L’agenda di Papa Francesco per l’Europa

​Papa Francesco ai parlamentari Ue: Europa malata di solitudine. È una «nonna opulenta». «Il Mar Mediterraneo non diventi un grande cimitero». Radici cristiane antidoto agli estremismi. Il lungo applauso degli eurodeputati. Renzi: «Un discorso straordinario»  TESTO INTEGRALE  | L’AFFRESCO CITATO DAL PAPA
Discorso al Consiglio d’Europa: troppa stanchezza e pessimismo di fronte alla crisi | TESTO INTEGRALE 
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 Il Papa con i giornalisti sul volo per Strasburgo Conferenza stampa sul volo per Roma (M. Muolo)  
IL VIAGGIO Strategia per un continente stanco di Agostino Giovagnoli
HAITI Il Papa: una conferenza a 5 anni dal terremoto 
avvenire.it

Cresce l’attesa per la visita di Papa Francesco, martedì prossimo a Strasburgo, al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa

L’Europa – sottolinea il presidente del Movimento federativo europeo Pier Virgilio Dastoli – ha bisogno del messaggio del Pontefice. Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza proprio Pier Virgilio Dastoli, che è stato assistente di Altiero Spinelli, considerato tra i padri fondatori dell’Europa

R. – Io trovo che in questo momento di crisi dell’Europa, di questa crisi che soprattutto mette in luce una mancanza di politiche che rispettino la dignità dell’uomo, il suo intervento sia molto importante affinché i politici si rendano conto che bisogna cambiare linea, cambiare politiche, cambiare paradigma, in qualche modo. Io credo che questo aspetto sia molto importante in una situazione in cui ancora si stenta a cambiare linea, ad andare in una linea diversa rispetto a quella che è stata seguita con le politiche di austerità in questi cinque anni. Credo che in questo momento sia molto importante che l’Europa ascolti il messaggio che il Papa vorrà dare, tutte le istituzioni europee, perché certamente al Parlamento europeo ci sarà anche il presidente della commissione, ci sarà anche il presidente del consiglio europeo. E’ molto importante che il messaggio arrivi a tutte le istituzioni europee.

D. – Papa Francesco ha come punti centrali dei suoi discorsi l’elemento di accoglienza delle periferie e l’elemento di centralità della persona, dell’uomo: proprio questo può servire in questo momento a un’Europa che ha un po’ perso di vista forse proprio la persona, facendo un po’ troppi conti economici. Che dice?

R. – Assolutamente! Questo è un discorso importante. L’altro che io sono anche convinto che emergerà sicuramente nel suo intervento è il suo grande impegno sul fronte anche della qualità del nostro Pianeta. Il discorso dell’ambiente è un discorso che ha una dimensione morale e non soltanto economica. Sappiamo tutti che il prossimo anno sarà dedicato al tema del cambiamento climatico: trovo che sia molto positivo l’accordo che c’è stato tra gli Stati Uniti e la Cina proprio riguardo al cambiamento climatico; mentre l’Europa ancora arranca nel mettere in pratica i propositi, da questo punto di vista. Il Papa è molto impegnato su questo tema, appunto, con lo sguardo a carattere etico e morale, e non soltanto economico come tanti altri. Anche da questo punto di vista io credo che il suo messaggio potrà essere molto importante.

D. – Si può parlare di spiritualità in Europa? C’è stato un momento in cui ci sembrava che le istituzioni cercassero una sorta di “neutralità” e avessero anche un po’ paura delle religioni e dunque anche della spiritualità … mentre ora sembra esserci una riscoperta. Condivide questa impressione?

