Il Meeting apre con il messaggio del presidente Mattarella: «Connettere la ricerca di felicità con il desiderio di costruire una storia migliore»

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IN ARRIVO ANCHE IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO CHE SARÀ LETTO DOMENICA 19 AGOSTO ALL’INIZIO DELLA SANTA MESSA.
ALLE 15 POI L’INCONTRO INAUGURALE CON IL NUNZIO NEGLI USA CHRISTOPHE PIERRE

 

Rimini, 18 agosto 2018 – In apertura del XXXIX Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si svolgerà nella Fiera di Rimini da domenica 19 a sabato 25 agosto, il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella raccoglie le sfide contenute nel titolo del Meeting «Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice», in attesa del messaggio che papa Francesco sta facendo pervenire attraverso il Segretario di Stato Pietro Parolin e che verrà letto domenica 20 agosto all’inizio della santa Messa delle 11.30 che sarà celebrata dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi nell’Auditorium Intesa Sanpaolo A3 della Fiera.

È lo stesso Mattarella a parlare di sfide: «Connettere la ricerca di felicità della persona con il desiderio di costruire una storia migliore per sé e per gli altri è una grande sfida di umanità». È la sfida del Meeting, che il Presidente definisce come «il desiderio di incontrare l’altro e di costruire insieme nelle differenze».

«È un’affermazione rivoluzionaria quella che domina il Meeting di quest’anno e che il presidente Mattarella ha colto come centrale», commenta il presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri, «perché in un contesto in cui sembra prevalere la reattività e la protesta, noi poniamo l’uomo felice come soggetto del cambiamento. “Felice” è un aggettivo quasi incongruo ormai, eppure solo un uomo che si riconosce avviato su una strada di realizzazione può guardare all’altro con simpatia e non con astio, può essere un reale fattore di coesione e crescita sociale».

Di qui anche l’adesione all’invito del presidente Mattarella che nel suo messaggio invita a riconoscere la diversità come un valore. «È dalla consapevolezza che ciascuno, con il suo credo e le sue convinzioni, arricchisce il nostro essere persona», scrive il Capo dello Stato, «che nasce la possibilità di rendere davvero umano il mondo». Questo è l’orizzonte anche del lavoro e dell’esperienza di questa settimana di Meeting che sta per iniziare.

Al messaggio proveniente dal Colle quest’anno si aggiunge anche quello firmato dal segretario generale dell’Onu António Manuel de Oliveira Guterres. «Dal 1980, il Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini ha dato l’opportunità a persone di fedi e culture diverse di rinnovare l’impegno per la costruzione della pace e dell’amicizia. È di questo spirito che abbiamo bisogno, oggi più che mai», sono le sue parole, «i conflitti divampano in molte parti del mondo. Xenofobia e razzismo sono fenomeni in aumento in alcuni paesi e regioni. Il Meeting di Rimini, che riunisce persone provenienti da contesti etnici, religiosi e culturali diversi è un gradito antidoto a tutto questo». C’è anche un’attenzione particolare ai giovani nel messaggio di Guterres: «Dare potere ai giovani è uno degli investimenti più importanti che possiamo fare per prevenire i conflitti e costruire una cultura di pace».

Intanto domenica 19 agosto alle 15.00 l’evento inaugurale del Meeting (dopo la santa Messa del mattino celebrata dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi) sarà l’incontro con il nunzio apostolico negli Stati Uniti Christophe Pierre sul titolo del Meeting. Monsignor Pierre interverrà in Auditorium Intesa Sanpaolo A3 dopo l’introduzione della presidente Guarnieri.

Domenica 19 agosto alle 21.45 ci sarà poi un evento unico che ci porta al cuore stesso del Meeting: sulla Piazzetta sull’acqua al Ponte di Tiberio verrà rappresentato “Attraverso il mare del desiderio”, liberamente tratto da “La scarpetta di raso”, capolavoro dello scrittore e diplomatico francese Paul Claudel in occasione dei 150 anni della nascita (1868-1955), in collaborazione con la Sagra Musicale Malatestiana e la Regione Puglia e con il patrocinio della Société Paul Claudel. I biglietti sono acquistabili in fiera e sul luogo dell’evento dalle 17 di domenica.

fonte. comunicato stampa

Riguadagnare l’eredità, un compito per l’oggi. Il 38mo Meeting di Rimini apre con il messaggio del presidente Sergio Mattarella

In arrivo anche il messaggio di papa Francesco che sarà letto domenica 20 agosto all’inizio della Santa Messa. 

