Sant’ Agnese Vergine e martire 21 gennaio

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Roma, fine sec. III, o inizio IV

Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall’imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano. (Avvenire)

 

Educatore Cl Andrea Davoli arrestato, per violenza sessuale

Traditi dai messaggini: la relazione scoperta dalla sorella della ragazzina. Poi la telefonata choc con il padre della 14enne

Andrea Davoli, l'educatore di Cl arrestato per violenza sessuale

Andrea Davoli, l’educatore di Cl arrestato per violenza sessuale

Reggio Emilia, 20 agosto 2023 – Un vaso di Pandora fatto di rapporti sessuali iniziati a Rimini e terminati un giorno prima della denuncia presentata ai carabinieri il 24 maggio dalla famiglia della 14enne. In camera, nell’auto di Andrea Davoli, l’educatore di Cielle arrestato con l’accusa di violenza sessuale su una 14enne. Le presunte violenze sarebbero state più di una nei confronti della ragazzina con cui l’indagato avrebbe intrattenuto la presunta relazione clandestina. Un rapporto scoperto dalla famiglia di lei quando una sorella ha controllato il telefono dell’adolescente, dopo essersi insospettita per i cambiamenti di umore della parente da dopo quel ritiro spirituale a Viserbella di Rimini.

Da qui e da numerosi screenshot della chat e messaggi che Davoli mandava alla ragazzina sono nati i primi contatti con l’educatore di Cielle anche da parte dei genitori della 14enne. Prima, infatti, il 52enne si sarebbe scusato per l’accaduto con la sorella, affermando di sapere di aver sbagliato anche in virtù della propria vocazione spirituale. In particolare però, proprio il giorno prima della denuncia è stato lo stesso padre della bambina a mettere al corrente Davoli che quanto fatto alla figlia fosse da considerare uno stupro a tutti gli effetti. Una telefonata choc durante la quale l’indagato si sarebbe limitato a rispondere poche parole: “Sono malato, devo farmi curare”. 
La vicenda: sesso con la 14enne al ritiro spirituale
Un’attrazione fatale . Travolgente, tanto da rivolgere le proprie attenzioni e pulsioni sessuali verso una ragazzina di appena 14 anni. E incontenibile quanto proibita, al punto da consumare con lei anche un rapporto sessuale completo e non protetto durante un ritiro spirituale a Rimini, ignorando quel principio di castità professato dai ‘memores domini’ a cui Andrea Davoli, 52enne di Reggio Emilia, appartiene. Ma c’è molto di più di un principio disatteso nelle accuse rivolte a Davoli, costate al reggiano l’arresto – eseguito ieri a Caorle a casa dei genitori – per violenza sessuale su minore e il trasferimento al carcere di Pordenone.

Il 52enne, infatti, è uno dei responsabili provinciali del gruppo di Gioventù studentesca del movimento Comunione e liberazione a Reggio e, stando a quanto raccolto dagli inquirenti, sarebbe proprio in questo ambiente che a partire dal dicembre 2022 è maturata la relazione tra l’educatore e la ragazzina di 14 anni, che apparteneva al gruppo di giovani all’uomo affidati dai genitori durante il soggiorno spirituale in Riviera. Una relazione clandestina quella tra Davoli e l’adolescente che, nonostante i quasi quarant’anni di differenza, nell’arco di pochi mesi è passata dai baci scambiati in auto dopo gli incontri di preghiera, a un rapporto sessuale completo e non protetto consumato durante il ritiro spirituale tenutosi a Viserbella di Rimini per la preparazione alla Pasqua, nei giorni tra il 6 e l’8 aprile. Un rapporto che, una volta scoperto e denunciato ai carabinieri di Reggio dai famigliari della ragazzina, è costato ieri mattina al 52enne l’arresto e il trasferimento in carcere in esecuzione – da parte dei carabinieri di Viserba e Reggio – della misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Rimini Vinicio Cantarini, su richiesta di Davide Ercolani, il sostituto procuratore che coordina l’indagine a carico dell’educatore di Cielle, difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti.
Un vero e proprio terremoto, a poche ore dall’inizio del Meeting di Comunione e liberazione, che frana addosso all’esponente di Cielle, il cui rapporto con la piccola è iniziato secondo le ricostruzioni proprio durante una vacanza a Parma per Cielle, durata tre giorni. Qui sarebbe scattato il primo bacio tra i due, secondo la testimonianza della stessa 14enne ascoltata dopo la denuncia dei genitori in udienza protetta. L’inizio di una escalation di pulsioni continuata con palpeggiamenti e culminata nel rapporto avvenuto a Rimini, quando secondo le indagini Davoli aveva invitato la giovane in camera e, approfittando di un momento in cui lei stava piangendo per via di una discussione con un ragazzo, facendo leva sulle debolezze della 14enne l’ha indotta a consumare il rapporto sessuale. Il primo, non l’ultimo. Come sarebbe emerso dal contenuto della chat a sfondo amoroso scoperta dalla sorella della vittima della presunta violenza.

