Gennadios Zervos, mistico apostolo dell’unità

Settimana News

di: Piero Coda

Il metropolita Gennadios Zervos, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta, ci ha lasciati il 16 ottobre scorso. È stato un infaticabile sostenitore della ricerca di avvicinamenti e avanzate comuni tra la Chiesa cattolica e ortodossa. Riprendiamo il ricordo affettuoso di mons. Piero Coda, che insieme al metropolita Gennadios aveva voluto la Cattedra ecumenica Patriarca Athenagoras-Chiara Lubich presso l’Istituto Universitario Sophia (cf. SettimanaNews).

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«Ebbi una visione: una porta era aperta in cielo…». Con queste parole, tratte dal libro dell’Apocalisse, il Metropolita Gennadios Zervos, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta, amava descrivere con sguardo sapienziale l’incontro tra il Patriarca Athenagoras e Chiara Lubich. Perché – diceva già Athenagoras – se la porta è ormai aperta, siamo chiamati ad attraversarla insieme: per condividere lo stupore e la gioia del dono divino dell’Unità.

Non trovo parole più appropriate per descrivere la fiamma che aveva acceso il cuore e illuminava l’azione del Metropolita Gennadios. Facendone quello straordinario e infaticabile apostolo dell’Unità tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente che abbiamo conosciuto, dal Concilio Vaticano II ad oggi. Da quando, nel lontano 1960, era approdato in Italia dalla nativa Grecia, inviato dal Patriarca Athenagoras.

Discepolo umile e ardente della bimillenaria tradizione della Chiesa d’Oriente, impersonata dalla profetica figura del Patriarca Athenagoras e in cui si era formato sin dagli studi nella storica Scuola teologica di Chalki, la cui esperienza aveva condiviso con il futuro Patriarca Bartolomeo; e del carisma dell’unità donato dallo Spirito Santo a Chiara Lubich per la Chiesa tutt’intera del nostro tempo, al di là delle distinzioni confessionali.

Egli ha così vissuto, da protagonista attivo e discreto, l’entusiasmante stagione inaugurata dalla riconciliazione tra Roma e Costantinopoli in chiusura del Vaticano II, sigillata nello storico abbraccio tra Papa Paolo VI e il Patriarca Athenagoras a Gerusalemme. Per proseguire poi con tenacia e senza tentennamenti su questa strada, contribuendo in maniera unica, in Italia, alla reciproca conoscenza delle due Chiese sorelle. Sempre nutrendosi a piene mani e con intima gioia della luce del carisma dell’unità.

Con questo spirito il Metropolita Gennadios ha animato il suo ministero nella Diocesi Ortodossa d’Italia e Malta, guidandola con lungimiranza come Arcivescovo – il primo dopo quasi tre secoli – a una magnifica fioritura nella costante ricerca della comunione con la Chiesa cattolica e in dialogo sincero con tutti.

Da ultimo, quasi fosse la preziosa eredità che ha voluto lasciarci, ha intensamente voluto la Cattedra ecumenica Patriarca Athenagoras-Chiara Lubich presso l’Istituto Universitario Sophia in sinergia con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli: «Segno – ha sottolineato il giorno dell’inaugurazione – del nostro infinito amore a questi due straordinari protagonisti del dialogo dell’amore». Sono testimone, sempre di nuovo stupito e grato, di quanto portasse nel cuore quest’ultima sua creatura. Vi vedeva lo strumento indispensabile perché il “miracolo” piovuto dal Cielo – così ne parlava – con l’incontro tra Athenagoras e Chiara – ove Chiara s’era fatta ponte vivo tra il Patriarca di Costantinopoli e il Papa di Roma, Paolo VI – potesse dare un contributo nuovo, che lui pensava persino indispensabile, al cammino ecumenico verso la piena e visibile unità: «l’amore fra Athenagoras, Chiara e Paolo VI – ripeteva – è una realtà così potente che nessuno può più cancellare, perché si tratta della presenza di Gesù in mezzo a loro».

