Quaresima, ecco i peccati su internet


Nell’epoca dell’esplosione delle “relazioni” attraverso Internet, l’uomo si riscopre sempre più solo. Ma il Dio di misericordia non resta indifferente, per mezzo della Chiesa lo libera anche da questa solitudine, che rappresenta il rischio reale dei tempi della Rete.

Ne è certo don Mauro Cozzoli, docente di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense, che ha tenuto nei giorni scorsi un corso di aggiornamento nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, in Abruzzo. Un appuntamento per approfondire “il ministero della misericordia nel Sacramento della penitenza”, cuore dell’Anno giubilare che sta entrando nel vivo. E non a caso, tra i sacerdoti presenti, anche tre missionari della misericordia che hanno ricevuto il mandato da papa Francesco. Al convegno ha portato il suo saluto anche Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri.

Tanti i temi affrontati, tra cui anche il nuovo fronte dei peccati informatici: un elenco in continuo aggiornamento, che contempla chat ingannevoli, uso di social network per diffama- zione e cyberstalking, falsi account ed e-mail anonime o con indirizzo falsificato per truffe bancarie via internet, siti pornografici, pirateria informatica, hackeraggio. «Ma tutto – spiega don Mauro Cozzoli – va ricompreso nel più ampio significato dell’esperienza della penitenza e soprattutto della misericordia, filo conduttore e password del pontificato di Francesco, che implica miseria e cuore. Se quest’ultimo è il nucleo della persona, la miseria umana, che è il male, prende tante forme. In tutte le precarietà umane, materiali e psicologiche, la misericordia è dono. Nei confronti di quella morale, che significa male compiuto e subito, è perdono. Ma soprattutto misericordia è virtù relazionale: relazione di Dio con l’uomo in Gesù Cristo, che è Misericordiae vultus», come indica il titolo della Bolla di indizione del Giubileo.

«Mediante la Chiesa – prosegue il teologo – la misericordia per l’uomo è compassione e consolazione: si fa carico del suo dolore, della sua sofferenza, ed entra nella solitudine dell’altro, liberandolo dal suo male, che né scienza né psicologia riusciranno mai a cancellare». Proprio la tragica condizione di solitudine caratterizza i giorni nostri. «Quando parliamo di peccati informatici partiamo dall’individuo che da solo accende un compu-ter, entra nella Rete, stabilisce una molteplicità di relazioni. Davanti a sé ha una piazza enorme e virtuale, che ampia la sua relazionalità, ma non a partire da una comunità familiare, ecclesiale, sociale, ma solo da se stesso. Questo uomo solo si apre a un mondo ambivalente: ricco di possibilità, ma anche di rischi. Il problema dunque è soprattutto la tentazione, prima ancora del peccato. Se non c’è una formazione virtuosa della passionalità, la persona cade più facilmente».

La Chiesa si sta attrezzando per comprendere questi fenomeni. «Tanti confessori – sottolinea il docente della Lateranense – non hanno avuto una formazione di questo tipo e, quindi, c’è una carenza ma anche un grande interesse. Ci si sta comunque muovendo per formare i formatori, e individuare un’azione catechistica e pastorale per aiutare le persone a riorientare il loro sguardo dal rischio del male al bene che la Rete può offrire».

Tra i partecipanti, anche padre Fernando Taccone, passionista del Santuario della Madonna della Visitazione a Sant’Arcangelo di Romagna e missionario della misericordia. «La nostra epoca – racconta – ci sta aprendo nuovi orizzonti da approfondire, come i peccati informatici. Per questo, ci stiamo attrezzando sempre di più per affrontare al meglio la meravigliosa opportunità che il Papa ci ha concesso per questo Anno della misericordia. Con questo dono contribuiamo a portare nel mondo la potenza salvifica del perdono di Dio».