Conversazioni sempre più serrate da dopo quel soggiorno a Rimini che hanno portato la madre della 14enne a denunciare il tutto ai carabinieri, dopo che la stessa figlia il lacrime aveva spiegato quanto successo tra lei e l’educatore di Cielle. Una situazione grottesca, che Davoli, contattato dalla famiglia della giovane, avrebbe anche chiesto a più riprese di tenere segreta, cercando poi di avvicinare la giovane e ricontattare i genitori in vari modi, arrivando addirittura a nascondersi dietro ad alcuni cassonetti pur di parlarle. Un mosaico indiziario che ha così portato il gip a riscontrare il “pericolo concreto e attuale che l’indagato commetta nuovamente delitti della stessa specie” oltre alla “incapacità di autocontrollo della libido e degli impulsi sessuali anche verso minori”. Nel disporre così il carcere, il Tribunale di Rimini ha però dichiarato anche l’incompetenza territoriale, trasferendo l’inchiesta a carico di Davoli all’autorità giudiziaria di Reggio Emilia.

Il Resto del Carlino
https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/educatore-arrestato-andrea-davoli-0bca1a08

La Festa e il programma a Reggio Emilia nella chiesa di S. Stefano in centro. Il santo del giorno. 16 Luglio 2023 Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Il santo del giorno. 16 Luglio 2023 Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

La pioggia del Cielo per la sete interiore

Siamo come terra arida che anela a qualche goccia d’acqua e il nostro cuore sussulta quando all’orizzonte appare una nube portatrice di conforto. Questa sete interiore non può rimanere nascosta agli occhi del mondo e si rivela in ogni nostro gesto. C’è questo invito a cercare e accogliere la vita divina dietro alla devozione della Madonna del Carmelo. Un messaggio che nasce dal racconto riportato al capitolo 18 del primo Libro dei Re: sul Monte Carmelo il profeta Elia mostra ad Acab la potenza del Signore, contenuta in una piccola nuvola che porta la pioggia e vince l’arsura. Un’immagine potente nella quale la tradizione ha visto l’opera di Maria, il cui grembo ha donato al mondo l’unica fonte in grado di estinguere la nostra sete d’Infinito. Da questo stesso brano è poi nata l’esperienza dei monaci del Carmelo. La Madonna del Carmine, in seguito, apparve il 16 luglio 1251 a Simone Stock, priore generale dell’ordine Carmelitano, promettendo la salvezza a coloro che avessero portato lo scapolare consegnato allo stesso religioso.

Altri santi. San Sisenando di Cordova, martire (IX sec.); santa Maria Maddalena Postel, religiosa (1756-1846).

Letture. Es 11,10-12,14; Sal 115; Mt 12,1-8.

Ambrosiano. Gdc 6,33-40; Sal 19 (20); Lc 10,1b-7a.

Bizantino. 1Cor 11,8-23a; Mt. 17, 10-18.

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In Santo Stefano a Reggio Emilia: Madonna del Carmelo, tra le devozioni più antiche e più amate. Il 16 luglio, la Chiesa festeggia la Madonna del Carmelo. Un’antica devozione che risale ai profeti della Bibbia

ll culto mariano del Carmelo, caso unico tra i culti dei santi, affonda le sue radici nove secoli prima della nascita di Maria. Il primo profeta d’Israele, Elia, dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Beata Vergine. La vide alzarsi in una piccola nube, portando una provvidenziale pioggia e salvando Israele da una devastante siccità. E’ uno dei culti più antichi della Roma cristiana, così come l’Ordine carmelitano che si ricollega a quanto descritto nella Bibbia, quando si racconta che Elia ebbe la profezia del Mistero della Vergine e Madre e della nascita del Figlio di Dio. Già nel I secolo, gli eremiti che si ritirarono sul monte costruirono una cappellina a Lei dedicata. “I carmelitani hanno la tradizione di essere legati alla Madonna ma anche a Elia, cioè alla capacità, come quella del profeta, di ascoltare Dio”:

“Gli fu detto: ‘Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore’. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.”