Con immensa gratitudine raccogliamo dalle sue mani il testimone che ci trasmette. Ricordandolo commossi con le parole del Patriarca Bartolomeo che ne ha voluto celebrare i molti e luminosi carismi di cui abbiamo gioito, e che ora in più piena luce contempliamo: «Tra essi i più grandi l’umiltà e la dolcezza, la pace e la sapienza, e più grande di tutti l’amore e la fede verso la Madre Chiesa».

La fame come arma di guerra

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Multilateralismo – Rapporto della Commissione Onu per i diritti umani sul Sud Sudan

Osservatore

I proiettili e gli esplosivi costano, bruciare i campi, distruggere le coltivazioni, avvelenare l’acqua, costa molto meno, per questo l’uso della fame come arma di guerra è storia antica. L’assedio delle città è noto fin dai primi cenni storici sui conflitti. Ridurre alla fame la popolazione è un modo molto economico di guerreggiare. Per questo oggi che la maggior parte dei conflitti viene combattuta non da eserciti regolari ma da gruppi di civili armati, con poche risorse, l’incendio della terra, il furto del bestiame, il blocco degli aiuti sono tattiche sempre più utilizzate da chi punta a controllare popolazioni civili disarmate.
Dunque in questo tipo di conflitti i primi obiettivi  militari diventano le reti di approvvigionamento idrico e le vie di comunicazione. Questo significa che facilmente si riescono a ridurre alla fame e piegare intere popolazioni: gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti in ambienti minacciati dalla violenza e l’inflazione sale alle stelle. È una storia che si ripete nei tanti Paesi in conflitto, e in particolare in Siria, nello Yemen e nel Sudan del Sud e contro cui opera il World Food Programme, non a caso insignito con il Nobel per la pace.
E in questi Paesi, mentre i civili affogano nella miseria, le leadership politiche ingrassano nella corruttela, all’insegna dell’impunità. Dunque secondo l’Onu è tempo che il mondo si doti di «limiti chiari, riconoscibili e concordati» per sanzionare questi atti e perseguire chi causa la fame.
Non può più essere tollerata una situazione come quella del Sudan del Sud, rileva la Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, dove il brutale conflitto etnico che prosegue dal 2013 continua a causare sofferenze indicibili alla popolazione civile.
Un rapporto della Commissione Onu sul Paese africano rileva che in Sud Sudan l’insicurezza alimentare e la malnutrizione ha raggiunto livelli mai visti. Con 7,5 milioni di sud-sudanesi che attualmente hanno bisogno di assistenza umanitaria, gli esperti delle Nazioni Unite evidenziano che «l’insicurezza alimentare, in particolare negli stati di Bahr el Ghazal occidentale, Jonglei e Equatoria centrale è direttamente legata al conflitto e quindi quasi interamente causata dall’uomo». «È ormai chiaro che le forze governative e dell’opposizione hanno utilizzato deliberatamente la fame della popolazione come metodo di guerra e come mezzo per punire le comunità che non si sottomettono» ha dichiarato il presidente della Commissione Yasmin Sooka. Il rapporto mostra come negli ultimi anni le forze governative hanno portato avanti questa politica del terrore, causando volontariamente la carestia. La tattica è stata, ad esempio, «privare intenzionalmente di risorse essenziali le comunità Fertit e Luo che vivono sotto il controllo dell’opposizione nello stato occidentale di Bahr el Ghazal».  Comandanti delle forze governative hanno anche permesso ai loro soldati di ricompensarsi saccheggiando oggetti essenziali per la sopravvivenza di queste popolazioni rurali. La conseguente sensazione fisica di fame non lascia «alcuna alternativa ai civili e li costringe a fuggire in luoghi più sicuri».
Per gli esperti Onu questi crimini possono essere equiparati alla deportazione o al trasferimento forzato, crimini contro l’umanità. Gli attacchi che si sono protratti contro città e villaggi nello stato occidentale di Bahr el Ghazal hanno inoltre provocato un numero significativo di morti, stupri e distruzione, incendi dolosi e saccheggi di proprietà. Di contro, ai gruppi ribelli armati e ai membri dell’Esercito di Liberazione Popolare del Sudan, gli esperti dell’Onu contestano di «negare arbitrariamente gli aiuti umanitari alle persone bisognose nell’Equatoria centrale, anche rifiutando materiale essenziale per la loro sopravvivenza».
Una situazione tragica, dunque, quella del Sudan del Sud dove la «concorrenza per le risorse e la corruzione tra le élite politiche, continua ad alimentare le divisioni etniche e la violenza». Tutto ciò aggrava «l’impunità nel paese», dove, sottolineano gli esperti Onu «senza la rapida attuazione di un processo di giustizia transitoria inclusivo, una pace duratura rimarrà illusoria».

