Il dibattito. Comunicare il Vangelo e la Chiesa in Rete: perché è così difficile?

Su Internet bisogna per forza fare i conti con la cultura “orizzontale” che caratterizza oggi tutte le dinamiche sociali e relazionali. Conoscerne le caratteristiche può essere un valido aiuto
Comunicare il Vangelo e la Chiesa in Rete: perché è così difficile?
Avvenire

Chi vuole fare in rete una comunicazione “di contenuti” e non soltanto “di intrattenimento”, si trova a navigare in un mare burrascoso tra Scilla e Cariddi: nel sovraccarico informativo della rete si rischia di essere sommersi, di non riuscire ad ottenere visibilità, ma se si cerca la visibilità con le tecniche e il linguaggio propri della rete, si rischia di rendere la comunicazione poco significativa, omologata alla cultura della rete. Questi temi sono stati tra gli oggetti di una riflessione attenta da parte dell’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, della Fisc e di WeCa, del Servizio informatico della Cei e di tanti Uffici diocesani, che si sono incontrati in due diverse iniziative di convegno a ottobre e a novembre.

Se l’analisi della situazione è chiara e condivisa, occorre adesso tentare di avviare qualche sperimentazione concreta, che possa diventare indicazione praticabile da tutti. Le modalità di funzionamento della Rete favoriscono una cultura “orizzontale”, in cui ogni opinione ha diritto di cittadinanza con un pari valore di autorevolezza e di verità.

È un effetto del venire meno dei riferimenti oggettivi, dell’affievolirsi del pensiero critico e del discernimento culturale, ma è anche il risultato di caratteristiche specifiche della Rete: l’intercambiabilità di ruoli tra chi produce contenuti e chi li riceve, la progressiva disintermediazione del sapere per cui non ci sono più figure riconosciute con il ruolo di trasmissione delle conoscenze, che viene invece demandato alla rete, ai motori di ricerca, ai social.

La “cultura orizzontale”, tipica del nostro tempo, privilegia l’azione rispetto al pensiero, la decisione basata su reazioni immediate, sul pensiero “veloce”, emotivo, rispetto a quella frutto di riflessione e di razionalità, di pensiero “lento”.

Apparentemente la cultura orizzontale sembra favorire la partecipazione e la condivisione, ma tende piuttosto all’appiattimento, all’omologazione, all’espulsione delle opinioni che si discostano dal pensiero prevalente, indipendentemente dal valore oggettivo che possono avere.

E la Rete, che facilita l’accesso veloce a una grande quantità di informazioni, induce a un certo impoverimento della capacità di cogliere i significati e i collegamenti di senso, con la progressiva incapacità a comprendere e gestire la complessità dei concetti e degli avvenimenti.

La “cultura orizzontale” rischia sempre più diffusamente di trasformarsi in “cultura dell’ignoranza”, caratterizzata dal “sapere tutto e non capire niente”, dal rifiutare ogni parere autorevole per affermare solo le proprie opinioni, confrontandosi con gli altri solo per riceverne conferma. La Rete, ambiente di vita e non più soltanto strumento di comunicazione, diventa costantemente “mediatore culturale”, si interpone tra noi e il nostro stesso pensiero, cambiando le nostre capacità cognitive e le nostre attitudini di apprendimento.

Se a ciò si aggiunge che la Rete è stata anche, in questi ultimi due anni soprattutto, mediatrice di relazioni tra le persone, possiamo intuire quanto l’ambiente di rete sia oggi un potente “filtro” che influenza in profondità la nostra vita. Se nell’era della comunicazione tradizionale, definita da “il mezzo è il messaggio”, bastava apprenderne le tecniche e i linguaggi, nella Rete che “deforma il messaggio” e “inventa l’ambiente” di comunicazione, occorre la capacità di comprendere il contesto e decodificare i messaggi.

COME DEVE COMPORTARSI UN CRISTIANO DAVANTI AI RISCHI DELLA RETE

«Pur nelle difficoltà della rete» commenta Andrea Boscaro, esperto di tematiche digitali «questo è il tempo propizio per la responsabilità, di un uso consapevole della Rete e di una evangelizzazione. Astenendosi dal condividere le notizie false, dal segnalare le affermazioni dettate dall’odio, dall’assumere comportamenti improntati alla sostenibilità sociale ed ambientale del commercio elettronico»

Famiglia Cristiana

Alla luce del rapporto inteso che gli adolescenti hanno con le tecnologie e dall’uso pervasivo che ne fanno, una delle sfide per eccellenza dei genitori cerchiamo di capirne di più con Andrea Boscaro, esperto di tematiche digitali e partner della società di formazione per il marketing digitale The Vortex.

