SIRIA A ISRAELE, STOP ATTACCHI O COLPIREMO AEROPORTO TEL AVIV

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RAPPRESENTANTE DAMASCO A ONU INVOCA DIRITTO AD AUTODIFESA La Siria potrebbe rispondere all’attacco israeliano all’aeroporto di Damasco con un attacco ‘simmetrico’ allo scalo di Tel Aviv. L’ambasciatore di Damasco all’Onu, Bashar Jafaari, ha detto che “se il Consiglio di Sicurezza non adotterà misure per fermare l’aggressione israeliana in Siria, Damasco eserciterà il suo legittimo diritto all’autodifesa”.

GAZA, SBLOCCATA VICENDA CARABINIERI RIFUGIATISI IN SEDE ONU

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ASSEDIO DI HAMAS FINO ALL’ACCERTAMENTO D’IDENTITA’ ITALIANA Si è sbloccata la vicenda dei tre carabinieri rifugiatisi ieri nella sede dell’Onu a Gaza: secondo i media palestinesi e israeliani, Hamas ha tolto l’assedio dopo aver accertato la loro identità di italiani e non di israeliani come sospettato in precedenza. Oggi con la riapertura del valico di Eretz i carabinieri dovrebbero poter fare ritorno a Gerusalemme.

Israele. Polemiche per la nuova «strada dell’apartheid»

La nuova arteria stradale con il muro di separazione (Ansa)

Il sito di Haaretz parla di “strada dell’apartheid”. E’ la strada 4370, che molto sta facendo discutere in Israele. A nord-est di Gerusalemme, in Cisgiordania, è stata aperta al traffico automobilistico un’arteria di quattro chilometri nella quale i veicoli palestinesi sono separati da quelli israeliani da un muro alto otto metri. In Cisgiordania, sottolinea il quotidiano, esistono già altre arterie riservate esclusivamente al traffico palestinese, o a quello israeliano. Ma in questo caso, viene evidenziato, la suddivisione avviene mediante un muro che corre lungo il suo intero percorso.

La arteria 4370 passa nelle vicinanze della città-colonia di Maale Adumim, situata fra Gerusalemme e Gerico. Essa faciliterà l’ingresso a Gerusalemme per gli israeliani che abitano negli insediamenti situati a sud di Ramallah. I palestinesi che volessero utilizzarla, secondo la televisione commerciale Canale 10, saranno bloccati all’ingresso dalla polizia israeliana: saranno così indirizzati sul versante occidentale della stessa arteria che sfocia in un villaggio palestinese vicino a Gerusalemme est. Il costo dell’opera, concepita secondo Israele per motivi di sicurezza, è stato di 150 milioni di shekel, circa 40 milioni di euro.

da Avvenire

Cercando la Terra Santa oltre il Giordano

La Decapoli è un luogo dove, secondo il Vangelo di Marco, Gesù si è recato. Ma pochi sanno dov’era. Un approfondimento.

Nei Vangeli si incontrano i nomi di molti luoghi legati al passaggio in un certo territorio delMessia cristiano. Alcuni di quei luoghi non si trovano più nella Terra Santa comunemente intesa, ma in vicini Paesi del Medio Oriente. I Vangeli stessi testimoniano di alcuni viaggi di Gesù di Nazareth in città che oggi appartengono al Libano o alla Giordania.

Una problematica citazione del Vangelo di Marco (7, 31) afferma per esempio: “Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli”. È un percorso difficile da spiegare (infatti l’evangelista non lo fa) e anche abbastanza improbabile, comunque è spesso molto complicato identificare i luoghi in cui si svolge la vicenda umana del Nazareno, soprattutto dopo due millenni di antiche narrazioni intrecciate a devozioni e leggende più recenti e spesso stratificate all’interno di un racconto. Ma è in ogni caso molto intrigante indagare su questi luoghi e prendere coscienza delle implicazioni che questi viaggi intendono forse suggerire.

Un esempio forse poco conosciuto di “Terra Santa oltre il Giordano” emerge dall’indicazione della regione denominata “Decapoli”, di cui fanno menzione alcune fonti storiche del I secolo d.C. (come Plinio il Vecchio e Flavio Giuseppe) e i tre Vangeli sinottici. Il territorio delle 10 città era una sorta di regione a statuto speciale istituita da Pompeo Magno nel 63 a.C.quando assoggettò a Roma tutta la Palestina.

La Decapoli si trovava a Sud del Mare di Galilea e quasi del tutto ad Est del Giordano. Non è chiaro quali fossero precisamente le 10 città (ci sono diverse versioni e la Decapoli come tale ha una storia lunga circa 3 secoli), ma alcune sono ben individuate, come Filadelfia (oggi Amman),Gadara (Umm Qays), Gerasa (Jerash), Pella (Tabaqat Fahl), Arbila (Irbid) e Scytopolis (Beit She’an, l’unica a ovest del Giordano).

Un famoso brano del vangelo di Matteo (8,28) inizia collocando il racconto nel “Paese dei gadareni”, il territorio circostante la città di Gadara, dove oggi si trova la cittadina giordana di Umm Qays, su una collina dalla quale si gode una magnifica vista verso le alture del Golan e sul Mare di Galilea (in Israele), pur essendo a circa 10 km dalla sponda meridionale del lago.

