Gli auguri di Papa Francesco a Benedetto XVI

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Nella mattina di martedì 16 aprile Papa Francesco ha chiamato al telefono Benedetto XVI per fargli gli auguri in occasione del suo ottantaseiesimo compleanno. Lo ha fatto dopo aver pregato per lui durante la messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae. “Oggi – aveva detto ai presenti prima di dare inizio alla liturgia – è il compleanno di Benedetto XVI. Offriamo la messa per lui, perché il Signore sia con lui, lo conforti e gli dia molta consolazione”. La conversazione telefonica è stata molto cordiale e si è svolta in uno spirito di fraternità che ha richiamato il clima dell’incontro avvenuto il 23 marzo scorso a Castel Gandolfo. Dopo avergli detto del ricordo durante la messa, Papa Francesco ha chiesto al predecessore di inviare i suoi saluti e i suoi auguri anche al fratello, monsignor Georg Ratzinger, che già da diversi giorni si trova a Castel Gandolfo, dove si è trattenuto proprio per festeggiare in forma familiare e fraterna la ricorrenza odierna.

(©L’Osservatore Romano 17 aprile 2013)

Conclave, fumata bianca: scelto nuovo Papa. Boato a San Pietro

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Campane Basilica suonano a festa

Fumata bianca: scelto il nuovo Papa. Boato dei fedeli a San Pietro. Decisivi i turni di votazione del pomeriggio: ora l’attesa per sapere il nome del successore di Benedetto XVI. Cori di “Viva il Papa, viva il Papa” si alzano in Piazza San Pietro, mentre le campane della Basilicano iniziano suonare a festa.

messaggero.it

A Castel Gandolfo l’ultimo saluto di Benedetto XVI ai fedeli

Alle 20 di giovedì 28 febbraio si è concluso il pontificato e si è aperta la sede vacante

Alle 20 di giovedì 28 febbraio si è concluso il pontificato di Benedetto XVI e si è aperta la sede vacante. Poco prima, intorno alle 17.20, il Papa era giunto al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, da dove, affacciandosi al balcone centrale, aveva salutato con queste parole i numerosi fedeli radunati in piazza della Libertà.

Grazie!
Grazie a voi!
Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione.
Ci benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!

(©L’Osservatore Romano 2 marzo 2013)

La Chiesa si risveglia nelle anime

Nella mattina di giovedì 28 febbraio, ultimo giorno del suo pontificato, Benedetto XVI ha voluto incontrare nella Sala Clementina i cardinali presenti a Roma per un saluto di congedo. Queste le sue parole.

Venerati e cari Fratelli!

Con grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha saputo farsi interprete dei sentimenti dell’intero Collegio: Cor ad cor loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della presenza del Signore risorto.
Come ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia.
Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi – possiamo dire – la ragione e la passione della vita. Mi lascio aiutare da un’espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell’anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Costituzione Lumen gentium, nel suo ultimo libro, con una dedica personale anche per me; perciò le parole di questo libro mi sono particolarmente care. Dice Guardini: La Chiesa “non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo”. È stata la nostra esperienza, ieri, mi sembra, in Piazza: vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri. Per questa è vera ed eloquente anche l’altra famosa espressione di Guardini: “La Chiesa si risveglia nelle anime”. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che – come la Vergine Maria – accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi.
Rimaniamo uniti, cari Fratelli, in questo Mistero: nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia, che nessuno ci può togliere.
Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per questo, con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

(©L’Osservatore Romano 1° marzo 2013)

I mondi paralleli, il Papa e i media

di Giovanna Chirri

I mondi paralleli, il Papa e i media. Tranquillo, anzi, ”normale”. Benedetto XVI visto da vicino da Cindy Wooden e Salvatore Mazza che lo salutano a nome di tutti i vaticanisti. ”Grazie per il suo insegnamento e per averci aiutato a spiegare tutto con chiarezza, questo ci ha aiutato nel nostro lavoro”, gli dice Cindy che, come anche Salvatore fa per Avvenire, per la Cns segue il Papa dall’inizio del pontificato. Stringono la mano a papa Ratzinger alla fine della udienza al presidente della Romania.