«Osservando con quale dimestichezza oggi i teenager usi i dispositivi digitali, molti sostengono che siano più intelligenti delle generazioni precedenti: in realtà, a essere migliorati sono soprattutto la tecnologia e il design che hanno reso le interfacce più usabili e intuitive. L’educazione al digitale non è dunque necessaria solo per gli adulti, tanto per difendersene quanto per servirsene, ma anche per i più giovani, per accrescere la consapevolezza dei rischi derivanti dall’uso delle piattaforme digitali: fra questi vi sono la privazione relativa, l’effetto FOMO e la virtualità delle esperienze che vi si osservano».

La privazione relativa «da cui né i ragazzi né gli adulti possono sentirsi del tutto vaccinati, può nascere dalla continua esposizione a immagini e video che mostrano, senza avvertenze di finzione, momenti di vita e opportunità in grado di destare invidia e frustrazione: per ridurne il possibile impatto, da molte parti si richiede agli operatori che gli algoritmi introducano correzioni così da allargare la varietà dei contenuti visualizzati. Instagram ha lanciato lo scorso luglio, in sordina, nuovi strumenti per migliorare e rendere più sicura l’area “Esplora” riducendo o escludendo contenuti espliciti: sarebbe utile che invitasse in modo più efficace a scoprirne l’opportunità e l’utilizzo».

Altro tema centrale dei social è «in parte fattore di successo dei social media, l’effetto F.O.M.O. (“Fear of Missing Out” ovvero la paura di perdere) che ne alimenta la frequentazione, ma genera anche una sorta di ansia di essersi persi qualcosa, dal commento a una conversazione innescata al like a una foto postata. Ciò che per ciascuno di noi può essere, appunto, un’ansia, un vizio o un semplice divertimento è, infatti, la base del successo dei social media che da sempre hanno dato la sensazione che le cose accadano e che rischiamo di non esserne partecipi se non li frequentiamo con assiduità. Per questo, ci si deve augurare che la sperimentazione della funzione “Take a break” di Instagram sia di successo nei Paesi pilota e possa essere estesa al più presto anche in Italia insieme a, come promesso, maggiori strumenti di controllo e confronto per i genitori a partire dalla verifica del tempo speso online da parte dei propri figli».

E poi ci sono tutti gli effetti collaterali legati alla rete. «Se i problemi di contrasto ai fenomeni dell’odio in Rete, del bullismo e del revenge porn soffrono dei limiti degli algoritmi di comprendere i contenuti non scritti in lingua inglese e la responsabilità di questi atti sta di certo in capo a chi li ha commessi, è però degna di nota la crescente percezione che ciò che ha luogo online non sia del tutto reale, ma insista in una dimensione virtuale, rafforzata dalla quantità di contenuti deplorevoli o illegali a cui si può essere esposti. Da qui anche il fenomeno della “compassion fatigue” che spinge le organizzazioni del terzo settore a fare leva su messaggi sempre più forti per superare la barriera del suono di un’abitudine al dolore che la Rete ha reso ancora più continua e quindi meno capace di scuoterci».

Il digitale, lo comprende soprattutto chi non è nato al suo fianco, offre però «anche grandi spazi di libertà e, tanto più guardandosi indietro in questi due anni di pandemia, strumenti per unire le persone e le comunità. Per quanto sia difficile vedere nell’esperienza che abbiamo vissuto un’opportunità – troppo aspri i risvolti umani, economici e sociali vissuti – questo però è il tempo propizio per la responsabilità, anche di un uso consapevole della Rete e di una evangelizzazione che passa per un modo cristiano di viverla: astenersi dal condividere le notizie false, segnalare le affermazioni dettate dall’odio, assumere comportamenti improntati alla sostenibilità sociale ed ambientale del commercio elettronico sono solo alcune delle azioni che possiamo includere nella quotidianità della nostra vita. Il digitale, esattamente come la pandemia, ha un potere trasformativo: la nuova normalità che ci apprestiamo a vivere avrà sul piano individuale e civile, contorni che richiedono i valori della persona di cui sono portatrici la Chiesa e la comunità dei fedeli».

 