di Anna Lisa Antonucci

ROMA, CALENDA SI CANDIDA A SINDACO: AUSPICO APPOGGIO LARGO

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‘FARE PRIMARIE SAREBBE DIFFICILE. GESTIONE RAGGI DISASTROSA’ Calenda rompe gli indugi e scende in campo: “Mi candiderò a sindaco di Roma: è un dovere e una grande avventura”, annuncia a ‘Che tempo che fa’ su Rai 3. “Non posso parlare per il Pd, partecipo a un tavolo: auspico un appoggio largo. Con la Raggi è peggiorato tutto. Fare le primarie oggi sarebbe complicato, farle più avanti significherebbe parlarci addosso per mesi”.

Più Dad e orari scaglionati ma scuola resta aperta

(di Valentina Roncati) (ANSA) – ROMA, 18 OTT – E’ stato scontro duro tra i Comuni, le Regioni e il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina a proposito degli orari di ingresso nelle scuole e sulla didattica a distanza. Alla fine, per alleggerire il peso sul trasporto pubblico, il compromesso trovato e introdotto nel Dpcm è stato quello di modulare ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e di disporre comunque l’inizio delle lezioni non prima delle 9. Sulla didattica a distanza invece è stato previsto che le scuole superiori possano incrementarla – ma rimane complementare a quella in presenza – solo in caso di criticità delle situazioni sanitarie locali e comunque comunicandolo al ministero dell’Istruzione. Nessuna chiusura della scuola dunque, “è un asset fondamentale”, ha sottolineato il premier Giuseppe Conte il quale ha specificato che le scuole secondarie vedranno favorite “modalità ancora più flessibili, con ingresso degli alunni a partire dalle 9 e se possibile anche con turni pomeridiani”. Stamane l’incontro convocato dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, era partito in salita. “Il ministro dei Trasporti dice che non si può incrementare ulteriormente l’offerta del trasporto pubblico. E contemporaneamente il ministro dell’Istruzione dice che per rimodulare gli orari e scaglionare l’ingresso e l’uscita degli studenti della scuola superiore, alleggerendo così la pressione sul trasporto pubblico, dovremmo fare incontri con qualche migliaio di dirigenti scolastici. A questo punto, mentre il virus avanza, tra due settimane staremo ancora parlando di cosa fare”, era sbottato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro. Sulla stessa posizione le Regioni. “Riteniamo possibile e necessario, proprio per salvaguardare la scuola in presenza, soprattutto per le scuole d’infanzia, elementari e medie – ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini – incidere maggiormente sugli scaglioni di ingresso e uscita dalle scuole”. Sono state le stesse Regioni a chiedere un’indicazione puntuale nel Dpcm sulla possibilità di rafforzare negli istituti superiori, soprattutto per le ultime tre classi, la didattica integrata già sperimentata in questo mese, “perché non rientra nelle prerogative né dei sindaci né delle Regioni organizzare i tempi e le modalità organizzative delle autonomie scolastiche”. La ministra Lucia Azzolina, dal canto suo, è stata irremovibile e ha ribadito quanto va dicendo giorni. “La scuola in presenza è fondamentale per tutti, dai più piccoli, all’ultimo anno del secondo grado”, anche perchè questi ultimi hanno gli esami di maturità, ha detto. L’idea della ministra – e che poi è entrata nel Dpcm – è che non vada presa nessuna misura generalizzata, ma interventi mirati, territorio per territorio, e d’intesa con dirigenti scolastici e famiglie. Il ministero dell’Università e della ricerca, dal canto suo, ha costituito una cabina di regia per valutare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul sistema della formazione superiore e della ricerca. Le università, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, stabilisce il Dpcm, predisporranno, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza “Le università sono luoghi sicuri, la didattica è già al 50% a distanza, le lezioni sono controllate, con uso della mascherina e distanziamento, tutto è stato programmato con protocolli specifici e la massima attenzione, è impossibile fare di più all’università”, ha evidenziato il ministro Gaetano Manfredi. Intanto il Comitato Priorità alla Scuola ha organizzato per lunedì presìdi e flashmob in 13 città di 10 regioni. “La chiusura delle scuole, e il passaggio alla didattica a distanza, sarebbe accettabile solo in caso di un lockdown totale di tutto il Paese”, dicono i promotori. “La scuola deve rimanere aperta, è una priorità di questo paese assieme al lavoro”, è il parere anche di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità. (ANSA).

