Terremoto. Turchia e Siria, si scava per salvare i sopravvissuti. La preghiera del Papa

Turchia e Siria, si scava per salvare i sopravvissuti. La preghiera del Papa

“Sono vicino con tutto il cuore alle persone colpite dal terremoto in #Turchia e #Siria. Continuo a pregare per quanti hanno perso la vita, per i feriti, i familiari, i soccorritori. L’aiuto concreto di tutti noi li possa sostenere in questa immane tragedia” ha twittato papa Francesco.
All’indomani del potente terremoto che ha colpito una vasta zona di confine fra la Turchia e la Siria, è salito a 5.261 il numero delle vittime accertate (3.549 in Turchia e 1.712 in Siria). E il tragico bilancio si aggrava di ora in ora.
L’agenzia per le emergenze e disastri turca Afad rende noto che i feriti sono 22.168, gli edifici distrutti 5.775. Manca una stima dei dispersi. Nelle dieci province del sud-est colpite, più di 8mila persone sono state tratte in salvo. E commuovono le storie delle vittime, man mano che vengono rese note: una donna e tre figli sono stati estratti dalle macerie a Gaziantep dopo 28 ore. A Hatay dopo 33 ore sono state estratte vive una madre e le sue due figlie: mentre venivano trasportate in ospedale, il cuore di una delle due ragazze ha cessato di battere, ma è stata rianimata. Una donna ha partorito sotto le macerie: la neonata si è salvata, lei è morta.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha informato che sono arrivate offerte di aiuto da 70 Paesi. Nei soccorsi sono impegnati 5.000 lavoratori del settore sanitario e sono state allestite 54mila tende con 102mila posti letto.
Per l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) i morti potrebbero essere 20mila. “I numeri non ci parlano della situazione di pericolo che ora affrontano molte famiglie, avendo perso tutto, costrette a dormire fuori in pieno inverno”, osserva il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Continue scosse di assestamento, rigide condizioni invernali, danni a strade, alimentatori, comunicazioni e altre infrastrutture continuano a ostacolare l’accesso e altri sforzi di ricerca e soccorso”. “Siamo particolarmente preoccupati per le aree di cui non disponiamo ancora di informazioni. La mappatura dei danni è in corso, per capire dove dobbiamo focalizzare la nostra attenzione”.
“Le mappe generali dell’evento mostrano che potenzialmente 23 milioni di persone sono esposte, tra cui circa cinque milioni di persone vulnerabili”, dichiara Adelheid Marschang, responsabile delle emergenze dell’Oms, al comitato esecutivo dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.
«Inviano la posizione da sotto le macerie, non possiamo fare nulla»
Un giornalista turco, Ibrahim Haskologlu, ha raccontato a Bbc News Channel che le persone stanno inviando a lui e ad altri giornalisti video, note vocali e le loro posizioni in diretta da sotto le macerie. “Ci dicono dove sono e non possiamo fare nulla”, dice Haskologlu, originario di Malatya, un’area pesantemente colpita.
Arresti in Turchia dopo le critiche social sui soccorsi
Dalla provincia di Hatay arriva sui social la denuncia che i soccorsi non sono stati tempestivi. Un testimone riferisce che “non ci sono squadre di soccorso della gestione turca dei disastri e delle emergenze a Hatay. Le persone stanno cercando di estrarre i propri cari intrappolati sotto le macerie. Fa freddo, piove, manca l’elettricità”. Per i post “provocatori che miravano a creare paura e panico” la polizia ha arrestato quattro persone, mentre è in corso un’indagine più ampia sugli account dei social media. Negli ultimi anni le autorità turche hanno dato un giro di vite ai post sui social media, soprattutto a quelli considerati di supporto al “terrore” e questo ha portato ad accuse di limitazione della libertà di espressione.