Un mondo senza password. Un sogno che diventa reale

Ne abbiamo sempre più bisogno, ma nessuno di noi le ama. Stiamo parlando delle password, che ormai per molti di noi sono un incubo. Non c’è sito o servizio che non ce ne chieda una. Ma siccome facciamo fatica a ricordarle e siccome siamo mediamente pigri, finiamo per usare sempre le stesse. A dimostrazione che il problema è mondiale basta guardare l’ultimo rapporto sull’uso delle «parole magiche» scelte dagli utenti, dal quale si evince che quella più utilizzata al mondo continua ad essere la banalissima serie di numeri «123456». Seguita al secondo posto da «123456789» e al terzo da «12345». Al quarto posto figura la parola «qwerty» e al quinto «password». In Italia vanno molto forte anche «pippo», «juventus» e «000000».
Risultato: in pochi secondi i malintenzionati le scoprono e la nostra sicurezza va a pallino. Fino ad oggi. Anzi, fino a fra poco. Visto che Apple, Google e Microsoft hanno annunciato «un accordo per l’interoperabilità dei sistemi senza password» che si baserà sul protocollo Fido (Fast Identity Online Alliance). In pratica utilizzeranno un sistema comune e standardizzato che eliminerà le password dalle nostre vite. Diciamo subito che non è una svolta improvvisa, ma il risultato di un lavoro che dura da oltre dieci anni. Sia che useremo il cellulare o un pc, un account Microsoft o di Google potremo iscriverci e poi accedere al servizio richiesto senza dovere scegliere noi una password. Il che ci metterà al riparo anche da quei tentativi di truffa, spesso via mail (si chiamano phishing) dove un finto messaggio della banca ci chiede di immettere la nostra password in una riga di comando. Si tratta di una vera piaga come ribadito dall’Internet Crime Report dell’FBI, dove si legge che «i tentativi di phishing sono il cyberattacco più frequente che colpisce sia gli utenti privati sia le aziende». Nel 2021 è aumentato a livello mondiale del 29%. Tra poco tutto questo sarà solo un brutto incubo. Ma come sarà possibile? Basterà andare su un sito, inserire il nome utente e cliccare sul tasto «iscriviti» per trovarsi autenticati. La stessa cosa accadrà per le app o per i servizi che richiedono registrazione: basterà semplicemente digitare il nome utente e premere «registrati» per creare l’account senza dover necessariamente scegliere una password. E torniamo alla domanda: come funziona? Come saremo al sicuro visto che chiunque potrebbe digitare il nostro nome? Tutto parte da un dato: qualunque password, anche la più complessa, può essere copiata. Ma se al posto di una password c’è qualcosa che è impossibile copiare, il sistema diventa di fatto inaccessibile. Dopo avere sbloccato i nostri pc e i nostri smartphone (magari con i nostri dati biometrici) il sistema creerà una chiave di accesso unica e irripetibile, figlia dell’incontro tra due chiavi alfanumeriche, una pubblica e una privata. La prima sarà sui server delle aziende che ci offrono i servizi, la seconda (composta da un numero lunghissimo di caratteri) sarà criptata e non lascerà mai il computer sulla quale è stata creata. Questa coppia di chiavi è unica e possiamo accedere al sistema, all’app o al servizio solo utilizzando la chiave privata che ha generato quella specifica chiave pubblica.
Se tutto andrà avanti come previsto, entro un anno ci saremo dimenticati delle password. Una bella liberazione. Anche se non mancano alcune voci critiche. Se è vero infatti che le nostre vite (non solo digitali) miglioreranno e diventeranno più sicure, resta un piccolo dato negativo: è l’ennesima volta in cui la tecnologia ci deresponsabilizza e ci rende più sicuri ma anche più pigri.

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Dieci piccoli consigli per un’estate digitale

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È tempo di vacanze. Di tempo libero che improvvisamente entra copioso nelle nostre vite e, a volte, ci prende come di sorpresa facendoci dire: come lo impiego? Penso a me. Penso a mia figlia adolescente. Ai miei e ai suoi coetanei. E a tanti adulti e a tanti ragazzi. Tutti immersi nelle proprie vacanze anche digitali. Su un punto infatti c’è poco da discutere. Qualunque sia la nostra età e la nostra predisposizione per le tecnologie ormai il digitale è parte delle nostre vite e quindi anche delle nostre vacanze. E per questo ci fa e ci farà discutere ancora di più del solito («metti giù quel telefonino», «ogni tanto alza la testa dallo schermo», «possibile che non riesci mai a staccarti da TikTok»). Noi genitori siamo convinti che il problema riguardi solo i ragazzi, ma la verità che anche noi siamo intossicati dal digitale. Possiamo raccontarcela in mille modi ma l’unica cosa che spesso ci differenzia dai nostri figli è la nostra frase rifugio: «scusate ma è per lavoro».
Siamo sinceri. Troppe volte anche a tavola noi adulti guardiamo il cellulare («scusate ma è per lavoro»). Troppe volte abbandoniamo un pranzo o una cena familiare per rispondere ad una chiamata («scusate ma è per lavoro») e troppe volte, la sera, prima di addormentarci, guardiamo per la centesima volta lo smartphone dicendoci: «è per lavoro».
Ecco: pensando a tutti noi, in estate, con in mano un cellulare (al mare come in montagna, in passeggiata come in bicicletta, in una città d’arte come in un villaggio vacanze) ho provato a scrivere un decalogo con dieci piccoli consigli validi innanzitutto per me stesso. Una formula, quella del decalogo, che ci costringe a scegliere e ad essere sintetici. Nel compilarlo ho idealmente seguito quattro filoni: il tempo, noi, gli altri, la vera libertà. Chiunque lo vorrà integrare, modificare, ampliare o ridurre ha già sin da ora il mio ringraziamento.
Ecco 10 piccoli consigli per un’estate anche digitale:
1) Organizza bene il tuo tempo digitale (metti delle regole, degli orari e rispettali. E soprattutto fa che valgano per tutti, ragazzi e adulti)
2) La vacanza è anche riposo. Se ti annoi, non ti rifugiare subito nel cellulare: sfidati a inventare qualcosa di diverso.
3) Quando parli di te sui social, sforzati di raccontare anche il bello che vedi attorno a te (luoghi, persone, situazioni)
4) Ricordati sempre che gli altri non sono numeri ma persone (rispetta le loro idee, la loro privacy e i loro sentimenti).
5) Se sei un adulto, sforzati di rispettare le scelte dei ragazzi (stai loro accanto, informati sul perché passano ore su Instagram e TikTok invece di giudicarli a priori)
6) Se sei un ragazzo, rispetta gli adulti che magari ne sanno meno di te di digitale (spesso ne sanno molto più di te di vita)
7) Non lasciare che siano gli algoritmi a decidere ciò che devi vedere. Sforzati di cercare contenuti di valore
8) Non usare scorciatoie per avere successo sui social (non svendere ciò che sei)
9) A tutti fa piacere ricevere dei like. Ma ricordati che la dignità e il rispetto per sé e per gli altri contano di più e durano di più
10) La regola più importante non è nata col digitale ma è antica come il mondo: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te»

