Libro Genesi: una lettura narrativa

commento

Il sacerdote cattolico americano, monaco benedettino, ha inteso comporre un commentario a Genesi non di stampo storico-critico ma servendosi dell’analisi narrativa. È parroco a Glasgow ed è direttore della collana “Berit Olam” presso Liturgical Press, collana in cui è inserito il commentario da lui composto. Il testo è indirizzato a laici, parroci e studiosi e si basa sulla forma finale del testo come appare nel testo ebraico masoretico.

L’originale americano è del 2003 e l’autore afferma che commentari di queste tipo non esistono. In Italia, comunque, è disponibile il bel commentario di A. Wénin, che porta come sottotitolo ai tre volumi sinora disponibili Lettura narrativa e antropologica della Genesi (EDB, Bologna 2007.2008.2017).

Cotter suggerisce al lettore di servirsi di uno di questi commentari per trovarvi spiegazioni più esaustive sotto molti aspetti. Come quando si ammira una statua come il Davide di Michelangelo o una serie preziosa di porcellane, il lettore deve porsi da un punto di osservazione che può cambiare e osservare ogni minimo dettaglio.

Cotter propone il suo punto di vista cattolico in dialogo col mondo letterario e filosofico odierno ed esamina minuziosamente i dettagli del testo considerandolo innanzitutto un racconto tipico della narrativa ebraica, che è spesso una narrazione storicizzata. Essa combina insieme vari elementi:

dettaglio storico fattuale rivestito di leggenda (passaggio del Mar Rosso in Es 14,1–15,21);
tradizione mitologica (I Nefilim di Gen 6,1-4);
racconti eziologici (Giacobbe che lotta con Dio in Gen 32,22.32);
saghe archetipe di fondatori della nazione (la chiamata di Abramo in Gen 12,1-9);
racconti popolari di eroi capaci di opere straordinarie (Sansone in Gdc 13,1–16,31);
figure storiche note con qualche elemento di ricostruzione (Davide in 1 e 2Samuele e 1Re).
Analisi narratologica
Nella sua spiegazione, a differenza del metodo storico-critico che studia le fonti e lo sviluppo del testo fino al suo stadio finale, Cotter intende ricercare come significato non “come era” ma “perché così”. Egli analizza il significato esaminando la struttura narrativa nei suoi particolari.

Nell’Introduzione (pp. 8-42) spiega gli elementi essenziali del metodo narratologico. In particolare si sofferma sulla mimesi (rappresentazione o illustrazione?), sulla trama e suoi elementi costitutivi, sulla struttura, specialmente quella chiastica e la struttura simmetrica concentrica in genere. Nel primo caso, il punto centrale X è l’elemento della storia che permette la svolta del racconto. Se gli elementi, invece, sono in serie parallela, l’accento cade sui singoli elementi. Le strutture sono rinvenute dagli studiosi, secondo Cotter, ma non imposte dagli autori del testo biblico.

Lo studioso spiega poi il personaggio e la caratterizzazione tramite il nome, la descrizione, mediante un monologo interiore, o per contrasto. La scaletta di affidabilità ascendente della caratterizzazione è così redatta dallo studioso: resoconto di azioni, aspetto, gesto, postura, costume, commento di un personaggio su un altro, discorso diretto di un personaggio, monologo interiore, affermazione del narratore.

Altri autori parlano di un continuum di tipi di personaggi cha vanno dal piatto al tondo.

Infine, Cotter analizza il tema del punto di vista.

Nella Parte prima del volume (pp. 43-118), Cotter esamina i racconti degli inizi (Gen 1–11) raccogliendo i testi sotto le seguenti titolature: 1) Il racconto della creazione di tutto quello che esiste (Gen 1,1–2,3); Il racconto della creazione dell’uomo e della donna, il paradiso in cui vissero e che decisero di perdere e il peccato che ne seguì (Gen 2–3); 3) Il racconto del grande diluvio e l’alleanza che seguì (Gen 6–9): 4) Il racconto di Babele (Gen 11,1-19).

Nella Parte seconda (pp. 119-396), Cotter esamina i “Racconti della tribolata famiglia scelta per la benedizione” (Genesi 12–50). Queste le maggiori suddivisioni, con la numerazione continua: 5) Al tempo della prima generazione (Gen 12–25); 6) Al tempo della seconda generazione (Genesi 25–28); 7) Al tempo del terza generazione (Genesi 28–36); 8) Al tempo della quarta generazione (Gen 37–50).

Concludono il volume le Indicazioni di ulteriori letture (pp. 397-408), Abbreviazioni (pp. 409-410), Indice degli autori (pp. 411-414), Indice dei temi (pp. 415-416).

