Lavoro: in 2013 giù posti fissi

I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Lo rivela il Rapporto sulla coesione di Istat, Inps e ministero del Lavoro. ‘Nel 2012 l’indicatore sintetico ‘Europa 2020′, che considera le persone a rischio di povertà o esclusione sociale, ha quasi raggiunto in Italia il 30%, soglia superata, tra i paesi dell’Europa a 15, solo dalla Grecia’. Nel 2012 – prosegue lo studio – è in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia e il 15,8% degli individui: sono i valori più alti dal 1997

Sulf ronte del lavoro invece nel 2012 la retribuzione mensile netta è di 1.304 euro per i lavoratori italiani e di 968 per gli stranieri. Rispetto al 2011, il salario “è rimasto quasi stabile per gli italiani (4 euro in più) mentre risulta in calo di 18 euro per gli stranieri”. Il posto fisso è sempre più un miraggio, soprattutto per i giovani: “il numero medio di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2013 è diminuito rispetto all’anno precedente (-1,3%). Il fenomeno ha riguardato soprattutto i lavoratori gli under30, diminuiti del 9,4%’. E in questo senso le donne italiane non rischiano: prima il posto fisso e poi la famiglia. Nel 2012, infatti, fra le neo-mamme, il 91% ha un contratto a tempo indeterminato, mentre solo il 9% ne ha uno a tempo determinato.

Quasi un pensionato su due, il 46,3%, ha un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro lordi al mese; il 38,6% ne percepisce uno tra 1.000 e 2.000 euro. In totale, dunque, l’84,9% ha redditi pensionistici inferiori ai 2.000 euro lordi. E’ quanto emerge dal rapporto sulla coesione sociale (dati al 2012). Solo il 15,1% supera i 2.000 euro

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