Vaticano. Benedetto XVI è «lucido e vigile». Oggi Messa per lui a San Giovanni

Il cardinale De Donatis, vicario di Roma: invochiamo il Signore perché “lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”

Benedetto XVI in un'immagine dello scorso agosto, con papa Francesco

Benedetto XVI in un’immagine dello scorso agosto, con papa Francesco – Fotogramma

La Chiesa è in preghiera per Benedetto XVI le cui condizioni sono “gravi ma stabili”, fa sapere il Vaticano. “Il Papa emerito è riuscito a riposare bene la notte scorsa, è assolutamente lucido e vigile e oggi, pur restando gravi le sue condizioni, la situazione al momento è stabile. Papa Francesco rinnova l’invito a pregare per lui e ad accompagnarlo in queste ore difficili” ha detto il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei giornalisti. Una Messa per lui verrà celebrata oggi, 30 dicembre, alle 17.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Alla richiesta di papa Francesco di pregare per Benedetto XVI hanno risposto immediatamente le comunità ecclesiali da tutto il mondo. Innumerevoli i comunicati di partecipazione e i tweet delle Conferenze episcopali, dei capi delle diverse Chiese e di autorità civili.

“Accogliendo la richiesta di papa Francesco al termine dell’udienza generale di ieri, invito tutte le comunità di Roma a unirsi in preghiera per Benedetto XVI, le cui condizioni di salute si sono aggravate, a motivo dell’avanzare dell’età”, ha scritto il cardinale vicario Angelo De Donatis nella lettera alla diocesi di Roma.

Nella celebrazione delle Messe di oggi e dei prossimi giorni, scrive ancora il cardinale, “accompagniamo il nostro caro vescovo emerito nel momento della sofferenza e della prova, invocando il Signore perché ‘lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine'”. Con questa intenzione quindi sarà celebrata la Messa di domani, che sarà presieduta dal vescovo Guerino Di Tora, vicario del cardinale arciprete della basilica lateranense.

avvenire.it

Benedetto XVI isolato nel monastero con padre Georg e quattro «memores». Da mesi non parla più

I misteri e i veleni sul dualismo con Bergoglio: nonostante la lealtà e il rispetto reciproco tra predecessore e successore, la sua longevità ha nutrito per quasi un decennio la leggenda destabilizzante dei «due Papi»

 Benedetto XVI isolato nel monastero con padre Georg e quattro «memores». Da mesi non parla più

Sembra una notizia che filtra da un altro mondo, sideralmente remoto da quello reale. E in qualche modo lo è. Forse perché quel Monastero nascosto nei giardini vaticani, dove Benedetto XVI si è ritirato da quasi dieci anni, è ad appena tre minuti di auto da Porta Sant’Anna, quella da cui si entra in Vaticano per andare alla farmacia, allo Ior, all’Archivio segreto; ma arrivarci significa compiere un viaggio mentale che fa perdere la nozione dello spazio e del tempo, tra viali deserti, altari, fontane, cactus enormi e improbabili, che spuntano tra le garitte di gendarmi vaticani in allerta davanti a qualunque viso sconosciuto. Le condizioni del papa emerito Benedetto si sono aggravate, Francesco ha chiesto di pregare per lui, e lo è anche andato a trovare: sono queste le notizie convulse di ieri.

Ma Joseph Ratzinger è ancora, disperatamente, vivo. Anche se con i suoi quasi 96 anni potrebbe spegnersi da un momento all’altro. Anche se pensava di morire sei mesi dopo la rinuncia del febbraio del 2013, e il fatto di essere sopravvissuto così a lungo ha alimentato il mistero sulle vere ragioni delle sue «dimissioni» epocali. Nonostante la lealtà e il rispetto reciproco tra predecessore e successore, la sua longevità ha nutrito per quasi un decennio la leggenda destabilizzante dei «due Papi»: benché Benedetto abbia fatto di tutto per ridimensionarla e smentirla. D’altronde, Ratzinger è stato «emerito» più a lungo che «regnante»: eletto nel 2005, ha lasciato nel 2013. Otto anni contro quasi dieci. Ad ogni occasione ha cercato di ribadire che «il Papa è uno solo». Ma i tradizionalisti che pure lo hanno sempre considerato una propria icona non si sono rassegnati.

