Gmg. Il Papa confessa tre ragazzi. Ai centri di carità: gli scartati prediletti di Dio

La confessione

Il Papa ha aperto la sua terza giornata di viaggio a Lisbona, dove è in corso la 37.ma Gmg, confessando tre giovani a Praça do Imperio, nel parco “Vasco da Gama” sulle rive del Tago a Belém, dove sono stati allestiti 150 confessionali preparati dai detenuti del carcere di Paços de Ferreira. I tre giovani sono l’italiano Samuel di 19 anni, la guatemalteca Yesvi di 33 anni e lo spagnolo Francisco di 21 anni. I tre, molto emozionati, sono stati messi a loro agio dal Pontefice, che come è noto, sempre raccomanda ai confessori di essere molto misericordiosi e di non trasformare il sacramento della riconciliazione in un interrogatorio.

Anche per questo Francesco non ha usato il confessionale dove era stata sistemata la poltrona bianca a lui riservata, ma un’altra “tenda” più discreta e meno esposta agli sguardi dei presenti, vari gruppetti di giovani e i giornalisti al seguito, tenuti a distanza dietro le transenne. I giovani scandiscono lo slogan affettuoso: “Esa es la juventud del Papa” (questa è la gioventù del Papa). Il primo a confessarsi è stato lo spagnolo, quindi la giovane del Guatemala e infine Samuel. Poco più di cinque minuti per ognuno. Ma sicuramente per i tre ragazzi un ricordo che rimarrà per tutta la vita.

Samuel, che è di Belluno, alla fine confida: “È stata una bellissima esperienza. Il Papa mi ha accolto con affetto e delicatezza. All’inizio mi ha fatto delle domande, poi mi ha lasciato parlare. Conservo nel mio cuore le sue parole. E dico agli altri ragazzi: la confessione è importante. Confessiamoci, anche se non è il Papa a farlo.

In precedenza, prima di lasciare la Nunziatura, Papa Francesco ha incontrato brevemente una signora di 106 anni, Maria da Conceição Brito Mendonça, nata il giorno delle apparizioni di Fatima, il 13 maggio 1917, e la giovane Edna Pina Lopes Rodrigues, che soffre di una grave malattia e alla quale il Papa aveva inviato un messaggio di affetto e di preghiera nel giugno scorso.

La visita ai centri di assistenza e carità

Dopo aver lasciato il luogo delle confessioni, Francesco si è recato all’incontro con i rappresentanti di alcuni centri di assistenza e carità nel Centro parrocchiale di Serafina. Prima di entrare il Pontefice ha saluto un piccolo disabile su una sedia a rotelle. Ha scambiato con lui qualche parola e poi lo ha salutato battendo il cinque con la mano. Poi una volta all’interno, non ha pronunciato tutto il discorso scritto. “Non funzionano i riflettori e non posso leggere bene”, si è giustificato. Il Pontefice ha quindi consegnato il testo preparato per l’occasione e ha pronunciato alcune parole a braccio, chiedendo sostanzialmente quale deve essere l’impegno di un cristiano nei confronti della povertà: “Mi fa schifo la povertà degli altri? Cerco la vita distillata che non esiste? Quante vite distillate inutili”, “tante vite che non lasciano traccia” e invece “questa è una realtà che lascia traccia perché vi sporcate le mani”

Nel discorso scritto invece il Pontefice sottolinea: “Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi: gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio”. E ancora: “Ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o a un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici…”. Poi il Papa ricorda nel testo la storia di un giovane portoghese, Giovanni Ciudad. Per la Chiesa è San Giovanni di Dio che fondò i Fratelli Ospedalieri. Dal suo motto – “Fate del bene fratelli” – l’ospedale romano “Fatebenefratelli”. “Che bel nome, che insegnamento importante!”, commenta il Papa.
La chiesa e il Centro Social Paroquial São Vicente de Paulo, visitati questa mattina dal Papa, si trovano nel cuore del quartiere periferico e problematico di Serafina, a Lisbona. Il Centro, sorto dove prima c’erano baracche e persone che viveno sostanzialmente abbandonate, impiega circa 170 persone che, nelle più diverse funzioni, si occupano, tra le altre cose, di un asilo nido, di una scuola per l’infanzia, delle attività per il tempo libero dei bambini e dei ragazzi, di una casa di riposo per anziani, di un centro diurno per anziani e disabili e del sostegno domiciliare. La parrocchia è stata istituita il 25 marzo 1959 dal cardinale patriarca Dom Manuel Gonçalves Cerejeira e affidata ai Padri Missionari della Consolata insieme a quelli di Santo António de Campolide.

​Il prosieguo della giornata

Alle 13 il pranzo con i giovani in nunziatura, con il patriarca di Lisbona, card. Manuel Clemente, e 10 giovani di varie nazionalità: tre portoghesi, uno rispettivamente dal Perù, dalla Colombia, dal Brasile, dalle Filippine, dagli Stati uniti, dalla Palestina e dalla Guinea Equatoriale. Alle 18 (19) uno dei momenti più attesi di ogni Gmg: la Via Crucis con i giovani nel Parque Eduardo VII, stesso luogo della cerimonia di accoglienza di ieri, alla quale hanno partecipato 500 mila giovani. Alle 19.30 (20.30) il ritorno nella nunziatura apostolica, per la cena in privato.

Al rientro in Nunziatura, al termine della mattinata, papa Francesco ha ricevuto la visita di una delegazione del centro internazionale di dialogo KAICIID, accompagnata dal Card. Ayuso. Nel salutarla, ha espresso la sua gratitudine per la visita e rivolto ai presenti alcune parole sul valore della fraternità e del dialogo e il pericolo del monologo e del proselitismo.

Successivamente papa Francesco si è intrattenuto in conversazione con Rahim Aga Khan, figlio della guida della comunità ismaelita, che ha il suo centro a Lisbona. Infine, il Papa ha ricevuto un gruppo di religiosi e persone di diverse fedi e confessioni cristiane coinvolte nell’impegno ecumenico ed interreligioso della Chiesa portoghese. Papa Francesco ha ringraziato i presenti per la fraternità vissuta, per gli sforzi di dialogo, raccomandando loro di prendersi cura dei giovani, che “sono allegri, ma non superficiali”, e rischiano di essere “anestetizzati” dal mondo che li circonda. Prima del pranzo con i giovani, inoltre, papa Francesco ha incontrato brevemente il giornalista israeliano Henrique Cymerman.

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