Celebrazioni Natale 2022 (fino all’Epifania) Parrocchia S. Agostino, S. Stefano e S. Teresa di Reggio Emilia

Orari delle celebrazioni fino all'Epifania - Santa Maria Nuova Viterbo

Mercoledì 21 dicembre in S. Agostino
dalle 20:30 alle 21:30 Novena di Natale con bimbi, ragazzi, giovani, famiglie e adulti.
Sacramento della Riconciliazione
Giovedì 22 dicembre dalle 16 alle 20 in S. Agostino
Venerdì 23 dicembre dalle 16 alle 20 in S. Stefano
Sabato 24 dicembre dalle 9.15 alle 12 in S. Teresa
Sabato 24 dicembre dalle 16 alle 18 S. Agostino
Celebrazione della Notte Santa
Sabato 24 dicembre – S. Agostino alle ore 24
Domenica 25 dicembre
Solennità di Natale orari festivi
Lunedì 26 dicembre – S. Stefano
S. Agostino ore 9 – S. Stefano ore 10 – S. Teresa ore 11
Sabato 31 dicembre
Te Deum in Ghiara alle 18:30
Domenica 1 gennaio 2023 Solennità Maria SS. Madre di Dio – orari festivi
Giovedì 5 gennaio 2023 Vigilia Solennità dell’Epifania
Messa prefestiva S. Agostino ore 1830
Venerdì 6 gennaio 2023 Solennità dell’Epifania
orari festivi
Domenica 8 gennaio 2023 – Festa del Battesimo di Gesù
orari festivi

Il vescovo Adriano Caprioli ha definito padre Daniele Da Torricella “una valorosa figura”

Vescovo

Nella foto: il vescovo Adriano assieme a padre Lorenzo, don Luca, al coro “Santa Maria di padre Remigio” e alle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato.

“Oggi ricordiamo, nel suo settantasettesimo anniversario della salita al cielo, il venerabile padre Daniele Coppini da Torricella: in cammino verso il riconoscimento ufficiale della santità.

Un documento attesta un efficace ritratto spirituale del cappuccino: pio, acuto, pieno di fiducia e infermo nel corpo ma forte nello spirito.

Secondo una testimonianza, dal comportamento della gente verso la sua salma si è data l’impressione di essere stimato come un santo”.

Così si è espresso il vescovo emerito Adriano Caprioli nell’omelia della solenne concelebrazione eucaristica vespertina presieduta domenica 11 dicembre nella chiesa dei padre cappuccini in occasione dei 77 anni dalla morte di padre Daniele, apostolo dei malati e dei poveri.

E ha aggiunto “Non è scontato mantenere la fede di questi tempi.

Ci vuole molta perseveranza e molta fiducia. Facciamo come Padre Daniele.

Diventiamo un esempio per chi ha fede e infondiamo speranza a chi non ne ha.

Uniamo le nostre preghiere per riporle nelle mani di questa valorosa figura che ha mantenuto e custodito per tutta la vita la propria devozione per il Signore in modo sereno, lieto ed obbediente”.

La Santa Messa era stata introdotta da padre Lorenzo Volpe, superiore della fraternità cappuccina reggiana, che ha sottolineato del confratello cappuccino la santità, la continua assistenza agli ammalati, l’attenzione ai poveri e la vita passata in confessionale.

Il religioso, spentosi il 10 dicembre 1945 e il cui ricordo è ancora vivo in tanti, è stato anche il confessore del vescovo Eduardo Brettoni e della reggiana madre Giovanna Ferrari, fondatrice delle Missionaria Francescane del Verbo Incarnato.

Veramente partecipata la celebrazione – tra i concelebranti don Luca Grassi parroco dei Santi Agostino, Stefano e Teresa -; i canti sono stati animati dal coro “Santa Maria di padre Remigio”.

Nell’omelia mons. Caprioli ha fatto anche riferimento all’ormai prossima festa del Santo Natale: “La data del 25 dicembre è diventata un appuntamento scontato nel calendario di ciascuno.

Essa comanda, come un’agenda inesorabile, ciò che si deve fare ogni giorno per arrivare in tempo alla festa.

È come se con il Natale tutto debba essere assolto, terminato, concluso.

Fino a questo punto la festa, anche se festa cristiana, è stata assorbita dal protagonismo dell’uomo, dalla sua iniziativa, dai suoi riti e programmi”. Occorre allora ridare al Natale la sua vera identità.