Si è dato corpo al fantasma, se non alla realtà di «due Chiese». Benedetto è stato strumentalizzato di volta in volta da anti bergogliani e bergogliani, per motivi opposti. E non è stato mai chiaro fino in fondo quanto il pontificato emerito abbia influenzato e condizionato quello del papa argentino; e quanto il Monastero Mater Ecclesiae, la «Madre della Chiesa», abbia segnato alcune mosse di Bergoglio e della sua corte di Casa Santa Marta, l’hotel dentro le mura vaticane dove vive dal giorno dell’elezione. Una tesi sostiene che finché le riforme di Francesco sono andate avanti spedite, la sintonia con Benedetto è stata totale. Ma quando si è capito che arrancavano, che apparivano troppo visionarie, è cresciuta la tentazione di vedere nella filiera dei nostalgici di Ratzinger i frenatori, e nel Monastero una sorta di contropotere allo stato latente.

Negli ultimi anni si è assistito a uno scontro neanche troppo larvato tra le frange più estreme dei «tifosi» dell’uno e dell’altro. Contro, va sottolineato, la volontà di Francesco e Benedetto. È un conflitto che negli ultimi mesi si è in qualche maniera quietato, o almeno diplomatizzato. Forse perché la voce del papa emerito si è affievolita fino a spegnersi: da alcuni mesi non riesce più a articolare le parole. O magari perché il rischio di una rottura troppo vistosa nella Chiesa cattolica ha suggerito una tregua di fatto tra fazioni. Ma difficilmente la dicotomia verrà archiviata o si spegnerà quando Benedetto morirà. Anzi, per paradosso potrebbe ravvivarsi, sommandosi alle voci di dimissioni dello stesso Francesco, che emergono a intermittenza per bocca dello stesso papa argentino.

Da mesi, ormai, la domanda che si insinua nelle file vaticane non è se ma quando e come Francesco potrebbe rinunciare, una volta scomparso il papa emerito: perché due papi dimissionari sarebbero troppo, e una delle ragioni che finora hanno impedito una nuova scelta traumatica risiede proprio nel fatto che c’è ancora «l’uomo del Monastero». In questi anni è stata una figura ingombrante non solo per le sue rare prese di posizione ma per i suoi silenzi. In fondo, il solo fatto di esistere rappresentava una sorta di assenza-presenza che il mondo ecclesiastico ha sentito molto più dell’opinione pubblica. «Il Monastero» è diventato un modo per definire uno stile di papato complementare o perfino, nell’uso strumentale che ne hanno fatto gli avversari, alternativo a quello bergogliano: con Benedetto dedito a una vita monastica, assistito e protetto dalla sua «famiglia pontificia» composta dall’arcivescovo e prefetto Georg Gaenswein e dalle quattro «memores», le donne consacrate di Comunione e liberazione che hanno vissuto con loro in quell’edificio.

Non è chiaro se l’allarme che ieri mattina si è propagato dal suo eremo giù nei palazzi vaticani, e poi in tutta Italia, rimbalzando nel mondo, sia solo l’eco ricorrente di altri annunci funesti, smentiti dall’attaccamento alla vita di Joseph Ratzinger. Oppure se sia il presagio che l’esistenza di questo pontefice e fine teologo è davvero agli sgoccioli; che il suo «pellegrinaggio verso Casa», come scrisse in una lettera al Corriere nel febbraio del 2018, sta veramente arrivando al punto di non ritorno. Le voci che arrivano dal Vaticano sono contrastanti, ma le parole pronunciate ieri in udienza da Jorge Mario Bergoglio hanno conferito drammaticità alle voci sullo stato di salute di Benedetto. D’altronde, il silenzio intorno e dentro il Monastero è diventato pesante da mesi, ormai.