Avvenire

Beati i costruttori di algoritmi in questa Rete che scruta e insegue

Il fenomeno che sto per raccontare non ha direttamente a che fare con la Chiesa. E certo è sperimentato molto di frequente da chi naviga in Rete. Alcuni giorni fa, unicamente per cercare una similitudine, ho lanciato su Google il nome di un noto e pubblicizzatissimo sito di “incontri”, amicizie, relazioni… Pur non avendo aperto nessuno dei link, di lì a poche ore ho ricevuto una email la cui anonima mittente mi lasciava ben pochi dubbi sul tipo di amicizia che era pronta a offrirmi.
Ma anche a prescindere dalla sfera sessuale, basta cercare qualunque cosa che abbia (anche) un prezzo (libri, divani, calzini, appartamenti, viaggi…) per vedersene offrire di analoghe, in una maniera o nell’altra, con pop-up, email, post…
La cosa mi disturba, ma non mi sorprende. C’è chi sta in Rete per condividere gioie e dolori, e mi è simpatico, e c’è chi ci sta per fare quattrini, e, ben più in grande stile che ai tempi di Caravaggio, tanti ci provano approfittando dei desideri, sessuali o meno, degli altri. Mi interessa però il meccanismo, che non scopro certo io oggi ma che è al contrario arcinoto e arcistudiato, per cui la Rete impara qualcosa di noi ogni volta che percorriamo un centimetro delle sue enormi maglie. E mi chiedo se esso non ha qualcosa da suggerire anche a chi si interroga su come stare nel digitale per testimoniare Gesù Cristo, per annunciare il suo Vangelo, per compiere un’opera di misericordia spirituale.
E se qualcuno si attrezzasse per mandare una email che offre consolazione a chiunque di noi lascia intendere, attraverso ciò che cerca in Rete, di essere afflitto? Che ci indica, se ci vede offesi, la strada per dare il perdono? Che promette il proprio discernimento quando siamo chiaramente divisi in noi stessi su qualche grave decisione? E, perché no, che ci ammonisce con fermezza se ci vede peccatori, e che annuncia la vita eterna a chi va rassegnandosi a una qualche morte? Forza, chi si mette a costruire questo algoritmo? Scherzo; ma fino a un certo punto…

Avvenire

chiesa.web.ipeg

Chiesa è Internet. Il Diritto canonico è on line. E sullo smartphone

Il Diritto canonico anche su Internet. Anzi meglio: anche sugli smartphone. Non si tratta di un cedimento alle tendenze del momento ma una scelta molto pratica, dettata dalla necessità di rendere disponibili in modo veloce e aggiornato a cui possano fare riferimento tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, hanno bisogno di consultare le leggi della Chiesa. Il Pontificio consiglio per i testi legislativi ha così messo on line il sito delegumtextibus.va .

“La sfida – spiega il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del dicastero, alla Radio Vaticana – non riguarda solo la diffusione del Codice di Diritto canonico. Riguarda molto più profondamente una rinnovata coscienza del diritto nella Chiesa: che si possa arrivare a una stima, a un amore per il diritto. Questa è una grande sfida, non soltanto del nostro dicastero, ma deve essere di tutti i canonisti nel mondo, specialmente dei docenti. Il diritto è la persona, sono le sue esigenze di promozione, di tutela. Se io distinguo il diritto dalla persona, ho perduto il diritto e ho perduto anche la persona”.

L’obiettivo è quello di arrivare anche sui cellulari: “è un desiderio di questi ultimi tempi di arrivare sui cellulari, mettendo almeno il testo dei due codici, latino e orientale, e anche alcune delle leggi della Chiesa universale che possono essere più interessanti”, ha sottolineato Coccopalmerio.

Sul sito è reperibile una parte storica ma viene curato pure un settore relativo alle “news”. L’obiettivo è di rendere questo strumento on line una fonte di aggiornamento il più possibile costante su quanto viene svolto per la promozione del diritto canonico. Per quanto riguarda la parte storica si possono trovare informazioni storiche sia sulla codificazione latina che su quella orientale.

Inoltre sono sul web le riviste “Communicationes” e “Nuntia”. La prima è una rivista del Pontificio consiglio per i testi legislativi, semestrale, e nella quale vengono pubblicate tutte le novità normative riguardanti la Santa Sede nel semestre. Un servizio, quindi, per chi studia o deve applicare il Diritto canonico.

