La serva consapevole L’umiltà di Maria non le impedisce di tenere gli occhi ben aperti… su Dio e sugli uomini

MAGNIFICAT

(Mino Cerezo Barredo, 1993, São Felíx do Araguaia, Mato Grosso)

 

«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1,39-56)

 

Mentre nei Vangeli festivi del mese si assiste alle più dure opposizioni nei confronti di Gesù, da parte dei giudei e persino di molti discepoli, è salutare la parentesi di questa solennità per far memoria di come Maria vada controcorrente, dando a Dio una risposta entusiasta. Formulata in privato davanti all’angelo e resa pubblica col canto davanti a Elisabetta.

Su tale confessione vale la pena soffermarsi. Notando che, con tutto il rispetto per l’Ave Maria (e per il Rosario, che su di essa è imperniato), si è sempre un po’ sconvolti quando si passa da questa al Magnificat. Perché sembra di aver a che fare con un’altra Maria: l’umile serva che, a testa bassa, quasi non si accorge delle scelte di campo di Dio… diventa colei che, per tali scelte, si esalta.

Se nell’Ave Maria le si chiede di pregare «per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte», nel Magnificat la si sente dare un nome ai peccati. E, al contempo, la si sente celebrare il Padre che non dimentica la misericordia per chi lo teme, mostrando una predilezione per gli umili, per gli affamati e per chi lo serve.

Lo scarto tra le due preghiere si avverte particolarmente quando le parole vengono tradotte in figure. Perché, nel momento in cui prendono forma la dispersione dei superbi nei pensieri del loro cuore, il rovesciamento dei potenti dai troni e il rinvio dei ricchi a mani vuote, le immagini non lasciano immaginare come le parole… portando allo scoperto l’anima “sovversiva” del Magnificat e di Maria. Che è pure l’anima del Padre nostro, capace di diventare di parte quando i comportamenti di certi suoi figli non gli vanno a genio.

Non sarà un capolavoro, quest’opera, realizzata in Brasile da un artista spagnolo per cercare di attualizzare ilMagnificat. Ma, pur immettendo dei riferimenti storici discutibili, ha il merito indiscutibile di non separare la preghiera dalla realtà.

Se il rischio è di vedere una donna per nulla aureolata e molto terrena, alla testa di un movimento di liberazione, si coglie che Maria tiene insieme due liberatori, il Padre e il Figlio. La donna che fa da ponte tra cielo e terra, è pure colei che riesce a fare da ponte tra le generazioni.

in vinonuovo.it