FRANCESCO DAL MAS – avvenire 24/2/2010
I «gruppi di ascolto»? Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, non ha dubbi: «Sono l’espressione efficace del sacerdozio comune». Monsignor Valter Perini, vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi, ha radunato nella Basilica di San Marco il grande popolo dei «Gruppi di Ascolto della Parola», in particolare gli animatori, per i secondi vespri e l’adorazione eucaristica, in occasione dell’Anno Sacerdotale. Numerosi sono i preti ed i religiosi, ma ancora più numerosi i laici in rappresentanza dei cinquemila che ormai da dieci anni si incontrano in centinaia di abitazioni per riflettere insieme sulla Parola di Dio. Il patriarca Scola ha voluto esserci per spiegare che del sacerdozio di Gesù partecipa ogni fedele in quanto membro del popolo di Dio, in forza dell’ispirazione cristiana. E che da Cristo in poi, «sacerdotale» non coincide più con «separato dalla realtà». Come nient’affatto separati, ma radicati nel vissuto quotidiano sono i «gruppi di ascolto».
«La nascita, la famiglia, la vita, il lavoro, il riposo, le fragilità, il dolore e la morte, l’essere in società, in una parola tutti gli aspetti dell’esistenza, in quanto vissuta per Cristo, con Cristo ed in Cristo sono l’attuazione del sacerdozio comune di tutto il popolo santo di Dio – ribadisce al riguardo il cardinale –. Anche la fioritura dei Gruppi di Ascolto nel nostro Patriarcato è espressione efficace del sacerdozio comune perché voi – aggiunge rivolto ai protagonisti di questa singolare esperienza pastorale –, immedesimandovi con la Parola vivente di Dio, trasformate tutto il vostro quotidiano, nella trama di circostanze e rapporti che lo costituiscono, in offerta sacerdotale ».
Sono centinaia i «gruppi di ascolto » in diocesi, basti pensare che i soli animatori sono più di cinquecento.
L’aspetto più originale è proprio la circostanza di ritrovarsi nelle case della gente, in un contesto semplice e familiare dove si può realmente incrociare la vita ordinaria di tutti e, quindi, anche le persone più diverse, secondo le varie età e condizioni. In questi anni i gruppi stanno affrontando i libri dell’Antico Testamento – la G enesi e l’Esodo . In questi gruppi, le parrocchie e le aggregazioni di fedeli incontrando delle «cellule pulsanti di vita nuova». Una vita aperta ed accogliente. Lo conferma anche il patriarca quando certifica che «i nostri fratelli sono uomini, con cui ogni giorno operiamo nei più svariati ambienti dell’umana esistenza, che possono trovare nella nostra testimonianza, grata per il dono della fede, una concreta fonte di speranza».
Ecco, dunque, che a partire dall’intimo legame tra il sacerdozio comune del popolo di Dio e quello specifico dei ministri ordinati, l’Anno Sacerdotale invita – il cardinale Scola lo sottolinea con forte evidenza – quella circolarità fra tutti gli stati di vita – sposi, consacrati, ministri ordinati – che la carità di Cristo consente. È un’unità «intessuta di comunione», che «non appiattisce le differenze», anzi semmai valorizza tutti i doni e permette, a chi vi si accosta, di riscontrare la qualità di vita che pulsa nelle comunità del Veneziano, come il patriarca ha potuto verificare nella visita pastorale in corso. «Pertanto, se chiediamo allo Spirito che ci doni sacerdoti santi e mandi nuovi operai nella sua messe, nello stesso tempo – sollecita Scola – preghiamo intensamente il Signore perché i fedeli laici assumano con decisione una responsabilità ecclesiale piena».
Naturalmente con un’avvertenza. «Ciò richiede che, rispettando l’indole propria della loro vocazione secolare, essi sappiano superare ogni frattura tra la fede e la vita per essere nel mondo testimoni umili ma identificabili che Cristo è risorto per la salvezza di tutti».
Avviati dieci anni fa, oggi coinvolgono ben cinquemila persone. Il patriarca di Venezia li ha incontrati in San Marco: «Immedesimandovi nella Parola di Dio, trasformate la vita quotidiana e divenite fonte di speranza per i fratelli»