DOMANI RIAPRONO LE SCUOLE.AZZOLINA, NON SARA’ PIU’ COME PRIMA. OGGI IL MESSAGGIO DI CONTE. PAPA, SENSO DI RESPONSABILITA’

Domani riapriranno le scuole in quasi tutte le regioni d’Italia. “È un anno straordinario, ma la scuola degli anni passati non era perfetta. Non nego criticità, ma le stiamo risolvendo’, le parole della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Il premier Giuseppe Conte oggi rivolgerà un messaggio a studenti, genitori, insegnanti, dirigenti e personale scolastico. Ieri sera anche il messaggio di papa Francesco: “La ripresa con senso di responsabilità”. Intanto con la riapertura si stima che l’indice di diffusione del Covid 19 potrebbe salire di circa lo 0,4.

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Il Papa emerito torna in Vaticano con un volo in partenza da Monaco di Baviera nella mattinata di lunedì 22 giugno

Lo ha confermato il portavoce della diocesi di Ratisbona Clemens Neck all’agenzia di stampa cattolica tedesca KNA. Giovedì scorso, a proposito della visita al fratello Georg gravemente malato, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni aveva dichiarato che Benedetto XVI si sarebbe trattenuto a Ratisbona “il tempo necessario”.

Oggi, nell’ultimo giorno che trascorrerà in Baviera, il Papa emerito ha in programma due visite al fratello, nella sua abitazione, mentre ieri c’è stata la possibilità di alcune soste nei luoghi di famiglia, non più visti dal 2006 durante l’ultima visita ufficiale in patria. La prima tappa è stata al cimitero di Ziegetsdorf, sulla tomba dove risposano i genitori e la sorella maggiore, un momento di preghiera concluso dall’aspersione con l’acqua benedetta.

La seconda sosta è avvenuta nella sua casa di Pentling, alla periferia di Regensburg. Tre quarti d’ora passati nell’abitazione che lo ospitò negli anni da docente di Dogmatica all’Università cittadina, dal ’69 al ’77, prima della nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga. La casa è ora sede dell’Istituto Benedetto XVI, nel quale si conserva la sua eredità teologica. Tra gli incontri di ieri da segnalare quello con il nunzio in Germania, giunto da Berlino, l’arcivescovo Nikola Eterović, che negli anni del Pontificato del Papa emerito aveva svolto l’incarico di segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

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Nel messaggio per la Giornata dei poveri il Papa esorta a rispondere al grido silenzioso dei più bisognosi

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Domenica la messa del Corpus Domini nella basilica vaticana

«Tendi la tua mano al povero»: prende spunto dall’antico libro del Siracide (7, 32) il tema scelto da Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale dei poveri che sarà celebrata domenica 15 novembre. E l’immagine della “mano tesa” è anche il filo conduttore del messaggio in preparazione alla Giornata, che è stato scritto dal Pontefice nel giorno della memoria liturgica di sant’Antonio di Padova, patrono dei poveri.

Il testo del Papa è stato presentato nella stessa mattina del 13 giugno in diretta streaming nella Sala stampa della Santa Sede dall’arcivescovo Rino Fisischella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, organizzatore del Giubileo della misericordia, da cui è scaturita questa iniziativa giunta alla quarta edizione. Esso parte dal presupposto che «la preghiera a Dio e la solidarietà con i sofferenti sono inseparabili»: per tale motivo «il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà». Mentre «è vero il contrario» e cioè che «la preghiera raggiunge il suo scopo» quando è accompagnata «dal servizio ai poveri».

In particolare il messaggio di quest’anno si inserisce nel drammatico contesto della pandemia da covid-19, e in proposito Francesco ricorre proprio alla metafora della “mano tesa” per elogiare il lavoro «del medico che si preoccupa di ogni paziente; delle infermiere e degli infermieri che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati; di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare vite; del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gente; del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore; del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare; di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza».

Eppure, nonostante questa lunga «litania di opere di bene» compiuta da “mani tese” che «hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione», testimoniando umanità e responsabilità da parte di molti, non mancano l’indifferenza, il cinismo e l’avidità che sono il «cibo quotidiano» di chi facilmente dimentica «coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali».

