“Le donne sono di fatto sia al centro che alla periferia della Chiesa”

Lo ha detto Simona Segoloni Ruta (Coordinamento teologhe italiane), intervenendo oggi alla 12ᵃ Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria, in corso fino a domani ad Assisi. “Periferie cuore della missione” il tema scelto per l’appuntamento organizzato dall’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese e da Missio. Le donne “sono al centro – ha spiegato Segoloni – perché protagoniste della sua vita e dell’evangelizzazione; sono in periferia perché la loro centralità viene spesso misconosciuta e non trova, se non raramente, spazio di parola nei luoghi dove si decide e si insegna”. D’altra parte “sappiamo che la periferia, ovvero l’essere senza potere, essere poveri, ha un grande valore per la vita cristiana e per la Chiesa, tanto che la Chiesa preferisce sempre schierarsi dalla parte dei poveri e farsi povera per seguire il Cristo povero”. Se “essere poveri per la chiesa è un valore”, “è chiaro che chi sta in periferia, chi cioè per condizione si trova ad essere non influente, povero, senza potere, diventa un modello da seguire proprio per coloro che si trovano al centro, nella condizione di potere e questo soprattutto dentro la struttura ecclesiale”.

Se al centro “deve stare l’evangelizzazione – e ciò è inevitabile dal momento che la Chiesa non ha altro scopo né altro dinamismo vitale che comunicare il Vangelo – allora è necessario che tutti i protagonisti dell’evangelizzazione stessa siano messi in grado di partecipare pur diversamente alle decisioni, alla parola e alla guida della struttura”, ha osservato Segoloni. In particolare, “se il Vangelo deve essere al centro e le donne sono protagoniste da sempre dell’atto evangelizzatore, le donne non possono essere emarginate, né rimanere senza voce e responsabilità”. La chiesa “per insegnare il vero e strutturarsi autenticamente ha bisogno di convergere, di riunirsi e di condividere”. La dinamica comunionale del Concilio “può ripetersi a tutti i livelli e così centro e periferie sarebbero in continuo e proficuo collegamento”. Così facendo “anche le donne potrebbero avere la possibilità di mettere in circolo la propria esperienza e la propria fede, condividendo con gli uomini, oltre alla responsabilità quotidiana dell’annuncio e l’amore per il Vangelo, anche il discernimento e le decisioni”. In questo modo, ha concluso, “la Chiesa potrebbe cominciare a risolvere quei problemi di pensiero sulle donne, che sono ancora oggi di ostacolo all’evangelizzazione, e mostrare al mondo il proprio volto non più parziale, perché solo maschile, ma pienamente umano”.

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