Chiesa, calano ancora le vocazioni nel mondo: sempre meno le suore. Il Covid colpisce le terre di missione

Chiesa, calano ancora le vocazioni nel mondo: sempre meno le suore. Il Covid colpisce le terre di missione

Non si ferma il fenomeno, inarrestabile ormai da anni, del calo di vocazioni nel mondo. Con una novità: ad essere sempre meno non sono i preti, bensì le suore con 7.249 unità in meno in Europa, America e Oceania (Africa e Asia registrano invece un lieve aumento). È uno dei dati riportati dall’Agenzia Fides che, in occasione della 94esima Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre, ha stilato il consueto report con le statistiche della Chiesa nel mondo.

Pubblicato oggi e aggiornato al 31 dicembre 2018 (ultima statistica disponibile), l’“Annuario Statistico della Chiesa” è stato presentato in Sala Stampa vaticana da monsignor Protase Rugambwa, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e monsignor Giampietro Dal Toso, presidente delle Pom (Pontificie Opere Missionarie).

Alla fine del 2018, si legge nel rapporto, su una popolazione mondiale di circa 7 miliardi e mezzo di persone, il numero dei cattolici era pari a 1.328.993.000 persone, con un aumento complessivo rispetto all’anno precedente in ogni continente. La percentuale mondiale dei cattolici è rimasta invariata al 17,73%.

Invece è in forte riduzione il numero totale dei vescovi nel mondo (12 unità, con una quota di 5.377), dei catechisti (specialmente in America) e dei sacerdoti, che ha raggiunto quota 414.065 (-517). A segnare una diminuzione consistente ancora una volta è l’Europa, seguita dall’America.

Per il sesto anno consecutivo si registra poi il calo dei religiosi: 50.941 in tutto il mondo. E l’Europa è ancora prima in classifica (-591). Si conferma inoltre la tendenza alla diminuzione globale delle religiose (-7.249). Nel mondo a portare il velo sono complessivamente 641.661 donne. Di queste, 2.220 vengono dall’Africa e 1.218 dall’Asia, territori dove spesso la vita consacrata rappresenta una via d’uscita da condizioni sociali ed economiche difficili e sono le stesse famiglie a spingere le ragazze ad entrare in monastero.

Nel rapporto dell’agenzia del Dicastero missionario si registra tuttavia qualche variazione in positivo, con l’aumento del numero dei missionari laici (376.188), e poi di quello dei seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, che hanno raggiunto il numero di 115.880 unità.

L’Annuario traccia poi una mappa degli istituti scolastici gestiti dalla Chiesa nel mondo: 73.164 materne; 103.146 primarie; 49.541 istituti secondari, frequentati complessivamente da circa 6 milioni di studenti. Gli istituti di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa comprendono invece 5.192 ospedali; 15.481 dispensari; 577 lebbrosari; 15.423 case per anziani, malati cronici e disabili; 9.295 orfanotrofi; 10.747 giardini d’infanzia; 12.515 consultori matrimoniali; 3.225 centri di educazione o rieducazione sociale; 31.091 istituzioni di altro tipo.

Presentando queste statistiche in Sala Stampa, il presidente delle Pom Dal Toso ha denunciato la dura situazione che le diocesi dei territori di missione vivono a causa della pandemia di coronavirus. Si tratta soprattutto di contraccolpi economici, dovuti alla mancata raccolta delle collette alle messe domenicali, che gravano su bilanci già precari e condizioni di povertà endemica. A causa del lockdown le parrocchie di Africa, Asia e America Latina si sono ritrovate infatti sempre più povere e quindi impossibilitate ad aiutare gli indigenti che bussano alle loro porte.

«Il problema maggiore che molte chiese hanno dovuto affrontare è stata la mancata celebrazione, con la conseguente mancata colletta», ha detto il prelato. «Moltissime di queste realtà ecclesiali vivono semplicemente della colletta domenicale e non hanno un sistema centrale di sostentamento». Tutti i sussidi sono andati perciò alle diocesi per «la sopravvivenza dei sacerdoti» e «il pagamento dei costi correnti», ma anche di comunità religiose, scuole cattoliche o famiglie.

Dal Toso ha fatto tre esempi concreti dei beneficiari della raccolta fondi per le missioni, per far «intendere come il nostro lavoro vada a favore di tante piccole realtà nascoste, che spesso sfuggono ai grandi flussi degli aiuti»: un convento di clausura in Marocco, dove le suore vivono di «provvidenza»; il sostegno a famiglie cristiane nel Bangladesh, «minoranza minuscola ed estremamente povera in un Paese provato spesso da cataclismi naturali»; diverse stazioni radio e tv in Africa che trasmettono catechesi e celebrazioni vista la difficoltà di celebrare in presenza.

«Sebbene la questione finanziaria non sia la prima né la prioritaria, anche il denaro è una necessità: come ogni anima, ha bisogno di un corpo», ha detto il presidente delle Pom. Da qui un appello: «Tutto ciò rende ancor più necessaria la nostra presenza». Magari, il più delle volte sarà «una goccia nell’oceano delle necessità» ma «è un modo concreto per indicare una comunione nella Chiesa».

lastampa.it