L’iconografia popolare

Secondo l’iconografia popolare, la Madonna del Carmelo non tiene in braccio Gesù, ma distende le braccia in avanti offrendo lo scapolare. L’immagine fa riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251: la Madonna si mostrò a san Simone Stock, consegnò uno scapolare e gli rivelò i privilegi connessi a tale culto. “Non è un portafortuna o un talismano”  ma un segno di salvezza. Significa essere rivestiti della sua grazia, cioè dei suoi doni. Se noi diciamo oggi ‘voglio lo scapolare’, penso di voler ricevere questo segno di salvezza che mi rimanda alle virtù di Maria; mi aiuta a impegnarmi a vivere come lei”.

Le Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine

Nel tempo, le Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine e il favore di alcuni papi, che La arricchirono di privilegi spirituali, ne aumentarono la devozione popolare.
Nel 1623, un decreto della Congregazione dell’Indice consacrava la “Tradizione del Sabato”, ossia l’aiuto che la Beata Vergine del Carmelo dà in questo giorno ai suoi devoti morti in grazia di Dio per il raggiungimento immediato della pienezza dell’amore divino.

Come ogni anno ci riuniamo il 16 luglio, per testimoniare la nostra devozione alla Beata Vergine del Monte Carmelo ed avere da Lei luce e conforto per la nostra vita. Ognuno di noi ha un patrimonio di esperienze di gioia e di dolore, di accoglienza e di rifiuto, di successo e di sconfitta. Ognuno di noi prende coscienza di come la precarietà del presente e l’incertezza del futuro ci rendano fragili. Molte volte, basta una parola sbagliata, nel momento sbagliato, per distruggere un rapporto d’amicizia e di collaborazione, e una parola giusta, nei tempi e nei modi corretti, per salvare una vita. La grande forza che abbiamo per resistere a queste nostre fragilità umane è la promessa di Gesù di non lasciarci mai soli e di restare con noi tutti i giorni della nostra vita, sino alla fine del mondo.

Se, ora, volessimo sintetizzare il messaggio della Parola di Dio sulla pietà popolare potremmo dire che il profeta Isaia e lo stesso Gesù ci chiedono di unire alla nostra pietà popolare la testimonianza della fede. Il profeta Isaia scrive: “smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio; anche se moltiplicaste le preghiere, io non le ascolterei…Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”. E Gesù dice ai suoi ascoltatori: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà; e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”.

La pietà popolare è ricca di canti, preghiere, devozioni ai santi Patroni e alla Madonna, venerata sotto diversi titoli, tra cui quello della Beta Vergine del Monte Carmelo. Però, questa ricchezza potrebbe diventare povertà. Sembra un paradosso che una vita ricca di religiosità possa diventare povera! Il paradosso si chiarisce se spieghiamo che cosa intendiamo per ricchezza e povertà dal punti vista religioso. La ricchezza è fatta di devozione esteriore, di pratiche religiose, di voti e promesse. La povertà è costituita da mancanza di fede interiore, di motivazioni spirituali, di valori evangelici. La fede interiore è soprattutto quella di San Francesco d’Assisi, Santa Teresa d’Avila, Madre Teresa di Calcutta, che pregavano dicendo: Deus meus et omnia, Dio mio e tutto. La fede interiore, dunque, è quella che ci porta a Dio, che ci aiuta a pregarlo, amarlo, lodarlo, ringraziarlo nei modi, nei luoghi, nei tempi giusti. Ma come si arriva a Dio nel modo giusto, se Lui è l’Inaccessibile, l’Onnipotente, l’Altissimo, il Misterioso? Ce lo indica S. Agostino, che ha scritto: ambula per hominem et pervenies ad Deum: percorri la via dell’uomo e arrivi a Dio. In buona sostanza, per S. Agostino, la via per arrivare a Dio nel modo giusto è l’uomo. Anche San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Redemptor Hominis, ha scritto che “l’uomo è la via fondamentale della Chiesa”. Nessuno di noi, perciò, deve pretendere di aver la corsia preferenziale per arrivare a Dio senza passare per l’uomo. San Giovanni chiama bugiardo chi dice di amare Dio e odia o trascura il proprio fratello (1Gv, 4, 20). La cartina di tornasole del nostro vero amore di Dio è l’amore del prossimo, ossia la virtù della carità. Per praticare la virtù della carità non bisogna essere intelligenti, ricchi, super eruditi. I gesti di amore sono i più semplici della nostra vita. Addirittura, talvolta, basta un semplice sguardo, una stretta di mano, un saluto di incoraggiamento, un complimento sincero per rendere felice una persona. Gesù promette la sua ricompensa a chi ha dato da bere “anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno dei discepoli”.

