Quanto “vale” il Papa in Congo per i quotidiani italiani?

Papa in Congo: "Basta arricchirsi coi soldi sporchi di sangue" - Africa -  ANSA

avvenire.it
Proviamo a metterci nei panni dell’inviato ammesso al volo papale: atterra, sente pronunciare parole forti contro lo sfruttamento, il neo colonialismo, la violenza dimenticata da chi, in Occidente, semplicemente gira le spalle; chiama la redazione; e il giorno dopo si ritrova con 13 righe sotto la foto di Francesco all’interno della pagina 9 che annuncia, notizia di rilievo ben maggiore, che « Meloni andrà a Kiev ». L’inviato è Gian Guido Vecchi e il quotidiano è il “Corriere” (tutte le citazioni sono dai giornali di ieri, 1/2). Potrebbe guardare con invidia il collega della “Repubblica” Iacopo Scaramuzzi, che ha una pagina intera, la 13 (titolo: «Stop al colonialismo»), sia pure divorata dalla pubblicità, e addirittura un richiamo in prima: la “Repubblica” è l’unico quotidiano a piazzare, sia pure piccino picciò, Francesco in copertina. Davvero il Papa fa così poco notizia? Domenico Agasso, inviato della “Stampa”, strappa due colonne di spalla a pagina 17. Il “Quotidiano nazionale” (“Giorno”, “Carlino” e “Nazione”) dedica alla visita apostolica l’apertura di pagina 13 con il servizio di Nina Fabrizio: « Parole dure verso le grandi potenze. “Questa terra non è una miniera da saccheggiare”». Meglio di tanti altri fa il “Sole 24 Ore” con mezza pagina firmata da Roberto Bongiorni, che chiude il suo servizio con uno degli intenti – oltre a visitare le comunità cattoliche africane – del viaggio: « I congolesi ora si augurano che la visita di Papa Bergoglio possa essere il megafono affinché il mondo possa udire il grido di questa terra ferita». Peccato che il grido del Papa, perché esattamente questo è, per ora sia ampiamente inascoltato. Il “Fatto” e “Libero” non hanno nulla: per loro, Francesco non è mai partito né arrivato. Il “Messaggero ha una breve di 5 righe a pagina 15, “Domani” una breve di 9 righe a pagina 7. La “ Verità” ha un servizio di piede a pagina 5; ma in prima pubblica un appello del defunto cardinale Pell, uscito sul “ Timone”: « Papa Ratzinger diventi subito Dottore della Chiesa», con la foto di Benedetto XVI. Un vero capolavoro. Intanto Francesco prosegue il suo viaggio in una delle terre più martoriate del mondo, in un abominevole e imbarazzante disinteresse della nostra stampa quotidiana.

L’iniziativa. «Basta bimbi minatori»: la campagna per salvare gli schiavi del cobalto

Appello di Still I rise a Italia e Europa per aumentare i controlli sulla provenienza del minerale, estratto in gran parte nel sud-est della Repubblica democratica del Congo
Tantissimi minori sono impiegati nelle miniere di cobalto

Tantissimi minori sono impiegati nelle miniere di cobalto – Still I rise

Avvenire

E’ un componente essenziale per la transizione energetica. Il

cobalto è indispensabile per la realizzazione delle batterie agli ioni

di litio che alimentano auto e biciclette elettriche, oltre a pc e cellulari. La sua estrazione, però, si concentra per il 50 o 70 per cento nelle miniere delle sud-est della Repubblica democratica del Congo

, dove vengono impiegati migliaia e migliaia di minori. Da qui l’appello di

“Still I Rise”

, attraverso una petizione su charge.org (

https://www.change.org/p/basta-bambini-minatori-pretendiamo-una-
transizione-ecologica-libera-da-abusi
), affinché Italia e Europa aumentino i controlli sulla filiera del minerale. Il quadro legislativo attuale dell’Unione Europea non prevede la certificazione della sua provenienza.

Il cobalto è essenziale per la produzione delle batterie agli ioni di litio

Il cobalto è essenziale per la produzione delle batterie agli ioni di litio – Still I rise

Le aziende possono esportare prodotti elettrici con batterie al cobalto solo presentando una lista dei fornitori. Il Parlamento di Strasburgo sta, tuttavia, discutendo una nuova direttiva che impone la verifica da parte di un organismo terzo di garanzia. La petizione “Basta bimbi minatori” vuole sensibilizzare l’Italia e gli altri Stati membri sulla necessità di integrare questo esame obbligatorio e indipendente in tutti i passaggi della filiera.
Baby minatore nel sud.est del Congo

Baby minatore nel sud.est del Congo – Still I rise

La sua campagna si rivolge, dunque, direttamente al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, e a quello dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. «Nelle miniere della Repubblica democratica del Congo, i bambini scavano e a puliscono il cobalto, guadagnando non più di uno o due dollari al giorno. Rischiano la vita poiché, oltre a subire costanti vessazioni, sono esposti alla polvere del minerale, particolarmente pericolosa per la salute», ha sottolineato Giulia Cicoli, direttrice advocacy di Still I Rise.
I bambini sono sottoposti a condizioni di lavoro disumane

I bambini sono sottoposti a condizioni di lavoro disumane – Still I rise

I minori lavorano in condizioni disperate, esposti a infezioni cutanee, tubercolosi, febbre tifoidea, violenze fisiche e psichiche. Una realtà che Still I Rise conosce bene: dallo scorso gennaio, l’Ong ha aperto una scuola di emergenza e riabilitazione per i baby-minatori di Kolwezi.