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La guida. Le Messe in diretta tv e social di domenica 19 settembre 2021

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Ore 7

Su Tv2000 (canale 28 digitale terrestre e 157 Sky) la Messa in diretta dalla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma

Santuario di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari: Messa in diretta streaming su https://bonaria.eu/#. Altre Messe in diretta: ore 8.30, 10, 11.30, 18 e 19.30. Prefestive: 18 e 19.30. Giorni feriali: 7, 8.30, 10 e 19

Ore 7.30

Padre Pio Tv: Messa in diretta streaming su https://www.teleradiopadrepio.it/padre-pio-tv/. Altre Messe alle ore 11.30 e 18. Prefestive: ore 18. Giorni feriali: Messe in diretta streaing alle 7.30, 11.30 e 18.

Ore 8

Santuario della Guardia, Genova: diretta streaming della Messa su http://www.santuarioguardia.it/diretta-live-dal-santuario/. Altre Messe: ore 10, 11, 12 e 17. Giorni feriali: ore 10 e 17. Prefestiva: ore 17

Sacro Monte di Varese: la Messa nel Santuario in diretta streaming su https://www.youtube.com/watch?v=O1paOKPXJTI

Ore 8.30

Su Tv2000 la Messa in diretta dalla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma

Santuario della Consolata, patrona della diocesi di Torino: Messa in diretta streaming su www.laconsolata.org attraverso il canale YouTube del Santuario. Altre Messe in diretta: ore 10, 11.30, 16, 18 e 19.30. Giorni feriali: ore 8, 9, 10.30, 12, 18 e 19. Prefestiva il sabato alle 18.

Ore 9.30

Dal Duomo di Milano la Messa in diretta su Chiesa Tv (digitale terrestre locale: canale 195) e in streaming sul portale www.chiesadimilano.it. Giorni feriali: ore 8. Messa vigiliare: ore 17.30.

Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice, Casa Madre dei salesiani dove si venerano le spoglie mortali di don Bosco: Messa in diretta su Rete 7 (canale 12 del digitale terrestre o su www.rete7.cloud). Presiede il neo rettore della Basilica don Michele Viviano. Giorni feriali: diretta della Messa in Basilica alle 9, sempre in diretta.

Vicoforte, diocesi di Mondovì: dal Santuario della Natività di Maria Regina Montis Regalis la Messa in streaming su https://www.santuariodivicoforte.it/diretta-streaming/. Altre Messe: ore 11, 16 e 18

Ore 10

Napoli: la Messa celebrata in Cattedrale dall’arcivescovo per la solennità di San Gennaro, con le ampolle del sangue sull’altare maggiore. Diretta su Canale 21 (digitale terrestre Campania e Lazio), anche in streaming su http://www.canale21.it/ e su Maria Tv (link: https://streaming.mariatv.it/diocesi-napoli)

Canale 5: la Messa in diretta dalla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma

Santuario di Loreto: Messa in diretta su https://www.youtube.com/channel/UCT9uLSAfEfqgXbArvYyHzQg?view_as=subscriber (anche in tv su Telepace al canale 515 di Sky e in streaming su https://www.telepace.it/diretta/). Giorni feriali: alle 7.30 Messa su Telepace e in streaming sui canali social del Santuario, alle 12.15 Angelus e Rosario in streaming. Ogni venerdì diretta streaming alle 21 della preghiera con le realtà ecclesiali attive nel Santuario. Ogni sabato alle 21 Rosario su Telepace e in streaming sui social del Santuario. Webcam sempre accesa in diretta streaming dalla Santa Casa (ore 7.30-19, tutti i giorni) su https://www.santuarioloreto.va/it/diretta-tv.html.

Santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, in diocesi di Milano: Messa in diretta streaming su http://bit.do/santuarioindiretta. Messa anche alle ore 16.

Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa: Messa in diretta streaming su https://www.madonnadellelacrime.it/ (webcam sempre accesa sia dal Santuario sia dalla Cappella del Santissimo). Altre Messe: ore 8, 12, 17.30, 19 e 20. Giorni feriali: ore 8, 10 e 19. Prefestiva ore 19.

Dal Santuario Basilica della Madonna di San Marco in Bedonia (Parma) la Messa in diretta streaming sulla pagina Facebook del Seminario Vescovile di Bedonia https://www.facebook.com/SeminarBedonia/, sul suo canale Youtube https://bit.ly/3uD8wIP e in tv sul digitale terrestre (Rta Videotaro, canale 88)

Santuario di Santa Maria di Caravaggio a Milano: la Messa in diretta su https://www.youtube.com/c/ParrocchiaSantaMariadiCaravaggioMilano

Ore 10.30

Santuario di Oropa, diocesi di Biella: Messa nella Basilica superiore in diretta streaming su
www.santuariodioropa.it/funzioni-in-diretta/ e sulla pagina Facebook Santuario di Oropa Official.
Altre Messe: ore 12, 16.30 (presiede il rettore don Michele Berchi) e 18.15. Giorni feriali: Messe alle 8, 9, 16.30 e 18.15. Prefestiva: ore 18.15.

Santuario nuovo della Madonna dei Fiori a Bra: Messa in diretta streaming sul sito www.santuariomadonnadeifioribra.com e sul canale YouTube del Santuario. Presiede il rettore monsignor Giuseppe Trucco.

Torino, Parrocchia-Santuario di Santa Rita: la Messa in diretta su https://www.youtube.com/channel/UCVHC3_Za5sNUg2e_6cmTtjg (accesso anche dal sito del Santuario). Presiede il rettore monsignor Mauro Rivella.

Sant’Agata di Bulgarograsso (Diocesi di Milano): Messa in diretta streaming sul profilo Facebook della parrocchia https://www.facebook.com/comunitasanbenedetto e sul canale YouTube della parrocchia ambrosiana.

Ore 11

RaiUno: la Messa in diretta dalla Concattedrale Santa Maria Assunta in Irsina (Matera), per la regia di don Simone Chiappetta.

Assisi: dal Santuario della Spogliazione la Messa in diretta streaming su https://www.mariavision.it/maria-vision-italia. E’ sempre attiva una webcam sulla tomba del beato Carlo Acutis https://www.mariavision.it/santuario-spogliazione-assisi

Padova, Basilica di Sant’Antonio: la Messa in diretta su https://www.santantonio.org/it/live-streaming. Altra Messa alle ore 18. Giorni feriali: ore 18. Sono sempre attive una webcam sull’Arca del Santo https://www.santantonio.org/it/webcam-arca-del-santo e un’altra sul sagrato della Basilica https://www.santantonio.org/it/content/webcam-sagrato-della-basilica-del-santo

Adro (Brescia), Santuario della Madonna della Neve (Padri Carmelitani Scalzi): la Messa in diretta streaming su www.youtube.com/c/MadonnadellaNeveSantuario

Mignanego (Genova), Santuario di Nostra Signora della Vittoria (Fraternità monastica di San Colombano): Messa su https://www.facebook.com/santuariodellavittoria/

Roma, Parrocchia-Santuario di Santa Maria delle Grazie al Trionfale: Messa in diretta su https://santamariadellegraziealtrionfale.wordpress.com/dirette-streaming-seguici-in-diretta/. Altre Messe: ore 7, 8, 9, 10 e 19. Giorni feriali: ore 7, 8, 9 e 19. Prefestiva: ore 19.

Parrocchia Stimmate di San Francesco a Torino: Messa in diretta streaming su https://www.youtube.com/c/parrocchiastimmatetorino. Presiede il parroco don Tonino Borio. Messa prefestiva ogni sabato in diretta alle 18.

Ore 11.30

Assisi, Santa Maria degli Angeli: Messa in diretta su https://www.porziuncola.org/web-tv.html. Altre Messe alle ore 7, 8.30, 16 e 18. Giorni feriali: Messe alle ore 7, 8.30 e 18. Prefestiva ore 18. Due webcam (nella Basilica e sulla piazza) sono sempre accese, allo stesso indirizzo.