Ecco allora la domanda che più sollecita al pensiero del Natale: la capacità di interrogarsi, di porsi delle domande prima che sulle cose da fare e le feste da celebrare, su Gesù Cristo, sulla fede in Lui.

“Non dobbiamo dare per scontato, anche presso i cosiddetti praticanti, che sia la fede in Cristo al centro della pratica religiosa.

Più che una festa di fine anno, il Natale è la festa dell’inizio.

Attorno alla capanna di Betlemme, davanti al Figlio di Dio che si fa uomo, non tutto finisce, ma tutto incomincia”.

Il vescovo emerito Adriano ha sottolineato che “più di ogni altra festa, il Natale riporta alla memoria, anche per chi è avanti negli anni, il tempo dell’infanzia, il destino di un’esistenza ancora tutta da giocare, il contesto di una famiglia unita e solidale.

Natale, dunque, è la festa dalla quale è possibile ricominciare, con la quale Dio ricomincia una storia con noi. Egli è l’Emmanuele, il Dio-con-noi”.

Fonte: laliberta.info (13 Dicembre 2022)

La parrocchia di San Pietro abbraccia don Alessandro

A lungo attesa dalla comunità parrocchiale è diventata ufficiale la nomina di don Alessandro Ravazzini alla guida delle parrocchie cittadine dei Santi Pietro e Prospero, Giacomo e Filippo, dell’Immacolata Concezione, San Francesco d’Assisi e San Nicolò. Una conoscenza con i fedeli che si era già instaurata durante i mesi scorsi in cui quando, anche se in maniera non ufficiale, il sacerdote aveva preso in custodia la parrocchia di San Pietro, dopo la nomina di monsignor Tiziano Ghirelli come Canonico della Basilica Vaticana. Una celebrazione che domenica scorsa ha visto la chiesa di San Pietro gremita con la presenza anche di diversi preti, amici del neo-parroco, e una delegazione di seminaristi, perché don Ravazzini ha mantenuto il ruolo di rettore del Seminario. Durante il rito (nella foto) l’arcivescovo Giacomo Morandi ha consegnato a don Ravazzini la chiave del tabernacolo e ha aggiunto scherzosamente: “Tu e don Luca Grassi, che siete giovani e pieni di energia avrete molto da fare e, siccome le vostre parrocchie sono nel cuore della città e vicine alla Curia, sarete dei sorvegliati speciali”.

Il parroco nella sua omelia poi ha esortato i presenti e, soprattutto i giovani “a non essere una generazione da divano, di non rischiare di sedersi, ma di camminare, chiedendo al Signore di indicarci i tesori da curare e le zavorre a cui rinunciare”.

Il Resto del Carlino

 

Reggio Emilia, in Sant’Agostino il saluto a Don Gionatan Giordani

Nominato dal Vescovo parroco a Correggio, Don Gionatan ha presieduto la Santa Messa vespertina di saluto in una chiesa gremita di fedeli di tutte le età intervenuti per ringraziarlo di una permanenza capace di incidere e di creare forti relazioni con le comunità, in particolare con i ragazzi e i giovani

REGGIO EMILIA – 18 ottobre 2019 – 17 settembre 2022: neppure tre anni è durata la presenza di don Gionatan Giordani come vicario parrocchiale nella parrocchia dei Santi Agostino, Stefano e Teresa; una permanenza breve, ma capace di incidere e di creare forti relazioni con le comunità, in particolare con i ragazzi e i giovani.

Lo ha testimoniato la chiesa parrocchiale di Sant’Agostino gremita di fedeli di tutte le età, dove sabato 17 settembre don Gionatan – che il vescovo ha nominato parroco in solidum a Correggio – ha presieduto la Santa Messa vespertina di saluto.

Un don Giordani particolarmente emozionato – al suo fianco il parroco don Luca Grassi con cui ha condiviso questo triennio che ha portato alla nascita di un’unica parrocchia: più volte durante l’omelia e il saluto finale la sua voce si è incrinata; il sacerdote non ha nascosto la sua commozione e gli applausi ripetuti dei fedeli lo ha incoraggiato a proseguire.

