Morto il cardinale George Pell, Complicazioni dopo un intervento

Lo riferiscono media australiani citando fonti vaticane. Aveva 81 anni. La causa sarebbero alcune complicazioni causate da un intervento chirurgico all’anca.

E’ morto a Roma, all’età di 81 anni, il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia, dopo essere stato arcivescovo di Melbourne e di Sydney.

Il porporato non ha superato le complicazioni causate da un intervento chirurgico all’anca.

India, il primo cardinale Dalit: la mia missione è aiutare i bambini più poveri

Monsignor Anthony Poola, diventerà cardinale nel concistoro del 27 agosto prossimo

Il prossimo porporato, l’arcivescovo di Hyderabad Anthony Poola, racconta di aver appreso della sua nomina da amici italiani: nel mio Paese l’istruzione è via di riscatto per i piccoli “fuori casta” ma anche per chi è semplicemente in miseria

Deborah Castellano Lubov – Città del Vaticano – Vatican News

La parola “Dalit” deriva dal sanscrito, letteralmente significa “oppresso” ed è riferito a coloro che hanno uno status sociale così basso da essere emarginati, al di fuori del sistema delle caste della società indù. Spesso definite “intoccabili”, queste persone sono state nel tempo  sfruttate e oggetto di vere e proprie atrocità. A loro appartiene l‘arcivescovo Anthony Poola di Hyderabad, in India, che nel concistoro del 27 agosto sarà creato cardinale. Il primo porporato dalit della storia.

Nell’intervista rilasciata a Vatican News, il futuro cardinale sessantenne riflette su come il sistema delle caste, anche se tecnicamente abolito, non sia completamente scomparso, e su cosa significhi servire gli “intoccabili” indiani, oltre che soffermarsi sullo stato attuale della libertà religiosa per la piccola minoranza cristiana dell’India.

Come ha appreso la notizia del concistoro e della scelta di Papa Francesco di crearla cardinale?

Quel giorno mi trovavo nello stato del Kerala per partecipare alla cerimonia di premiazione del Giubileo d’Oro del CCR, il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Alcuni amici sardi e catanesi mi hanno mandato un messaggio di congratulazioni per la nomina a cardinale. Il mio amico non capisce bene l’inglese, pensavo non avesse capito, gli ho ribadito che sono solo arcivescovo di Hyderabad e non cardinale, che sono 14 mesi che servo questa zona. Poi mi hanno mandato il link scrivendomi che  quello era ciò che Papa Francesco aveva annunciato, mi avevano detto che il mio nome era a 17 minuti, 12 o 13 secondi, o qualcosa del genere.

Che cosa significa per lei personalmente questa nomina e in che modo intende aiutare Papa Francesco?

Ero sotto shock. È stata una notizia che mi ha colto di sorpresa e che non mi sarei mai aspettato, nemmeno mai sognato. E’ la grazia di Dio, è la sua volontà, lui opera attraverso Papa Francesco. La considero una grande opportunità per me di servire il popolo, di servire tutto il popolo dell’India del sud e specialmente gli Stati Telugu di Telangana e Andhra Pradesh.

Come interpreta il fatto che Papa Francesco abbia scelto il primo cardinale “dalit” della storia? Quale messaggio crede che il Santo Padre stia cercando di inviare?

Ho capito fin dall’inizio del magistero di Papa Francesco che le sue priorità sono l’amore, la compassione, l’attenzione alle periferie, ai più poveri tra i poveri. È per questo che, dando sempre la priorità agli emarginati, possiamo offrire un forte messaggio di “una Chiesa povera per i poveri”. Posso dire che ogni volta che ci sono eventi come i cicloni, i disastri naturali, o recentemente lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, vedo la preoccupazione del Santo Padre verso tutti i popoli dell’universo. Forse il Papa si aspetta che in qualche modo possa aiutare a risolvere i problemi degli emarginati e forse anche dei dalit, ma è chiaro che da pastore non si ignorano le necessità di altre persone che non sono sotto la nostra cura.