Ora, la festa della Madonna del Monte Carmelo, nel proporci la venerazione del profeta Elia, ci offre un esempio concreto di come la pratica della carità avvicini a Dio nel modo giusto. Elia è in cammino verso il Monte Carmelo per sfuggire alla persecuzione della regina Gezabele, che lo aveva minacciato di morte. Giunge a Sarepta, una città della Fenicia, in casa di una vedova, di cui non sappiamo il nome, definita da quello che le manca, il marito, che vive con il figlio orfano. Elia è accolto dalla vedova e, alla sua domanda di dargli da bere e da mangiare, lei gli offre tutto ciò che ha, anche se, trovandosi in tempo di carestia, sa che non le resterà più nulla per sé. Elia, come ricompensa, le promette che la farina e l’olio non mancheranno mai dalla sua casa.

La vicenda del profeta Elia ci aiuta a capire come comportarci nei momenti di scoraggiamento, di fallimento, di solitudine. Egli visse lo scoraggiamento e il fallimento in modo drammatico, tanto che di fronte al peso della persecuzione chiese al Signore di lasciarlo morire. Ma il Signore gli offrì un pane miracoloso che gli diede la forza per continuare il cammino. Con la forza datagli da questo pane misterioso Elia camminò per 40 giorni e 40 notti e giunse fino al monte Oreb, dove il Signore gli parlò attraverso un vento leggero e gli diede il coraggio di portare a termine la sua missione.

Non tutti noi portiamo lo scapolare. Anche se non portiamo lo scapolare, però, chiediamo alla Vergine del Monte Carmelo la benedizione perché, sull’esempio del profeta Elia, purifichi il nostro culto del Dio vivente da tante preghiere superstiziose. Tante volte, anche involontariamente, scambiamo i santuari mariani per una banca dove ritirare le grazie con il bancomat delle novene e delle processioni. Chiediamole il rafforzamento della nostra fede nel Dio misericordioso, per seguirlo ed amarlo anche al di sopra dei vincoli familiari. Chiediamole il dono della preghiera dei santi: “Dio mio e tutto”. La fanciulla Maria di Nazareth ha creduto alla parola dell’Arcangelo e, rinunciando ai suoi progetti personali, ha affidato il suo futuro alla Parola di Dio: “si compia in me secondo la tua parola” (Lc 1, 28). Sul suo esempio, fidiamoci della Parola di Dio, anche quando non la comprendiamo, la troviamo particolarmente dura ed esigente. Custodiamola nel nostro cuore, come faceva la Madre di Gesù, nella rinnovata convinzione che “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). Anche se, come i discepoli, fatichiamo notte e giorno senza prendere niente, sulla parola di Gesù, gettiamo la rete (cfr. Lc 5, 5) e camminiamo secondo lo Spirito. Il nostro futuro, per fortuna, non è nelle nostre mani ma nelle mani di Dio. Mani che creano dal nulla, guariscono dal male, accompagnano nel buio, conducono alla meta fissata per ognuno di noi sin dall’eternità.

Fonte: vaticannews e chiesadioristano

 

Il 16 luglio ricorre una delle festività più sentite della Chiesa: la Madonna del Carmelo

La devozione alla Madonna del Carmelo è una delle più antiche e più amate dalla cristianità; è legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Carmelitani).

La festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, spalla) in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.

La storia

Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di uomini proprio sul monte Carmelo (in aramaico «giardino»), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio.

Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.

Il Monte Carmelo, dove la Tradizione afferma che qui la Sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa, che si trova nell’Alta Galilea. È una regione dello Stato di Israele e che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin.

Fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme (che allora aveva sede a San Giovanni d’Acri), Alberto di Vercelli, redasse per gli eremiti del Monte Carmelo i primi statuti (la cosiddetta regola primitiva o formula vitae). I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore. Rimanendo fedeli al modello che vedeva nel profeta Elia uno dei padri della vita monastica.

La regola, che prescriveva veglie notturne, digiuno, astinenza rigorosi, la pratica della povertà e del silenzio, venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam. A causa delle incursioni dei saraceni, intorno al 1235, i frati abbandonano l’Oriente per stabilirsi in Europa. Il loro primo convento trovò dimora a Messina, in località Ritiro.

San Simone Stock

Le notizie sulla vita di san Simone Stock (Aylesford, 1165 circa – Bordeaux, 16 maggio 1265) sono scarse. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote.

Intorno al 1247, quando aveva già 82 anni, è scelto come sesto priore generale dell’Ordine e si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante: papa Innocenzo IV, nel 1251, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.

Lo scapolare

Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, il Flos Carmeli, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando:

«Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo».

La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

La Regina del Monte Carmelo è la patrona dei carmelitani e di coloro che si impegnano a vivere la spiritualità del Carmelo; è la protettrice di coloro che ne indossano lo scapolare ed è lo speciale sostegno, come già detto, delle anime del Purgatorio. Inoltre è patrona dei marinai.

Numerosi sono gli appellativi a lei rivolti: Fiore del Carmelo, Vite fiorita, Stella del mare, Gloria del Libano, Madre illibata, Vanto e decoro del Carmelo, Signora del suffragio, Regina delle anime purganti, Pioggia ristoratrice dalla siccità, Splendore del cielo.

Preghiera alla Madonna del Carmelo

O Maria, Madre del Carmelo, a Te consacro tutta la mia vita quale piccolo tributo per le tante grazie e benedizioni che attraverso le tue mani ho ricevuto da Dio. Tu guardi con particolare benevolenza coloro che indossano il tuo Scapolare;

Ti supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le tue virtù, d’ illuminare con la tua sapienza le tenebre della mia mente e di accrescere in me la fede, la speranza e la carità, affinché possa ogni giorno renderti il tributo di umile omaggio.

Il sacro Scapolare richiami su di me gli sguardi tuoi misericordiosi e sia pegno della tua particolare protezione nella lotta quotidiana, sì che possa rimanere fedele al Figlio tuo e a Te. Il tuo Scapolare mi tenga lontano da ogni peccato e mi doni ogni giorno la certezza che Tu sei vicino a me e il desiderio di imitare le tue virtù.

D’ora in poi cercherò di vivere in soave unione con il tuo Spirito e di offrire tutto a Dio per mezzo tuo. O Madre dilettissima, il tuo indefettibile amore!

Faccia sì che un giorno sia concesso anche a me, indegno peccatore, di trasformare il tuo Scapolare nell’eterna veste nuziale e di abitare con Te e con i Santi del Carmelo nel Regno del Figlio tuo. Così sia.

Pallacanestro Reggiana, il nuovo manager Coldebella

Il nuovo General Manager è stato presentato oggi nella sede di Pallacanestro Reggiana. Classe 1968, nativo di Castelfranco Veneto, Coldebella ha alle spalle una lunga e titolata carriera da giocatore. Le parole di Veronica Bartoli: “Claudio ha una mentalità aperta e proprio questo mi è piaciuto di lui, oltre al grande interesse mostrato per i giovani talenti”

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REGGIO EMILIA – Si è tenuta questa mattina la presentazione del nuovo General Manager di Pallacanestro Reggiana Claudio Coldebella, accolto dalla Presidente della squadra di basket di Reggio Veronica Bartoli. Classe 1968, nativo di Castelfranco Veneto (TV), Coldebella ha alle spalle una lunga e titolata carriera da giocatore, che lo ha visto vestire, tra le altre, le maglie di Virtus Bologna (con cui ha vinto tre scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa ed una Coppa delle Coppe), AEK Atene, Paok Salonicco ed Olimpia Milano. Coldebella ha anche rappresentato la Nazionale Italiana per 111 volte, conquistando una medaglia d’argento agli Europei del 1997 ed una d’oro ai Giochi del Mediterraneo del 1993.