Il racconto evangelico è quello di Gesù che scaccia il dèmone “legione” (Matteo 8, 28-34, Marco 5, 1-20, Luca 8, 26-39) da un uomo (o due secondo Matteo): al dèmone scacciato viene concesso di installarsi in alcuni maiali che si trovano nei dintorni, che a quel punto si gettano nel Mare di Galilea, annegando.

Il territorio dei gadareni, come tutta la regione della Decapoli, era abitato da popolazioni di cultura ellenista insediate in quelle terre fin dal tempo della conquista di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), e quindi possibili allevatori di maiali, diversamente dagli ebrei che alla luce delle norme alimentari dell’Antico Testamento considerano il maiale un animale immondo. Non è difficile immaginare che i gadareni fossero anche fornitori di carne suina alle truppe romane di occupazione: agli occhi dei giudei del tempo, gadareni, geraseni e decapolitani in genere erano pagani imbevuti di ellenismo e collaborazionisti del “nemico” romano. Eppure, pur scacciando il dèmone “legione”, Gesù non si sottrae al dialogo con l’ex indemoniato che ha sanato, anzi lo incarica di una missione.

Visitando le rovine dell’antica Gadara, si rimane stupiti di trovare poco oltre le mura, sulla strada che scende verso il Mare di Galilea, i resti di un’imponente basilica a 5 navate, risalente al IV secolo. È abbastanza evidente che i costruttori bizantini intendevano in questo modo segnalare e onorare il luogo del miracolo descritto dai Vangeli. Le rovine dell’antica città sono fra l’altro ben conservate, con terme, teatri e attività commerciali che si affacciano sul decumano, e una splendida necropoli. Gadara era famosa nell’antichità anche per il fatto di aver dato i natali ad alcuni illustri scrittori come il filosofo cinico Menippo (III sec. a.C.), il poeta satirico Meleagro(I sec. a.C.) e il poeta e filosofo epicureo Filodemo, che visse parecchi anni a Ercolano, dove sono state ritrovate copie di molte sue opere nella biblioteca della Villa dei Papiri, la sontuosa dimora dei Pisoni distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., poco più di un secolo dopo la morte di Filodemo, avvenuta all’età di circa 75 anni, nel 35 a.C.

cittanuova.it

Gerusalemme sia luogo di pace e non di divisione

Gerusalemme

Per tutti gli uomini, Gerusalemme dovrebbe essere “una città aperta e rappresentare il luogo della comunione e della pace, e non della discordia e della divisione”. E’ quanto scrive Civiltà Cattolica in un articolo a firma di padre Giovanni Sale dal titolo “Gerusalemme, città sacra e città aperta”. L’articolo sottolinea che la decisione del Presidente Donald Trump di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme ha “una grande rilevanza politica, in quanto si oppone all’indirizzo finora seguito su questa delicata materia dalla gran parte della comunità internazionale”.

Futuro status Gerusalemme ha ripercussioni internazionali

La rivista dei gesuiti evidenzia quindi che le vicende degli ultimi decenni dimostrano come “il problema della Città Santa e quello riguardante la soluzione del conflitto israelo-palestinese siano strettamente legati e interdipendenti e questo fatto non può essere ignorato, né tantomeno sottovalutato”. Padre Sale ripercorre tutti i più significativi snodi nella storia tormentata della città di Gerusalemme dal Secondo Dopoguerra ad oggi, annotando che “a motivo dell’importanza che Gerusalemme ha per le tre grandi confessioni religiose, quello che avviene in questa città ha ripercussioni internazionali”.

Per pace in Medio Oriente, serve soluzione su Gerusalemme

In ogni caso, prosegue l’articolo, “il conflitto israeliano non sarà mai risolto fino a quando non si troverà una soluzione condivisa su Gerusalemme”. Dagli Accordi di Oslo al Vertice di Camp David, ammonisce padre Sale, la “storia recente insegna che non è possibile raggiungere un accordo di pace tra i due popoli senza prima definire lo status della Città santa”.

vaticannews

Israele-Gaza. Sangue sulla Marcia del ritorno: 16 palestinesi uccisi, 1.400 feriti

Gli scontri alla barriera di confine tra Israele e la Striscia di Gaza (LaPresse)

Gli scontri alla barriera di confine tra Israele e la Striscia di Gaza (LaPresse)

È cominciata nel sangue la Grande marcia del Ritorno organizzata da Hamas nel 70° anniversario dell’esproprio delle terre arabe per creare lo Stato di Israele. Negli scontri con l’esercito lungo la barriera di confine con la Striscia di Gaza, secondo il quotidiano israeliano Haaretz sedici palestinesi sono rimasti uccisi e almeno 1.400 feriti.
L’esercito israeliano ha fatto sapere di aver sventato “un tentativo di attacco a colpi di arma da fuoco da una parte di una cellula del terrore” nel nord della Striscia. “Durante l’attacco – ha spiegato un portavoce dell’esercito – due terroristi si sono avvicinati alla barriera di sicurezza e hanno sparato verso i soldati israeliani”.