Amministrare con responsabilità le ricchezze che Dio affida ad ognuno, in particolare al sacerdote; fedeltà, responsabilità, umiltà: queste le note che devono caratterizzare chi serve il Signore nei fratelli. Don Gionatan ha sottolineato la bellezza di donarsi per il Regno di Dio e ha ricordato che non si possono servire nel contempo due padroni: Gesù e il denaro. Servire Dio è la grande ricchezza. Il Signore non fa sconti sul Vangelo; mette sempre davanti delle sfide. Il servire Dio insegna a vivere la Chiesa come relazione, a superare i confini: ci fa vivere la Chiesa come casa.

Nel saluto finale don Giordani ha ripercorso il triennio trascorso nella parrocchia dei Santi Agostino, Stefano, Teresa, focalizzando in particolare alcuni ambiti di apostolato: gli adolescenti, i giovani, i poveri attraverso la Caritas, gli ammalati, gli anziani.

E’ stato un fiume di ricordi: campeggi, incontri formativi, pellegrinaggi come il recentissimo in Albania. Ma soprattutto di relazioni intessute con pazienza, rafforzate e che certamente resteranno salde e continueranno. Nella parrocchia cittadina dei Santi Agostino, Stefano e Teresa don Gionatan ha veramente “trovato casa” ed è per questo che il distacco non è facile.

Ha evidenziato poi la bellezza e la ricchezza di fede che contraddistingue questa parrocchia che per tre anni ha generosamente servito con passione; ha posto l’accento sulla carità diffusa e l’attenzione preziosa alla liturgia, alle missioni, ai bimbi attraverso il grest, alla famiglie, a chi è in situazione di disagio che la connotano.

Ai ragazzi ha raccomandato: siate esigente nel desiderare di vivere cose belle e grandi; e ai giovani: siete di Cristo, cercate di costruire con passione la vostra vita. Sono stati il centro del suo ministero, causa di preoccupazioni, pensieri, “incavolature”, ma soprattutto di bellissime esperienze. E soprattutto la forte raccomandazione ai tanti educatori di proseguire con tenacia e generosità nel loro servizio.

Un celebrazione eucaristica intensa quella di sabato sera, in cui le comunità parrocchiali che costituiscono la parrocchia – nella sue varie componenti – erano presenti, attraverso anche testimonianze e doni significativi.

Al termine della celebrazione il chiostro ha ospitato un vivace e partecipato momento di condivisione concluso, come da tradizione, dal taglio della torta benaugurante.

fonte: Stampa Reggiana

L’Arcivescovo Morandi nel giorno dell’Assunta: “La Chiesa in cammino canti le grandi opere del Signore”

stampareggiana.it

Per la solenne celebrazione in Duomo, il vescovo sull’altare aveva al suo fianco don Luca Grassi e don Alessandro Ravazzini, parroci del Centro storico: “Di ciascuno, dopo la morte, resta solo ciò che è stato vissuto nell’amore; il resto viene travolto”

Nella vita non mancano certo problemi, difficoltà, chi mette i bastoni fra le ruote, ma il Signore è presente, non abbandona chi gli è fedele.

La vita cristiana – ha sottolineato il vescovo che sull’altare aveva al suo fianco don Luca Grassi e don Alessandro Ravazzini, parroci del Centro storico – , genera in ognuno il Cristo e il cristiano deve portarlo a sua volta a chi è in attesa del Salvatore.

Mons. Morandi ha altresì osservato che in un tempo di riposo – quale è il mese agostano – la Chiesa provvidamente con la festa dell’Assunta propone una meditazione sulle realtà ultime: la vita eterna. La Santa Messa dell’Assunta celebrata in Cattedrale è partecipazione alla liturgia eterna celebrata dei cieli; è uno squarcio di Paradiso.

E’ difficile parlare – ha continuato il presule – di questa realtà: spesso si è Chiesa depressa, incapace di contemplare la meta ultima e non è fuori posto riflettere sulla Resurrezione durante la festività ferragostana. Infatti di ciascuno, dopo la morte, resta solo ciò che è stato vissuto nell’amore; il resto viene travolto. Ecco perché è affascinante la vita cristiana; chi prima chi dopo, ognuno sarà “ al piano superiore”, come ha definito il cielo il vescovo, e lì incontreremo chi abbiamo amato.

L’arcivescovo Giacomo ha riservato un’ultima riflessione alla fretta, che contraddistingue l’uomo d’oggi e può essere definita un peccato, mentre l’urgenza con cui Maria si reca dalla cugina Elisabetta per aiutarla è un atteggiamento necessario.

