Cadavere a pezzi nel canale, arrestata la moglie Albanese di 72 anni ripescato a fine luglio nell’Adigetto

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I Carabinieri di Rovigo hanno arrestato oggi la moglie di Shefki Kurti, il cittadino albanese di 72 anni residente a Badia Polesine (Rovigo), il cui corpo tagliato a pezzi era stato recuperato nelle acque del canale Adigetto, nei pressi di Villanova del Ghebbo (Rovigo).    I pezzi di corpo, a eccezione del cranio dell’uomo, erano stati chiusi in alcuni sacchi per l’immondizia e ripescati, tra il 28 e 30 luglio scorsi.

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L’Arcivescovo Morandi a settembre in Albania

Il prossimo 5 settembre l’arcivescovo Giacomo Morandi e una delegazione del Centro Missionario Diocesano saranno a Laç Vau-Dejës. Per mons. Morandi sarà la prima visita pastorale ad una missione diocesana.

Nel 1992 don Luigi Guglielmi, nominato direttore della Caritas diocesana dal vescovo Giovanni Paolo Gibertini, compiva un viaggio pastorale in Albania; visita drammatica, perché in quell’occasione fu colpito a Scutari da un proiettile sparato da un giovane, a cui poi diede il perdono. Il proiettile gli rimase conficcato nel corpo fino alla morte.

Da allora il legame tra la Chiesa reggiano–guastallese e quelle albanese non si è mai interrotto; è un rapporto che dura da trent’anni, in particolare con la diocesi di Sapa, guidata dal 2007 al maggio 2016 dal vescovo Lucjan Avgustini, a cui è succeduto mons. Simone Kulli.

Il vescovo Lucjan Avgustini, nato nel 1963 in Kossovo, ordinato sacerdote nel 1993, nel 2012 venne in visita a Reggio Emilia e incontrò il vescovo Adriano Caprioli e don Carlo Fantini, già missionario “fidei donum” in Albania.

Nell’intervista concessami presso la Casa della Carità di San Girolamo affermò: “Mi sono innamorato delle Case della carità e del carisma di don Mario Prandi nel giugno 2007”, nel corso di una visita compiuta qualche mese dopo la sua consacrazione episcopale alla nostra diocesi, raggiungendo anche Fontanaluccia. “E’ importante, ribadiva sempre mons. Avgustini, mantenere vivo e consolidare questo legame tra le Chiese sorelle di Reggio Emilia-Guastalla e di Sapa”.

Nel settembre 2012 è stata inaugurata nella sua diocesi a Laç Vau-Dejës una Casa della Carità per 16 ospiti con la presenza di due suore carmelitane minori: suor Rita Ferrari e suor Maria Angelica Borracino. Un’attenzione particolare è riservata alle povertà estreme, ai disabili, ai bambini e agli anziani. Ora a settembre la visita dell’Arcivescovo Morandi celebrerà il decennale dell’apertura della Casa.

La cattedrale di Sapa, la prima intitolata a Madre Teresa di Calcutta, venne inaugurata il 6 settembre 2008 e per l’occasione l’ausiliare Lorenzo Ghizzoni portò in dono le reliquie dei Santi Grisanto e Daria e della beata Scopelli.

Nel maggio 2016 mons. Augustini si è spento a soli 53 anni stroncato da una breve e dolorosa malattia. Il 25 maggio Papa Francesco ha nominato nuovo vescovo di Sapa (Sapë) don Simon Kulli, finora Amministratore diocesano della medesima diocesi. Nato il 14 febbraio 1973 nel villaggio Pistull (nella diocesi di Sapë), dopo aver frequentato le scuole primaria e secondaria, è entrato nel Seminario interdiocesano albanese “Madre del Buon Consiglio” a Shkodër. Il 29 giugno 2000 don Simon Kulli è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Shkodër, assieme ad altri quattro diaconi albanesi. Si è trattato delle prime ordinazioni sacerdotali in Albania dopo la fine del regime comunista. Successivamente, è stato nominato vicario parrocchiale a Dajç di Zadrima e Segretario del Vescovo di Sapë. Nel 2002 è divenuto cancelliere della curia. Nel 2006 divenne parroco della cattedrale “Santa Teresa di Calcutta” a Vau Dejës. Dal 2009 fino al 2012, è stato direttore della Caritas diocesana di Sapë. E’ stato vicario generale ed economo diocesano.

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Berlino, subito negoziati Ue per Nord Macedonia e Albania

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“Diamo il benvenuto alla raccomandazione della Commissione sull’Ucraina e la Moldavia, questo è un momento storico e tutti devono domandarsi che cosa succederà se prendiamo le decisioni sbagliate: l’Europa cresce sempre nei momenti difficili e noi siamo a favore anche di lanciare un messaggio a Balcani occidentali, aprendo subito i negoziati di adesione con la Nord Macedonia e l’Albania”.