Alle 15 poi l’incontro inaugurale con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

Rimini, 19 agosto 2017 – In apertura del XXXVIII Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si svolgerà nella Fiera di Rimini da domenica 20 a sabato 26 agosto, giunge un’autorevole e penetrante lettura del titolo scelto per l’edizione di quest’anno, la frase tratta dal Faust di Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. C’è un’eredità da riguadagnare: ma come? La risposta giunge da un messaggio (qui riportato in allegato ndr) inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in attesa del messaggio che papa Francesco sta facendo pervenire attraverso il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin e che verrà letto domenica 20 agosto all’inizio della santa Messa delle 10.45 (trasmessa in diretta RaiUno) che sarà celebrata nell’Auditorium della Fiera dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi.

Il presidente Mattarella interpretando la frase di Goethe mette l’accento sulle responsabilità nel passaggio generazionale. «Responsabilità degli adulti, che non possono consumare in sovrappiù beni e opportunità sottraendoli ai propri figli. Responsabilità anche dei giovani, che sono chiamati a far proprie le storie e le cose per dare ad esse un futuro e divenire di questo protagonisti».

Il mondo globalizzato e ipertecnologico «mette in discussione l’autonomia stessa della persona» (al Meeting per inciso si rifletterà a fondo sull’intelligenza artificiale con alcuni tra i maggiori esperti del tema). Ma anche qui, nessun ripiegamento: «L’idea di libertà, il senso di comunità, l’ambizione di fare storia, richiedono di essere continuamente riformulati, vissuti nel presente». Un lavoro che spetta primariamente ai giovani e alle «forze vive lungimiranti: tenere sempre viva l’attenzione sulle conseguenze delle scelte di oggi e contrastare il campo corto di chi rinuncia ad alzare lo sguardo e progettare il futuro».

Le parole chiave indicate dal Presidente sono responsabilità (soprattutto «verso chi viene dopo di noi») e solidarietà, da esplicitare in chiave sussidiaria, coinvolgendo una molteplicità di soggetti: «La politica, le istituzioni, i soggetti economici, i corpi sociali, hanno tutti un peso nel determinare gli esiti dei cambiamenti in atto». Complessità e interdipendenza quindi «non sono alibi per un disimpegno». E qui Mattarella punta l’attenzione su un tema che attraverserà trasversalmente tutto il Meeting di quest’anno. «L’attenzione verso i giovani deve tradursi in occasioni concrete e innovazioni, che aprano le porte a una mobilità sociale vera e a una piena cittadinanza, a partire dal diritto al lavoro e alla istruzione, che sta alle radici della libertà delle persone e della società. Così, investendo sul futuro, una collettività ritrova fiducia e raddoppia la propria forza».

«Avremo tutta la settimana del Meeting non tanto per riprendere, ma per lasciarci leggere e mettere in questione dal messaggio del Presidente, in attesa di quello del Papa», commenta la presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri. «Un anno fa scegliemmo la frase di Goethe perché ci sembrava utile per l’oggi, una chiave di lettura del presente. Ora capiamo di più il perché di quella scelta. Siamo grati al presidente Mattarella che guarda al Meeting come un luogo in cui si può rilanciare un messaggio di ripresa e di speranza per tutti, un’esperienza che si mette accanto ad altre al servizio della comunità civile».

Intanto domenica 20 agosto alle 15.00 l’evento inaugurale del Meeting sarà l’incontro con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sul tema “L’eredità e il futuro dell’Italia”. Il Presidente interverrà in Auditorium Intesa Sanpaolo B3 dopo le introduzioni di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. In apertura Nassir Abdulaziz Al-Nasser, alto rappresentante dell’ONU per l’Alleanza delle Civiltà, darà lettura del messaggio di saluto del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

fonte: Comunicato Stampa

Meeting di Rimini: al via venerdì con 106 incontri e 271 relatori. Dirette su Youtube

Sono 106 gli incontri proposti dalla 37^ edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli (“Tu sei un bene per me”, 19 – 25 agosto, Rimini Fiera), 18 le esposizioni, 14 gli spettacoli, 22 le manifestazioni sportive. Sono 271 i relatori che interverranno agli incontri. Questi alcuni numeri della kermesse che si svolgerà, come di consueto, negli ampi spazi di Rimini Fiera: 130mila metri quadrati. Fuori dal grande contenitore fieristico verranno proposti due spettacoli al Teatro Novelli di Rimini e alcune manifestazioni sportive. “Inaugureremo, nel padiglione A3, un’area interamente dedicata ai temi del lavoro e della formazione – spiega il direttore Sandro Ricci -: ci rivolgiamo in modo particolare ai giovani, ma non solo a loro”. Oltre alle collaborazioni con istituzioni culturali e universitarie, cinque aziende di rilievo nazionale faranno selezione del personale per più di 20 profili. Presenti iniziative dei ministeri del Welfare e dell’Istruzione, fondazioni di aiuto al lavoro, servizi di orientamento delle università, agenzie di lavoro interinale. Costo preventivato del Meeting 2016: 5 milioni 700mila euro. Sono 3 i main partners (Enel, Intesa Sanpaolo, Wind), 8 gli official partners. Un’intera area del Meeting (4.500 mq compreso il “Family’s Fast Food”) è dedicata ai bambini: ogni giorno, nel padiglione C3, giochi, canti e balli, animazione, laboratori, incontri e spettacoli. Per la prima volta sarà possibile seguire tutti gli incontri in diretta streaming sul canale Youtube. #meeting2016 sarà l’hashtag ufficiale XXXVII edizione, che farà da punto di riferimento per tutti gli aggiornamenti, curiosità, notizie, anticipazioni, contenuti multimediali, interviste in tempo reale, da seguire su Facebook, Twitter, Instangram, Youtube, Flickr e Linkedln.