Dal Sermig di Torino la Messa domenicale in diretta streaming su https://www.youtube.com/watch?v=KtbaAw2p8as. Giorni feriali: Messa alle 12 in diretta su https://www.sermig.org/multimedia/live-streaming/messa-e-liturgia.html

Ore 12

RaiUno e Tv2000: in direttada piazza San Pietro l’Angelus di papa Francesco (streaming sul canale YouTube di Vatican News, dov’è sempre attiva una webcam sulla piazza e la Basilica)

Ore 17.30

Cascia, Monastero di Santa Rita: Vespro e Messa in diretta su https://www.youtube.com/channel/UCoZTJrHCPehZueZlU2wvbcQ

Strà, Alta Val Tidone (Piacenza): dal Santuario della Beata Vergine Madre delle Genti la Messa in diretta su https://www.youtube.com/channel/UC5Y79huwWML6YGOcLSc5SFA (Rosario ore 17)

Ore 18

Santuario della Madonna di Caravaggio in Piné, diocesi di Trento: la Messa in diretta su https://www.youtube.com/channel/UCRuwql-dV6QmnflbRdWZ6aQ oppure su https://www.facebook.co/santuariodipine/. Alle 17.30 il Rosario

Ore 19

Su Tv2000 la Messa in diretta dalla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma

Messe prefestive

(oltre a quelle già segnalate nella Guida in alcuni santuari e cattedrali)

Ore 20

Parrocchia-Santuario di Nostra Signora della Salute in Borgo Vittoria, a Torino: in streaming sul sito www.chiesasalute.it e sul canale YouTube della parrocchia la Messa prefestiva presieduta dal parroco don Franco Pairona, giuseppino del Murialdo. Benedizione finale davanti all’urna din san Leonardo Murialdo, venerata nel Santuario.

La Messa alle 10 dalla Cattedrale di Napoli nella festa di san Gennaro, con l’arcivescovo Battaglia. Alle 11 su Raiuno da Irsina. Alle 12 l’Angelus del Papa
L'ampolla col sangue di san Gennaro nelle mani dell'arcivescovo Battaglia

L’ampolla col sangue di san Gennaro nelle mani dell’arcivescovo Battaglia – (Immagine dal sito della diocesi di Napoli)

Altro che Facebook, ecco le piattaforme social usate dai giovani

Da Snow a Musical.ly, da ThisCrush al classico Instagram, ecco su quali social media e app si stanno spostando gli under 25 per sfuggire ai vecchi.
Facebook ha un problema: in quello che rimane tutt’ora il suo mercato più importante, il Nord America, gli utenti attivi quotidianamente sono calati per la prima volta nella storia del social network. Stando a quanto riportato nell’ultima report trimestrale della società, il numero è passato da 185 a 184 milioni. Un calo contenuto, ma che rappresenta comunque un segnale preoccupante per l’azienda di Menlo Park.

L’aspetto più importante, però, è la fascia demografica in cui è avvenuto il declino: nel 2017, l’utenza tra i 12 e i 17 anni è infatti scesa del 9,9%. Nel complesso, il social network fondato da Mark Zuckerberg sembra perdere terreno tra i giovani al di sotto dei 25 anni, facendo segnare un saldo negativo di 2,8 milioni. La tendenza, secondo alcune ricerche, è confermata anche in Italia.

Ma perché questi problemi? Come noto, il 2017 di Facebook è stato segnato dalle polemiche sulle fake news, sulle interferenze russe nelle elezioni occidentali, sulla filter bubble e non solo. Questioni che, però, probabilmente ai giovanissimi interessano anche meno che alla fascia più adulta di popolazione. Un aspetto più significativo si può allora ritrovare nel cosiddetto context collapse; un fenomeno segnalato per la prima volta dagli analisti che, nell’aprile 2016, notarono come la condivisione di informazione personali (merce fondamentale per Facebook, che le utilizza per targettizzare la pubblicità) fosse calata del 21%.

Quale ragazzo vorrebbe condividere i propri segreti in un luogo dove c’è anche sua madre?
La ragione di questo declino era, appunto, il “collasso del contesto”: il fatto cioè che tutto quello che postiamo su Facebook – a meno che abbiate diviso i vostri contatti in gruppi separati, cosa che quasi nessuno fa – appare a persone con le quali siamo collegati per ragioni molto diverse; compagni di scuola, amici intimi, vecchie conoscenze che non vediamo da una vita, colleghi, parenti, ecc. ecc. Ciò crea una sorta di blocco negli utenti: sarà il caso di postare la foto dell’ultima festa alla quale ho partecipato, se la vedono anche i miei genitori? Non sarà meglio evitare uno sfogo personale, dal momento che lo leggeranno tutti i miei colleghi?

