Il 29 maggio la memoria liturgica di san Paolo VI. Papa dalle mani tese

L’Osservatore Romano 

Si intitola semplicemente San Paolo VI la piccola raccolta di riflessioni e testi per la memoria liturgica del 29 maggio curata dal rogazionista Leonardo Sapienza. Com’è noto la data è quella dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni Battista Montini, cui il reggente della prefettura della Casa pontificia ha dedicato numerose pubblicazioni. In quest’ultima il lettore viene guidato in una sorta di “ginnastica spirituale” il cui “coach” è lo stesso Papa bresciano. L’efficace espressione è infatti mutuata da una meditazione dettata da Montini il 1° dicembre 1960, quand’era arcivescovo di Milano, ai preti dei vicariati di Varese, in occasione di un ritiro presso il collegio arcivescovile Sant’Ambrogio. Oltre a riproporne integralmente il testo, il curatore riporta nel volumetto di quaranta pagine il decreto del 25 gennaio scorso emesso dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti sull’iscrizione della celebrazione di san Paolo VI, Papa, nel calendario romano generale. Coraggioso apostolo del Vangelo si intitola poi l’articolo — firmato dal prefetto della Congregazione, il cardinale Robert Sarah — di commento al decreto, che precede i testi liturgici proposti a conclusione del libretto.
Aspetti inediti, o quantomeno dimenticati dai più, si trovano invece in Paolo VI. Un uomo che tende le mani, pubblicazione di 64 pagine in carta pregiata che il Circolo San Pietro ha dato alle stampe per festeggiare i 150 anni delle propria attività al servizio dei poveri di Roma. L’antico sodalizio ha infatti invitato a predicare gli esercizi quaresimali per i soci proprio monsignor Sapienza, il quale ha offerto una riflessione tripartita su Montini “uomo, sacerdote, Papa”, limitando al massimo le considerazioni personali e lasciando invece parlare lui «direttamente con i suoi discorsi, i suoi scritti, le sue note, i suoi atti, i viaggi, le visite, gli incontri con le persone di ogni ceto». 
Ed è proprio soffermandosi su quest’ultimo aspetto, che il lettore scopre o riscopre gli infiniti esempi della carità del santo Pontefice. «Si pensi solo al suo desiderio — scrive il rogazionista — di vendere alcuni immobili del centro di Roma per costruire case popolari nella periferia di Roma, ad Acilia, a favore di tante famiglie povere. Segno così concreto che ancora oggi quel quartiere porta il nome di “Villaggio Paolo VI”. 
Tra i «tanti episodi sconosciuti», il curatore ne ricorda alcuni. «Gravi inondazioni hanno colpito il Pakistan nel 1971. Paolo VI in diverse occasioni fa appello alla generosità dei cristiani e degli uomini di buona volontà, per venire incontro alle sofferenze di milioni di persone. Per dare l’esempio, dona la croce pettorale che, per interessamento di un vescovo tedesco, viene acquistata per dieci milioni di lire da un costruttore edile di Monaco di Baviera». E ancora, nello stesso anno: «all’udienza generale di mercoledì 17 febbraio riceve i coniugi Ezio e Anita Luzzi, che hanno avuto quattro gemelli! In occasione del parto il Papa aveva fatto pervenire una generosa offerta alla famiglia di Cave, che già aveva un altro figlio». E in un’altra udienza del mercoledì, il 23 giugno, «riceve la signora Maria Moncullo D’Errico, madre di dieci figli, nominata e premiata “mamma dell’anno”. Il parroco di Casalpalocco aveva chiesto un aiuto per la famiglia che versava in condizioni fisiche, economiche e morali disperate. Paolo VI chiede informazioni al vicegerente, monsignor Ugo Poletti. Il quale risponde che la signora è veramente bisognosa, ma poco praticante. Anzi si possono rilevare non pochi difetti e nessun merito particolare. Il premio è stato concesso per interessamento di un giornalista amico della famiglia. Altre mamme di Roma si trovano in condizioni di bisogno identiche se non superiori». Ma Papa Montini «stabilisce: mandiamo centomila lire e un rosario tramite il parroco. Nel frattempo la famiglia si trasferisce a Peschici»: allora l’assegno diventa di un milione di lire e viene inviato al vescovo di Foggia «con preghiera di rimetterlo alla destinataria». 
Nel 1974 è il parroco di Bardi, nel Parmigiano, a chiedere al Pontefice «un aiuto economico in favore della bambina Elisabetta Assirati, affetta da cardiopatia congenita, che è stata ricoverata in America, ove subirà un delicatissimo intervento al cuore. La famiglia è povera e vive nel terrore di perdere anche questa bambina, dopo la prima deceduta tre anni avanti. Il parroco ha raccolto tre milioni di lire, ma ne occorrono otto. Paolo VI dispone di inviare un milione». Poco dopo la piccola viene operata con successo e torna a casa in salute.
Nel giubileo del 1975 un giovane di razza maori arriva a Roma dalla Nuova Zelanda: è completamente paralizzato a eccezione della testa, per gravi lesioni alla spina dorsale. La famiglia è povera, con altri otto figli, e anche il padre è invalido. I cattolici neozelandesi hanno raccolto una colletta per consentirgli un pellegrinaggio in Europa, con tappa anche a Lourdes, per l’Anno santo. E anche per lui «Paolo VI dispone una generosa offerta».
Tanti altri gli aneddoti che emergono dalle meditazioni, le quali costituiscono il corpo centrale del volume contenente anche un’introduzione del presidente del Circolo, Leopoldo Torlonia, e un pensiero dell’assistente ecclesiastico, monsignor Franco Camaldo. Completano la pubblicazione la domanda di ammissione di Montini al sodalizio, il discorso che gli fece da Papa nel centenario di fondazione (31 maggio 1969), più altri testi e fotografie. Tra queste le riproduzioni delle pagine de «L’Osservatore Romano» che testimoniano il legame tra il Pontefice lombardo e il Circolo.
L’Osservatore Romano, 28-29 maggio 2019