E ancora una volta Francesco ricorre all’immagine delle “mani” per denunciare quanti continuano a tenerle “in tasca” senza lasciarsi «commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici»: si tratta degli speculatori finanziari che con «la tastiera di un computer» spostano «somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni»; di chi accumula «denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà»; di chi nell’ombra scambia «dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera» o di chi sottobanco scambia «favori illegali per un guadagno facile e corrotto», fino a quelli che «nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano». Da qui l’auspicio conclusivo che «queste mani che seminano morte» possano essere «trasformate in strumenti di giustizia e di pace».

Del resto i cristiani sanno che tutto ciò è possibile: «Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro», aveva ricordato Francesco con un tweet su @Pontifex giovedì 11, rilanciando l’hashtag #CorpusDomini. «È quello che accade a noi, in ogni Messa, in ogni chiesa: Gesù è contento di accoglierci alla sua mensa, dove offre sé stesso per noi», aveva spiegato, invitando a unirsi spiritualmente alla celebrazione da lui presieduta nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, domenica 14, alle 9.45, nella basilica vaticana. All’altare della Cattedra il rito si conclude con l’esposizione del Santissimo Sacramento e la benedizione eucaristica. A seguire, a mezzogiorno, il tradizionale appuntamento di preghiera con i fedeli in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus.

Vaticano-Azerbaigian: papa Francesco riceve presidente Aliyev

Roma, 22 feb 12:48 – (Agenzia Nova) – Nella mattinata di oggi, papa Francesco ha ricevuto in udienza nel Palazzo apostolico in Vaticano il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il quale ha successivamente incontrato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. Nel corso dei cordiali colloqui in segreteria di Stato, riferisce il bollettino della Santa Sede, sono stati espressi da ambo le parti soddisfazione per lo sviluppo delle relazioni bilaterali esistenti, con particolare riferimento alla collaborazione in ambito culturale, e apprezzamento per le attività della Chiesa cattolica nel paese caucasico. Nel prosieguo della conversazione, ci si è soffermati su alcune tematiche di carattere regionale e internazionale, con speciale riferimento all’importanza del dialogo interculturale e interreligioso a favore della convivenza pacifica tra i diversi gruppi religiosi ed etnici. (Res)

Padova ricorda Sant’Antonio. Il Papa: patrono dei poveri

 Padova. Sacra rappresentazione del Transito di Sant'Antonio

Con l’antica sacra rappresentazione del Transito all’Arcella, il quartiere che accolse il Santo in fin di vita, la cittadina veneta dà il via alle celebrazioni della memoria liturgica del suo patrono e le campane di tutte le chiese suoneranno a festa. Anche il Papa, oggi, durante l’udienza generale, ha voluto ricordare che “domani ricorre la memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova, insigne predicatore e patrono dei poveri e dei sofferenti” esortando a chiedere la sua intercessione perché “aiuti a sperimentare il soccorso della misericordia divina”.

La rievocazione delle ultime ore di vita del Santo

Il Transito di Sant’Antonio rievoca, in costumi d’epoca, e celebra l’ultimo viaggio da Camposampiero a Padova di frate Antonio, che sentendosi prossimo alla morte chiese di essere portato nell’amato convento padovano di Maria Mater Domini, primo nucleo della basilica antoniana. Gli Statuti del Comune di Padova stabilirono fin dal 1276 che l’inizio della festa in onore del Santo dovesse avvenire dopo l’ora nona del giorno della vigilia, cioè il 12 giugno. E anche quest’anno, sarà così: la sacra rappresentazione partirà alle 20.30 da piazzale Azzurri d’Italia e culminerà al Santuario dell’Arcella con il tradizionale concerto delle campane di tutta la città che annuncia la nascita al Cielo di Antonio ed evoca la leggenda delle campane di Lisbona – dove nacque il Santo – che avrebbero suonato spontaneamente proprio nel momento in cui il religioso spirava a Padova.