Stretta Conte, sindaci potranno chiudere piazze movida

Chiusure temporanee, una sorta di ‘coprifuoco’ deciso dai sindaci, in piazze e vie dopo le 21 di fronte ad eventuali rischi di assembramenti, didattica a distanza solo in situazioni critiche e possibili turni pomeridiani per le classi. E’ un decreto anti-movida che tutela chi rispetta le regole quello scritto a più mani dal Governo, seduto per quasi tre giorni al tavolo delle trattative assieme a Regioni e Enti locali. Ma “la strategia non è e non può essere la stessa della primavera”, assicura il premier Giuseppe Conte, che avverte: “il governo c’è ma ciascuno deve fare la sua parte”. Ed è solo l’inizio di un piano più ampio. Il Presidente è consapevole “che ci sono ancora diverse criticità: facciamo 160 mila tamponi al giorno – dice – ma certo non possiamo tollerare le file di ore”.

Il nuovo pacchetto di misure coinvolge soprattutto bar e ristoranti che chiuderanno a mezzanotte, ma su di loro potrebbero gravare provvedimenti che puntano a limitare in modo mirato i luoghi che espongono a maggiore rischio di assembramento: in quei casi la chiusura anticipata alle 21 potrebbe quindi essere applicata – secondo il provvedimento – dagli stessi sindaci per intere strade. Sindaci che però non ci stanno e rimandano la palla al Governo: “Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L’esecutivo si assuma le sue responsabilità”. In qualunque caso, dalle 18 sarà possibile soltanto il consumo al tavolo, a cui dovranno in ogni caso sedersi massimo sei persone. E all’esterno dei locali dovrà essere riportato il numero massimo di clienti consentiti all’interno. E’ proprio su questi ultimi punti che è rimasta in piedi l’intesa tra governo e Regioni, le quali chiedevano di non penalizzare ulteriormente quei settori già colpiti dal lockdown (4 i miliardi previsti per il ristoro, ma non ‘più a pioggia’). Il lavoro di mediatore porta la firma del ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, alle prese con il filo sottile del dialogo lungo quanto la catena di vertici fissati: “sono proposte che vanno nella nostra stessa direzione – spiega Boccia – . Chi vive le complessità quotidiane dei territori merita il massimo dell’ascolto”. Parole che blindano l’intesa.

