Leggere con i bambini? Aiuta a crescere insieme

Quando trovate allestita una saletta per letture dedicate ai bambini in una biblioteca o in un qualsiasi altro spazio, quasi sempre, se ci fate caso, solo le seggioline per i piccoli sono ordinate tutte in fila davanti al “palco”. Le sedie per gli adulti sono invece collocate in fondo alla sala: come a dire che quell’esperienza magica che sta per cominciare – cioè ascoltare storie – è un fatto che riguarda solo i bambini. Gli adulti possono fare altro: chiacchierare tra loro, giocare con il cellullare, guardarsi intorno e aspettare che tutto finisca. Possono anche andare a fare la spesa: succede a volte nelle biblioteche, mentre i bambini ascoltano le storie. Il desiderio che muove questo libro è invece del tutto opposto al messaggio che questi spazi indirettamente trasmettono. In queste pagine si vuole affermare che la lettura, anche quando i bambini sono piccoli e non sanno leggere, è un’esperienza da condividere con un adulto per rafforzare il legame e divertirsi. La lettura ad alta voce ha, infatti, il forte potere di mettere in relazione e di trasformare sia chi legge sia chi ascolta.

Non vi dico niente di nuovo? E invece sì, perché stimola nell’individuo anche la capacità di padroneggiare le proprie emozioni, di protendere verso la comprensione degli altri, di avvicinarsi affettivamente a chi ama e a sentirsi capace nel ruolo di genitore – o di zio/a, nonno o nonna, o di chi ha funzioni educative in generale – che sono veri processi psicologici alla base del suo benessere soggettivo. Adulti occupatevi della mente dei vostri bambini, non solo del loro corpo! Mi sembra essere il proclama di tutti coloro che osservo impegnati nella promozione della lettura in famiglia, me compresa.

Quando i bambini sono molto piccoli, infatti, noi adulti ci preoccupiamo di quello che entra nel loro organismo, ad esempio il cibo, e di rado ci chiediamo di quello che entra nella loro mente. Peccato! Un libro è, d’altronde, un oggetto culturale che un bambino può incontrare solo se al suo fianco c’è un adulto consapevole.

E nonostante ormai da anni i progetti a favore della promozione della lettura in età prescolare siano piuttosto diffusi, la conoscenza dei genitori a riguardo è ancora limitata. Un dato sconfortante, in quanto dalle ricerche emerge che sono proprio i genitori e non altre persone a migliorare le prestazioni dei bambini, ad esempio quelle linguistiche durante le sessioni di lettura. La psicologa Lynne Murray, che incontreremo anche più avanti, nel suo testo sulle prime relazioni del bambino ci spiega come sia impegnativo da parte dei genitori far imparare parole nuove ai loro figli e la lettura condivisa risulta essere l’attività più utile ed efficace per arricchire il vocabolario dei bambini prima dell’ingresso a scuola. Pensate che nel 2019 Nati per Leggere, il programma nazionale più conosciuto sulla lettura in famiglia, ha compiuto vent’anni e dal sito ufficiale si possono conoscere tutte le iniziative che ha messo in campo per festeggiare questo felice traguardo, come il convegno che si è tenuto a Roma il 26 settembre dal titolo Il vento dei 20. Nati per Leggere 1999-2019. Al suo esordio, la sfida del programma (tutt’ora attuale) era di unire due professionalità molto diverse, quali i bibliotecari e i pediatri di famiglia. Questo per riuscire a raggiungere un bacino di famiglie molto più allargato e far collaborare professionalità di ambiti diversi, ma con scopi simili: la salute delle persone fin dalla nascita. Oggi, l’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste ne ancora gli enti promotori e le colonne portanti.

Nell’ultimo decennio si sono inoltre diffusi a livello nazionale anche molti festival sulla lettura, tanto che l’Italia ne detiene il primato europeo per numero. Tutti quelli più noti si trovano alla voce “Festival, fiere e manifestazioni letterarie”, come spiega il Rapporto sulla promozione della lettura in Italia redatto a cura dell’Associazione Forum del libro. Il rapporto è interessante perché mostra, oltre alle criticità note del settore, l’energia e la vitalità che tante amministrazioni pubbliche e private investono nella promozione della lettura. Dal nord al sud in Italia si contano circa 1.200 manifestazioni culturali all’anno (ovviamente pre pandemia), sia rivolte agli adulti sia ai bambini.

Tutto questo a dimostrazione che la lettura e la letteratura rappresentano ciò che la psicologia definisce fattori protettivi: cioè quei fattori positivi che se promossi creano condizioni di vita più favorevoli e una maggiore consapevolezza negli individui. I fattori protettivi sono aspetti nella vita di una persona legati al benessere e a uno sviluppo armonico, riguardano la qualità delle relazioni e dell’ambiente in cui si vive. Sono capaci di mobilitare le risorse che ogni persona possiede e contrastano (anche se a volte non completamente) i fattori di rischio all’interno di una famiglia quali la povertà, un ambiente poco stimolante e/o altamente conflittuale, l’isolamento sociale e altri elementi considerati dannosi. La cultura, infatti, non è solo intrattenimento, ma fa bene alla salute. La partecipazione culturale è un investimento in longevità e dovrebbe essere considerata un’azione di welfare, come ci spiega Enzo Grossi dell’Università di Bologna, uno dei primi in Italia ad essersi occupato di questo legame. In un’intervista lo studioso ha spiegato che nutrirsi di cultura (leggere, andare al cinema, visitare mostre e frequentare teatri, viaggiare, ascoltare musica) promuove il benessere soggettivo, può allungare l’aspettativa di vita e contrastare il declino cognitivo dovuto all’età e allo svilupparsi di malattie croniche. La scienza dunque parla chiaro!

