Spiritualità. Eucaristia. Quel dono di vita che in tante liturgie non giunge al cuore

In un momento in cui tanti cristiani si chiedono che senso abbia frequentare celebrazioni spesso slegate dall’umana quotidianità, un libro riesce a far vivere la messa con l’incanto del primo amore

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Papa Francesco: elevazione eucaristica

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Una questione di vita vera. Fin dalle prime battute di questo libro si resta stupiti dalla capacità dell’autore di tradurre in parole e con “credibile pienezza” il tema della centralità dell’Eucaristia per il cristiano. Lui stesso, del resto, sottolinea che il suo essere prete ha avuto una “sterzata” nel momento in cui la vita concreta si è “finalmente” incrociata con la gioiosa presenza del Risorto nella liturgia eucaristica, ricevendone la consapevolezza che in essa c’è la radice, il cuore, il senso di ogni cosa. Ma anche la certezza che se perdessimo Dio o giungessimo a negarlo la nostra vita diventerebbe un incomprensibile involucro vuoto. Un rischio dal quale, però (e anche questo lo si dice al principio), è Maria che si incarica di liberarci: bussa al nostro cuore e se scegliamo di aprire, lei torna a indicarci la strada. Perché fede è amore, Dio è amore, Eucaristia è amore, il senso della vita è amore. E dopo un prologo così scoperto e incisivo l’autore fornisce alla stessa maniera una spiegazione teologico-spirituale del perché lui vive e desidera così tanto restare ancorato all’Eucaristia, quindi al rito della Messa e, di conseguenza, a Maria. Stiamo parlando di Cos’è la Messa? (Cantagalli, pagine 87, euro 14) di Ricardo Reyes Castillo, sacerdote e parroco della diocesi di Roma oltre che dottore in Sacra liturgia.

Un libro che nei fatti è una vera e propria dichiarazione d’amore in un momento storico in cui sempre più spesso i cristiani, anche fra i più assidui alla messa, si domandano per quale ragione frequentare liturgie domenicali vissute e celebrate in modo da risultare “slegate” dall’umana quotidianità, quella che si tocca con mano, che prova dolore e vergogna, che chiede felicità, ha bisogno di speranza e sente un intimo quanto incompreso desiderio di spiritualità. E don Ricardo racconta la liturgia come un movimento vitale in cui l’umano e il divino si susseguono e si accompagnano in progressivi e tangibili passaggi di approfondimento nella concretezza e di elevazione spirituale in cui il rumore del fare si sussegue e si fonde con i cori angelici. «La liturgia – afferma – è un movimento, come tutto il cosmo è un movimento. Un dare la vita per ricevere la vita, riconoscere la morte per sperimentare la resurrezione. L’Eucarestia è il movimento del creato. Il nostro essere ha bisogno di far parte di questo movimento, di sentire quella musica di Dio, quel santo gioco dell’anima nel quale Dio si manifesta». Leggendo questo piccolo libro non si possono non ricordare i racconti di tanti mistici su quel che accade durante la messa. Pensiamo ad Anna Caterina Emmerick, a santa Faustina Kovalska, a Natuzza Evolo, ma anche al «se voi vedeste quello che vedo io!» con cui padre Pio rispondeva alla domanda sul perché le sue messe duravano così tanto. E forse quel punto interrogativo in fondo al titolo del libro sta a indicare lo stesso senso di stupore che si prova nel leggere di quelle visioni spirituali. Del resto padre Pio sottolineava: «Se la gente sapesse cosa accade sull’altare durante la messa, dovrebbero mettere i carabinieri dinanzi alle chiese per contenere le folle».

Naturalmente Reyes Castillo non è il frate di Pietrelcina e non scrive da mistico, ma offre una lettura teologica della liturgia che ben fa comprendere cosa significa aprire il cuore al mistero, soprattutto ai più giovani, ai quali il libro si rivolge nella grafica e nell’umiltà di modi, risultando capace di aprire a livelli di lettura molteplici ed efficaci. È davvero difficile trovare un testo in cui queste cose si dicano con tanta semplicità e nessun timore di venire presi per ingenui. Ed è comunque evidente che qui non si tratta di ingenuità e nemmeno di candore. Si coglie, piuttosto, la semplicità di un presbitero che, da smarrito che era, ha ritrovato la strada del primo amore, per dirla con l’ammonimento di Apocalisse alla Chiesa di Efeso. Il sentirsi figli avvolti nel manto di Maria, rigenerati nella sua dinamica relazionale. Don Ricardo lo racconta in margine: a 45 anni si è trovato a vivere un sacerdozio “in carriera”, molto diverso da quello a cui pensava in principio. Entrato in crisi, ha scelto di vivere alcuni mesi in una comunità di recupero con «giovani che combattevano diversi tipi di dipendenza… Non è stato facile. Ho lottato con i miei schemi e le mie paure». Finché un giorno «era il 24 dicembre, fui incaricato di pulire le stanze e i bagni dei ragazzi» e nel pulire, completamente solo, «mi sentii nel posto giusto. Felice. In quel momento è cominciato a crollare il muro. Iniziai a ritrovare le sensazioni del mio essere innamorato di Dio, ricercatore del suo amore. E riscoprii una cosa fondamentale: la serenità nel donarsi». La liturgia eucaristica è un dono e per viverla davvero bisogna imparare a lasciarsi amare. Don Ricardo lo spiega così: «In questo libro parlo di ciò che ho toccato, dell’amore che sgorga dall’Eucaristia e che ho assaporato in modo unico in quei mesi… L’Eucaristia è riposo, forza, perdono, luce, speranza, attesa, movimento, sorpresa, amore che dà senso e colore a ogni cosa. Per questo ho voluto scrivere in modo semplice la meraviglia che vivo ogni volta…». Col desiderio che tutti si immergano nella medesima pienezza di vita.

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