Negli stessi luoghi che nel XIII secolo accolsero Antonio

Le scene cui daranno vita gli oltre 150 figuranti in parata lungo le vie del quartiere Arcella narrano l’arrivo di frate Antonio a Padova, su un carro trainato da buoi, e la sua morte. Tratte dal testo dell’Assidua, la prima biografia scritta pochi anni dopo la morte del francescano, verosimilmente da un testimone oculare, probabilmente fra Luca Belludi, fedele confratello di Antonio, rievocano: il viaggio di Antonio da Camposampiero, l’incontro con frate Vinotto, l’arrivo al Monastero della Cella, la costernazione delle “Povere Dame” (le Clarisse), l’agonia del Santo. Il corteo storico ripercorre gli stessi luoghi toccati da Sant’Antonio circa otto secoli fa. L’ultima scena, l’agonia prima delle fatidiche parole “Video Dominum meum” (“Vedo il mio Signore”) con le quali il Santo concluse la sua vita terrena, si svolge all’interno del Santuario dell’Arcella, di fronte alla “Cella del Transito”. È il sacello che da secoli viene tramandato come il luogo della morte del di Sant’Antonio davanti al quale sosteranno i fedeli per il loro omaggio al taumaturgo.

Le celebrazioni del 13 giugno

Domani le solenni celebrazioni nella basilica pontificia di Sant’Antonio, nei pressi di Prato della Valle. Alle 11.00 la Messa pontificale presieduta da mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, e nel pomeriggio, dopo la celebrazione delle 17.00, la processione con le reliquie e la statua del Santo. Quest’anno, ha spiegato in un messaggio alla famiglia antoniana il rettore della basilica p. Oliviero Svanera, le celebrazioni in onore di Sant’Antonio si ispirano al tema dell’incontro nel ricordo dell’incontro di San Francesco nel 1219 con il sultano d’Egitto a Damietta e, nello stesso anno, di quello di Antonio – quando era ancora monaco agostiniano – con i frati minori a Coimbra. “Per entrambi c’è stata un’avventurosa scoperta dell’altro – scrive p. Svanera – che non è mai del tutto uguale a me, ma mi sorprende per la sua diversità e apre squarci di vita nuova e inattesa”. In particolare, riferendosi agli incontri che Antonio ha vissuto durante la sua vita, il rettore della basilica antoniana sottolinea che l’altro per Antonio di Padova è il musulmano, l’eretico, il peccatore, il povero, il potente, lo straniero cui bisognerebbe guardare con la “consapevolezza che siamo tutti fratelli, prossimi responsabili l’un dell’altro, perché figli di un unico Padre”.

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Papa riceve per la terza volta Putin in Vaticano il 4 luglio

Russia 
Vatican Insider 

(Salvatore Cernuzio) La “questione ucraina” al centro dell’udienza del Pontefice al leader del Cremlino, alla vigilia dell’incontro del 5-6 luglio con i membri della Chiesa greco-cattolica in Ucraina — Per la terza volta Papa Francesco riceverà in udienza in Vaticano il presidente russo Vladimir Putin