R. – Sì e questo, in questo momento, è essenziale. E’ essenziale un dialogo rispettoso delle caratteristiche di ciascuno; è essenziale che la parte che le religioni giocano nella nostra società diventi una degli elementi essenziali della tolleranza e del rispetto reciproco. Ricordo che in altri tempi – probabilmente alcuni se lo ricordano – Jacques Delors aveva creato un’iniziativa che si chiamava “Un’anima per l’Europa”: di quella iniziativa ci si è dimenticati! Probabilmente bisognerebbe ritornare allo spirito di quella iniziativa che per tutta la presidenza Delors aveva caratterizzato un impegno, che in parte era stato poi ripreso anche da Romano Prodi. Durante tutti e dieci gli anni della Commissione Barroso questo elemento è stato dimenticato. Io credo che da questo punto di vista un appello per un ritorno al dialogo interreligioso possa essere molto importante.

Radio Vaticana

FEDE IN ALTA QUOTA…Sant’Anna di Vinadio Santuario vetta d’Europa

 FEDE IN ALTA QUOTA

Sant’Anna di Vinadio
Santuario vetta d’Europa
Paolo Pittaluga
Cuneese, a due passi dal confine francese. Alpi Marittime. Situato tra le valli Stura, Gesso e Tinèe – in un ambiente naturale mozzafiato caratterizzato da una grande corona di vette grigiaste e franose, con sottostanti laghetti pittoreschi, circondato dalle cime imponenti della Maladecia a Sud e della Bravaria a Nord – si staglia il complesso del Santuario di Sant’Anna, che con i suoi 2.035 metri di altezza ha il primato di essere il più alto d’Europa. Per piemontesi e liguri un posto molto amato, non semplice da raggiungere, anche se l’auto porta sino in cima dopo un costante salire lungo un nastro d’asfalto che accarezza precipizi da brivido.
Il primo documento che indica la presenza di una chiesetta nel vallone dell’Orgials, è un atto d’intesa sui confini di Vinadio e Isola del 23 settembre 1307, che parla dell’ospizio di Santa Maria di Brasca. Era una piccola cappella affiancata da semplici locali per l’ospitalità dei viandanti e pellegrini. In un atto del 1447 risulta che l’ospizio era amministrato dal parroco di Vinadio. Le testimonianze più antiche sulla vita dell’ospizio di Santa Maria attestavano la presenza di eremiti che si dedicavano al servizio ai viandanti. Il documento più importante è datato 4 anni prima e, per la prima volta, viene attestato il nuovo titolo della chiesa detta ora Sant’Anna. L’ospizio alpino stava cambiando fisionomia divenendo un caratteristico Santuario. Il culto di sant’Anna e di san Gioacchino si era diffuso in occidente dopo le crociate e per dare forza alla nuova devozione anche tra quei monti la tradizione ricorse all’apparizione di sant’Anna ad una pastorella, Anna Bagnis, avvenuta su una roccia tra i pascoli più a monte della chiesetta.Attorno al ‘500 la chiesa cominciò a diventare vero luogo di preghiera e meta di pellegrinaggi. Risale al periodo il rifacimento dell’altare e l’acquisto di un dipinto che raffigurava la santa, andato perduto durante la Rivoluzione francese. Nel 1619 giunse una reliquia di sant’Anna, che è tuttora conservata nel braccio d’argento esposto in chiesa. La tappa più significativa dello sviluppo del Santuario fu la costruzione della nuova chiesa, quella attuale, tra il 1680-81, che venne edificata leggermente più a valle dell’antica cappella. Allora, dicono le cronache, erano già migliaia i pellegrini. Nei secoli a seguire la struttura andò sempre più ampliandosi e, nel 1881, l’edificio assunse l’impostazione attuale con il rifacimento della facciata e del campanile.