I due vaticanisti – fattispecie singolare nella giungla della informazione – nelle grandi sale del Palazzo Apostolico hanno incrociato anche i vescovi liguri, con il presidente della Cei Angelo Bagnasco, in visita ”ad limina” al Papa che il 28 lascera’ il pontificato ma fino a quel giorno e’ tenacemente al lavoro. In sala stampa vaticana intanto si discute della nomina dei Ernst Von Freyberg a nuovo presidente dello Ior, e qualcuno paventa che sia una sottrazione di sovranita’ al prossimo Papa. Freyeber non e’ un capodiscastero e la sua nomina non ha a che fare con il governo della Chiesa, i cui principali esponenti decadranno insieme al Papa, spiega pazientemente padre Federico Lombardi sotto il fuoco di fila dei giornalisti, osservando che sarebbe strano che il nuovo presidente della ”banca vaticana”, la cui scelta e’ costata tempo e analisi, non venisse nominato. Il futuro pontefice, ragiona padre Lombardi, potrebbe chiedere perche’ gli e’ stata lasciata questa questione irrisolta.

A fianco di Benedetto XVI dal 2006, il gesuita replica anche alle letture degli attentati all’unita’ della Chiesa di cui il Papa ha parlato nella messa delle ceneri. Le ”Le divergenze”, argomenta con l’occhio alle pagine dei giornali che narrano di contrasti nella curia, lotte intestine ai piu’ alti livelli ecclesiali, sono frutto di una normale dialettica, e certe descrizioni diventano ”distruttive” se vengono caricate, presentate come ”lotte”.

Non si puo’ leggere tutto in chiave politica, osserva Lombardi, citando Benedetto XVI e la sua descrizione del ”Concilio dei media” opposto al ”Concilio dei padri”. Non vorrei, si e’ augurato padre Lombardi, che ”la sede vacante e il conclave venissero letti in questa stessa chiave politica”. E mentre il Wall Street Journal si augura che il prossimo Papa sia piu’ mediatico, l’Osservatore romano, forte delle parole di Shimon Peres sul coraggio di Benedetto XVI di lasciare il testimone, titola ”La saggezza non invecchia mai”. I due mondi troveranno mai un punto di mediazione?

giovanna.chirri@ansa.it

Quel giorno sulla tomba di Celestino…

di Lorenzo Maria Alvaro

Per la prima volta, nel 2009, un Papa rese omaggio al pontefice del “gran rifiuto”. Un gesto che oggi assume un significato nuovo

celestino

Era il 2009, a L’Aquila c’era appena stato il terribile terremoto che aveva raso al suolo la città. La visita papale del 28 aprile fa tappa anche all’interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, anch’essa in condizioni critiche. Una visita, quella di Benedetto XVI alla basilica, che gli addetti alla sicurezza vorrebbero evitare. La struttura non è sicura. Ma il Papa non sente ragioni. Quel giorno accade qualcosa che dai più viene considerato quasi inaccettabile. Papa Ratzinger entra nella basilica, si pone di fronte alla teca con i resti di Celestino V e, togliendosi il suo pallio pontifico, lo depone sul cristallo. Un gesto di apertura nei confronti di un Papa controverso e bistrattato per la sua scelta di tirarsi indietro dai suoi doveri di pastore.

Pietro del Morrone infatti viene eletto pontefice nel 1294, da un conclave che, molto diviso, decise la sua elezione pensandolo facile da gestire. Celestino infatti è un monaco eremita benedettino di umili origini. Il nuovo Papa però si rivelò tutt’altro che malleabile. Fu il primo Santo Padre ad esercitare il proprio ruolo lontano dallo Stato Pontifico, a L’Aquila appunto, e inventò l’istituzione del Giubileo.

Il suo atto più importante fu la Bolla del Perdono che elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si recheranno nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio della città dell’Aquila dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Un’indulgenza, cosa di non poco contro, gratuita e sottoposta al solo vincolo del pentimento personale.

Da quel atto e da 719 anni nella città dell’Aquila si celebra quindi questo antico rito religioso chiamato Perdonanza; e questo evento che può essere considerato precursore del Giubileo istituito nel 1300 da Papa Bonifacio VIII.