Il sistema delle caste in India è stato tecnicamente abolito. Ma qual è la situazione?

Il sistema delle caste è stato abolito ma ci sono alcuni fattori che non sono cambiati. Per quanto riguarda la situazione reale e la realtà sul campo ci sono alcune differenze. Ci sono persone che si battono davvero per il riconoscimento del loro talento e delle diverse attività che svolgono. Molto tempo fa, per gli “intoccabili” non c’era la possibilità di accedere alla scuola o all’istruzione. Ma ora il governo indiano, soprattutto nei nostri Stati Telangana e Andhra Pradesh, da cui provengo, offre maggiori opportunità agli emarginati, ai poveri e ai dalit, incoraggiandoli ad andare a scuola e a proseguire gli studi. Cerchiamo di sensibilizzare tutti verso queste particolari situazioni, portando avanti il concetto di uguaglianza.

C’è qualche episodio particolare verso il popolo Dalit o verso le persone più povere dell’India che l’ha particolarmente commossa?

La mia diocesi natale è quella di Kurnool, ho studiato nella diocesi di Kadapa, che è una diocesi vicina. Dopo la laurea sono entrato in seminario e sono poi diventato sacerdote; il mio interesse era quello di servire la gente. Ma ci sono villaggi remoti in ogni parrocchia, questi luoghi sono molto poveri e soggetti a siccità. Quando ci rechimamo lì, lo facciamo la sera perché le persone vanno a lavorare durante il giorno. Suoniamo la campana della chiesa, raduniamo i bambini e insegniamo il catechismo. E’ una cosa meravigliosa da vedere, che mi ha mosso a compassione, mi ha fatto comprendere la grande responsabilità che ho nei confronti dei bambini, nel dare loro il dono dell’istruzione, perché non hanno soldi o beni da vendere per studiare. L’istruzione è un grande dono. Nel parlare sto rivivendo la storia della mia vita.

In che senso?

Dopo la seconda media ho dovuto fermarmi a causa della povertà. Pensavo che la mia istruzione fosse finita lì. Ma sono stati soprattutto i missionari a interessarsi a me, a portarmi a Kadapa e ad aiutarmi a proseguire gli studi. Si sono presi carico di me, mi hanno aiutato a frequentare la scuola e mi hanno fatto diventare una persona valida. Questo è il motivo per cui poi ho scelto di entrare in seminario.  Ho studiato e la mia intenzione era allora, come oggi, di aiutare quanti più bambini poveri possibile. Così, ho interpretato la missione di sacerdote. È stato un momento bellissimo per me. Ogni volta che vedo i bambini poveri, io stesso li porto in macchina e li metto in case di accoglienza. Anche i missionari laici avevano una jeep, prendevano i bambini e li affidavano a chi poteva prendersene cura. Questo mi ha sempre molto colpito.

Questo ha ispirato il suo ministero?

Per tutta la vita sono stato un semplice sacerdote, un semplice missionario. Ho lavorato quasi dieci anni come missionario. Poi, per un paio d’anni, sono andato negli Stati Uniti per seguire alcuni studi, ma ho svolto soprattutto il lavoro parrocchiale. Quando sono tornato, sono stato nominato responsabile di tutte le scuole cattoliche della diocesi. Ho cercato di raggiungere tante persone povere, il 90% delle quali sono emarginate.

Quali tipi di discriminazione o maltrattamento ha visto?

C’è uno stigma sociale. Cosa possiamo fare? Non possiamo farci niente. Le nostre case si trovavano all’estremità nord del villaggio, all’angolo del paese. Quando andavamo dalle persone di casta superiore perchè avevamo sete loro, avendo un pozzo, ci versavano l’acqua in mano. Ma questo per me non era doloroso. Abbiamo accettato questo stigma sociale che ancora oggi si avverte soprattutto nei villaggi e non in città. Ora non esiste più bere dalla mano o usare piatti e bicchieri separati per i dalit ma allora questa era la discriminazione.

Si è mai sentito in pericolo facendo il suo lavoro?

