L’oro del Congo che non arricchisce il Congo: un focus di “Africa”

Adista

“Il business indisturbato” e in continua espansione dell’oro nella Repubblica Democratico del Congo è al centro del “focus” pubblicato il 28 settembre su Africa, la rivista missionaria dei padri bianchi.

Cresce il «commercio illecito dell’oro estratto dalle miniere artigianali della Repubblica Democratica del Congo», spiega la giornalista Céline Camoin nell’approfondito articolo. E anzi, «la spoliazione delle risorse naturali del gigantesco territorio, sebbene denunciata ormai infinite volte, da decenni, continua indisturbata».

La riflessione presne le mosse dal documento Les intermédiaires, recentemente divulgato dall’organizzazione canadese Impact, che «dedica particolare attenzione alla catena che collega i minatori agli acquirenti. Una catena che di fatto rende nulli, o quasi, gli sforzi compiuti per mettere ordine e legalità nella filiera».

Gli intermediari che intendono rispettare le linee guida dell’Ocse sulla due diligenge, dimostrando che produzione e commercializzazione delle materie prime non sono “sporchi di sangue”, incontrano particolarei difficoltà, si legge nel rapporto di Impact.

Difficile per le autorità congolesi controllare e certificare tutti i siti (nel 2019, di 2.763, solo 122 sono stati ispezionati e 106 hanno ottenuto la certificazione). Difficile per gli operatori dell’estrazione pagare le numerose e cospicue tasse per mettere tutto a norma. Infine, spiega la giornalista, «l’oro delle miniere artigianali è molto vulnerabile ai gruppi armati, che terrorizzano i minatori, impongono pagamenti, rubano e gettano un’ombra cupa su tutta la filiera». In questo grande clima di incertezza, di sommerso e di illeciti, proliferano corruzione e criminalità, e si riempiono le tasche dei grandi trafficanti esteri.

«È per definizione impossibile stabilire con precisione il volume d’oro esportato clandestinamente dalla Repubblica Democratica del Congo», spiega l’articolo. Ma se all’oro si aggiungono le altre risorse minerarie pregiate o strategiche, di cui è ricco il sottosuolo congolese (rame, coltan, cobalto, diamanti, ecc.), è facile comprendere l’immensa ricchezza che il Paese non riesce a trattenere per incapacita, corruzione o malagestione.