La storia è stata ingrata con Celestino, come lo è con tutti coloro che non la scrivono. Venne fatto passare, ma ancora oggi spesso è dipinto così, come un codardo e un incapace. Fu invece rivoluzionario e contro corrente e diede nuova forza e vitalità alla Chiesa di Roma.

Sebbene è sia stato fatto Santo prima di Benedetto XVI la Chiesa ufficiale l’aveva tenuto nel dimenticatoio. Che Ratzinger stesse pensando al passo di oggi già quel giorno a L’Aquila?
Anche in letteratura è una figura controversa. I più sostengono che Dante lo collochi nel III canto dell’Inferno, nei panni del celebre uomo «che fece per viltade il gran rifiuto». Ma non c’è certezza che sia proprio dedicato a lui il riferimento della Commedia. Il Petrarca invece di lui e del suo gesto scrive «il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino».

Quella scelta ancora oggi è discussa, dopo 719 anni. Forse oggi, con l’abdicazione di Benedetto XVI, assumerà una prospettiva e un significato diversi.

vita.it

«L’annuncio delle dimissioni del Papa mi riempie di silenzio e di preghiera». Il messaggio alla Diocesi del Vescovo Massimo

Il messaggio alla Diocesi del Vescovo Massimo
6 febbraio 2013. Il Vescovo Massimo saluta Benedetto XVI
6 febbraio 2013. Il Vescovo Massimo saluta Benedetto XVI
Messaggio alla Diocesi in occasione dell’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI
Reggio Emilia, 11 febbraio 2013
La prima parola che voglio dire è di ringraziamento a Dio per averci concesso questo Papa, per averci donato la sua profondità intellettuale e spirituale, la sua finezza d’animo, la sua umiltà. Io personalmente devo molto a lui. Gli sono grato per l’affetto che ha sempre dimostrato per la mia persona.
L’annuncio delle dimissioni che il Papa ha dato questa mattina al concistoro dei Cardinali mi riempie di silenzio e di preghiera. Di silenzio perché sono consapevole di partecipare a un momento grande della storia della Chiesa. Essa infatti è segnata soprattutto dal rapporto di ogni uomo con Dio, dall’adesione alla sua volontà. Il Papa, nella profondità della sua coscienza cristiana, ha percepito che rispondere oggi a Dio significava per lui ritirarsi. È una scelta drammatica e, nello stesso tempo – ne sono sicuro -, apportatrice di pace per il suo animo credente. Esce così dalla scena del governo della Chiesa un grande Papa, che verrà ricordato per tante ragioni. Alla morte di Giovanni Paolo II, dopo 27 anni di magistero incisivo e planetario, tutti ci chiedevamo: “Chi potrà succedere a un simile Papa? Chi potrà imprimere un suo stile dopo una tale altezza di presenza e di parola? Benedetto XVI, con grande umiltà, ha saputo disegnare una sua linea di interpretazione del sommo pontificato. Una linea che è passata attraverso la catechesi. Egli verrà ricordato nei secoli, a mio parere, come un nuovo Leone Magno, un nuovo Gregorio Magno, un vescovo che ha saputo introdurre i cristiani in una visione profonda e sintetica dell’esperienza della Chiesa, mettendo al centro di essa la liturgia e la preghiera.
Benedetto XVI è stato un Papa che ha svelato la carità come contenuto della fede. Lo ha detto nel messaggio per la Quaresima e mostrato con questo suo ultimo atto di governo. Egli ha espresso ciò che è essenziale nel cristianesimo: il legame con la Tradizione, la centralità della liturgia, la necessità della grazia che salva, la superiorità della vita personale di fronte ad ogni burocrazia o sovrastruttura. Nello stesso tempo egli ha parlato a tutti gli uomini, mostrando la grande stima che il cristianesimo ha della ragione umana e combattendo contro ogni riduzione di essa. Il Logos è il cuore del cristianesimo: è questo il principio che combatte ogni assolutizzazione politica della religione. Ha posto continuamente sul tappeto il tema della convivenza tra i popoli e le religioni.
Inizia ora un tempo di preghiera nella Chiesa, affinché sia concesso dallo Spirito di Dio un nuovo Papa che sappia continuare l’opera dei suoi predecessori con la santità che i papi del Novecento hanno saputo incarnare in modo così mirabile.
diocesi.re.it