Trattandosi di un luogo di confine, il posto venne utilizzato spesso dai soldati per costruire trincee e fortini. Persino la strada carrozzabile venne costruita nel 1924 a scopi militari per raggiungere il Colle della Lombarda che è nelle vicinanze. Finite le guerre, gli edifici militari furono riconvertiti a scopi civili e, per ospitare i tanti fedeli, nel 1971 fu risistemato il chiostro tra la chiesa ed il vecchio ospizio rendendolo adatto alle celebrazioni. L’attuale edificio, quello costruito nel 1680, è a tre navate ed è particolarmente curioso dal momento che il pavimento ligneo è in salita sul pendio della roccia.
Sempre nel Cuneese non va dimenticato un altro Santuario che “sfiora” il cielo: quello di San Magno. Siamo in Val Grana e l’edificio, meta di molti pellegrinaggi, sorge su un cucuzzolo a 1.760 metri. Le cronache individuano nel 1400 la presenza di una cappella che sarà ampliata nel 1514 e arricchita da un ciclo pittorico sulla vita di Gesù. Le carestie e le epidemie del 1600 fanno di questa chiesa un luogo di speranza a tal punto che si rende necessario erigere il vero e proprio Santuario che sarà terminato nel 1716.

Paolo Pittaluga – avvenire.it

Disoccupazione in drammatico aumento tra i giovani europei

di Luca M. Possati

Creatività, innovazione, internet: i giovani europei puntano su questi tre fattori per sconfiggere una crisi che ha spazzato via dal mercato del lavoro almeno due generazioni. Coraggio è la parola che ricorre di più nei titoli dei giornali e nelle a analisi dei commentatori: ci vuole infatti una buona dose di sangue freddo per sfidare un contesto, come quello attuale, segnato da difficoltà globali, delle quali la politica è solo in parte responsabile.
C’è infatti, alla radice di questa crisi, anche un dato mentale e culturale ineliminabile: secondo un recente rapporto della Commissione Ue, solo il 37 per cento degli europei preferisce l’imprenditoria al posto fisso, la dinamica alla statica. Stima, questa, in calo rispetto al 2009, quando invece era il 45 per cento che ambiva a mettersi in proprio. Oggi la paura della bancarotta è infatti il primo ostacolo all’avvio di un’attività (43 per cento dei casi), seguita dall’incertezza dei guadagni (33 per cento).
A sottolineare che la mancanza di lavoro nell’eurozona riguarda soprattutto i giovani è il rapporto 2012 dell’Unione europea su occupazione e sviluppi sociali. Il numero dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che si dichiarano inattivi, cioè che non hanno e non cercano un lavoro, è in netto aumento. In un solo anno i disoccupati sono aumentati di 113.000 unità nell’eurozona, mentre nell’Europa a ventisette di 154.000. A livello generale, si contano 26 milioni di senza lavoro, dei quali 18,8 nei Paesi della moneta unica. La Spagna è il Paese in cui la disoccupazione è aumentata di più, raggiungendo, nel novembre scorso, il 26,6 per cento complessivo.
Si conferma inoltre il crescente divario tra nord e sud: la situazione è infatti migliore in Austria (con un tasso pari al 4,5 per cento), Lussemburgo (5,1), Germania (5,4) e Paesi Bassi (5,6). Si mantiene stabile invece il confronto tra uomini e donne: il tasso di disoccupazione femminile nell’eurozona in novembre è stato dell’11,8 per cento e del 10,7 per cento nell’Unione a ventisette. Quello maschile si è assestato rispettivamente all’11,7 e al 10,8.
Malgrado i dati drammatici, la vera questione concerne il modo in cui fermare l’emorragia. Finora si è pensato che, in una maniera o nell’altra, la soluzione sarebbe arrivata a suon di riforme. Oggi la sensazione diffusa è che la ripresa sia ancora un miraggio lontano e che la paura condizioni tutto il sistema: i consumi sono fermi, le fabbriche chiudono, le imprese falliscono. In base alle previsioni degli analisti, la disoccupazione giovanile potrebbe presto aumentare di circa quattro volte rispetto a quella degli adulti. “Bisogna trovare le risorse per investire in formazione ed inclusione sociale” ha ammonito il commissario Ue per l’Occupazione, gli Affari sociali e l’Integrazione, Lászlzó Andor. Sul lavoro – ha confermato il commissario – è “improbabile che si vedranno miglioramenti dal punto di vista socio-economico nel 2013”. Gli analisti sostengono che l’unica strada sia quella di continuare a riformare il mercato del lavoro e i sistemi di welfare, che a causa della crisi hanno perso molta della capacità di protezione delle fasce più a rischio. Molti politici propongono di uscire dalla spirale dando maggiore spazio alla contrattazione collettiva tra le parti sociali; altri puntano invece su un cambiamento di mentalità degli apparati aziendali; altri ancora auspicano un ripensamento del legame tra scuola e mondo del lavoro. Ma in realtà, nonostante i proclami e le dichiarazioni di molti leader, proposte concrete sul tavolo non ce ne sono.
Un segnale positivo è invece giunto in questi giorni da Bruxelles. La Commissione presieduta da José Manuel Durão Barroso ha infatti varato un importante piano di incentivi alle nuove imprese, che rappresentano la principale fonte di nuova occupazione in Europa: circa quattro milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno. Si tratta di un piano d’azione destinato a sostenere gli imprenditori, con il quale Bruxelles intende sottolineare il ruolo fondamentale dell’istruzione, della formazione e della tecnologia internet per far crescere nuove generazioni di imprenditori. Misure specifiche andranno a sostegno dei giovani, delle donne, degli anziani, dei migranti.
Durão Barroso prevede anche l’introduzione di provvedimenti ambiziosi per favorire le start-up – le imprese appena nate – e la creazione di nuove aziende, per agevolare il trasferimento dei progetti aziendali, per migliorare l’accesso ai finanziamenti e per dare una seconda opportunità agli imprenditori onesti dopo un fallimento.
Insomma, azioni reali e non solo programmi politici.