Si sapeva da tempo che Benedetto non riusciva più a parlare, a dispetto di una stupefacente lucidità. Le visite si erano diradate, come i suoi articoli di teologia. Si è creata una barriera invisibile di riserbo e di laconicità, aggiuntasi a quella che già circondava la costruzione di mattoni chiari protetta da un cancello di ferro elettrico schermato, e affiancata da un piccolo orto. Foto col contagocce, seduto in poltrona nel salotto al primo piano: l’ultima il 1° dicembre scorso. Frammenti di notizie arrivate da visitatori obbligati alla riservatezza. E una coltre di mistero così fitta che non si capiva dove finisse la volontà di isolare il papa emerito nel suo mondo rarefatto, e cominciasse la sua volontà di autoisolarsi. Di certo, senza di lui il Monastero diventerà altro. Eppure, si è impresso nella memoria collettiva come il luogo-simbolo di una delle stagioni più sconcertanti e insieme intriganti di una Chiesa in bilico: messa alla prova non dai suoi nemici ma dai suoi papi.

di Massimo Franco in https://www.corriere.it/cronache/22_dicembre_28/benedetto-xvi-isolato-monastero-padre-georg-quattro-memores-mesi-non-parla-piu-6ac67f20-86f0-11ed-95ee-af8dc55ce986.shtml

 

Le ore del dolore, Ratzinger accudito dalle Memores e da un frate

Nel monastero Mater ecclesiae, sua dimora dalle dimissioni

PAPA: P.LOMBARDI, LA NUOVA CASA DEL PAPA SARA' ECONOMICA © ANSA

Le fidate ‘memores domini’, le consacrate laiche della fraternità di Comunione e Liberazione, con lui.

La breve distanza dalla riproduzione della Grotta di Lourdes, dove, fino a quando ha potuto, ha mantenuto la sua tradizione di una passeggiata e una preghiera tutti i pomeriggi alle 17 di fronte alla Vergine.

Benedetto XVI, da quando ha cominciato a programmare il suo “ritiro dalle scene”, non ha mai avuto dubbi: il luogo ideale dove vivere da papa Emerito e concludere la sua esistenza era il Monastero Mater Ecclesiae, sulla sommità dei Giardini Vaticani.

Fatto costruire da Giovanni Paolo II agli inizi degli anni ’90 per ospitarvi gruppi di suore contemplative che si sono alternati negli anni, ne ha preso possesso Ratzinger nel 2013 dopo la clamorosa rinuncia e un periodo di breve allontanamento dal Vaticano trascorso nella residenza estiva dei Papi di Castel Gandolfo. Il tempo per ristrutturare il monastero con tutti i comfort e le facilities adatte a un Pontefice emerito, un anziano uomo che già cominciava a soffrire qualche problema di deambulazione che ben presto lo avrebbe costretto ad aiutarsi anche con un girello per mantenere la stabilità e compensare anche la progressiva cecità da un occhio.

La quiete del Mater ecclesiae, circondato solo dal verde, dal passaggio di qualche gatto randagio e ogni tanto di qualche tecnico vaticano per la manutenzione dei cavi della linea elettrica che passano lì vicino, si è rivelato in effetti subito il luogo perfetto per assolvere a quella missione di monaco orante che Benedetto XVI ha voluto interpretare come Papa emerito. I soli ad avere accesso stabile venendo a costituire una vera e propria comunità attorno al Papa emerito, così come era stata la famiglia pontificia, sono state le quattro memores di Cl e il fidato Georg Gaenswein che per alcuni anni ha svolto la mattina l’incarico di prefetto della Casa pontificia e nel pomeriggio assisteva Ratzinger.

Finchè le condizioni di Ratzinger lo hanno permesso, e soprattutto prima della micidiale pandemia Covid, al monastero per anni si è tenuto anche un certo via vai di amici, cardinali, vescovi, intellettuali, studiosi anche giornalisti che dal Papa emerito si sono recati in visita per confrontarsi sulla fede, per portare un proprio libro o scritto, per condividere una preghiera, molti anche una foto o un selfie. In questi ultimi giorni di peggioramento delle condizioni di salute, al monastero si è visto giorno e notte uno dei frati del servizio sanitario vaticano che in realtà assiste Benedetto XVI da molti anni.

Discreto, silenzioso, sempre con la sua valigetta da pronto soccorso in mano, il frate è una delle personalità più a stretto contatto con l’entourage di Ratzinger in queste ore. Ora con lui in queste ore c’è anche il fidato Gaenswein, rientrato in fretta da un breve periodo di congedo che aveva preso per salutare la famiglia per le festività natalizie.

ansa.it

Benedetto XVI, condizioni di salute aggravate: i possibili scenari spiegati dal liturgista don Claudio Magnoli

Papa Ratzinger, scenari.

