Afghanistan, un passo verso la pace

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Osservatore

La Loya Jirga ha detto sì: al termine di tre giorni di lavori, la potente Assemblea degli Anziani afghana ha approvato la liberazione di 400 prigionieri talebani. Ora l’avvio dei colloqui di pace è più vicino, anche se nel Paese continua a scorrere il sangue. Nella provincia centrale di Ghazni, infatti, almeno nove agenti di polizia sono rimasti uccisi e 16 feriti in un attacco suicida compiuto, sempre ieri, con un’autobomba contro una stazione delle forze di sicurezza.

Tutto questo all’indomani delle dichiarazioni del segretario alla difesa americano Mark Esper secondo cui il contingente militare degli Stati Uniti scenderà sotto i 5.000 soldati entro la fine di novembre. Certo, ha spiegato Esper, il Pentagono deve ancora informare i membri del Congresso sul piano e vuole comunque assicurarsi che «gli Usa non siano minacciati dai terroristi che escono dall’Afghanistan».

Tuttavia la strada è ormai tracciata, perché «la decisione della Loya Jirga ha rimosso le ultime scuse e gli ostacoli sulla via dei colloqui di pace. Siamo sulla soglia dei colloqui di pace» ha detto Abdullah Abdullah, che guida il processo di pace del governo ed è stato nominato capo della Loya Jirga.

Secondo un elenco ufficiale visionato dall’agenzia Afp, molti dei talebani liberati sono accusati di gravi reati, e ce ne sono molti coinvolti in attacchi che hanno ucciso decine di afgani e stranieri, con più di 150 di loro che sono detenuti nel braccio della morte. Il governo afghano ha rilasciato finora quasi 5.000 detenuti talebani, cosa che ha suscitato grande disappunto e dolore nelle famiglie delle vittime del terrorismo, anche internazionali. Tuttavia, il rilascio era necessario per poter giungere ai colloqui intra-afghani previsti nell’ambito di un accordo tra Stati Uniti e talebani concordato a febbraio, in cui Washington ha affermato che ritirerà le sue truppe dall’Afghanistan entro la metà del 2021 in cambio di garanzie di sicurezza. Un impegno, questo, assunto dal presidente Usa Donald Trump, che più che mai in vista delle elezioni di novembre ha ripetutamente detto di «voler porre fine alla guerra più lunga d’America».