Palestre aperte, come volevano i governatori, ma con riserva: dopo un braccio di ferro tra i ministri di Sport e Salute, Spadafora e Speranza, – il secondo era per chiuderle – le strutture incassano al momento una settimana di tempo per adeguarsi in maniera rigorosa ai protocolli. Gli sport di contatto a livello amatoriale, come calcetto e basket, restano vietati con uno stop anche per le relative associazioni e scuole per bambini e ragazzi. Il calcio dilettantistico resta attivo fino alla prima categoria.

Sul fronte dell’alleggerimento del trasporto locale, l’unica soluzione che accontenta tutti – Esecutivo e Regioni – è quella di portare la quota di persone in smartworking dal 50 al 75%. Non ci sarà una riduzione della quota di riempimento dei mezzi, ma l’adozione di misure un maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare i flussi di salita e discesa. “Aerei, navi, bus, treni a lunga e corta percorrenza hanno contribuito con lo 0,1% al contagio”, chiarisce il ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, che – oltre ai 1.600 bus turistici in circolazione – si dice “disponibile a potenziare il sistema”. Cambia anche il calendario sugli orari delle scuole: ulteriori scaglionamenti, anche con eventuali turni pomeridiani e l’ingresso non prima delle 9, puntano a limitare il rischio caos nelle ore di punta, ma c’è il ‘nì’ del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sulla richiesta pressante delle Regioni di potenziare la didattica a distanza – affinché diventasse in questi mesi una regola per il quarto e quinto anno delle superiori – e di indicarla in una norma nel prossimo Dpcm. “La scuola in presenza è fondamentale per tutti – ribadisce la ministra – dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado”. Un ricorso costante a forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, tra cui le lezioni a distanza, saranno possibili “previa comunicazione al Ministero dell’Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali”, si legge nella bozza Dpcm. Si torna indietro di mesi sul fronte degli eventi: saranno sospese sagre e fiere, ma consentite la manifestazioni di carattere nazionale e internazionale.

Ma il virus avanza e tutti sanno che le misure potrebbero rivelarsi più momentanee del previsto, per essere presto scavalcate da altri decreti. “Ci sono evoluzioni continue – spiega il ministro Boccia – Consideriamo questa modalità di confronto tra noi una convocazione permanente e interverremo in tempo reale ogni volta in cui sarà necessario e se dovessero emergere criticità”. (ANSA).

Basket: Serie A; risultati e classifica

Risultati della 4/a giornata della Serie A di basket: Vanoli Cremona – Openjobmetis Varese 80-67 Carpegna Pesaro – Dolomiti Energia Trentino 57-71 Banco di Sardegna Sassari – Fortitudo Lavoropiù Bologna 89-86 Virtus Segafredo Bologna – Unahotels Reggio Emilia 67-77 A|X Armani Exchange Milano – Virtus Roma 93-71 Acqua S.Bernardo Cantù – Umana Reyer Venezia 67-75 Happy Casa Brindisi – De’ Longhi Treviso 99-83 Germani Brescia – Allianz Trieste 75-63 – Classifica: Milano 8; Venezia, Sassari e Brindisi 6; Cremona, Reggio Emilia, Trieste, Cantù, Varese, Brescia V. Bologna 4; Treviso, Roma, F. Bologna, Trentino e Pesaro 2. (ANSA).

Da mercoledì l’ingresso ai licei dalle 9 Il nuovo dpcm sarà in vigore da oggi fino al 13 novembre

 © ANSA

(ANSA) – ROMA, 19 OTT – Saranno valide fino al 13 novembre le misure del nuovo dpcm sul Covid-19. Lo si legge nella versione finale del testo, pubblicata sul sito del Governo. Le norme entrano in vigore oggi 19 ottobre. Fanno eccezione quelle che rafforzano la didattica a distanza e gli orari scaglionati alle superiori, consentendo i doppi turni e stabilendo l’ingresso a scuola per i liceali non prima delle 9: questa disposizione varrà da mercoledì 21 ottobre.