Quel giorno sulla tomba di Celestino…

di Lorenzo Maria Alvaro

Per la prima volta, nel 2009, un Papa rese omaggio al pontefice del “gran rifiuto”. Un gesto che oggi assume un significato nuovo

celestino

Era il 2009, a L’Aquila c’era appena stato il terribile terremoto che aveva raso al suolo la città. La visita papale del 28 aprile fa tappa anche all’interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, anch’essa in condizioni critiche. Una visita, quella di Benedetto XVI alla basilica, che gli addetti alla sicurezza vorrebbero evitare. La struttura non è sicura. Ma il Papa non sente ragioni. Quel giorno accade qualcosa che dai più viene considerato quasi inaccettabile. Papa Ratzinger entra nella basilica, si pone di fronte alla teca con i resti di Celestino V e, togliendosi il suo pallio pontifico, lo depone sul cristallo. Un gesto di apertura nei confronti di un Papa controverso e bistrattato per la sua scelta di tirarsi indietro dai suoi doveri di pastore.

Pietro del Morrone infatti viene eletto pontefice nel 1294, da un conclave che, molto diviso, decise la sua elezione pensandolo facile da gestire. Celestino infatti è un monaco eremita benedettino di umili origini. Il nuovo Papa però si rivelò tutt’altro che malleabile. Fu il primo Santo Padre ad esercitare il proprio ruolo lontano dallo Stato Pontifico, a L’Aquila appunto, e inventò l’istituzione del Giubileo.

Il suo atto più importante fu la Bolla del Perdono che elargisce l’indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si recheranno nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio della città dell’Aquila dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Un’indulgenza, cosa di non poco contro, gratuita e sottoposta al solo vincolo del pentimento personale.

Da quel atto e da 719 anni nella città dell’Aquila si celebra quindi questo antico rito religioso chiamato Perdonanza; e questo evento che può essere considerato precursore del Giubileo istituito nel 1300 da Papa Bonifacio VIII.

La storia è stata ingrata con Celestino, come lo è con tutti coloro che non la scrivono. Venne fatto passare, ma ancora oggi spesso è dipinto così, come un codardo e un incapace. Fu invece rivoluzionario e contro corrente e diede nuova forza e vitalità alla Chiesa di Roma.

Sebbene è sia stato fatto Santo prima di Benedetto XVI la Chiesa ufficiale l’aveva tenuto nel dimenticatoio. Che Ratzinger stesse pensando al passo di oggi già quel giorno a L’Aquila?
Anche in letteratura è una figura controversa. I più sostengono che Dante lo collochi nel III canto dell’Inferno, nei panni del celebre uomo «che fece per viltade il gran rifiuto». Ma non c’è certezza che sia proprio dedicato a lui il riferimento della Commedia. Il Petrarca invece di lui e del suo gesto scrive «il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino».

Quella scelta ancora oggi è discussa, dopo 719 anni. Forse oggi, con l’abdicazione di Benedetto XVI, assumerà una prospettiva e un significato diversi.

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