Sant’Agostino diceva ai suoi fedeli: canta e cammina. Questo l’atteggiamento che deve contrassegnare anche oggi la Chiesa.

REGGIO EMILIA – Una Chiesa che canta le meraviglie del Signore ed è in cammino verso di lui: questa immagine ha proposto nell’omelia della solenne concelebrazione l’arcivescovo Giacomo Morandi ai tantissimi fedeli che oggi, giorno di Ferragosto, hanno gremito la Chiesa Cattedrale.

Come è noto, il Duomo è intitolato a Maria Assunta e dalle letture è venuto un messaggio rassicurante di fiducia: Dio è vicino ad ognuno, lo difende e lo sottrae dagli artigli del drago come recita l’Apocalisse.

 

 

San Luca Santo del giorno 18 Ottobre. Onomastico di don Luca Grassi e 2° Anniversario ingresso in Parrocchia di don Luca e don Gionatan

L’ingresso dei nuovi sacerdoti nella parrocchia

San Luca
L’Evangelista S. Luca nacque in Antiochia di Siria, dà genitori pagani. Imparò la scienza medica e, allo scopo di perfezionare le sue cognizioni, intraprese diversi viaggi nella Grecia e nell’Egitto. Si portò poi a Troade per esercitarvi la sua professione: ma qui il Signore l’attendeva per un’altra missione più grande. Essendo passato di là l’apostolo Paolo a predicare il S. Vangelo, Luca, conquistato dalla verità, volle seguirlo nel sacro ministero e gli fu compagno fedelissimo fino alla morte.

Verso il 60, mentre S. Paolo si trovava prigioniero a Cesarea, Luca scrisse, per divina ispirazione, il terzo Vangelo in lingua greca, che si distingue per la sua chiarezza ed eleganza.

Questo Vangelo è dedicato a Teofilo, che era un famoso cristiano di Antiochia, ma nello stesso tempo è indirizzato a tutti i Cristiani e a tutti quelli che vogliono salvarsi, siano essi ebrei o pagani: il regno di Dio è aperto a tutti. Egli voleva dimostrare la bontà e la misericordia di Dio, e perciò racconta gli episodi e le parabole più commoventi.

Eloquentissime sono le parabole del buon samaritano, della pecorella smarrita, del fariseo e del pubblicano, di Zaccheo e del figliuol prodigo, che ci manifestano l’infinita misericordia di un Dio morto per noi sulla croce e che perdona agli stessi suoi crocifissori: « Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno ».

Il santo evangelista si diede anche alla predicazione ed evangelizzò la Macedonia, la Dalmazia, l’Italia e la Gallia. Durante la prigionia di S. Paolo in Roma scrisse gli « Atti degli Apostoli » in cui narra la storia dei primi anni della Chiesa e particolarmente i viaggi di S. Paolo. Ma la tradizione ci dice che S. Luca, oltre che medico, era pure pittore. Devotissimo della Madonna, è tra gli Evangelisti quello che ne parla più diffusamente. Non può non averla vista, non averle parlato: lo dimostrano anche le belle immagini della Vergine che ci furono tramandate sotto il suo nome.

Mori nella Bitinia, all’età di 84 anni. Le sue venerate spoglie vennero deposte nella città di Costantinopoli, assieme a quelle di S. Andrea, nella basilica dedicata ai dodici Apostoli. Giunsero poi a Padova, dove tuttora si trovano nella Basilica di Santa Giustina.

S. Paolo lo chiama « medico carissimo » e « fratello, la cui Mele è nel Vangelo ».

Il suo simbolo è un toro alato, perché il primo personaggio che introduce nel suo Vangelo è il padre di Giovanni Battista, Zaccaria, sacerdote del tempio e responsabile del sacrificio di tori.

PRATICA Il Vangelo sia la regola della nostra vita.

PREGHIERA. Deh! Signore, interceda per noi il tuo evangelista S. Luca, il quale ad onor del tuo nome portò continuamente nel suo corpo la mortificazione della croce.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Luca, Evangelista, che, secondo la tradizione, nato ad Antiochia da famiglia pagana e medico di professione, si convertì alla fede in Cristo. Divenuto compagno carissimo di san Paolo Apostolo, sistemò con cura nel Vangelo tutte le opere e gli insegnamenti di Gesù, divenendo scriba della mansuetudine di Cristo, e narrò negli Atti degli Apostoli gli inizi della vita della Chiesa fino al primo soggiorno di Paolo a Roma.

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