Non è difficile immaginare che questo problema colpisca principalmente i più giovani, che su Facebook sono spesso in contatto con genitori, parenti e anche insegnanti. E così, ecco che i minorenni scappano da un social network dove forse si sentono sotto osservazione, non liberi di agire spontaneamente e che comunque non percepiscono più come nuovo, per rifugiarsi altrove. In luoghi dove il contesto è più omogeneo perché rappresentato principalmente da loro coetanei.

Il primo approdo è Instagram, che in Italia ha raggiunto quota 14 milioni di iscritti (contro i 30 di Facebook) e nel mondo può contare su 800 milioni di utenti attivi, il 59% dei quali compresi in un’età che va dai 18 ai 29 anni. Il social network dei giovanissimi per definizione, Snapchat, ha recentemente dato qualche segnale di vita – il numero di utenti attivi quotidianamente, nel 2017, è salito del 18% rispetto all’anno precedente – ma nel complesso sembra avere subito pesantemente il colpo subito proprio da Instagram, che ha copiato le Storie e le ha introdotte con enorme successo nella sua piattaforma.
Ma ad aver davvero cambiato il panorama dei giovanissimi è un social network che chi ha più di 25 anni potrebbe anche non aver mai sentito nominare: Musical.ly, app recentemente acquistata dalla società cinese Bytedance che consente di produrre video in playback, della durata massima di 15 secondi, durante i quali gli utenti ballano o cantano sulle hit del momento, sfruttando anche vari filtri ed effetti.

I dati di Musical.ly sono impressionanti: 200 milioni di utenti nel mondo, con un’età media attorno ai 15 anni e un 70% di utenza femminile. L’Italia è uno dei paesi in cui la comunità è cresciuta più rapidamente, arrivando a contare 4 milioni di iscritti che trascorrono oltre 30 minuti al giorno sull’applicazione, creando alcuni dei 12 milioni di video prodotto ogni giorno (a livello globale) e soprattutto guardando quelli dei muser più famosi, celebrità da 20 milioni di followers come le gemelle Lisa & Lena (viste dal vivo anche in Italia) o Baby Ariel. Gente che, secondo Forbes, incassa fino a 300mila dollari per un post sponsorizzato.

Anche in Italia non mancano i muser di successo: uno dei più famosi è sicuramente Luciano Spinelli, 17 anni e già noto youtuber, che oggi può fare affidamento anche su 1,7 milioni di follower su Musical.ly. Ancora più seguita è la 15enne Elisa Maino, tra i primi dieci muser al mondo grazie ai suoi 2 milioni di fan.
A giocare un ruolo fondamentale per generare gli introiti è però la app gemella di Musical.ly: la piattaforma di live streaming Live.ly, direttamente collegata a quella musicale e attraverso la quale gli utenti possono inviare ai loro muser preferiti da 5 centesimi a 50 dollari – acquistando le apposite emoji – in cambio di un po’ di visibilità (la citazione del nome). Non si tratta di spiccioli: i primi dieci autori di Live.ly (che a differenza della piattaforma madre non è dedicato solo alla musica) guadagnavano già nel 2016, in media, 90mila dollari al mese.

Ma il mondo dei social network è in costante fermento, per cui all’orizzonte sta già arrivando la nuova app fenomeno: Snow, piattaforma creata dalla società sudcoreana Naver – la stessa del servizio di messaggistica Line – che può contare su 200 milioni di utenti, concentrati principalmente nel mercato asiatico.
Nato come clone di Snapchat, Snow ha recentemente aggiornato il suo prodotto per concentrarsi sui selfie, arricchiti con realtà aumentata, sticker, filtri e quant’altro; dando anche la possibilità di girare brevi video in playback (facendo quindi concorrenza a Musical.ly) e poi condividere il tutto sugli altri social. Per il momento non sono noti i numeri nei mercati occidentali – ancora periferici – ma è molto probabile che, volendo cercare il nuovo fenomeno di internet, dovremo a breve fare i conti con Snow.

Non tutti i social network che stanno prendendo piede sono però così innocui (a dire la verità, anche Musical.ly ha sollevato non pochi timori a causa delle attenzioni indesiderate che i video di ragazzine potrebbero attirare): ThisCrush è un’app che consente di inviare a tutti gli iscritti dei messaggi pubblici – e che quindi compariranno in bacheca – o privati e anche in forma anonima.
A giudicare dal nome (crush in inglese significa cotta), l’applicazione nasce per esprimere apprezzamenti o innamoramenti adolescenziali senza doversi fare avanti (almeno inizialmente); in breve, però, si è trasformata in un covo di insulti e cyberbullismo, attirando anche l’attenzione dell’Osservatorio Nazionale sul Cybercrime guidato da Luca Pisano, che ha denunciato quanto avviene su questa applicazione su Facebook.