Manifestazione / Meeting di Rimini al via

Il Meeting è in crisi? Eccoci al tormentone dell’estate. Sono trentasette anni che se ne discute, accalorandosi, a prescindere dal fatto che alla fine i conti tornino sempre e che quando hanno provato a trascinare in tribunale i vertici della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli sia finito tutto in una bolla di sapone. Ogni anno la kermesse riminese sfida la Storia, quella che ha visto finire i partiti e chiudere una dopo l’altra tutte le manifestazioni che scommettevano sulla partecipazione di massa. Una dimensione che al Meeting (r)esiste e che è fatta di volti e di sudore, di frasi ad effetto e di esperienze vissute, di testimoni e di masse che li ascoltano e che dialogano con loro a colpi di applausi.

Ma allora, questo Meeting è davvero in crisi? I numeri non lo dicono. Anzi, si potrebbe azzardare a parlare di ripresa. Bilancio 2014: 7,1 milioni di euro. Bilancio 2015; 5,4. Bilancio 2016: 5,7. E’ una stima, ma poiché a fornircela è il direttore generale della Fondazione, quel Sandro Ricci che la gestisce praticamente da quand’è nata, possiamo credere che alla fine la cifra sarà questa, se non lievemente superiore. «Il nostro budget – spiega infatti Ricci – contempla anche i costi sostenuti dalle organizzazioni che finanziano le proprie iniziative, come alcune mostre e convegni, che in realtà per noi sono a costo zero, perché i promotori si fanno carico di tutto».

In soldoni, il Ricci deve trovare molti meno euro, rispetto a quei 5,7 milioni, per chiudere il bilancio, ed è un bene in tempi di vacche magre: «Molte aziende hanno ridotto gli investimenti perché la crisi non è passata – ammette –, anzi ci stiamo assestando su una dinamica di basso investimento. Complessivamente, i servizi di comunicazione confermeranno gli introiti del 2015».

Tradotto: gli sponsor stringono i cordoni della borsa, ma la Fondazione è riuscita a vendere comunque stand, loghi e “visibilità” per 3,6 milioni di euro. In qualche caso, è riuscita addirittura a perdere uno sponsor “scomodo” ma pingue come Lottomatica (il business dell’azzardo ha sempre diviso i cattolici ed era un’arma micidiale nelle mani degli anti-ciellini), ma al tempo stesso a trovare altri investitori. Che dire? Bingo.
«Stiamo valorizzando con grandi soddisfazioni il fundraising, sia attraverso il web che attraverso la raccolta di donazioni durante la manifestazione», annuncia Ricci e si capisce che per i ciellini è un ritorno alle origini, quando il Meeting si teneva nella vecchia fiera di Rimini e Wind, che oggi è uno dei main sponsor, non esisteva ancora.

La raccolta fondi è un modo per ricostruire un rapporto personale con il popolo di Carron e con i simpatizzanti; si articola in numerose iniziative, soprattutto virtuali, ma «la donazione effettuata dal singolo visitatore durante la manifestazione pesa per oltre il 50% sulle offerte raccolte» avverte il manager.

La campagna di fundraising vera e propria è partita nel 2014 attraverso una raccolta di 20mila euro, che sono diventati 120mila l’anno scorso e che potrebbero avere un incremento del 20% quest’anno. In crescita anche la forma prevalente di “offerta”, quella del proprio tempo: nei giorni della kermesse lavoreranno gratis (ma vitto e alloggio sono a carico della fondazione) 2215 volontari mentre 500 si sono occupati dell’allestimento degli stand e delle sale, che ospiteranno 86 incontri, senza contare le decine di convegni promossi dagli espositori, che non rientrano nel programma ufficiale.