“Oggi è una giornata importante per la Pallacanestro Reggiana,” a dire queste parole è stata la Presidente di Pallacanestro Reggiana Veronica Bartoli. “Oggi inizia un nuovo capitolo. Prima di proseguire vorrei dare pieno sostegno alla popolazione colpita dall’alluvione di questi giorni. Ringrazio personalmente Alessandro dalla Salda e gli auguro un grosso in bocca al lupo per il suo nuovo inizio nel Napoli. Coldebella non ha bisogno di grandi presentazioni, visto il suo importante cv, ma ciò che sicuramento lo caratterizza è il suo essere innovativo la sua grande apertura verso i giovani talenti. Siamo molto contenti che abbia accettato questa avventura a Reggio Emilia.”

“Claudio,” continua Veronica Bartoli, “ha una mentalità aperta e proprio questo mi è piaciuto di lui, oltre al grande interesse mostrato per i giovani talenti. È multitasking. La società di Reggio vuole implementare questo carattere, per questo ci siamo ritrovati. Il nostro impegno è sempre stato costante in questi anni, nessuno si è mai tirato indietro. Anche quest’anno sarà lo stesso.”

Dove si vuole andare?  “Il sogno di tutti è chiaro,” Conclude la Bartoli. “Vogliamo iniziare un percorso che ci permetta di costruire qualcosa, anche per il futuro della città. Vogliamo divertirci, ma anche costruire qualcosa che rimanga.”

“Sono molto emozionato di essere qui.” afferma Claudio Coldebella, nuovo manager di Pallacanestro Reggiana. “Quando parlo di progetto parlo anche di condivisione: quando entri in un club sai benissimo che i risultati arrivano con la condivisione. Anche io non posso non ringraziare Alessandro dalla Salda per l’importante lavoro svolto in questi anni. È stata una stagione che ha visto un pubblico numeroso: non mi va di parlare di stagione difficile. Tante volte diamo per scontato la presenza di un club talentuoso all’interno di una città: una squadra che riesce a fare bene, a livello nazionale e non solo, deve essere motivo di orgoglio per la città. Anche l’atteggiamento che ha avuto la società nei confronti di tifosi e giocatori è stato molto buono.”

“Di particolare importanza è la visione,” continua il nuovo manager, “che è alla base di tutto in un club sportivo. E’ necessario, prima di tutto capire cosa vogliamo fare per andare avanti, confidando in persone che possono sviluppare questa visione condivisa. Sono qui a condurre la squadra, assieme alla società e ai soci, verso una direzione, attraverso la condivisione e i confronti che sono fondamentali all’interno di un’azienda. Le idee ben chiare si portano avanti assieme e lo spirito è quello di partire dalla base, dai giovani.

Qual è l’identikit dell’allenatore che ha in mente? “Non abbiamo ancora parlato del tema allenatore. Prima occorre fare un’analisi, confrontandoci, con la volontà di capire dove vogliamo andare. Non possiamo contare solo sulle statistiche. Un allenatore ha tante caratteristiche, come il comunicare ecc.. sono tanti gli aspetti che possono caratterizzare un buon coach.”

L’entusiasmo mostrato dai tifosi,” afferma Coldebella, “è alla base di tutto ed è bellissimo. Entusiasmo vuol dire anche responsabilità. Le persone che ci mettono impegno nelle cose in cui credono sono un patrimonio. Questa è la più grande responsabilità, dare valore al talento e agli sforzi singoli.”

“Che società che ci aspettiamo nella prossima stagione? L’obiettivo è fare una squadra che sia compatibile con il difficile campionato italiano. In conclusione,” afferma Coldebella, “l’importante è creare valore, come ha detto la Presidente. Il valore non è solo firmare contratti, ma costruire un club che abbia degli asset. Il fatto di giocare in serie A, di avere uno sbocco europeo: questo è valoreIl mio compito è quello di tirarmi su le maniche, perché il nostro obiettivo è passare delle belle domeniche al PalaBigi.”