Vede, noi abbiamo la libertà di religione. Ogni cittadino indiano ha la libertà di esercitare, di accettare qualsiasi religione e di vivere di conseguenza. Nell’India del Sud, nella mia particolare esperienza, posso dire che siamo molto liberi. Qualunque autorità ottiene la nostra piena collaborazione. Non ho avvertito pericolo nel mio lavoro, perché anche noi non mostriamo alcuna discriminazione nei confronti di indù, musulmani e cristiani. Li trattiamo allo stesso modo e li consideriamo tutti figli di Dio.

Com’è oggi la situazione della minoranza cristiana in India in generale?

Si stanno verificando alcuni incidenti in diverse parti dell’India, soprattutto nel nord e anche nel sud del Paese. Ci sono alcuni gruppi di fanatici. Ma quando ci rivolgiamo al governo, possiamo dire che è molto collaborativo e comprensivo. Cercano di risolvere i problemi. Ma in Karnataka, la distruzione di alcune statue e di altri simboli è stata una cosa che ci ha ferito. Quando ci siamo rivolti al governo, ci è stata assicurata la massima sicurezza.

Ha una devozione specifica o un santo che prega spesso e che la aiuta giorno per giorno?

Ho una grande devozione per la Beata Vergine Maria. Nel nostro villaggio c’era una cappella con una statua di Nostra Signora di Lourdes. Ho una devozione speciale per lei e nelle mie difficoltà prego, anche quando sono in ufficio. Da un lato la Madonna di Lourdes e dall’altra la Madonna di Velankanni, (Nostra Signora della Salute). Ho una devozione speciale per lei, fin dall’infanzia. Ogni volta che mi trovo in difficoltà, prego. Prego Maria e sperimento la consolazione. Dato che mi chiamo Antonio, sono devoto a Sant’Antonio di Padova. Ogni volta che prego, posso dire con certezza di essere stato aiutato dalla potente intercessione di Maria e anche dall’invocazione di Sant’Antonio di Padova.

Covid: il cardinale Zuppi è positivo

 © ANSA

 L’arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi è risultato positivo al Covid ora è in isolamento domiciliare. Ne dà notizia la diocesi di Bologna.

Zuppi si è sottoposto ieri al tampone dopo aver saputo di alcuni casi positivi fra gli ospiti della Casa del Clero, dove risiede. e in mattinata è arrivato l’esito. Il cardinale è asintomatico ed è in buone condizioni e dovrà rimanere in isolamento per il tempo stabilito dai protocolli sanitari.
L’Arcivescovo non potrà presenziare agli impegni già in agenda tra i quali il ‘Te Deum’ in San Petronio giovedì 31 e la Messa in San Pietro l’1 gennaio, mentre potrà continuare gli appuntamenti online.
Subito dopo aver appreso che nella Casa del Clero, una residenza dove vivono alcuni anziani preti e che Zuppi ha scelto come sua residenza fin dall’arrivo a Bologna, erano stati riscontrati casi di positività, Zuppi si è messo in auto quarantena volontaria e ha sospeso precauzionalmente le celebrazioni e gli appuntamenti, compreso quello di ieri nella chiesa della Sacra Famiglia dove avrebbe dovuto celebrare la messa, per la quale ha comunque inviato la sua omelia.
“Condivido – dice Zuppi – la sofferenza e la situazione di alcuni e le difficoltà di tutti. Ho constatato come le autorità sanitarie continuino a svolgere quotidianamente il loro servizio per la cura delle persone e colgo l’occasione per raccomandare a tutti prudenza per la propria e l’altrui salute. Viviamo con fiducia anche questa prova, il Signore è vicino e ci sostiene sempre. Vi chiedo di pregare per gli ammalati, per il personale sanitario e per tutte le persone che ogni giorno soffrono a causa del covid e delle sue conseguenze”..
NES (ANSA).

