Covid: sauditi e immigrati in Grande Moschea dopo 7 mesi

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(ANSA) – ROMA, 18 OTT – Cittadini sauditi e immigrati hanno avuto il permesso di pregare dentro la Grande Moschea della Mecca per la prima volta in sette mesi nell’ambito del piano graduale di rientro basato su misure severe adottate contro la diffusione del coronavirus.
I fedeli hanno eseguito le preghiere ‘Fajr’ (alba) nella moschea osservando rigorose precauzioni anti-virus, tra cui mantenere le distanze e utilizzare i propri tappeti da preghiera, riferisce il quotidiano Gulf News. Circa 40.000 fedeli e 15.000 pellegrini dell”Umra’ (piccolo pellegrinaggio) sono ammessi ogni giorno nella moschea nella seconda fase del piano di rientro entrato in vigore oggi. La prima fase è iniziata il 4 ottobre con un numero limitato di pellegrini, ma solo dall’interno del regno.
I fedeli devono registrarsi tramite l’app ‘Etmarna’ per ottenere i permessi per il piccolo pellegrinaggio e per visitare la Grande Moschea e la Moschea del Profeta (la seconda più sacra per l’Islam) a Medina. Mentre ai musulmani all’estero sarà consentito andare in Arabia Saudita per il piccolo pellegrinaggio a partire dal 1mo novembre. (ANSA).

FAR WEST A REGGIO EMILIA, 5 FERITI NEL CENTRO STORICO

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ARRESTATO IL RESPONSABILE, ‘FORSE HO UN PO’ ESAGERATO’ Spari e paura in pieno centro storico a Reggio Emilia, poco prima della mezzanotte di ieri. Cinque persone sono rimaste ferite e una è in gravi condizioni. Ad aprire il fuoco – nove colpi in tutto – è stato un uomo di 43 anni dopo una discussione con un gruppo giovani per futili motivi in piazza del Monte, affollata di gente. Il responsabile è fuggito tra la folla, ma in poche ore è stato identificato ed arrestato. Sequestrata l’arma, che aveva nascosto in casa ed è risultata rubata. “Sono stati maleducati, forse ho esagerato”, ha detto agli agenti.

SASSUOLO A RITMO DA BIG, LA FIORENTINA FRENA, TORINO KO

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MILAN CAPOLISTA SOGNA DA GRANDE, È GIÀ ALLARME PER LA JUVE La serie A si gioca i suoi jolly e tutto sembra possibile, nell’anno flagellato dal covid. Il Milan è in fuga a punteggio pieno, ma all’inseguimento c’è lo splendido Sassuolo di De Zerbi che riesce nell’impresa di rimontare a Bologna dall’1-3 al 4-3. A seguire il Napoli che nutre ambizioni sullo scudetto, mentre la Juve vede già aria di crisi e si prepara per la Champions. Nel pomeriggio, lo Spezia ferma sul 2-2 la Fiorentina mentre il Cagliari vince 3-2 a Torino e inguaia i granata. (ANSA).

Ancora casi in aumento, 11.705. I decessi sono 69

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Ancora in aumento i casi di Covid in Italia: sono 11.705 i nuovi contagi nelle ultime 24 ore secondo il bollettino del Ministero della Salute. Rispetto a ieri, quando si era sfiorata quota 11 mila (10.925), sono 780 in più.
I decessi sono stati 69, in aumento rispetto ai 47 di ieri. I tamponi sono stati 146 mila, in calo di circa 20 mila rispetto a ieri. I contagiati totali sono oltre 414 mila.
Sfiora l’8%, ed è in aumento, l’incidenza del numero di persone risultate positive rispetto al numero complessivo di tamponi effettuati nelle ultime 24 ore (precisamente il 7,99%).
Sono 126.237 le persone attualmente positive al Covid in Italia (9.302 in più rispetto a ieri). Di queste, 7.131 (+514) sono ricoverate nei reparti ordinari mentre 750 (+45) sono in terapia intensiva: 110 sono in Lombardia, 99 nel Lazio, 78 in Campania e 70 in Sicilia. I decessi hanno raggiunto quota 36.543 (+69) e i guariti sono in tutto 251.461 (+2334).
La Lombardia si avvicina a quota 3 mila contagi in più in 24 ore (2.975) con il Piemonte (1.123), la Campania (1.376) e il Lazio (1.198, ma con circa 200 dei giorni scorsi) che registrano un aumento di oltre mille casi da ieri. Secondo i dati del ministero della Salute, aumento forte anche in Toscana (906) e in Veneto (800). La regione con minore incremento di contagi è il Molise con 27 e la Basilicata con 48. (ANSA).

Distinguere Covid da influenza, Spallanzani sperimenterà test

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“Presto lo Spallanzani sperimenterà i test naso-faringei in grado di distinguere tra influenza stagionale (sia di tipo A che di tipo B) dal Covid-19”. Così l’assessore regionale alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato.
“Uno strumento che se validato – osserva – sarà preziosissimo questo inverno”. (ANSA).