Come già visto prima con Ask.fm poi con Sarahah – che, come prevedibile, aveva il solo scopo di fare incetta di dati personali – la possibilità di agire nascosti dall’anonimato apre le porte a comportamenti pericolosi che non vanno né esagerati, né sottovalutati. D’altra parte, l’epoca dei social è iniziata per davvero da meno di dieci anni: una rivoluzione che anche gli adulti, a giudicare da quanto si vede quotidianamente anche su piattaforme popolate da vecchi come Facebook o Twitter, devono ancora imparare a governare.

Alcune schermate di Musical.ly

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The Chosen: una serie su Gesù che esiste grazie alla Rete

Nelle rassegne stampa l’udienza generale di Francesco dell’11 agosto scorso è stata molto citata anche a motivo di un “fuori programma”: il cellulare acceso passato al Papa per rispondere a una chiamata urgente. Dalle testate specializzate di area anglofona si è appreso invece un altro dettaglio: l’incontro, a fine udienza, tra Francesco e «nientemeno che “Gesù”», come scrive il “National Catholic Reporter” ( bit.ly/3yIJSr0 ), ovvero l’attore Jonathan Rumie, che interpreta il Cristo nella serie tv “The Chosen”. Rumie, che è cattolico, insieme al regista e coautore Dallas Jenkins, che è evangelicale, e al distributore Neal Harmon, che è mormone, era a Roma per promuovere la fiction. Della quale non ho potuto vedere che pochi fotogrammi, ma che, stando ai dati, piace: giunta alla seconda stagione sulle sette previste dichiara già, complessivamente, 300 milioni di visualizzazioni. Anche don Mauro Leonardi, in un recente post sul suo blog “Come Gesù” ( bit.ly/3DHtWJ9 ), e il professor Armando Fumagalli, che ne ha scritto il 31 luglio su “Vita e Pensiero Plus” ( bit.ly/3gWE4nD ), danno un giudizio tutto sommato positivo della serie (per quanto mostrato sinora), pur evidenziandone gli inevitabili limiti. Quello che si può sottolineare anche senza conoscerla è che questa fiction esiste e viene vista grazie alla Rete. È attraverso la Rete che la distributrice, Angel Studio, ha reperito, con un grande e riuscito crowdfunding, i finanziamenti necessari (10 milioni di dollari per stagione), sfuggendo così ai condizionamenti dei grandi distributori internazionali. Ed è attraverso la Rete che la si può vedere: sulla pagina Facebook e sul canale YouTube (con abbondanti materiali di contorno), sul sito ( bit.ly/3zEAKox ) e persino attraverso una app dedicata. Se, come scrive Fumagalli, “ The Chosen” «sta crescendo come un’onda montante», mostrando che «c’è oggi spazio per progetti internazionali che rispettino davvero la sensibilità dei credenti», è anche merito della Rete.

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Arriva in Italia Google WiFi, potenzia connessione di casa

Arriva in Italia Google WiFi, potenzia i router © ANSA

Arriva in Italia Google WiFi, il sistema pensato “per dare una connessione veloce in ogni stanza e su ogni dispositivo”. “Sostituisce e migliora i router tradizionali – spiega l’azienda di Mountain View – permette di gestire i dispositivi connessi e le attività online senza problemi”. In sostanza permette di gestire molti dispositivi in contemporanea e anche le attività che richiedono un’elevata ampiezza di banda in ogni zona della casa: dalle videoconferenze se si lavora in remoto fino alla fruizione di video in streaming o di videogiochi, ma anche il Wi-Fi in giardino.

Google Wifi è un sistema modulare: per le abitazioni più grandi si possono aggiungere altri punti di accesso che si connettono l’uno all’altro e diffondono un segnale potente in tutte le stanze. Il sistema funziona grazie alla tecnologia “mesh”, che permette di creare singoli punti di accesso Wi-Fi che operano insieme per diffondere un unico segnale forte, che risulterà quindi veloce in tutta la casa, non solo vicino al router. Google Wifi è su un’app complementare disponibile per Android o iOS. L’applicazione permette, ad esempio, anche di mettere in pausa il Wi-Fi sui dispositivi dei figli all’ora di cena. Mostra anche quali dispositivi sono connessi e quanta banda occupano, permettendo di dare priorità ad alcuni piuttosto che ad altri.

“Google Wifi – spiega infine Big G – è progettato per garantire la massima priorità alla privacy degli utenti. Per esempio, ha impostazioni per una gestione semplice del cloud e funzionalità di sicurezza all’avanguardia come la crittografia wireless, l’avvio verificato e gli aggiornamenti automatici per mantenere sicura la vostra rete.

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