(©L’Osservatore Romano 11 gennaio 2013)

Gli analisti credono nella ripresa e le Borse guadagnano. L’Europa guarda avanti con fiducia

Bruxelles, 29. Il 2012 è stato un anno difficilissimo per la moneta unica. Tuttavia, le prospettive di un rilancio dell’economia Ue nel 2013 sono molto consistenti: gli analisti sono concordi nel ritenere che, dopo tutte le misure approvate negli scorsi mesi, l’Europa possa vantare oggi una robusta architettura finanziaria. Ne sono convinte anche le Borse, che guardano con ottimismo all’anno nuovo. Nonostante le incertezze dovute alla trattativa in America sul fiscal cliff, i dati sono positivi: nel 2012 Piazza Affari ha segnato un rialzo complessivo del 7,84 per cento, dietro Francoforte (più 29,1 per cento) e Parigi (più 14 per cento). Gli investitori attendono soprattutto l’entrata in vigore dello “scudo” della Bce, ovvero il nuovo sistema di protezione e salvataggio di Francoforte.
Ciò nonostante, i leader politici restano cauti e sottolineano che i problemi non sono stati del tutto risolti. Ieri alla Moncloa, il presidente del Governo spagnolo, Mariano Rajoy, ha tracciato un bilancio del primo anno di mandato, difendendo l’operato del proprio Esecutivo.

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(©L’Osservatore Romano 30 dicembre 2012)

Nelle Chiese dell’Emilia-Romagna. Martedì 20 luglio 2010 Festa (anticipata) di S. Brigida, compatrona d’Europa

Santa Brigida

Nel calendario proprio delle Chiese dell’Emilia – Romagna, dopo gli aggiornamenti al Messale Romano del 2003, alla data del 20 luglio si anticipa in tutte le parrocchie la festa di Santa Brigida di Svezia, religiosa, proclamata da Giovanni Paolo II nel 1999 patrona d’Europa insieme a Santa Caterina da Siena e Santa Edith Stein. La Chiesa universale celebra la festa della Santa alla data del 23 luglio. Da notare che con la pubblicazione dei nuovi Lezionari, in particolare quello dei Santi, per la festa di Santa Brigida, sono state indicate nuove letture proprie, che non corrispondono a quelle suggerite dal Direttorio regionale (pubblicato prima dell’uscita del nuovo Lezionario dei Santi!), né a quelle che quest’Ufficio Liturgico — attingendo ai testi che segue l’Ordine delle Suore del Ss.Mo Salvatore, detto di Santa Brigida — ha proposto negli anni scorsi (v. la sezione in questo sito). Si precisa inoltre che, fino alla pubblicazione della traduzione italiana del Messale romano del 2000-2002, per le orazioni ci si attiene a quelle del Messale edizione 1983 e non a quelle dell’Aggiornamento del 2003, peraltro esaurito e non più ristampato. (web diocesi Reggio Emilia)