CONCISTORO «No alla corruzione». Il Papa: pastori non eminenze

La «strada di Gesù» non è quella «di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, “usa” il Signore per promuovere se stesso», non è quella «di chi – come dice san Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo». Lo ha ricordato il Papa ai nuovi e vecchi porporati riuniti nel Concistoro, settimo del pontificato, per la creazione di nuovi cardinali. La cerimonia si è svolta in San Pietro con misure speciali anti-Covid.

Il Cardinale Montenegro “difende” Baglioni: «Triste insultare chi non la pensa come te»

Italia

lasicilia.it

Il prelato ad Agrigento ha parlato, pur senza nominarlo, della polemica che ha visto coinvolto il direttore artistico del Festival di Sanremo sulla questione immigrazione: ««Le storie di sofferenza ci stanno dividendo fra noi». «Le storie di sofferenza ci stanno dividendo fra noi. E’ triste vedere che manifestare il proprio pensiero ha come risposta l’insulto di chi non la pensa come te. Quando ci sono i problemi che riguardano gli uomini, nonostante i pareri diversi, dovremmo essere capaci di dialogare per trovare una soluzione». Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento

“Ho da lasciare soltanto amore” Pubblichiamo integralmente il testamento spirituale del cardinale Silvano Piovanelli

SILVANO PIOVANELLI*

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.

Sono in dirittura di arrivo e tutta la mia vita è rivolta verso il Signore, il quale ha riempito la mia esistenza. Lui solo è stato la luce dei miei giorni. Lui solo non ha abbandonato mai per un istante il mio cammino nel tempo. Il Signore ha talmente accompagnato ogni mio passo che non mi sono mai sentito solo ed è proprio Gesù che ora mi apre le braccia. Posso dire che passo dopo passo Lui è stato al mio fianco e ha riempito la mia mente, il mio cuore, tutto di me. Attraverso di Lui ho sentito di essere fratello di tutti gli uomini, particolarmente dei poveri, dei malati e delle persone sole ed abbandonate.

Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore; l’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri; e ora che sono ai momenti ultimi della mia vita intendo fare, mettendo tutto nelle mani di Dio, il dono di me al Signore. È un dono rinnovato e sento che il Signore sta per accoglierlo. Pensando a quanto il Signore ha sofferto per noi e per me, povero peccatore, devo dire che Lui, abbandonato sulla croce, mi sta risparmiando tanta sofferenza; Lui crocifisso e sanguinante, io curato e assistito da tanta delicatezza e affetto. Devo dire grazie in mille modi, è la mia Eucaristia. Non so se potrò celebrare ancora una messa, ma sento che ora l’offerta della mia vita diventa vera Eucaristia.

Desidero, anzi voglio, che la mia esistenza sia Eucaristia: ringraziamento per tutti, a cominciare dai sacerdoti a cui ho sempre voluto bene; a tutti, senza lasciar da parte nessuno. Ai sacerdoti fiorentini vorrei dare un abbraccio, ai singoli, dal caro vescovo Giuseppe mio successore fino all’ultimo ordinato, ringraziandoli per quello che fanno e hanno fatto per il popolo di Dio. Vi dico: crescete nell’amore verso Gesù Cristo e verso i poveri, i malati, i piccoli, gli ultimi. E vogliatevi bene tra di voi. Non dimenticate mai quello che il Signore ha detto attraverso l’apostolo Giovanni: «Amatevi come io vi ho amato».

Offro la mia vita perché il sacerdozio ministeriale sia vissuto proprio come un generoso, totale, entusiasta dono di sé al popolo di Dio, il popolo che il Signore ci ha affidato. Alle persone consacrate, le monache e i monaci di clausura, le religiose e i religiosi desidero dire, augurare, pregare perché il Signore sempre più diventi l’unico della loro vita. E allargo le braccia per stringere nell’affetto ognuna e ognuno di voi. Ai laici, al popolo di Dio, in mezzo ai quali ho trovato tante tracce di santità, perlopiù nascosta e anonima, dico di fidarsi sempre di Dio e guardare a Lui solo per far crescere l’edificio, di cui sono pietre vive, ognuna essenziale e complementare per la costruzione del corpo di Cristo che è la Chiesa.