Una delle “prove” della crisi del Meeting – sovente citata in tal senso dai media – è il calo registrato nella partecipazione degli enti locali, Regioni in testa, un tempo roccaforte ciellina… «Ma se ci davano, quando andava bene 45mila euro! – sbotta il Ricci –. Guardate, credo che il volano della manifestazione non siano solo i politici, ma le mostre, gli spettacoli e alcuni convegni che riuniscono in sala seimila persone quando, se organizzi altrove lo stesso convegno sullo stesso argomento, ne racimoli a stento sessanta».

Effettivamente, quest’attrattività del momento culturale c’è sempre stata, anche negli anni più bui dei processi ai politici legati al movimento. E persiste: l’obiettivo 2016 è confermare le 800mila presenze a mostre e spettacoli, gli unici che vengono monitorati e che conducono a stimare tra 200 e 300mila visitatori. Consumeranno pasti per 1,2 milioni di euro, centomila più del 2015: del resto, crisi o non crisi, la piadina in Romagna è sempre un business.

avvenire

Presentazione / «Tu sei un bene per me» Ecco il Meeting 2016

L’altro è una risorsa. Il titolo del Meeting edizione 2016 è semplice, ma ricco di significato: ‘Tu sei un bene per me’. Lo ha presentato ieri a Torino la presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri, che fin dagli inizi fa parte del gruppo promotore della kermesse riminese. Il titolo dice molto su quella che è la ‘colonna vertebrale’ del Meeting: l’arte dell’incontro, il gusto di conoscere l’altro e il mondo, la consapevolezza che chiudersi non basta e non serve a niente. La ricerca dell’altro trova, di questi tempi, vasti campi di applicazioni feconde: «Mentre vediamo le nostre società chiudersi – per paura, per pregiudizio – scopriamo quanto sia forte invece il bisogno di aprirsi, di conoscere, di andare incontro alle situazioni che ci sfidano». Pensa al tema dei rifugiati, dei profughi, delle migrazioni, ma non solo: «C’è, nel tema scelto per quest’anno – dice ancora la Guarnieri – la consapevolezza che il Giubileo della misericordia è un’opportunità da vivere in grande. Misericordia non significa prima di tutto attenzione amorosa all’altro, agli altri, proprio nelle situazioni più difficili e anche scabrose?».

Sulla linea dell’incontro il Meeting ha sempre camminato, fin dagli inizi. A volte i titoli sono stati molto più complessi, quasi barocchi, risentendo delle sensibilità di certi anni: ‘Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza’ (2002); ‘Si levò un vento impetuoso da est…’ (1996), eccetera. La presidente della Fondazione ricorda rapidamente l’arco di questi 36 anni, e tutte le ‘diversità’ che sono state invitate, portate, accompagnate a Rimini: dagli (allora) dissidenti russi agli studenti di piazza Tian an Men; dai testimoni delle confessioni cristiane e delle altre fedi (ebrei, islamici, buddhisti…), fino al cardinale Ratzinger, a Madre Teresa e a Giovanni Paolo II: tutte presenze che a Rimini hanno ‘convissuto’ in questo spirito di accoglienza e di incontro, anche al di là delle rispettive identità (tema, quest’ultimo, che era particolarmente sentito in Comunione e Liberazione). E Francesco? Il Papa, evocato fin dal titolo, è stato invitato, dice la Guarnieri. Se verrà, per ora non si sa, non è detto. «Tu sei un bene per me» potrebbe suggerire un approccio magari sentimentale, facilone, un po’ buonista, osserva la presidente. «Così come a volte viene venduta l’immagine di Francesco. Ma proprio il Papa ci ha mostrato una concretezza grande e precisa, ci ha non solo detto, ma testimoniato che i poveri bisogna sentirseli addosso, tenerseli vicino, accoglierli, curarli».

Perché una presentazione del Meeting a Torino? Perché questa città, vista dal resto d’Italia, continua a rimanere un grande laboratorio di attenzione agli ultimi, di carità intelligente, di attenzione all’educazione dei giovani. Con la Guarnieri c’è Dario Odifreddi, ‘anima’ della Compagnia delle Opere torinese e di ‘Piazza dei mestieri’, il centro di formazione che negli ultimi anni ha realizzato una serie di progetti educativi di grande impatto, ben al di là della semplice ‘istruzione professionale’, proponendosi come uno dei luoghi che riescono a realizzare sul territorio ciò che altre istituzioni sembrano oggi fare con più difficoltà, dalla scuola alla famiglia. Nella Piazza ci sono laboratori di cucina, doposcuola, opportunità di lavoro. Ma c’è, soprattutto, l’attenzione a crescere insieme, perché ognuno è ‘bene per l’altro’.

da Avvenire

Segui la XXXIV edizione del Meeting in rete grazie ai canali social e la nuova App. Guarda, condividi e invita a condividere video, foto, interviste e tutti i contenuti della manifestazione sui social network aggiungendo l’hashtag #meeting13