Il 29 maggio la memoria liturgica di san Paolo VI. Papa dalle mani tese

L’Osservatore Romano 

Si intitola semplicemente San Paolo VI la piccola raccolta di riflessioni e testi per la memoria liturgica del 29 maggio curata dal rogazionista Leonardo Sapienza. Com’è noto la data è quella dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni Battista Montini, cui il reggente della prefettura della Casa pontificia ha dedicato numerose pubblicazioni. In quest’ultima il lettore viene guidato in una sorta di “ginnastica spirituale” il cui “coach” è lo stesso Papa bresciano. L’efficace espressione è infatti mutuata da una meditazione dettata da Montini il 1° dicembre 1960, quand’era arcivescovo di Milano, ai preti dei vicariati di Varese, in occasione di un ritiro presso il collegio arcivescovile Sant’Ambrogio. Oltre a riproporne integralmente il testo, il curatore riporta nel volumetto di quaranta pagine il decreto del 25 gennaio scorso emesso dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti sull’iscrizione della celebrazione di san Paolo VI, Papa, nel calendario romano generale. Coraggioso apostolo del Vangelo si intitola poi l’articolo — firmato dal prefetto della Congregazione, il cardinale Robert Sarah — di commento al decreto, che precede i testi liturgici proposti a conclusione del libretto.
Aspetti inediti, o quantomeno dimenticati dai più, si trovano invece in Paolo VI. Un uomo che tende le mani, pubblicazione di 64 pagine in carta pregiata che il Circolo San Pietro ha dato alle stampe per festeggiare i 150 anni delle propria attività al servizio dei poveri di Roma. L’antico sodalizio ha infatti invitato a predicare gli esercizi quaresimali per i soci proprio monsignor Sapienza, il quale ha offerto una riflessione tripartita su Montini “uomo, sacerdote, Papa”, limitando al massimo le considerazioni personali e lasciando invece parlare lui «direttamente con i suoi discorsi, i suoi scritti, le sue note, i suoi atti, i viaggi, le visite, gli incontri con le persone di ogni ceto». 
Ed è proprio soffermandosi su quest’ultimo aspetto, che il lettore scopre o riscopre gli infiniti esempi della carità del santo Pontefice. «Si pensi solo al suo desiderio — scrive il rogazionista — di vendere alcuni immobili del centro di Roma per costruire case popolari nella periferia di Roma, ad Acilia, a favore di tante famiglie povere. Segno così concreto che ancora oggi quel quartiere porta il nome di “Villaggio Paolo VI”. 
Tra i «tanti episodi sconosciuti», il curatore ne ricorda alcuni. «Gravi inondazioni hanno colpito il Pakistan nel 1971. Paolo VI in diverse occasioni fa appello alla generosità dei cristiani e degli uomini di buona volontà, per venire incontro alle sofferenze di milioni di persone. Per dare l’esempio, dona la croce pettorale che, per interessamento di un vescovo tedesco, viene acquistata per dieci milioni di lire da un costruttore edile di Monaco di Baviera». E ancora, nello stesso anno: «all’udienza generale di mercoledì 17 febbraio riceve i coniugi Ezio e Anita Luzzi, che hanno avuto quattro gemelli! In occasione del parto il Papa aveva fatto pervenire una generosa offerta alla famiglia di Cave, che già aveva un altro figlio». E in un’altra udienza del mercoledì, il 23 giugno, «riceve la signora Maria Moncullo D’Errico, madre di dieci figli, nominata e premiata “mamma dell’anno”. Il parroco di Casalpalocco aveva chiesto un aiuto per la famiglia che versava in condizioni fisiche, economiche e morali disperate. Paolo VI chiede informazioni al vicegerente, monsignor Ugo Poletti. Il quale risponde che la signora è veramente bisognosa, ma poco praticante. Anzi si possono rilevare non pochi difetti e nessun merito particolare. Il premio è stato concesso per interessamento di un giornalista amico della famiglia. Altre mamme di Roma si trovano in condizioni di bisogno identiche se non superiori». Ma Papa Montini «stabilisce: mandiamo centomila lire e un rosario tramite il parroco. Nel frattempo la famiglia si trasferisce a Peschici»: allora l’assegno diventa di un milione di lire e viene inviato al vescovo di Foggia «con preghiera di rimetterlo alla destinataria». 
Nel 1974 è il parroco di Bardi, nel Parmigiano, a chiedere al Pontefice «un aiuto economico in favore della bambina Elisabetta Assirati, affetta da cardiopatia congenita, che è stata ricoverata in America, ove subirà un delicatissimo intervento al cuore. La famiglia è povera e vive nel terrore di perdere anche questa bambina, dopo la prima deceduta tre anni avanti. Il parroco ha raccolto tre milioni di lire, ma ne occorrono otto. Paolo VI dispone di inviare un milione». Poco dopo la piccola viene operata con successo e torna a casa in salute.
Nel giubileo del 1975 un giovane di razza maori arriva a Roma dalla Nuova Zelanda: è completamente paralizzato a eccezione della testa, per gravi lesioni alla spina dorsale. La famiglia è povera, con altri otto figli, e anche il padre è invalido. I cattolici neozelandesi hanno raccolto una colletta per consentirgli un pellegrinaggio in Europa, con tappa anche a Lourdes, per l’Anno santo. E anche per lui «Paolo VI dispone una generosa offerta».
Tanti altri gli aneddoti che emergono dalle meditazioni, le quali costituiscono il corpo centrale del volume contenente anche un’introduzione del presidente del Circolo, Leopoldo Torlonia, e un pensiero dell’assistente ecclesiastico, monsignor Franco Camaldo. Completano la pubblicazione la domanda di ammissione di Montini al sodalizio, il discorso che gli fece da Papa nel centenario di fondazione (31 maggio 1969), più altri testi e fotografie. Tra queste le riproduzioni delle pagine de «L’Osservatore Romano» che testimoniano il legame tra il Pontefice lombardo e il Circolo.
L’Osservatore Romano, 28-29 maggio 2019