Beato Giuseppe Allamano Sacerdote, Fondatore. Santo del giorno 16 febbraio

Beato Giuseppe Allamano

Castelnuovo Don Bosco, Asti, 21 gennaio 1851 – Torino, 16 febbraio 1926

Ebbe san Giovanni Bosco come insegnante e san Giuseppe Cafasso per zio. Ordinato prete a Torino a 22 anni – era nato nel 1851 a Castelnuovo d’Asti – Giuseppe Allamano fu rettore del santuario più caro ai torinesi, la Consolata. Volle fondare un istituto dedicato all’annuncio «ad gentes». Nacquero così nel 1901 i Missionari della Consolata e nel 1909 le suore. Prima prova: il Kenya. Denunciò a Pio X l’insensibilità di fedeli e pastori sulla missione e chiese l’istituzione di una giornata. Lo fece Pio XI nel 1927, un anno dopo la morte di Allamano. E’ beato dal 1990. (Avvenire)

Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall’ebraico

Martirologio Romano: A Torino, beato Giuseppe Allamano, sacerdote, che, animato da instancabile zelo, fondò due Congregazioni delle Missioni della Consolata, l’una maschile e l’altra femminile, per la diffusione della fede.

E’ concittadino di due santi: don Bosco, che l’ha avuto studente a Torino, e Giuseppe Cafasso, che è anche suo zio materno. Ordinato sacerdote in Torino a 22 anni, laureato in teologia a 23, direttore spirituale del seminario a 25, a 29 diventa rettore del santuario più caro ai torinesi (la “Consolata”) e del Convitto ecclesiastico per i neosacerdoti. Però il santuario è da riorganizzare e restaurare, il Convitto è in crisi gravissima. Con fatiche che non cesseranno mai, lui rivitalizza il santuario e fa rifiorire il Convitto, come quando vi insegnava il Cafasso.
Come il Cafasso, è un eccezionale formatore di caratteri, maestro di dottrina e di vita. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostacolati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fonderà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano, per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Arriva poi il primo “sì” vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata nel 1901, e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata.
Lui sente però che sull’evangelizzazione bisogna scuotere l’intera Chiesa. E nel 1912, con l’adesione di altri capi di istituti missionari, denuncia a Pio X l’ignoranza dei fedeli sulla missione, per l’insensibilità diffusa nella gerarchia. Chiede al Papa di intervenire contro questo stato di cose e in particolare propone di istituire una giornata missionaria annuale, “con obbligo d’una predicazione intorno al dovere e ai modi di propagare la fede”. Declinano le forze di Pio X, scoppia la guerra nei Balcani… L’audace proposta cade.
Ma non per sempre: Pio XI Ratti realizzerà l’idea di Giuseppe Allamano, istituendo nel 1927 la Giornata missionaria mondiale. Lui è già morto, l’idea ha camminato. E altre cammineranno dopo, come i suoi missionari e missionarie (oltre duemila a fine XX secolo, in 25 Paesi di quattro Continenti). Da vivo, rimproverano a lui (e al suo preziosissimo vice, il teologo Giacomo Camisassa) di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statistiche trionfali dei battesimi.
Lui è così, infatti: Vangelo e promozione umana, perseguiti con passione e con capacità. “Fare bene il bene”: ecco un altro suo motto. I suoi li vuole esperti in scienze “profane”. E anche quest’idea camminerà fino al Vaticano II, che ai teologi dirà di “collaborare con gli uomini che eccellono in altre scienze, mettendo in comune le loro forze e i loro punti di vista” (Gaudium et spes). E lui, Giuseppe Allamano, che dal 7 ottobre 1990 sarà beato, ripete biblicamente ai suoi: “Il sacerdote ignorante è idolo di tristezza e di amarezza per l’ira di Dio e la desolazione del popolo”.

Autore: Domenico Agasso fonte Famiglia Cristiana – in santoebeati.it

Santo del Giorno 15 Febbraio

Santi Faustino e Giovita Martiri 15 febbraio – Sec. II

La loro vita viene ricostruita, con l’aggiunta di diversi elementi leggendari, dalla «Legenda maior». Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri, convertiti al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori del Bresciano e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo dell’imperatore Adriano. La tradizione arricchisce di particolari il loro martirio. La loro conversione viene attribuita al vescovo Apollonio, lo stesso che poi ordina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il loro successo nella predicazione, però, li espone all’odio dei maggiorenti di Brescia che invitano il governatore della Rezia Italico a eliminare i due col pretesto del mantenimento dell’ordine pubblico. La morte di Traiano, promotore della persecuzione, ritarda però i piani del governatore, che approfittando della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. Diversi eventi miracolosi li risparmiano dalla morte e spingono numerosi pagani – tra cui anche la moglie di Italico, Afra – a convertirsi. Portati a Milano, Roma e Napoli verranno decapitati infine a Brescia. (Avvenire)