COMUNICATO STAMPA

Vivilo con noi #meeting13

Segui la XXXIV edizione del Meeting in rete grazie ai canali social e la nuova App. Guarda, condividi e invita a condividere video, foto, interviste e tutti i contenuti della manifestazione sui social network aggiungendo l’hashtag #meeting13

Rimini, 11 agosto 2013 – Quest’anno il Meeting è ancora più interattivo grazie alla nuova versione App, supportata sia dalla piattaforma iOS che Android, per vivere, non solo nei padiglioni di Rimini Fiera, i convegni, le mostre e gli spettacoli, consultare il programma aggiornato, la mappa dettagliata con le sale dei convegni, le presentazioni dei libri, i focus, le proposte per i bambini nell’Enel Villaggio Ragazzi e le attività sportive nel padiglione Il Gioco del Lotto Sport Village.

Nella nuova App si potranno trovare anche le informazioni su come raggiungere la fiera, dove alloggiare a Rimini attraverso il portale di prenotazione on line, come spostarsi con il servizio navetta, i punti di ristorazione nei padiglioni e tante altre informazioni utili per organizzare la visita al Meeting.

La nuova App permetterà all’utente di sfogliare il Quotidiano Meeting, ogni giorno distribuito gratuitamente in fiera e guardare ilsussidiario.net – TgMeeting, notiziario d’approfondimento realizzato durante i 7 giorni della manifestazione. I video degli incontri, le dirette o le differite durante la settimana saranno disponibili in lingua italiana e inglese sul canale Youtube del Meeting.

Grazie al social media team, verranno pubblicati costantemente interviste, estrapolati di incontri, immagini di vita Meeting, video-interviste, nonché notizie in chiave social, con aggiornamenti in tempo reale anche sui canali Twitter @MeetingRimini e @Meeting_eng e sulla nostra pagina Facebook. La raccolta di tutte le foto del Meeting da sfogliare e condividere con gli amici grazie a Flickr. E ancora il Meeting raccontato dagli occhi dei visitatori, scatti e momenti di vita Meeting, su Istagram.

CON CORTESE PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE

Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli

Portavoce e capo ufficio stampa: Stefano Pichi Sermolli

Ufficio Stampa: Valentina Gravaghi

Tel:0541/783100

Mail: press@meetingrimini.org

 

Meeting-Rimini-2013

 

Il Volto di Dio nella storia al centro di una mostra al Meeting di Rimini… Soggiorno presso Hotel Rosabianca

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Di Luca Marcolivio

ROMA, 25 Luglio 2013 (Zenit.org) – Vedere il Volto di Dio nel Cristo vivente è un’esperienza che si può compiere già su questa terra. Non solo nella preghiera e nel rapporto di conoscenza con Gesù, che è essenziale nella spiritualità di ogni cristiano. Il Volto di Cristo, infatti, è sempre stato un oggetto di pellegrinaggio, una reliquia che tanti fedeli hanno voluto toccare o, quantomeno vedere.

Partendo dal Volto della Veronica (vera-eikon, “vera immagine”, in greco) la donna che secondo la tradizione asciugò il Volto di Gesù durante la via crucis, il Meeting di Rimini ha elaborato un percorso tematico che si concretizzerà in una mostra, in programma a Rimini Fiera, dal 18 al 24 agosto prossimo.

L’iniziativa, intitolata Il Volto Ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo è stata realizzata con il patrocinio dell’Istituto Francescano di Spiritualità Pontificia dell’Università Antonianum, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Pescara e dell’Associazione Temporanea di scopo “Culto e Cultura in Abruzzo. Il Cammino dell’Apostolo Tommaso”.

Raffaella Zardoni, membro dello staff organizzativo della mostra ha fornito a ZENIT alcune anticipazioni sull’esposizione.

Come sarà strutturata la mostra?

Raffaella Zardoni: Obiettivo della mostra Il Volto Ritrovato è far conoscere le storie degli antichi ritratti di Cristo “acheropiti”, cioè non fatti da mani d’uomo: la Camulia, il Mandylion e la Veronica romana; e di presentare il Volto Santo di Manoppello, un misterioso ritratto di Cristo su velo conservato da quattro secoli in Abruzzo. Nell’Anno della Fede, con questa mostra, il Meeting vuole anche rispondere all’invito che prima Benedetto XVI e ora papa Francesco ci hanno rivolto a «guardare e lasciarsi guardare da Cristo».

La mostra sarà divisa in quattro sezioni storiche/geografiche in cui saranno presentate le storie di queste immagini che, leggendarie o meno, sono state l’autorevole modello del volto di Cristo, i cui tratti sono inconfondibili in Oriente come in Occidente. I percorsi tra le diverse sezioni vogliono ricordare le vie di pellegrinaggio medievale con le riproduzioni di alcune tra le più belle “veroniche” (copie del sudario di Cristo, conservato in San Pietro, che il popolo chiamava Veronica).