Ed è sempre bene ricordare che numerosi studi documentano quanto la lettura sia importante per lo sviluppo complessivo del bambino. Molti preziosi libri sul tema sono pubblicati: da Proust e il calamaro di Maryanne Wolf, a Nati sotto il segno dei libri di Luigi Paladin, fino al saggio Leggimi forte della studiosa Rita Valentino Merletti e del poeta Bruno Tognolini, solo per citarne alcuni.

D’altra parte, ricerche e libri si occupano prevalentemente del perché è importante leggere e considerano soprattutto gli effetti della lettura sull’apprendimento del linguaggio, sulla capacità di aumentare i tempi di attenzione e di concentrazione, e cioè sugli aspetti più cognitivi. Certo, da questi studi emerge anche la valenza della lettura sugli aspetti emotivi e affettivi dello sviluppo, e di come questa possa sostenere la relazione genirappresentano tore-bambino, ma non abbastanza quanto servirebbe. Inoltre sono a mio avviso studi unidirezionali, cioè prendono in considerazione solo gli effetti che la lettura può avere sul bambino, escludendo quelli che si verificano anche sul genitore.

La mia tesi è infatti questa: la lettura può favorire un buon attaccamento per il bambino e contemporaneamente aiutare a migliorare le capacità relazionali del genitore, e in senso più ampio arricchire il suo bagaglio educativo. In questo libro intendo spostare infatti l’attenzione sull’adulto e su come è bene che si approcci al bambino, anche neonato, per cogliere come entrambi si avvicinino e rinforzino il legame attraverso i libri e la lettura condivisa. A tal fine vi sarà utile sapere che la teoria dell’attaccamento, come sostiene Franco Baldoni dell’Università di Bologna, è diventata un vero e proprio paradigma di riferimento per diversi ambiti di ricerca e si è aperta a prospettive ricche di potenzialità sia per la psicologia dello sviluppo che per la psicoanalisi. Baldoni lo scrive nel suo testo scientifico La prospettiva psicosomatica (Il Mulino) in cui propone di studiare l’essere umano integrando i suoi aspetti psicologici, sociali e biologici. Un punto di vista che condivido e che considero la base di partenza per queste mie riflessioni.

I concetti base

Quella forma di legame che si stabilisce da subito tra un genitore e un figlio, e che permette al bambino in futuro di avere fiducia in se stesso è detto, in termini più tecnici, attaccamento. Il come si sviluppa questo legame dipende dal modo in cui i genitori rispondono al bambino. Se i genitori rispondono in modo sufficientemente adeguato, il bambino sviluppa una buona relazione con loro e con se stesso e di conseguenza si sente sicuro per incontrare il mondo. Per un genitore rispondere in modo “adeguato” al proprio figlio significa riuscire a comunicare in modo empatico e a sintonizzarsi affettivamente con lui fin dalla nascita. E se ora vi state chiedendo se fare il genitore è una competenza naturale oppure è necessario impararla, possiamo dire che l’essere in grado per un genitore di comunicare con i propri figli è una capacità che non dovrebbe essere scontata o data a priori, solo per il fatto di esserlo diventato biologicamente. Gli “ostacoli” sono da ricercare nella propria storia personale (di figlio/a ad esempio), transgenerazionale e sociale. Per alcune persone “mettersi in relazione” è un processo più naturale, per altre invece può essere un lungo apprendistato.

Veniamo al concetto di lettura. Per lettura intendo la lettura ad alta voce, quella condivisa (o congiunta) e dialogata come una forma di interazione sociale che può aiutare un adulto e un bambino a comunicare, a interagire, ad arricchire il legame e anche a renderlo più forte. La qualità dei testi e dei libri che si scelgono, la voce del genitore con il suo ritmo e il suo tono, il linguaggio con la sua espressività e le sue parole, i dialoghi con le pause, la prossimità che induce il guardarsi negli occhi, l’intimità, la confidenza, cioè tutto ciò che la lettura favorisce, se utilizzato, amplifica la capacità e la potenza comunicativa dell’adulto e la rende anche qualitativamente migliore.

La lettura poi, a mio avviso, aiuta a sviluppare due caratteristiche, il controllo delle emozioni e l’andare verso gli altri che, come ci spiega sempre Baldoni, si imparano nei primi mesi grazie a una buona interazione con la madre, e sono fondamentali per strutturare la nostra personalità. Se ci pensate, sono funzioni con le quali facciamo sempre i conti nella quotidianità anche da adulti.

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RISORSE

Un libro con i piccoli È fondamentale per lʼapprendimento del linguaggio e la capacità di aumentare i tempi di attenzione e di concentrazione

La lettura con i piccoli migliora anche le capacità relazionali dei genitori