Secondo stime dell’esercito israeliano, sono circa 30mila i palestinesi che manifestano «bruciando pneumatici, lanciando bombe molotov e pietre». In diversi punti del confine sono stati allestiti accampamenti, in vista del protrarsi della Marcia. Le manifestazioni dovrebbero concludersi il 15 maggio, anniversario della Nakva, la “catastrofe” ovvero l’inizio dell’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi dai territori espropriati agli arabi e assegnati al nascente stato di Israele nel 1948.

Un palestinese ferito (Ansa)

Un palestinese ferito (Ansa)

«Una bambina mandata contro i soldati»

«Le forze armate israeliane stanno rispondendo con misure di dispersione dei disordini e sparando a vari istigatori chiave» fa sapere l’esercito in una nota diffusa dal Jerusalem Post. I militari, prosegue il comunicato, «si erano preparati ad agire in vari scenari». «Non consentiremo alcuna violazione o danno alla sovranità israeliana – si legge nel comunicato – o a infrastrutture difensive come la barriera di confine». Per la prima volta sono stati utilizzati anche droni, pilotati a distanza, per lanciare lacrimogeni allo scopo di disperdere la folla.

Per le forze armate dello Stato ebraico, «l’organizzazione terrorista Hamas sta mettendo in pericolo gli abitanti della Striscia di Gaza e li sta usando come copertura per azioni terroriste. Hamas è responsabile di tutti i fatti e delle loro conseguenze». Stando a un comunicato dell’esercito, «una bambina palestinese di sette anni è stata mandata da Hamas verso la barriera del confine, di fronte ai soldati israeliani». «Le forze dell’Idf – prosegue il comunicato – si sono immediatamente rese conto che si trattava di una bambina e si sono assicurate che fosse riportata al sicuro dai familiari».

Questa mattina il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Liberman, aveva scritto un messaggio in arabo su Twitter avvertendo gli abitanti di Gaza a non avvicinarsi al confine: «Chi si avvicina oggi al confine si mette in pericolo. Invito a procedere con la propria vita senza farsi coinvolgere in provocazioni».

Haniyeh (Hamas): il popolo palestinese è unito contro l’occupazione

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha arringato la folla assicurando che la Marcia sarà «l’inizio del ritorno di tutti i palestinesi». «Il popolo palestinese ha provato varie volte a prendere l’iniziativa e fare grandi cose», ha detto il capo del movimento islamico, ripreso dal quotidiano Haaretz, sottolineando che «questa marcia manda un messaggio: il popolo palestinese è unito contro l’occupazione, contro il blocco (di Gaza, ndr), contro le concessioni e gli accordi sospetti». Per Haniyeh, non ci sarà una soluzione al conflitto israelo-palestinese senza il ritorno «all’intera terra di Palestina».

Scontri anche in Cisgiordania

A fine mattinata scontri con la polizia israeliana sono scoppiati anche in Cisgiordania, all’ingresso di Ramallah e nel quartiere di Baba-Zawiya a Hebron. Decine di manifestanti palestinesi hanno dato fuoco a pneumatici e lanciato pietre. Le forze dell’ordine hanno risposto, cercando di disperderli.

da Avvenire

Israeliane e palestinesi per pace Una manifestazione insieme fra Gerico e Gerusalemme

TEL AVIV, 08 OTT – Alcune migliaia di donne israeliane e palestinesi hanno dato vita oggi ad una manifestazione per la pace nella zona compresa fra la oasi di Gerico (Cisgiordania) e la citta’ di Gerusalemme dove hanno poi eretto una ‘Tenda della pace’ che nei prossimi giorni ospitera’ dibattiti e tavole rotonde. L’iniziativa e’ giunta da una organizzazione denominata ‘Donne fanno la pace’ che ha iniziato il mese scorso una marcia a tappe verso Gerusalemme partendo da Sderot (la citta’ del Neghev colpita a ripetizione in passato da razzi palestinesi lanciati dalla vicina Gaza) per passare poi dagli insediamenti beduini del Neghev, e raggiungere quindi anche citta’ della Galilea, come Nazareth e Tiberiade. Una manifestazione si è svolta anche in un insediamento ebraico della Cisgiordania, Gush Etzion. Per questa ragione ieri associazioni palestinesi hanno invocato un boicottaggio della manifestazione. Ma, secondo le organizzatrici, oggi a Gerico si e’ egualmente avuta una spiccata presenza di attiviste palestinesi.

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Dolore e tensione, Israele sotto choc

Terrore in sinagoga, 4 morti. Attentatori si sono lanciati sui fedeli a Gerusalemme con asce e coltelli uccidendondo tre rabbini di nazionalità americana e uno inglese. Hamas ha rivendicato l’attentato, uccisi anche i due terroristi. Netanyahu accusa il presidente palestinese Abu Mazen e avverte: reagiremo.
I sopravvissuti: stavamo pregando, scene raccapriccianti   
Monsignor Twal: interrompere la spirale di violenza
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