L’Europa che verrà

Controcorrente e coraggioso.
  Nonostante la fiducia nell’U­nione Europea sonnecchi e la moneta unica sia scesa ai minimi storici, un libro rilancia il sogno del­l’Europa unita fiorito 20 anni fa sul­le macerie del Muro di Berlino. Ne «L’Europa che verrà» Giovanni Bian­chi, (per visualizzare la scheda del libro su ibs clicca qui)presidente aclista tra gli anni ’80 e ’90, poi parlamentare, presi­dente del Ppi e relatore della legge sulla remissione del debito, espone un distillato di concreta saggezza europeista. Senza cedere a illusioni e ideologie, ma consapevole che la costruzione unitaria dei 27 Paesi non ha alternative geopolitiche nel mondo globalizzato. Nel volume (che oggi alle 21 viene presentato al Circolo Acli di Saronno) Bianchi mette subito sul tavolo le sue radici di cattolico europeista. Quelle poli­tiche, classiche: De Gasperi, Schu­mann, Spaak e il federalismo di Al­tiero Spinelli. Quelle spirituali, e qui sta la novità, caratterizzate dal pen­siero di Giovanni Paolo II e dal ma­gistero ieri di Carlo Maria Martini e oggi di Dionigi Tettamanzi che, in risposta ai leghisti, l’ex leader aclista definisce «europeista» proprio per quel suo predicare la tolleranza e l’accoglienza incurante delle criti­che. Perché è vero, Bruxelles è lon­tana (chi conosce poteri e nomi dei commissari? O i contenuti del trat­tato di Lisbona?), tecnocratica, in­fluenzata da interessi lobbistici, è un nano «seduto in panchina ad as­sistere al match tra Asia e Stati Uni­ti », talvolta sconcertante ad esem­pio per le sue sentenze che invado­no il quotidiano cozzando contro il buon senso. Ma per Bianchi questo è il prezzo da pagare in nome di va­lori ben più pesanti sulla bilancia della storia. A cominciare dalla radi­calità della pace, garantita da 65 an­ni dal patto comunitario. E poi la tolleranza e l’accoglienza, che oggi vanno recuperate per risolvere la madre di tutte le questioni interne, l’immigrazione. Ma questa – secon­do Bianchi – è la sfida: far emergere la vera identità europea, vale a dire economia di mercato mitigata dallo Stato sociale, sussidiarietà e parteci­pazione civile. E sullo scenario glo­bale Bianchi non nasconde di prefe­rire l’Europa popolare e pacifica, «fi­glia di Venere e non di Marte», come la chiamò con spregio Donald Rum­sfeld, alla Gran Bretagna di Tony Blair e agli Usa di Bush e dei «neo­con ». Soprattutto per la spregiudi­catezza con cui si sono infilati nei conflitti in Afghanistan e poi in Irak.
  Bianchi sostiene l’Europa civile, dei popoli, che dal basso costruisce u­nità. Che sta diventando coscienza critica di un modello di forsennato sviluppo giunto al capolinea con questa crisi. E che nel Vecchio mon­do fa sperare nella sintesi possibile tra radici cristiane, ebraiche e persi­no islamiche. Persino nella resurre­zione della Politica che, in alcuni momenti della Storia, con un colpo di reni ha realizzato l’irrealizzabile.

L'europa che verrà di Bianchi

 Giovanni Bianchi
 L’EUROPA CHE VERRÀ
 Ritorno alle nazioni o tappa di un governo mondiale?
 Editrice Monti Pagine 208. Euro 16.00.
(di Paolo Lambruschi – avvenire)