“Una cosa molto importante per noi sarebbe arrivare – riprende Coccopalmerio – a pubblicare tutta la bibliografia recente di natura canonistica: monografie, riviste, in modo che se uno vuole sapere che cosa è uscito nel semestre, può avere l’informazione con esattezza. E vorremmo che ci fosse on line una biblioteca, per quanto possibile completa, riguardante il Diritto canonico. Ripeto, sempre Diritto canonico latino e diritto canonico orientale, perché noi siamo competenti relativamente ai due polmoni, come diceva Giovanni Paolo II, con cui respira la Chiesa universale”.

avvenire.it

Il cardinale Francesco Coccopalmerio (dal sito http://www.delegumtextibus.va)

Internet Web, ecco il codice anti bullismo

È in arrivo il primo codice anti bullismo sul web. La prima bozza è stata approvata. Il viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, ha presieduto il tavolo che vede partecipare ministero, Agcom, polizia postale e delle comunicazioni, Autorità per la privacy e Garante per l’ infanzia, oltre a rappresentanti di associazioni come Confindustria digitale e Assoprovider insieme a operatori del settore del calibro di Google e Microsoft. Si tratta, si legge in una nota, di un «intervento ritenuto necessario anche a seguito dei gravi fatti di cronaca che hanno visto alcuni giovanissimi arrivare a gesti estremi dopo essere stati oggetto di insulti e diffamazioni su Internet».

La bozza è consultabile e attende suggerimenti
Da ora è consultabile per 45 giorni a questo indirizzo «per ottenere ulteriori suggerimenti dagli utenti del web». Come informa il sito del Ministero dello Sviluppo economico «contributi e osservazioni possono quindi essere inviati entro il 24 febbraio 2014 all’indirizzo di posta elettronica antonio.amendola@mise.gov.it​.».

Nasce un comitato di monitoraggio

Il Codice prevede che gli operatori della Rete, e in particolare coloro che operano nei servizi di social networking, si impegnino ad attivare appositi meccanismi di segnalazione di episodi di cyberbullismo per prevenire e contrastare il proliferare del fenomeno. È prevista anche l’istituzione di un Comitato di monitoraggio «senza oneri per lo Stato».

Solo 2 ore per fermare i cyberbulli
Tra gli articoli della bozza, il numero 3 è particolarmente interessante. Là dove si legge che «gli aderenti si impegnano a rendere efficienti i meccanismi di risposta alle segnalazioni (effettuati da personale opportunamente qualificato) azionati in termini di tempi di rimozione dei contenuti lesivi per la vittima del cyberbullismo, non superiori alle 2 ore dall’avvenuta segnalazione, al fine di evitare che le azioni si ripetano e/o si protraggano nel tempo, amplificando gli effetti che la condotta del cyberbullo ha in Rete sulla vittima, per la quale l’efficacia della segnalazione costituisce l’unico strumento possibile di controllo».

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G.Ran. – avvenire.it

Radio Pace Redazione Reggiana compie vent’anni

Radio Pace Redazione Reggiana compie vent’anni

Attivata da pochi giorni la diffusione via internet (streaming)

Radio Pace Redazione Reggiana compie vent’anni. Dal 23 novembre 1993, giorno della stipula della convenzione tra la testata veronese guidata da don Guido Todeschini e l’Associazione Reggiana Amici di Radiotelepace, l’emittente si è posta al servizio della comunità ecclesiale, anzitutto con la trasmissione in diretta degli eventi religiosi più significativi. Direttore della radio diocesana, oggi come allora, è monsignor Emilio Landini. Alla sua opera via etere si deve buona parte del patrimonio (di contatti, conoscenze ed esperienze) che Radio Pace reggiana ha maturato finora. Fin da quando furono accesi i ripetitori reggiani cura ogni mattina, dalle 6.45, una rubrica di spiritualità, con la Messa in diretta dalla cappella della Radio Vaticana (che lui stesso traduce dal latino), la preghiera di Lodi e una finestra informativa con gli eventi più significativi per la Diocesi nella giornata appena iniziata.Un altro appuntamento quotidiano è la preghiera dei Vespri, trasmessa ogni giorno alle 17.05. Alla domenica (alle 12 dopo l’Angelus del Papa e alle 17,25 dopo i Vespri) viene invece trasmesso il notiziario settimanale, che in mezz’ora riassume i principali fatti della vita della Chiesa.Tra le rubriche “fisse” prodotte dalla Redazione Reggiana vi è anche “Peace Radio”, notizie e musica in lingua inglese prodotto dalla comunità ghanaese di Reggio Emilia per i connazionali e gli anglofoni di Reggio, Modena e Parma. Le trasmissioni di Radio Pace sono possibili grazie alla disponibilità di volontari impegnati su più fronti: nello studio in Seminario come tecnici per la messa in onda e i servizi di speaker, nei collegamenti in diretta e nell’amministrazione. E’ una volontaria anche la presidente dell’Associazione Reggiana Amici di Radiotelepace, Germana de Vito, che nel 2012 è succeduta al diacono Alessandro Panizzi. Da alcuni giorni il palinsesto è irradiato anche via internet e chiunque, a Reggio come in missione, purché dotato di un collegamento Internet, può seguire i programmi diffusi dallo studio di viale Timavo. Per ascoltare la radio basta collegarsi al sito www.radiopace.it.  Emanuele Borghi