L’ultima parte del percorso è dedicata al Velo di Manoppello. In occasione della mostra è stata completata la trascrizione della Relatione Historica di padre Donato da Bomba, autenticata nel 1646, che narra l’arrivo del velo in Abruzzo. Grazie a una ricerca effettuata in collaborazione con i frati cappuccini presso l’Archivio di Stato di Napoli e l’Archivio di Stato di Chieti, sembra che si possa confermare l’arrivo del velo nel corso del XVI secolo. A Rimini non ci saranno aggiornamenti circa le indagini ottiche tuttora in corso, esami che, se ancora non confermano nessuna ipotesi sulla natura del velo e sull’origine dell’impressione del volto, al momento neppure smentiscono la possibilità che il Volto Santo sia qualcosa di diverso da un dipinto. La sezione si chiude con la presentazione della ricerca iconografica sulla Veronica romana nelle copie degli artisti pellegrini a Roma e la comparazione di questi col Volto di Manoppello. La profonda corrispondenza avvalora l’ipotesi di padre Heinrich Pfeiffer, professore all’Università Gregoriana, che nel 1999 ha identificato nel Velo di Manoppello la perduta reliquia romana. Sembra difficile infatti ipotizzare l’esistenza di un secondo oggetto altrettanto raffinato e corrispondente alle descrizioni della Veronica medievale.

Qual è, in sintesi, la storia del Volto di Cristo come reliquia e come meta di pellegrinaggio?

Raffaella Zardoni: Dal V secolo la storia della Chiesa è attraversata dalla memoria di un volto di Cristo impresso su stoffa (testimonianze più antiche citano un sudario di Cristo che i pellegrini potevano vedere nell’attuale Giordania o a Gerusalemme). Cercando un criterio per ordinare le innumerevoli versioni di leggende e racconti, abbiamo privilegiato le acheropite attorno alle quali si è creato un movimento di popolo, liturgico o artistico. I risultati sono stati per me sorprendenti perché, se in parte conoscevo il valore che la Chiesa ortodossa attribuisce al Mandylion, mi ha sorpreso scoprire che ciò che muoveva da tutta Europa i pellegrini verso Roma era il desiderio di vedere il volto di Cristo. Lo scrive anche Dante nella Vita Nuova: «In quel tempo che molta gente andava per vedere quella imagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasciò a noi per esempio della sua bellissima figura». Questa attrattiva è continuata lungo tutta la storia, come si è visto quando nel 1898 Secondo Pia fotografò la Sindone: l’impressione che il volto di Cristo suscitò in tutto il mondo fu fortissima. Ma per la storia del Volto di Cristo resta significativa la visita che nel 2006 Benedetto XVI fece a Manoppello. In quell’occasione il Papa ha ripetuto i gesti dei pellegrini medievali riproponendoli a tutta la cristianità: si è inginocchiato a pregare e ha sostato lungamente a contemplare il Volto Santo.

Le acheropite legano l’impressione del volto sulla tela a un contatto diretto con Gesù, come è evocato da due racconti significativi: in Occidente, quello del velo con cui Veronica avrebbe asciugato il volto di Gesù durante la Via Crucis; in Oriente, quello del Mandylion, sul quale Gesù avrebbe impresso la sua immagine rispondendo al desiderio del re Abgar di Edessa. È questa un’invenzione dell’uomo che desidera bruciare i secoli affinché il suo sguardo diventi contemporaneo allo sguardo di Cristo o veramente «Cristo stesso ha trasmesso la sua immagine alla Chiesa» come affermano i Padri orientali? È difficile rispondere a questa domanda. Ma la storia è piena delle tracce di questa immagine più volte perduta e ritrovata, e ancora nel 1947 una mistica portoghese, la beata Alexandrina Maria Da Costa, che non poteva conoscere l’esistenza del velo di Manoppello, parlando del velo della Veronica scrisse che «quel ritratto senza eguali sarà contemplato sino alla fine del mondo». A che ritratto si riferiva, essendo noto che il velo della Veronica rinchiuso in San Pietro è ormai illeggibile?

Il Volto di Cristo di Manoppello ha una rilevanza particolare. Per quale motivo?