YHWH Salvatore
Tesi centrale sostenuta dall’autore del volume è che nel libro della Genesi YHWH è presentato come salvatore, specialmente dell’ultimo e del più debole. Questa aspetto si rivela in modo particolare nella storia della tribolata famiglia scelta per la benedizione. Figura centrale della narrazione della prima generazione è – secondo Cotter – la schiava egiziana Agar, e non Abramo, mentre Tamar, la nuora emarginata è vista come la figura morale centrale della quarta generazione. Dio è salvatore soprattutto di coloro che si trovano nella più grande necessità.

Per quanto riguarda la creazione, Dio si dimostra salvatore anche in quel caso, strappando il creato dall’insensatezza e chiamando l’umanità a condividere la stessa sfida.

Interessante la definizione di “tribolata” data alla famiglia di Abramo e alla sua discendenza. Pur fra tribolazioni, lacerazione, invidie, gelosie e conflitti di ogni tipo, essa è la famiglia benedetta da YHWH e chiamata a diventare mediatrice di benedizione per il mondo intero. Non diventerà mai una famiglia modello, completamente perfetta e trasformata in ogni suo aspetto, ma rimarrà amata anche nel suo “zoppicare” per aver lottato con Dio.

Strutture concentriche e parallele
Di varie sezioni esaminate l’autore indica – secondo la terminologia tipica del metodo narratologico – l’inizio dell’azione, lo sviluppo, il punto di svolta, lo scioglimento, la conclusione. A titolo esemplificativo dell’analisi di Cotter, riportiamo la struttura concentrica da lui proposta per le sezioni maggiori.

Gen 2–3. È il racconto della creazione dell’Uomo e della Donna, il paradiso in cui vissero e che decisero di perdere:

A) 2,4b-17 hā’ādām è posto nel giardino
B) 2,18-25 Le relazione tra i personaggi sono stabilite in armonia
C) 3,1-5 Il serpente parla alla Donna
D) 3,6-7 La Donna e suo marito mangiano dell’albero
C1) 3,8-13 YHWH interroga hā’ādām
B1) 3,14-21 Le relazioni tra i personaggi vengono ristabilite, ma in disarmonia
A1) 3,22-24 hā’ādām è condotto fuori del giardino

Nel racconto di Gen 12–25 Cotter rinviene invece una struttura a chiasmo:

A) 12,1-8 Vicino all’obbedienza, ma incapacità di sacrificare ciò che era stato chiesto
B) 12,9–13,1 YHWH interviene per liberare Sarai
C) 13,2-18 Abram e Lot si stabiliscono
D) 14,1-24 Il male è sconfitto da Abram
E) 15,1-21 YHWH interviene e si impegna in un’alleanza
X) 16,1-15 YHWH salva Agar e suo figlio
E1) 17,1-26 Abram interviene e si impegna
D1)18,1–19,29 Il male viene sconfitto per amore di Abramo
C1) 19,30-38 La scelta di Lot
B1) 20,1-18 YHWH interviene per liberare Sara
!!! 21,1-34 YHWH interviene liberamente per creare una vita e per liberare; abitanti e residenti temporanei
A1) 22,1-19 Obbedienza e sacrificio di quanto era stato chiesto

22,20–25,10 Sintesi della vita successiva.

Un esempio di struttura che procede per paralleli è invece quella rinvenuta dall’autore in Gen 37–50:

A) 37,1-16 Giuseppe e il conflitto familiare che provoca
A1) 38,1-30 Giuda e il conflitto familiare da lui provocato
B) 39,1–41,57 Discesa e ascesa di Giuseppe
B1) 42,1–47,27 Discesa e ascesa dei fratelli
C) 47,28–48,22 Benedizioni di Giuseppe
C1) 49,1-28 Benedizioni: tutti i fratelli
D) 49,29–50,14 La fine di Giacobbe
D1) 50,15-26 La fine di Giuseppe

In fin dei conti, Genesi sollecita il lettore e l’umanità di tutti i tempi a cercare salvezza e senso all’interno di un mondo che presenta tratti caotici (la pandemia di questi mesi ne può essere un esempio). Sarà possibile solo con un sussulto di responsabilità che faccia incamminare l’umanità verso un traguardo solo intravisto ma che già in passato si presentava pieno di senso e di amore, poi rifiutato dagli uomini.

Nel suo commentario l’autore inserisce alcuni stacchi che richiamano l’interpretazione avuta dal testo nella tradizione, specialmente in quella ebraica. Come tutte le opere, anche questo commentario ha ricevuto critiche sia positive che negative, che vanno ricordate per onestà (cf. ad es. quella severa di R. Thimothy McLay su Journal Of Hebrew Scriptures – Volume 4 [2002-2003]).

Nell’indice a p. 421 va inserita la riga mancante: “C’. 49,1-28 Benedizioni: tutti i fratelli”.