diocesi.re.it

 

web radio parrocchia santo stefano e san zenone Reggio Emilia

Privacy, internet e luoghi comuni. Non di sola rete…

di Cristian Martini Grimaldi

Premesso che sul caso Snowden si sa ancora poco, che siamo solo agli inizi di una vicenda che potrebbe benissimo durare anni prima di fornirci una precisa fotografia di come si siano davvero svolti i fatti (vedi il caso Bradley Manning), si possono però fare alcune considerazioni.
La prima è che il web è stato per lungo tempo brandito dai libertari di tutto il mondo come quello strumento che nel lungo periodo ci avrebbe reso tutti più liberi, permettendo a ognuno di ottenere quelle informazioni che solitamente i media tradizionali non davano. E che, di conseguenza, avrebbe reso il cittadino più consapevole nel compiere le proprie scelte e nel valutare criticamente perfino la gestione politica della cosa pubblica. Eppure un geek (fanatico della tecnologia) ventinovenne senza neppure un diploma, “rifugiato” a Hong Kong e ora nei dintorni dell’aeroporto di Mosca, rivela a un quotidiano inglese prima e poi a uno tedesco, che grazie alla rete è invece la politica – che noi cittadini attraverso l’aiuto del web dovevamo “sorvegliare” – ad avere maggiore consapevolezza di come gestiscono le proprie vite private gli ignari cittadini. Se fosse vero, sarebbe il capovolgimento di un paradigma che per anni tutti davamo per scontato: più rete uguale maggiore libertà. A un marziano che atterrasse oggi sulla terra sembrerebbe infatti che il “sistema rete” esprima le sue migliori capacità non tanto nel renderci tutti quanti più liberi e consapevoli, ma nel ridurci quasi a dei sorvegliati speciali.
La seconda considerazione è una domanda: vale davvero la pena di portare alle estreme conseguenze l’utilizzo di taluni ritrovati tecnologici anche quando ciò comporta una violenta invasione di campo della nostra privacy? Privacy che in fin dei conti è parte integrante non solo della nostra libertà, ma è valore fondante della convivenza civile. Senza privacy una comunità diventerebbe una comune, un progetto sul quale in passato si sono costruite e distrutte molte utopie.
Per anni economisti di ogni risma, in veste di suggeritori politici, hanno avanzato l’idea che un migliore accesso alla rete internet sarebbe stata, in futuro, la vera discriminante tra i Paesi arretrati e quelli più sviluppati. Oggi forse ci sovviene che l’unico criterio di valutazione preso in esame per fare quelle affermazioni era il parametro economico. La connessione alla rete avrebbe infatti dato maggiori opportunità a ognuno di realizzare il sogno di business in proprio e, di conseguenza, di migliorare le proprie prospettive di vita. Pochi prendevano in considerazione il fatto che mentre guadagnavamo punti di pil forse perdevamo qualcos’altro: solo che questo qualcos’altro era difficilmente quantificabile. Come del resto tutte le cose veramente importanti della vita che, per loro natura, non possono essere contabilizzate.

(©L’Osservatore Romano 12 luglio 2013)