Io sono stato soltanto e sempre fiorentino. Il Signore mi ha tenuto soltanto a Firenze, dal seminario come alunno prima e come vicerettore poi, alle parrocchie di Rifredi e di Castelfiorentino, fino all’episcopato e allora è chiaro che io voglio offrire la mia vita per questa città e per questa amata cara diocesi. Che Firenze diventi quello che nella storia l’ha fatta città unica di bellezza, immagine così toccante della Gerusalemme celeste. Mi è sempre parso che la città di Firenze esprimesse nel più bello dei modi proprio la Gerusalemme celeste. Giunto a questo momento sono tanti i volti di persone che si affollano nella mia mente, che sono stati per me dono e grazia. Dai miei genitori, da tempo defunti, al mio fratello Paolo, morto alcuni anni fa: sono stati per me esempio di vita, di fede e di onestà.

Mi scorrono davanti agli occhi particolarmente i volti di tanti preti che ci hanno lasciato, tanti fratelli e amici coi quali ho condiviso la straordinaria avventura del sacerdozio ministeriale. Non posso non ricordare in questo momento il venerato cardinale Elia Dalla Costa, che mi ha accolto in seminario e mi ha ordinato sacerdote e che è stato per la mia vita un testimone dell’assoluto della fede pura e profonda. Insieme a lui ricordo il caro cardinale Ermenegildo Florit che mi ha fatto fare l’esperienza esaltante della parrocchia che è stata per me la scuola per la Parola di Dio e per l’accoglienza, l’accompagnamento e la condivisione della vita di tanta gente.

Non posso poi dimenticare il dono che il Signore ha fatto alla mia vita facendomi incontrare nei 10 anni da vicerettore in seminario monsignor Enrico Bartoletti e poi la grazia di essere stato collaboratore di monsignor Giulio Facibeni. Il cardinale Giovanni Benelli lo porto particolarmente nel mio cuore, lui che mi volle al suo fianco come vicario e come vescovo ausiliare, facendomi fare, al suo fianco, un’altra esperienza esaltante, quella della visita pastorale. E ancora il santo Papa Giovanni Paolo II che mi donò la sua amicizia e il suo fraterno conforto quando, nonostante la mia indegnità e le mie obiezioni, fortemente volle che diventassi vescovo di questa amata diocesi fiorentina e poi mi annoverò nel collegio cardinalizio; quanti fratelli vescovi e cardinali defunti stanno scorrendo nella mia mente in questi momenti, tanti fratelli e amici! Desidero confermare il mio profondo attaccamento alla Sede Apostolica: il caro Papa emerito Benedetto e il caro, amato Papa Francesco, che in diverse occasioni mi ha dimostrato la sua amicizia e che proprio in questi giorni mi ha ribadito personalmente la sua affettuosa vicinanza.

I miei successori Ennio e Giuseppe li porto nel cuore e particolarmente al mio vescovo Giuseppe voglio consegnare queste parole, che sto dettando al mio segretario don Luigi, ribadendogli la mia fedeltà e il mio amore per la Chiesa fiorentina a lui affidata. Un ultimo pensiero ai miei familiari: la mia cara cognata Cesarina, che ha speso la sua vita per la mia persona e a cui ho domandato tanta pazienza: che il Signore la rimeriti per il bene che ha fatto alla Chiesa prendendosi cura di questo povero vescovo pieno di imperfezioni; i miei nipoti Antonella e Luca e i loro figlioli: vogliatevi bene e fidatevi sempre del Signore. La maggior parte dei volti che si affollano ora nella mia mente sono già nelle mani di Dio e sto guardando verso di loro, certo che mi vorranno accogliere tra di loro. Ora che sono in dirittura di arrivo però non mi volto indietro se non per ringraziare e corro verso il Signore per lasciarmi abbracciare totalmente da Lui.

Miserere. Amen. Alleluia.

* Cardinale, arcivescovo emerito di Firenze 

in vaticaninsider