Emilia-Romagna, primato di donazioni e trapianti

Quando tutto crolla, crollano anche la paura e l’egoismo. Si può spiegare solo così il primato degli emiliani nelle donazioni e nei trapianti, annunciato ieri dal Centro riferimento trapianti dell’Emilia-Romagna (CRT-ER) e dall’assessore alle politiche della salute Carlo Lusenti. «Aumentano i donatori utilizzati, i tessuti e gli organi trapiantati in Emilia-Romagna» recita la nota diffusa dalla Regione.

I dati della Rete regionale di donazione e trapianto aggiungono: «risultati al di sopra della media nazionale». Nel 2012 i donatori “utilizzati” (cioè non tutti coloro che si rendono disponibili a donare ma solo quelli cui è stato prelevato e trapiantato almeno un organo) sono stati 110 pari a 25,3 per milione di abitanti (21,8 nel 2011; 18,9 la media nel 2012 a livello nazionale), il numero di organi prelevati è stato 315 (23 in più rispetto al 2011) e, di questi, 283 sono stati trapiantati (l’89,8%, anche in questo caso 23 in più rispetto al 2011); i tessuti trapiantati in Emilia-Romagna sono stati 4.046 (3.353 nel 2011). Le opposizioni al prelievo sono state 25,3% (inferiori alla media nazionale, pari a 29,3%).

Intendiamoci, anche fuori dai tempi di crisi gli emiliani sono gente generosa (e i romagnoli da par loro) ma la domanda è sempre altissima, se è vero che l’Oms non si stanza di lanciare allarmi sul mercato nero: ogni ora viene venduto un organo, sono circa 10.000 quelli scambiati ogni anno… Tuttavia, in questa performance solidarietà e psicologia s’incontrano.

Certo, molto fanno la Regione e l’Airt, i medici e i volontari, avviando sperimentazioni e girando scuole per spiegare, ad esempio, che non si corrono rischi e che «la nostra normativa è la più garantista verso i soggetti in morte encefalica, cioè i soggetti deboli del processo» come sottolinea Lorenza Ridolfi, presidente Airt e responsabile del Centro riferimento trapianti dell’Emilia-Romagna. Non basterebbe, forse, se gli emiliani non cercassero ogni modo per facilitare la scelta ai donatori. Come avviene nel caso del midollo osseo, per il quale esiste un registro mondiale dei donatori e in genere per farne parte è necessario sottoporsi ad un esame del sangue. Non in Emilia-Romagna, dove, caso unico in Italia e tra i pochissimi al mondo, si attua una modalità meno invasiva, che consiste in un semplice strisciata, effettuata con una piccola spatola, della mucosa orale. Si prelevano un po’ di cellule sulle quali si eseguono gli esami necessari. ​

 

Paolo Viana – avvenire.it