Raffaella Zardoni: Penso che il velo di Manoppello possa mettere in discussione molto di ciò che sappiamo riguardo alle acheropite di Cristo che, nonostante la ricca documentazione nelle fonti storiche e liturgiche, sono considerate poco più che leggende. Il velo abruzzese, anche se si rivelasse essere solo una stupenda copia cinquecentesca della Veronica romana, per le sue caratteristiche uniche e “impossibili” (è il solo ritratto su velo giunto fino a noi, il volto è identicamente visibile sulle due facce, e su entrambe sembra sparire nella trama se osservato frontalmente) ci permette di affrontare le contraddizioni che troviamo nelle descrizioni delle acheropite con l’ausilio di qualche punto fermo. Ad esempio, la beata Giuliana di Norwich (1342-1416) a proposito della reliquia romana scrive: «Il volto impresso sul velo della Veronica, che si trova a Roma, muta di colore e di aspetto, apparendo talvolta vivido e consolante, talaltra più afflitto e come morto, secondo che tutti possono vedere». Questa descrizione perde tutta la sua enigmaticità se la Veronica romana fosse simile al velo di Manoppello: chiunque l’abbia visto ha potuto constatare  che, a seconda dell’illuminazione, appare luminoso e sereno oppure livido e atterrito.

Come la Sindone, il Volto di Cristo esercita un’attrazione particolare – quasi “nostalgica” – anche sull’uomo moderno. Esistono storie di conversioni davanti a questa sacra immagine?

Raffaella Zardoni: Grazie per questa domanda, vorrei rimanere sulla sua prima affermazione sintetizzata dal poeta Jorge Luis Borges: «Gli uomini han perduto un volto, un volto irrecuperabile, e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era, dunque, la tua faccia?». (J.L.Borges, L’artefice) Mi ha colpito leggere in un articolo di Horacio Morel un’altra espressione del poeta argentino: «Ho dubitato di Dio, ma non del suo volto». Cristo, il volto umano di Dio, esercita veramente un’attrattiva sul cuore dell’uomo, quasi come un “imprinting” che prescinda dalla storia e dall’educazione.

Una volta i frati di Manoppello mi dissero che c’è una strana discrezione nel parlare dei miracoli ottenuti per l’intercessione del Volto Santo (molti sono descritti nella Relatione Historica e il numero degli ex voto al Santuario è impressionante): è come se il Volto Santo invitasse innanzitutto a un tacito dialogo e il dono della guarigione passasse in secondo piano. Allora notai un particolare nei testi di Dante e Petrarca. Le ostensioni medievali della Veronica in San Pietro dovevano essere tumultuose: nelle cronache leggiamo resoconti di incidenti con morti e feriti a causa della calca. Eppure entrambi i poeti si soffermano sul desiderio e lo sguardo di un singolo pellegrino. Così ho capito che questa corrispondenza tra il cuore dell’uomo e Cristo appartiene a tutti i tempi.

Qual è colui che forse di Croazia

viene a veder la Veronica nostra,

che per l’antica fame non sen sazia,

ma dice nel pensier, fin che si mostra:

«Signor mio Iesù Cristo, Dio verace,

or fu sì fatta la sembianza vostra?

(Dante, Paradiso XXXI)

Movesi il vecchierel canuto et biancho

del dolce loco ov’à sua età fornita

et da la famigliuola sbigottita

che vede il caro padre venir manco;

[…]

et viene a Roma, seguendo ’l desio,

per mirar la sembianza di Colui

ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera

(Francesco Petrarca, Canzoniere)

Il tema dell’incontro con Cristo è sempre stato uno dei motivi conduttori del Meeting di Rimini e un concetto assai caro a don Giussani. Che tipo di incontro si fa, in questo caso? Con il Cristo sofferente?

Raffaella Zardoni: Il volto di Manoppello porta i segni di sofferenza (gli stessi del volto sindonico: la guancia sinistra è deformata, il naso appare disassato, le labbra sono gonfie e insanguinate), guardandolo si intuisce che cosa significhi che Dio si fa specchio dell’uomo assumendo su di sé tutte le sue brutture, come disse una volta don Giussani (cfr. L. Giussani, L’attrattiva Gesù).  Cristo è veramente la misericordia del Padre e il punto d’incontro con l’uomo è nell’incrocio di sguardi che la contemplazione del Volto Santo attua. Sì, è lo sguardo come incontro ciò che mi è più caro nel Volto di Manoppello.

Nella mia prima visita a Manoppello partecipai alla processione di maggio che accompagna il Volto Santo dal Santuario al paese. Le colline di Manoppello somigliano alla Galilea e a Ain Karem, vicina a Gerusalemme.Quando il Volto Santo durante il percorso si fermò a benedire gli argini del torrente pensai – forse fu la prima volta – che potesse veramente essere qualcosa di diverso da una meravigliosa opera fiamminga. Il volto che sembra “affacciarsi” sorridente dal velo («Ma non è sempre così, a volte è severo» mi disse un uomo anziano) ricorda l’andare di Cristo per i villaggi. In fondo il velo di Manoppello – se l’ardita ipotesi di padre Heinrich Pfeiffer potrà un giorno essere confermata – abbandonando il tesoro di San Pietro ha soltanto anticipato l’invito di papa Francesco a «uscire verso le periferie esistenziali» tra gli uomini che lavorano, mangiano e vivono.

«Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo»: la suggestiva espressione con cui don Giussani concluse la sua testimonianza davanti a Giovanni Paolo II il 30 maggio 1998 dice di una reciprocità tra Cristo e l’uomo. Così abbiamo voluto che la mostra terminasse con due citazioni evocative dell’affetto che l’incontro di sguardi genera. A santa Brigida, giunta a Roma per il Giubileo del 1350, Gesù rivelò che «questo sudore uscì dal mio capo per la futura consolazione degli uomini»; nel 1937 alla beata Pierina De Micheli Gesù confidò: «Chi mi contempla mi consola».

E il Meeting 2012 si mette in mostra

Otto esposizioni: i giovani, l’arte, il rock, lo scienziato Lejeune, Dostoevskij, l’indipendenza dell’America Latina e quella dell’Albania, il Duomo di Milano e il monte Koya
redazione – vaticaninsider
roma

Otto saranno quest’anno le esposizioni allestite nei padiglioni della Fiera (8500 mq), oltre alla mostra presso i Musei Comunali dal titolo “Gli Angeli della Pietà”. Anche in questa XXXIII edizione le mostre si confermano fulcro del programma culturale del Meeting e tante di queste arrivano dall’estero: Francia, Russia, America Latina, Albania, Giappone e Irlanda.

Un team di professori e studenti universitari hanno lavorato insieme per realizzare la mostra «L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita», curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con il Tg1 e che sarà visitata domenica 19 agosto dal Presidente del Consiglio Mario Monti. Video, testimonianze di giovani, esempi virtuosi (nell’ambito della scuola, dell’università e del mondo del lavoro) racconteranno un modo nuovo di affrontare i problemi e le difficoltà presenti in questi contesti, scoprendo le opportunità che si celano dietro anche alle circostanze più difficili, documentando una nuova modalità di affrontarli. La mostra indicherà che è ora di liberare la creatività, i desideri e lo spirito di iniziativa, per fare di queste energie diffuse il motore di un nuovo sviluppo e di un equilibrio sociale più giusto.

Dal lavoro della professoressa russa Tat’jana Kasatkina, direttore del dipartimento di Teoria della Letteratura presso l’Istituto della Letteratura mondiale dell’Accademia delle Scienze russa – con alcuni docenti e studenti di varie università russe e italiane, è nata la mostra “È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo: l’icona e il quadro” (Piazza B5). Il commento dei testi dello scrittore russo da parte della professoressa Kasatkina svelerà un Dostoevskij mai visto, conoscendo il suo metodo creativo, attraverso le immagini e in particolare le icone russe e la pittura sacra cattolica, che nelle sue opere non si escludono a vicenda, ma sono elementi complementari di un’unica cultura cristiana. Dietro ai testi di Dostoevskij c’è un mondo fatto di immagini e la mostra accompagnerà i visitatori alla conoscenza di esse.

Esempi di uomini, che, a partire dal loro rapporto con l’infinito, hanno contribuito a costruire cattedrali, saranno riportati nella mostra “Ad Usum Fabricae. L’infinito plasma l’opera: la costruzione del Duomo di Milano” (PAD. C1), promossa dalla Compagnia delle Opere, a cura di Marco Barbone, Mariella Carlotti, Martina Saltamacchia e con il patrocinio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.

Dall’America Latina arriverà l’esposizione “Utopie e significato: due bandiere dell’Indipendenza dell’America ispanica. 1808– 1824” (Piazza A1 e.on). A tema la storia del popolo ispanoamericano e il suo percorso di indipendenza.

Di libertà si parlerà anche nella mostra dal titolo “Albania, Atleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo” (Piazza C5 Eden Viaggi).

La mostra scientifica di quest’anno situata nella Piazza A1 e.on – curata dall’Associazione Euresis e Fondazione Jérôme Lejeune e in collaborazione con l’Associazione Medicina e Persona e con il Centro Culturale Crossroads – è intitolata: “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune”.

Il giornalista e critico musicale irlandese John Waters e la sua passione per il rock saranno il motore della mostra “Tre accordi e il desiderio di verità. Rock’n roll come ricerca dell’infinito” (Piazza C5 Eden Viaggi).

Infine ecco Il Koyasan. La montagna sacra del Buddhismo Shingon Mikkyo che don Giussani ha tanto amato (PAD. A2). La mostra nasce dall’incontro e dall’inaspettata amicizia sorta 25 anni fa, nel 1987, fra don Giussani, in visita in Giappone, e Shōdō Habukawa, monaco buddhista del Monte Koya, centro di spiritualità buddhista shingon tra i più importanti in Giappone.