Papa Francesco: il 3 luglio celebrerò Messa con la comunità congolese a Roma

Incontrando in Vaticano i Padri Bianchi riuniti per il capitolo generale, il Papa ha rinnovato il proprio dispiacere per il rinvio del viaggio in Congo e Sud Sudan
Papa Francesco: il 3 luglio celebrerò Messa con la comunità congolese a Roma

Avvenire

Porteremo Kinshasa a San Pietro“. Ricevendo i partecipanti al capitolo generale dei Missionari d’Africa nella Sala Clementina in Vaticano, papa Francesco esprime ancora una volta dispiacere per aver dovuto rinviare, su consiglio dei medici, la visita da lungo tempo attesa nei Paesi africani. Poi annuncia una Messa il 3 luglio con tutti i congolesi che vivono a Roma.
IL TESTO DEL DISCORSO


Papa Francesco ha sottolineato che “testimonianza vuol dire essenzialmente due cose:

preghiera e fraternità.
Cuore aperto a Dio e cuore aperto ai fratelli e alle sorelle”

“Purtroppo, con grande dispiacere, ho dovuto rinviare il viaggio in Congo e in Sud Sudan. In effetti, alla mia età non è così semplice partire in missione! Ma le vostre preghiere e il vostro esempio mi danno coraggio, e sono fiducioso di poter visitare questi popoli, che porto nel cuore. La prossima domenica, cercherò di celebrare la Messa con la comunità congolese romana. La prossima no, il 3 … Lo avevo dimenticato sulla scrivania. Per questo facevo in tempo, che era il giorno che dovevo celebrare a Kinshasa. Porteremo Kinshasa a San Pietro. E lì celebreremo con tutti i congolesi romani, che sono tanti eh!”

Nient’altro che apostoli
Come riporta Vatican News ai Padri Bianchi riuniti in questi giorni a riflettere sul tema della “missione come testimonianza profetica”, il Vescovo di Roma ha ricordato l’esortazione del loro fondatore, il cardinale Charles-Martial Allemand Lavigerie: “Siate apostoli, nient’altro che apostoli”: “E l’apostolo di Gesù Cristo non è uno che fa proselitismo, non è un manager, non è un dotto conferenziere, non è un “mago” dell’informatica, l’apostolo è testimone. Questo vale sempre e dappertutto nella Chiesa, ma vale specialmente per chi, come voi, è chiamato spesso a vivere la missione in contesti di prima evangelizzazione o di prevalente religione islamica.

Ansa

Andare e rimanere
Preghiera e fraternità sono i due termini attraverso i quali la testimonianza si esprime. Il Pontefice mette in luce un paradosso: si può andare in missione, solo rimanendo. L’invito è a rimanere in Cristo, in adorazione ogni giorno alla presenza di Dio, ci si lascia da Lui guardare per attingere linfa e andare incontro ai fratelli, “inviati a vivere la dolce gioia di evangelizzare” soprattutto nei contesti in cui spesso, oltre alla povertà, si sperimenta l’insicurezza e la precarietà”: “Penso alle vostre fraternità, formate da persone provenienti da tanti Paesi, da culture diverse. Non è facile, è una sfida che si può accettare solo contando sull’aiuto dello Spirito Santo. E poi questa vostra piccola comunità, che vive di preghiera e fraternità, è chiamata a sua volta a dialogare con l’ambiente in cui vive, con la gente, con la cultura locale”.

Ansa

Saper dire “grazie”
In occasione del capitolo generale ai Padri Missionari d’Africa Francesco ricorda poi l’importanza di guardare al passato con gratitudine. Una testimonianza grata è anche capace di attrarre: “Questa gratitudine è quella che alimenta la fiamma della speranza. Chi non sa ringraziare Dio per i doni che Egli ha seminato lungo il cammino – pur faticoso e a volte doloroso – non ha nemmeno un animo speranzoso, aperto alle sorprese di Dio e fiducioso nella sua provvidenza”.

L’oro del Congo che non arricchisce il Congo: un focus di “Africa”

Adista

“Il business indisturbato” e in continua espansione dell’oro nella Repubblica Democratico del Congo è al centro del “focus” pubblicato il 28 settembre su Africa, la rivista missionaria dei padri bianchi.

