Le nostre opere emanano luce e insaporiscono il mondo? O contribuiscono a fare disprezzare il cristianesimo stesso?

di Gilberto Borghi e Sergio Ventura | 08 febbraio 2020
vinonuovo.it

In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).

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1^ LETTURA – Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio» (Is 58,7-10).

GILBERTO: «”La tua ferita si rimarginerà presto”: qual è la nostra ferita? Abbiamo mai sperimentato che la carità operata ci guarisce?».

SERGIO: «Ci ricordiamo che il ‘digiuno’ voluto da Dio è costituito da opere di misericordia (sfamare, vestire, ospitare, consolare, rendere giustizia, non accusare)? E che ad esse è legata la risposta di Dio alle nostre preghiere?».

SALMO – Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: / misericordioso, pietoso e giusto. / Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, / amministra i suoi beni con giustizia. / Egli non vacillerà in eterno: / eterno sarà il ricordo del giusto. / Cattive notizie non avrà da temere, / saldo è il suo cuore, confida nel Signore. / Sicuro è il suo cuore, non teme, / egli dona largamente ai poveri, / la sua giustizia rimane per sempre, / la sua fronte s’innalza nella gloria (111).

SERGIO: «Crediamo veramente che essere giusti e misericordiosi sia la vera fonte della nostra sicurezza, felicità e luminosità?».

GILBERTO: «Perché donare largamente ai poveri è possibile se abbiamo un cuore saldo che confida nel Signore? Quindi, chi non dona largamente ai poveri non ha un cuore saldo?».

2^ LETTURA – Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 2,1-5).

GILBERTO: «Come mai la manifestazione dello Spirito non è messa in connessione con l’eccellenza della parola e coi discorsi persuasivi?»

SERGIO: «Prestiamo attenzione a non trasformare l’invito di Paolo a non nascondere il mistero della debolezza del Crocifisso dietro l’eccellenza di parole sapienti e persuasive con il timore di esse e la loro mortificazione?».

VANGELO – In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,13-16)

SERGIO: «Ci ricordiamo che una delle cause del disprezzo verso il cristianesimo dipende dal fatto che le nostre azioni non brillano per il bene che ne deriva e non danno sapore alla propria e altrui vita?».

GILBERTO: «Come mai non si dice che la “luce” e il” sale” mostrano la verità della Chiesa o il giudizio di Dio, bensì le nostre opere buone?».