Lo ha detto la ministra degli Esteri Annalena Barbock arrivando al consiglio affari esteri in Lussemburgo.

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Fico, adesione Balcani a Ue è questione strategica, Presidente Camera conclude visita a in Albania

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Per l’Italia l’adesione dei Balcani occidentali nell’Unione europea è ormai una “questione strategica”: lo sostiene il presidente della Camera Roberto Fico, al termine della sua visita a Tirana, dove è stato ricevuto dai massimi vertici dello Stato, a partire dal presidente del parlamento Lindita Nikolla, al Capo dello Stato Ilir Meta e al premier Edi Rama.

L’Albania e la Macedonia del Nord – dove Fico si recherà in visita questo pomeriggio – aspettano da oltre un anno l’organizzazione della prima conferenza intergovernativa con l’Ue, passo pero’ rimasto sospeso a causa del veto di Sofia nei confronti di Skopje.

“Dal 24 febbraio, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, il mondo è cambiato – dichiara all’ANSA il presidente Fico – chi non comprende, fra i paesi dell’Ue che l’Albania e la Macedonia del Nord devono poter iniziare il processo dell’integrazione vera, non comprende il mondo che stiamo vivendo”.
Il presidente della Camera parla di “un bilancio estremamente positivo” della sua visita a Tirana, dove ha incontrato anche dal sindaco della capitale Erion Veliaj. “L’Albania è un paese che sta lavorando molto, che ha entusiasmo e la voglia di entrare nell’Ue. Va dalla parte dell’Ue iniziare la trattativa reale. Il paese credo sia pronto a fare parte della trattativa”, ha precisato il presidente Fico. (ANSA).

 

Per giovani campi estivi ed esperienze missionarie: Albania, Madagascar, India, Brasile e Rwanda

La nostra Diocesi ha la ricchezza di vivere da anni il suo apostolato anche in altri paesi: Albania, Madagascar, India, Brasile e Rwanda.
Per i giovani il Centro Missionario Diocesano propone ogni anno sia i campi missionari estivi (brevi, ma pur sempre significativi), sia esperienze di servizio più lunghe, che vanno da un minimo di 6/9 mesi ad un massimo anche di qualche anno.
Per chi desidera allargare il proprio sguardo e conoscere il mondo missionario, viene proposto un corso di formazione “Volontari nel mondo” organizzato in un sabato al mese e un week end finale.
All’interno del percorso si potranno affrontare le tematiche e lo stile che il mondo missionario vive nel servizio attraverso le testimonianze dei volontari missionari.

Il costo è di 60€ mentre per partecipare a solo una giornata il costo è di 10€.
Si consiglia la partecipazione a tutto il corso.

UniMoRe riconosce come attività a libera scelta 4 Cfu per i Corsi di Laurea in Scienze dell’Educazione, Scienze Pedagogiche e Scienze della Formazione Primaria.

Per saperne di più contatta il Centro Missionario (0522.436840) o Volontari nel mondo RTM (0522.514205).

Per maggiori informazioni guarda sul sito: cmdre.it/volontari-nel-mondo-2021-2022

BROCHURE VOLONTARI NEL MONDO >>> pdf (QUI)

Nomina di Mons. Arjan Dodaj, Arcivescovo Metropolita di Tiranë-Durrës (Albania)

Rinuncia e nomina dell’Arcivescovo Metropolita di Tiranë-Durrës (Albania)
Imzot Arjan Dodaj: Pashkёt e Krishtit burim gёzimi e shprese - Vatican News
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Tiranë-Durrës (Albania), presentata da S.E. Mons. George Frendo, O.P..

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Tiranë-Durrës (Albania) S.E. Mons. Arjan Dodaj, finora Vescovo titolare di Lestrona ed Ausiliare della medesima Arcidiocesi.

Curriculum vitae

S.E. Mons. Arjan Dodaj è nato il 21 gennaio 1977 a Laç-Kurbin. Dopo aver compiuto gli studi in Albania, nel 1993 è emigrato in Italia, a Cuneo. Nel 1997 ha chiesto di essere accolto nella Fraternità Sacerdotale dei Figli della Croce, Comunità Casa di Maria, con sede a Roma.

Ha studiato Filosofia e Teologia in preparazione al sacerdozio presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ottenendo il Baccalaureato.