Un commento tecnico impostato sull’analisi narratologica, con elementi di originalità che concorrono, assieme ai commentari più tradizionali, ad approfondire il dinamismo del testo, a spiegare il “perché così”, altrettanto importante del comprendere il significato “statico” del testo e della modalità della sua formazione.

David W. Cotter, Genesi. Edizione italiana a cura di FLAVIO DALLA VECCHIA (Commentari Biblici s.n.), Queriniana, Brescia 2020 (or. am. Collegeville, MN 2003), pp. 424, € 45,00, ISBN 9788839911377.

Nella «Genesi» un monito inascoltato

Osservatore Romano

Per capire la crisi da coronavirus occorre rileggere i primi passi della Bibbia


Riprendiamo ampi stralci dell’articolo del padre gesuita belga Jean-Pierre Sonnet, professore di teologia biblica alla Pontificia Università Gregoriana, che viene pubblicato sul quaderno de «La Civiltà Cattolica» in uscita oggi 3 ottobre. La pandemia di coronavirus è stata annunciata da scienziati lungimiranti, nota il docente, ma molto prima di loro la Bibbia aveva espresso un monito che oggi va ascoltato di nuovo. Lungi dall’essere un’antologia di oscurantismi, afferma l’autore, le sacre Scritture sono «il precipitato di una sapienza immemoriale e profetica»: nel rapporto dell’uomo con gli animali è in gioco qualcosa di divino.

La pandemia di covid-19 e le altre recenti diffusioni di malattie infettive di origine animale nella popolazione umana gettano una nuova luce su uno dei passi più noti della Genesi, il racconto della creazione dell’uomo (…) nei confronti del mondo animale. La crisi del coronavirus è legata, come sappiamo, all’interferenza umana sull’integrità dell’habitat e della vita di animali non domestici; ed è amplificata dal modo di vivere e di spostarsi dell’uomo contemporaneo, che lo rende un propagatore virale ad alta velocità. Lo scoppio della pandemia non ha sorpreso i virologi e gli epidemiologi: il “quadro clinico” del covid-19 era uno degli scenari temuti. Il saggio di David Quammen, pubblicato nel 2012, Spillover: Animal Infections and the Next Human Pandemic, è istruttivo a questo riguardo. In esso il fenomeno dello spillover, il “salto” di un virus da una specie animale alla specie umana, è stato descritto come un copione inevitabile.

Alla voce di Quammen si può aggiungere quella di Richard Leakey, che avverte: «Continuando a mettere sotto pressione gli altri esseri viventi, provocheremo il passaggio di nuovi agenti patogeni dalla fauna all’uomo». Leakey è il paleoantropologo keniota che ha pubblicato nel 1995 un saggio premonitore: The Sixth Extinction: Biodiversity and Its Survival. Cinque importanti estinzioni hanno interrotto bruscamente l’evoluzione naturale dal momento in cui piante e animali hanno iniziato a diversificarsi, circa un miliardo di anni fa. Sono state causate da catastrofi su scala planetaria: grande eruzione vulcanica, cambiamenti climatici, alterazioni nella composizione dell’atmosfera, impatto di un asteroide. Ogni volta il cataclisma ha provocato un’ingente estinzione delle specie viventi. La sesta estinzione ha come causa una specie particolare, la nostra.

Le pagine seguenti vorrebbero indicare che, molto prima di Leakey e Quammen, il testo di Genesi, 1, ha espresso un avvertimento simile. In Genesi, 1, 28, il Dio creatore costituisce Adamo custode delle specie animali e lo rende garante della loro distinzione. Si capisce allora che la Bibbia, lungi dall’essere un’antologia di oscurantismi, è il precipitato di una saggezza al tempo stesso immemorabile e profetica. Essa sa che il (giusto) rapporto tra l’uomo e le specie animali è un luogo temibile, dove è in gioco qualcosa di divino.

Creato dopo gli animali terrestri, l’uomo è, ovviamente, una creatura terrestre, responsabile del dominio terrestre, e questa condizione si riflette sul suo regime alimentare. Egli infatti è creato vegetariano, dedito alla coltivazione e alla raccolta dei frutti della terra. Creato come immagine e a somiglianza di Dio, l’uomo tuttavia diventa, nella missione che riceve in Genesi, 1, 28, l’essere vivente chiamato a esercitare il dominio sugli esseri viventi dei tre regni — aereo, acquatico e terrestre — trascendendo in qualche modo il suo ethos originale.