Il Papa emerito Joseph Ratzinger, 95 anni, è molto malato: a riferirlo è stato Papa Francesco che ha invitato a pregare per il suo predecessore, le cui condizioni di salute si sono aggravate nelle scorse ore. Nel frattempo ci si interroga sugli scenari inevitabilmente inediti a cui si va incontro in caso di esequie.

Gli scenari delle eventuali esequie di Benedetto XVI: parla il liturgista don Claudio Magnoli

A fare il punto della situazione con l’AdnKronos è stato il liturgista don Claudio Magnoli, consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Una domanda importante riguarda chi presiederà gli eventuali funerali solenni di Benedetto XVI.

“Dal punto di vista liturgico – ha spiegato don Magnoli -, credo che quando avverranno le esequie verrà utilizzato sostanzialmente il rituale che si prevede per le esequie dei Papi dal momento che con Ratzinger parliamo di un Pontefice. La differenza sostanziale” rispetto a quando muore un Papa ”è che probabilmente potrebbe presiederle il Papa regnante, dunque Bergoglio, mentre invece quando c’è la morte di un Papa è il decano dei cardinali a presiedere”.

Il liturgista non esclude nemmeno l’ipotesi che possa essere comunque il decano a presiedere la funzione funebre. Anche perché Papa Francesco potrebbe non farcela fisicamente a causa degli arcinoti problemi al ginocchio.

Il nodo vestizione

Altra questione del tutto nuova rispetto ai funerali dei Papi del passato concerne la vestizione del Papa emerito. “Siccome Joseph Ratzinger anche in questi quasi dieci anni da papa emerito non ha rinunciato alla veste bianca – fa notare il liturgista – potrebbe decidere di tenere i paramenti pontifici. Si può ipotizzare anche che Ratzinger abbia dettato anche queste volontà in un testamento. O che deciderà forse il cerimoniale del Vaticano”.

Il luogo di sepoltura scelto da Benedetto XVI

Benedetto XVI ha invece già fatto sapere dove vuole essere sepolto. Già nel 2020 aveva reso noto di aver scelto di essere tumulato nella cripta di San Pietro, ossia nella tomba che fu di Giovanni Paolo II. Tomba che risulta non occupata in quanto l’urna e i resti di Wojtyla sono stati trasferiti in una cappella nei pressi della Pietà di Michelangelo dopo la sua canonizzazione.

virgilio.it

Benedetto XVI: dopo la visita al fratello Georg lascia oggi la Germania per tornare in Vaticano

Il soggiorno di Benedetto XVI a Ratisbona terminerà oggi. Il Papa emerito era arrivato a Ratisbona giovedì 18 giugno, per poter incontrare ancora una volta il fratello Georg, gravemente ammalato. La diocesi di Ratisbona sui suoi canali di comunicazione ha annunciato che il viaggio di ritorno è programmato per lunedì 22 giugno. Invece la giornata di ieri, domenica 21 giugno, è stata “di riposo” per il Papa emerito: Joseph e Georg Ratzinger hanno celebrato insieme la messa al mattino, come nei giorni precedenti. Il Papa emerito intorno alle 18.30 è stato poi in visita alla cattedrale di Ratisbona dove da ieri è esposto al culto dei fedeli il reliquiario del patrono della diocesi Wolfgang. La cattedrale è rimasta chiusa durante la visita del Papa emerito. “È stato un onore poter salutare ancora una volta il Papa emerito in Germania, in un contesto così familiare”, ha commentato il nunzio Nikola Eterovic che ha fatto visita a Benedetto nella giornata di sabato; dall’incontro ha avuto l’impressione che il Papa emerito “sta bene qui a Ratisbona”.

agensir

Ratzinger: il Terzo Segreto di Fatima è stato interamente pubblicato

Il Papa emerito, Benedetto XVI, interviene per parlare del Terzo Segreto di Fatima e ribadisce che è stato interamente pubblicato. La comunicazione da parte di Joseph Ratzinger arriva attraverso un comunicato della sala stampa vaticana. Alcuni articoli apparsi recentemente avevano infatti riportato dichiarazioni attribuite al professor Ingo Dollinger, secondo cui Ratzinger, dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima (avvenuta nel giugno 2000), gli avrebbe confidato che tale pubblicazione non è stata completa.