Chiesa, calano ancora le vocazioni nel mondo: sempre meno le suore. Il Covid colpisce le terre di missione

Chiesa, calano ancora le vocazioni nel mondo: sempre meno le suore. Il Covid colpisce le terre di missione

Non si ferma il fenomeno, inarrestabile ormai da anni, del calo di vocazioni nel mondo. Con una novità: ad essere sempre meno non sono i preti, bensì le suore con 7.249 unità in meno in Europa, America e Oceania (Africa e Asia registrano invece un lieve aumento). È uno dei dati riportati dall’Agenzia Fides che, in occasione della 94esima Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre, ha stilato il consueto report con le statistiche della Chiesa nel mondo.

Pubblicato oggi e aggiornato al 31 dicembre 2018 (ultima statistica disponibile), l’“Annuario Statistico della Chiesa” è stato presentato in Sala Stampa vaticana da monsignor Protase Rugambwa, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e monsignor Giampietro Dal Toso, presidente delle Pom (Pontificie Opere Missionarie).

Alla fine del 2018, si legge nel rapporto, su una popolazione mondiale di circa 7 miliardi e mezzo di persone, il numero dei cattolici era pari a 1.328.993.000 persone, con un aumento complessivo rispetto all’anno precedente in ogni continente. La percentuale mondiale dei cattolici è rimasta invariata al 17,73%.

Invece è in forte riduzione il numero totale dei vescovi nel mondo (12 unità, con una quota di 5.377), dei catechisti (specialmente in America) e dei sacerdoti, che ha raggiunto quota 414.065 (-517). A segnare una diminuzione consistente ancora una volta è l’Europa, seguita dall’America.

Per il sesto anno consecutivo si registra poi il calo dei religiosi: 50.941 in tutto il mondo. E l’Europa è ancora prima in classifica (-591). Si conferma inoltre la tendenza alla diminuzione globale delle religiose (-7.249). Nel mondo a portare il velo sono complessivamente 641.661 donne. Di queste, 2.220 vengono dall’Africa e 1.218 dall’Asia, territori dove spesso la vita consacrata rappresenta una via d’uscita da condizioni sociali ed economiche difficili e sono le stesse famiglie a spingere le ragazze ad entrare in monastero.

Nel rapporto dell’agenzia del Dicastero missionario si registra tuttavia qualche variazione in positivo, con l’aumento del numero dei missionari laici (376.188), e poi di quello dei seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, che hanno raggiunto il numero di 115.880 unità.

L’Annuario traccia poi una mappa degli istituti scolastici gestiti dalla Chiesa nel mondo: 73.164 materne; 103.146 primarie; 49.541 istituti secondari, frequentati complessivamente da circa 6 milioni di studenti. Gli istituti di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa comprendono invece 5.192 ospedali; 15.481 dispensari; 577 lebbrosari; 15.423 case per anziani, malati cronici e disabili; 9.295 orfanotrofi; 10.747 giardini d’infanzia; 12.515 consultori matrimoniali; 3.225 centri di educazione o rieducazione sociale; 31.091 istituzioni di altro tipo.

Presentando queste statistiche in Sala Stampa, il presidente delle Pom Dal Toso ha denunciato la dura situazione che le diocesi dei territori di missione vivono a causa della pandemia di coronavirus. Si tratta soprattutto di contraccolpi economici, dovuti alla mancata raccolta delle collette alle messe domenicali, che gravano su bilanci già precari e condizioni di povertà endemica. A causa del lockdown le parrocchie di Africa, Asia e America Latina si sono ritrovate infatti sempre più povere e quindi impossibilitate ad aiutare gli indigenti che bussano alle loro porte.

«Il problema maggiore che molte chiese hanno dovuto affrontare è stata la mancata celebrazione, con la conseguente mancata colletta», ha detto il prelato. «Moltissime di queste realtà ecclesiali vivono semplicemente della colletta domenicale e non hanno un sistema centrale di sostentamento». Tutti i sussidi sono andati perciò alle diocesi per «la sopravvivenza dei sacerdoti» e «il pagamento dei costi correnti», ma anche di comunità religiose, scuole cattoliche o famiglie.

Dal Toso ha fatto tre esempi concreti dei beneficiari della raccolta fondi per le missioni, per far «intendere come il nostro lavoro vada a favore di tante piccole realtà nascoste, che spesso sfuggono ai grandi flussi degli aiuti»: un convento di clausura in Marocco, dove le suore vivono di «provvidenza»; il sostegno a famiglie cristiane nel Bangladesh, «minoranza minuscola ed estremamente povera in un Paese provato spesso da cataclismi naturali»; diverse stazioni radio e tv in Africa che trasmettono catechesi e celebrazioni vista la difficoltà di celebrare in presenza.

«Sebbene la questione finanziaria non sia la prima né la prioritaria, anche il denaro è una necessità: come ogni anima, ha bisogno di un corpo», ha detto il presidente delle Pom. Da qui un appello: «Tutto ciò rende ancor più necessaria la nostra presenza». Magari, il più delle volte sarà «una goccia nell’oceano delle necessità» ma «è un modo concreto per indicare una comunione nella Chiesa».

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