È stato ordinato sacerdote l’11 maggio 2003 per la Diocesi di Roma, come membro della suddetta Fraternità. Nel 2017, si è trasferito come fidei donum nell’Arcidiocesi Metropolitana di Tiranë-Durrës.

Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale (2003-2017), Vice Rettore della Rettoria di San Giovanni della Malva e Cappellano della Comunità albanese a Roma (2004-2005), Vicario Generale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Tiranë-Durrës, Parroco, Responsabile della Pastorale Universitaria, Segretario Aggiunto della Conferenza Episcopale Albanese e Segretario Generale del Sinodo Diocesano.

È stato nominato Vescovo Ausiliare di Tiranë-Durrës il 9 aprile 2020 e consacrato il 15 settembre successivo.

Albania / Il poeta: «Nel nostro Dna la tolleranza. È un modello»

«L’Albania è uno dei paesi più antichi d’Europa ma la storia non è mai stata benevola con noi. Durante il regime comunista siamo rimasti isolati a lungo e la propaganda, che allora funzionava a pieno ritmo, ci ha fatto credere che l’Europa non ci volesse bene. Intorno a noi vedevamo soltanto nemici. Poi quella percezione è cambiata totalmente. Da noi si usa dire che “nelle avversità bisogna bussare subito alla porta del vicino”. In un mondo globale credo non sia possibile fare a meno della cooperazione e della solidarietà tra i popoli vicini. E la nostra porta più vicina è l’Europa». Originario di Korça, cittadina al confine fra la Grecia e la Macedonia del Nord, il poeta albanese Arjan Kallco intende da sempre la sua opera come una riflessione sul tempo e una ricerca dei luoghi in cui la poesia occidentale ha avuto origine. Il suo è lo sguardo di un letterato bilingue che pubblica nel suo idioma d’origine e in italiano – molte sue liriche sono uscite in Italia in opere collettanee – dal quale emerge la ricerca della classicità come rievocazione di un passato che è alle radici della nostra storia e della nostra modernità.

L’Albania è stata un Paese in bilico tra i fantasmi del passato e un presente segnato da uno sviluppo disordinato. Com’è cambiato negli ultimi trent’anni?

L’apertura all’Occidente ha finalmente abbattuto quell’isolamento di cui parlavo. La gente gode di diverse libertà, può viaggiare e spostarsi per motivi di lavoro, andare alla ricerca di una vita migliore. Ma dal punto di vista sociale abbiamo conosciuto un esodo biblico che ci ha fatto perdere alcune delle migliori menti del nostro Paese. Mentre la speculazione edilizia e il cemento hanno cambiato il volto delle principali realtà urbane, spesso il concetto stesso di democrazia si è ritrovato a oscillare tra anarchia e disordine, per colpa di una politica troppo conflittuale.

Da tempo il suo Paese è candidato all’ingresso nell’Ue: a che punto è sui temi della cittadinanza, del dialogo e della cultura in un’ottica europea?

Il confronto politico dovrebbe rispettare sempre i principi della tolleranza e del dialogo. Quando questi vengono meno, a risentirne è innanzitutto la popolazione. E se non rispettiamo appieno il concetto di uguaglianza nel senso più ampio della parola, la popolazione tornerà con la mente al passato. Magari rimpiangerà la presenza dello Stato, la scuola e la sanità gratuite. Negli ultimi trent’anni abbiamo costruito ponti non solo con l’Europa, facendo dialogare la nostra cultura con le altre. L’Istituto italiano di cultura, ad esempio, collabora da anni con le nostre istituzioni. Nel 1944 il mio Paese era molto arretrato. Ma da quel momento in poi si è trasformato grazie al lavoro dei nostri nonni e dei nostri padri. Anche se in passato gli intellettuali erano molto più preparati di oggi, la cultura occupa sempre un posto centrale nei nostri rapporti con il mondo, in particolare modo con l’Europa e con l’Italia.

Il dialogo interreligioso e interculturale, il clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani è un bene prezioso per il suo Paese. Crede che l’esperienza dell’Albania possa essere d’esempio per il resto del Mediterraneo?

Sono nato nel 1967, nell’anno della guerra contro la religione, in cui furono chiusi tutti i luoghi di culto. Chiese e moschee sono state riaperte solo dopo la caduta del regime comunista. Oggi nel mio Paese convivono più religioni anche perché i matrimoni misti hanno contribuito a pacificare le anime dei fedeli e questa cultura di tolleranza e dialogo viene tramandata alle nuove generazioni. Adesso gli albanesi celebrano insieme le feste religiose rispettive e gli estremisti, per fortuna, sono davvero una piccola minoranza. Nel corso dei secoli la gente si è convertita sempre dopo essere stata costretto dagli occupanti. Possiamo rappresentare un esempio anche per Paesi più grandi del nostro, ma tutto dipende dal rispetto reciproco e dalla volontà della gente di vivere in pace.