Cresce il «commercio illecito dell’oro estratto dalle miniere artigianali della Repubblica Democratica del Congo», spiega la giornalista Céline Camoin nell’approfondito articolo. E anzi, «la spoliazione delle risorse naturali del gigantesco territorio, sebbene denunciata ormai infinite volte, da decenni, continua indisturbata».

La riflessione presne le mosse dal documento Les intermédiaires, recentemente divulgato dall’organizzazione canadese Impact, che «dedica particolare attenzione alla catena che collega i minatori agli acquirenti. Una catena che di fatto rende nulli, o quasi, gli sforzi compiuti per mettere ordine e legalità nella filiera».

Gli intermediari che intendono rispettare le linee guida dell’Ocse sulla due diligenge, dimostrando che produzione e commercializzazione delle materie prime non sono “sporchi di sangue”, incontrano particolarei difficoltà, si legge nel rapporto di Impact.

Difficile per le autorità congolesi controllare e certificare tutti i siti (nel 2019, di 2.763, solo 122 sono stati ispezionati e 106 hanno ottenuto la certificazione). Difficile per gli operatori dell’estrazione pagare le numerose e cospicue tasse per mettere tutto a norma. Infine, spiega la giornalista, «l’oro delle miniere artigianali è molto vulnerabile ai gruppi armati, che terrorizzano i minatori, impongono pagamenti, rubano e gettano un’ombra cupa su tutta la filiera». In questo grande clima di incertezza, di sommerso e di illeciti, proliferano corruzione e criminalità, e si riempiono le tasche dei grandi trafficanti esteri.

«È per definizione impossibile stabilire con precisione il volume d’oro esportato clandestinamente dalla Repubblica Democratica del Congo», spiega l’articolo. Ma se all’oro si aggiungono le altre risorse minerarie pregiate o strategiche, di cui è ricco il sottosuolo congolese (rame, coltan, cobalto, diamanti, ecc.), è facile comprendere l’immensa ricchezza che il Paese non riesce a trattenere per incapacita, corruzione o malagestione.

Oltre 1300 contagi nella Repubblica Democratica del Congo. L’ebola è tutt’altro che sconfitta

L’Osservatore Romano

Nella Repubblica Democratica del Congo, l’epidemia di ebola e tutt’altro che sconfitta. Le persone contagiate, nella parte orientale del paese, sono salite a oltre duemila, con più di mille e trecento vittime dallo scoppio dell’epidemia ad agosto scorso. A confermarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che già da qualche settimana ha rafforzato la sua presenza nell’area.

Africa. Marcia anti-Kabila dei cattolici: otto morti in Congo

Marcia anti-Kabila dei cattolici: otto morti in Congo

E’ di almeno otto morti, inclusi sacerdoti, il bilancio provvisorio degli scontri a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, dove le opposizioni e la Chiesa Cattolica sono scese in piazza per chiedere la fine del governo del presidente Joseph Kabila. In totale finora sono state arrestate 141 persone dagli uomini di Kabila, al potere dal 2001, succeduto al padre Laurent Desire, pochi giorni dopo il suo assassinio. Riconfermato già due volte, le presidenziali si sarebbero dovute tenere nel 2016 ma ormai è chiaro che non si riparlerà di un nuovo voto almeno fino al prossimo anno, salvo ennesimi rinvii. Kabila è parte di una lunga serie di autocrati africani che, una volta “vinte” le elezioni, fanno fatica a lasciare il potere.

I cattolici congolesi avevano indetto una «marcia pacifica» a un anno dalla firma sotto l’egida dei vescovi di un accordo che prevedeva di tenere le elezioni presidenziali entro la fine del 2017, rinviate invece al prossimo anno. Tuttavia, ieri il governatore di Kinshasa ha vietato la marcia: «La città non ha un numero sufficiente di agenti di polizia per i controlli – ha detto – quindi non rilascio l’autorizzazione».

Sono circa 150 le parrocchie cattoliche che hanno indetto la manifestazione per chiedere il rispetto dell’accordo firmato lo scorso anno a San Silvestro, volto a favorire l’uscita di scena del presidente Joseph Kabila, il cui mandato è scaduto alla fine del 2016.
Intanto, sulla scia di una denuncia per «schiamazzi notturni» presentata dal partito nazionalista vicino al presidente, padre Vincent Tshomba, uno dei decani della Chiesa cattolica di Kinshasa, è stato chiamato a comparire il 27 dicembre dalla giustizia per il cosiddetto «sciopero delle campane».

Padre Tshomba – riferisce l’agenzia Fides –, aveva chiesto a tutti i sacerdoti di Kinshasa di suonare le campane per 15 minuti ogni settimana per chiedere l’applicazione dell’Accordo di San Silvestro. La Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha ribadito – in una nota – l’esigenza di applicare le intese e ha chiesto la tenuta di elezioni credibili e trasparenti in un tempo ragionevole.

da Avvenire