La Monica, moglie di Tabanelli, che curava il progetto grafico. Questo libro un po’ dimenticato finì quindi, insieme alle edizioni e alle traduzioni di tutti i libri di Don Gesualdo, alla Fondazione, dove mi fu mostrato da bibliotecario Giovanni Iemulo, che negli anni ha tenuto viva la memoria facendo laboratori sul testo con i bambini della provincia ragusana».

Così la Favola del castello senza tempo ora può essere narrata a tutti. Nuovamente. In quel mondo sospeso, fra la vita e la morte. Addentrarsi con Dino nel bosco e vivere la notte nel castello senza tempo prima di liberare quella anime (e pure noi) al suono del «drin drin fragoroso d’una sveglia» che al mattino fa ripartire… il tempo. Con la certezza dell’aforisma di Bufalino lasciato fra le pagine del Malpensante e che Terranova mette nell’incipit del suo testo: «I fatti sono cocciuti, la morte è il più cocciuto dei fatti». Con buona pace del “carceriere” del tempo. Un tempo tutto da vivere. Fra una notte e l’altra. Fra fiaba e realtà. Prima che arrivi Atropo. Cugnu, Cutugnu, Bacalanzìcula.

 

Bambini. Un centro estivo on line insegna (anche) gli scacchi

Un centro estivo online per piccoli scacchisti che dal nord al sud Italia, isole comprese, farà incontrare bambini e ragazzi per fare comunità e condivisione all’insegna del divertimento e dell’educazione alla pace, non senza il sano agonismo e la voglia di stare insieme anche nella fase 3 dell’Italia alle prese con il Coronavirus. A fare la prima mossa l’Asd Frascati Scacchi e il Centro sportivo italiano che fino al 28 giugno daranno il via al “Centro estivo scacchi on line” in collaborazione con il Museo degli Scacchi di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

Ci sono iscritti dal Piemonte fino alla Sicilia per vivere uno sport che mette insieme tradizione e nuove tecnologie per far vivere a bambini e ragazzi un’esperienza unica nel suo genere che fa respirare anche le famiglie dopo i mesi di chiusura per via dell’emergenza sanitaria.

L’istruttrice: così s’impara a fare comunità

“Il centro estivo scacchi online prevede due intense ed inconsuete settimane di attività scacchistiche – spiega Carla Mircoli, educatrice e istruttrice di scacchi che ha ideato l’originale centro estivo -. Alle lezioni teoriche, alle analisi di partite storiche, ai test, agli esercizi ed ai tornei si alterneranno laboratori creativi molto particolari. I bambini seguiranno le lezioni dei più innovativi istruttori italiani ed agli scacchi si affiancheranno una serie di attività molto speciali ed interessanti”.

Enigmistica, coding, racconti… e la gita

L’iniziativa ha trovato subito l’accoglienza dei bambini dai 6 ai 14 anni. Tra le tante attività prevede enigmistica, coding, steam, racconti, libri e film a tema scacchistico, ma anche “scacco al bullo”, un’iniziativa che si inserisce in un percorso che l’Asd Frascati Scacchi ormai da anni ha intrapreso nelle scuole e in ambito associativo. Ma non finisce qui: il centro estivo scacchi on line si concluderà con la recita finale, sempre online dei bambini, e la gita virtuale al Museo degli scacchi, con partenza da Frascati e arrivo a Mazara del Vallo, in Sicilia, sede del museo diretto da Nino Profera. “Sarà un’esperienza coinvolgente e immersiva che farà vivere attraverso le piattaforme multimediali la storia di questo originale museo scacchistico, ma anche scoprire le bellezze di una città, Mazara del Vallo, da sempre luogo multiculturale e crocevia di popoli e culture diverse – aggiunge Carla Mircoli -. Andare, seppur virtualmente a Mazara del Vallo, significa anche riscoprire attraverso il gioco degli scacchi la bellezza dello stare insieme e perché no lanciare anche un messaggio di pace da quel Mediterraneo da dove è arrivato il gioco degli scacchi”.

Al Torneo on line 540 giocatori dal mondo

Ad accogliere ed arricchire questa iniziativa un altro istruttore Rosario Lucio Ragonese che, in tempo di pandemia, ha organizzato, sempre con il Centro Sportivo Italiano il “1° Gran Torneo di Scacchi on line” a cui hanno partecipato ben 540 giocatori da tutto il mondo. Un’iniziativa che ha trovato l’adesione di istruttori innovativi come Carlo Alberto Cavazzoni, autore di numerosi libri di storie e fiabe sugli scacchi, e Sebastiano Paulesu, “papà” del metodo ideografico negli scacchi. Ad aderire all’iniziativa anche Dayamy Cobas Ferrer, già istruttrice di scacchi nelle scuole cubane, il Maestro Internazionale Pierluigi Piscopo, il Maestro Fide Marco Corvi, la Maestra Fide Femminile Daniela Movileanu pluricampionessa Italiana e il noto Maestro Riccardo Del Dotto.

“Abbiamo cercato di dare scacco matto al Coronavirus, se così si può dire, come ha fatto la FIDE, la Federazione Internazionale di Scacchi, per dare un’opportunità creativa a coloro che hanno dovuto trascorrere molte ore a casa – dice Rosario Lucio Ragonese, Direttore Tecnico dell’Asd Frascati Scacchi -. Abbiamo trovato una sponda nei dirigenti del Csi, il Centro sportivo italiano. Ora siamo di nuovo insieme per questa iniziativa del centro estivo scacchi online, in attesa di vederci presto in presenza”.

da Avvenire