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«Da noi diciamo che “nelle avversità bisogna bussare subito alla porta del vicino”. E la nostra porta più vicina è la Ue»

Adelina, lasciata sola dallo Stato che aveva aiutato

Sono stati celebrati ieri mattina nel cimitero del piccolo paese di Collepasso, nel Leccese, dal parroco don Antonio Russo i funerali di Alma Sejdini (nota come Adelina), la 47enne ex vittima di tratta della prostituzione che si era tolta la vita nella notte tra il 5 e il 6 novembre lanciandosi dal ponte Garibaldi di Roma. La sua bara bianca è stata avvolta nel tricolore italiano su richiesta di un fratello. A Collepasso risiede tutta la sua famiglia ad eccezione della sorella Ermira, che abita a Pavia (dove viveva anche Adelina) e che oggi chiede chiarezza: «Ci stiamo concentrando sui giorni precedenti la morte – dichiara l’avvocato Barbara Ricotti, il legale di Pavia che sta seguendo la famiglia Sejdini –. Ermira era a Roma per il riconoscimento e la restituzione degli effetti personali e proprio nella borsa di Adelina ha trovato due braccialetti bianchi, di quelli che si applicano ai pazienti all’ospedale; il primo con la data del 3 novembre e un codice arancio dell’Ospedale San Giovanni, l’altro bracciale è del giorno successivo ed indica un codice rosso all’ospedale Santo Spirito. Ma Adelina da quella clinica è uscita nel giro di poche ore, tanto da morire nella notte tra il 5 e il 6 di ottobre. Perché è stata dimessa una donna malata che nei giorni precedenti aveva tentato due volte di togliersi la vita?».

L’unica cosa che a Roma era stata consegnata ad Adelina proprio il 5 novembre (il suo ultimo giorno di vita) era il foglio di via, che non avrebbe mai voluto vedersi recapitare. In più, aveva ottenuto la cittadinanza albanese e non quella italiana e rischiava di perdere il diritto al sussidio mensile che Anmic Pavia era riuscita a farle avere come invalida al 100%, poco meno di 300 euro.

Una vicenda umana e di giustizia civile finita in tragedia che ha spinto il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ad annunciare un’interrogazione al Governo definendo il caso di Adelina «un fallimento dello Stato, che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di non voltarsi e fare la cosa giusta».

Di certo, Adelina avrebbe meritato più attenzioni: a bordo di un gommone arriva da Durazzo, alla fine degli anni novanta, prima nel Varesotto e poi tra la Basilicata e la Puglia, pronta per il mercato della prostituzione: «Mi ricordo bene il giorno della mia partenza – aveva dichiarato in una recente intervista al settimanale diocesano Il Ticino di Pavia –. Gli agenti della polizia albanese ci dicevano “chissà quanti bei soldi andrete a fare con il vostro nuovo lavoro italiano!”». In Italia, invece, Adelina scopre che delle forze dell’ordine può fidarsi: denuncia, chiede protezione e fa arrestare 40 persone, 80 le denunce nell’ambito dell’inchiesta ‘Slaves of 2000’ condotta nel 2002 dai Carabinieri di Matera, dal colonnello Giacomo Vilardo e dall’allora capitano Mario Tusa.

Adelina chiede che le indagini siano condotte partendo dalla difesa dei diritti umani e che si considerino le prostitute vittime dei loro sfruttatori. Porta avanti la sua battaglia per vent’anni, da guerriera. Ma perde lo scudo. Nel 2019 le diagnosticano un tumore al seno. La operano all’ospedale San Matteo di Pavia ma è senza lavoro e senza casa. La Diocesi pavese la accoglie alla Casa della Carità. Poi, grazie al vescovo Sanguineti e al vicario don Pedrini, le viene dato un piccolo appartamento nel cuore della città. Ma il permesso di soggiorno non arriva, anzi, si avvicina lo spettro della perdita di ogni diritto. Poi, l’ultimo tentativo a Roma alla ricerca di un aiuto e la tragica fine annunciata più volte. A chi oggi la piange spetta il delicato compito di non dimenticare il valore delle sue battaglie.

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L’AMARO ADDIO

A Lecce i funerali della donna albanese costretta a prostituirsi che si è tolta la vita: aveva denunciato il racket e fatto arrestare 40 persone. Chiedeva la cittadinanza italiana per non tornare nel suo Paese Ma le è stata negata

Adelina Sejdini in una foto scattata alcuni mesi fa