Come comprendere questa singolare vocazione? La missione di governo affidata all’uomo viene espressa due volte: dapprima nel progetto divino (Genesi, 1, 26: «dòmini [wĕyirdû]»), poi nella sua comunicazione all’uomo (v. 28: «Dominate [ûrĕdû]»). In entrambi i casi questa missione mette in gioco il verbo rādāh («governare, sottomettere, assoggettare»), regolarmente associato a un rapporto di dominio nel contesto delle relazioni umane.

D’altra parte, il contesto non parla in favore di un’interpretazione arbitraria o brutale del governo umano. L’opera creatrice è segnata dalla non violenza divina e l’uomo è l’immagine di questo Dio non violento. Inoltre — come si è visto — egli è stato creato vegetariano, come, d’altra parte, lo sono anche gli animali (cfr. v. 30). Quando riceve la sua missione in Genesi, 1, 28, egli non è né cacciatore né pastore nella sua relazione con gli animali; non ne trae alcun profitto; non esercita alcun rapporto di forza su di loro.

Qual è allora la logica del rapporto fra l’uomo e gli animali come è formulato in Genesi, 1, 26-28? Sono essenzialmente l’essere-immagine e l’essere-a-somiglianza di Dio che rendono ragione del potere dell’uomo sul mondo animale: Dio ha creato i diversi ordini degli esseri viventi sovrastandoli, e l’uomo, immagine di Dio, riproduce in sé qualcosa di questo sovrastare. Come luogotenente (tselem, «statua, immagine») di Dio, l’uomo esercita, nell’immanenza del mondo, una parte della trascendenza divina.

In modo molto elementare, questa trascendenza sta nel fatto che l’uomo è la creatura capace di comprendere il discorso divino sull’ordinamento delle specie (questa capacità cognitiva si riflette e si raddoppia in quella del lettore di Genesi, 1). L’uomo è colui al quale Dio, nel suo discorso, può descrivere il regno animale, biotopo per biotopo. La prospettiva è qui teologica e antropologica.

Il fatto di essere l’unico vivente capace del discorso divino sulle specie conferisce all’uomo un’autorità e una responsabilità che non hanno nulla di formale o di arbitrario. Esse sono dotate di una motivazione profonda, che emerge nella percezione divina della bontà della creazione completata. Dio ha preso atto della bontà delle sue creature durante la settimana della creazione (cfr. Genesi, 1, 4, 10, 12, 18, 21, 25, 31); il sesto giorno, dopo che l’uomo è stato messo in relazione con le specie animali, Dio riconosce che ciò che ha fatto è «cosa molto buona» (v. 31).

Conclusione

Non meno di alcuni approfonditi saggi scientifici degli ultimi anni, la Bibbia si rivela profetica quando si tratta del rapporto dell’uomo con il sistema delle specie animali. Essa sviluppa un «discorso sulle specie», forse arcaico ma coerente, attento al ruolo dell’uomo nell’ambiente degli esseri viventi. Osa fare dell’uomo il custode delle specie, il testimone e il garante della loro distinzione all’interno del sistema dei viventi. Insegna che l’immagine divina nell’uomo è inseparabile dal suo giusto rapporto con l’insieme delle specie animali. La lettura cristiana della Bibbia nel tempo non ha valorizzato questa linea di interpretazione, e c’è stato bisogno dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco (2015) perché un documento del magistero fosse dedicato esclusivamente alla questione della protezione della creazione.

di Jean-Pierre Sonnet

Osservatore

 

Genesi e Big Bang. Parallele convergenti

libri

 

Genesi e Big Bang. Parallele convergenti

Un astrofisico e un biblista, la fisica e le sacre scritture: due differenti interpretazioni dell’universo e della sua creazione, nel libro Genesi e Big Bang. Parallele convergenti, pubblicato da Cittadella Editrice nella collana Teologia/Saggi, Isbn 9788830813335. Gli autori sono Piero Benvenuti, professore ordinario di Astrofisica all’Università di Padova, e Filippo Serafini, professore di Lingua ebraica e di Antico Testamento alla Pontificia Università della Santa Croce.

I due studiosi, con un linguaggio semplice e divulgativo, propongono ciascuno la propria visione, confrontando così due modi differenti di concepire e interpretare l’universo, che però a differenza di alcuni frequenti stereotipi, possono essere complementari e, appunto,convergenti. Il volume è stato presentato martedì 25 novembre 2014 a Venezia, in un evento organizzato dalla sezione Scienza e fede dello Studium Cattolico Veneziano.

Come spiega la scheda del volume, “L’origine di tutto ciò che ci circonda, del mondo e dell’intero universo, ha sempre interrogato gli esseri umani”. Unendo e confrontando due differenti “narrazioni di questa origine, quella biblica e quella della scienza moderna”, il libro offre “un percorso affascinante che costringe il lettore a superare il pregiudizio della contrapposizione tra i due racconti per scoprire, nella loro diversità, inaspettate convergenze.”