A tale proposito, il Papa emerito Benedetto XVI comunica – si legge nel Bollettino della Santa Sede – «di non aver mai parlato col prof. Dollinger circa Fatima», afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al professor Dollinger su questo tema «sono pure invenzioni, assolutamente non vere» e conferma decisamente: «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa».

E dal canto suo il Papa emerito Benedetto XVI «sta bene» anche se debbono essere considerati i suoi 89 anni. «Prega, ama studiare e leggere, si dedica alla corrispondenza, cammina per il rosario nei giardini vaticani, riceve visite». Lo riferisce il segretario, monsignor George Gaenswein, a margine della presentazione di un libro sul pontificato di Joseph Ratzinger alla Gregoriana.

«Si potrà vederlo tra non molto», ha aggiunto. Il 29 giugno Ratzinger compie 65 anni di sacerdozio. «Vedremo che cosa si riuscirà ad organizzare. È un’occasione oggettiva che fa sperare di poterlo vedere e di dimostrare – ha aggiunto Gaenswein scherzando – che la mia frase sulla candela era stupida».

Ad un settimanale italiano infatti il segretario del Papa emerito aveva detto che Benedetto è come una candela che si sta spegnendo piano piano. «Non sapevo che in italiano potesse avere un significato negativo. Dire che è come una candela significa che la forza della sua luce è la stessa», ha spiegato.

Il Papa emerito «è sereno, è in pace con il Signore, con sé stesso e con il mondo», ha aggiunto monsignor Gaenswein. Continua a ricevere persone ma negli ultimi tempi ha dovuto rallentare il flusso delle visite «perché ogni giorno arrivano tantissime lettere da leggere e troppi libri, anche manoscritti».

Parlando della situazione dopo le dimissioni Gaenswein, nel corso della presentazione del libro alla Gregoriana di don Roberto Regoli, ha detto che «c’è un unico Papa ma due successori di Pietro viventi, non in un rapporto concorrenziale ma entrambi con una presenza straordinaria».

Ha anche ripercorso il momento in cui fu eletto pontefice: «Posso essere un superteste: mai, mai, negli anni precedenti aveva premuto per essere al più alto posto della Chiesa cattolica. E infatti lui stesso confidò che quando capì che stava per essere eletto fu uno choc».

 

Tra le cose che più lo addolorarono negli ultimi anni da Papa «non furono tanto gli attacchi malevoli quanto il tragico incidente nel quale morì Manuela Camagni, una delle Memores Domini» che lo assistevano, nel 2010. «Soffrì anche per il tradimento di Paolo Gabriele ma, lo ribadisco ancora una volta, non si è dimesso a causa del povero e malguidato assistente di camera né per i Vatileaks. Nessun traditore, o corvo, o qualsivoglia giornalista, avrebbe potuto spingerlo alle dimissioni. Era uno scandalo troppo piccolo rispetto a una decisione così grande».

E allora Gaenswein ricorda che proprio Ratzinger spiegò, fin dal primo momento, che la decisione delle dimissione era stata presa perché «consapevole che venivano meno le forze necessarie per un compito cosi gravoso».

E per il Prefetto della Casa Pontificia «oggi non ci sono due Papi ma un ministero allargato con un membro attivo e un membro contemplativo. È come se Benedetto XVI avesse fatto un passo `di lato´ per fare spazio al successore e a una nuova tappa del papato che continua a sostenere con la sua preghiera», lì stesso dove è Papa Francesco, «nei giardini vaticani».

vaticaninsider

Auguri Benedetto XVI compie 89 anni

Anche Papa Franesco, sul volo verso l’isola di Lesbo, ha voluto fare gli auguri a Benedetto XVI, che compie oggi 89 anni. Francesco ha invitato tutti a pregare per il Papa emerito. Come informa Radio Vaticana, in onore di Benedetto XVI, grande cultore di musica, si terrà nel pomeriggio di oggi alle 18 un concerto mozartiano, offerto dall’Orchestra Filarmonica della Franciacorta. L’esecuzione si terrà presso la “Sala Assunta” nella Palazzina Leone XIII, antica sede della Radio Vaticana.

Tra i molti auguri già arrivati a Joseph Ratzinger anche della Fondazione Vaticana che porta il suo nome. “Siamo certi che molte persone si uniscono a noi nel rendergli omaggio e nel ringraziare il Signore per la sua splendida e coraggiosa testimonianza di fede”.

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da Avvenire