DI VITO SALINARO – avvenire
«La causa principale della difficoltà nella trasmissione della fede deriva dal materialismo consumista, ben più infido di quello ideologico, perché punta a soddisfare dei bisogni spesso emotivi e non derivanti dai desideri profondi». Di fronte a questo scenario occorre «tornare all’essenzialità e alla comunicabilità dell’annuncio fondamentale, ossia di Dio che ha resuscitato dai morti Gesù Cristo il Crocifisso». Le parole di don Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei, fanno da filo conduttore all’intero corso interdisciplinare «Bibbia – Arte – Comunicazione » che si chiude oggi a Matera nella Casa di spiritualità Sant’Anna. L’appuntamento, aperto mercoledì scorso dall’arcivescovo di MateraIrsina, Salvatore Ligorio e coordinato dal biblista don Giacomo Perego, è stato organizzato dagli Uffici catechistico e comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana ed ha avuto per tema «Kerygma. L’annuncio pasquale e i suoi lin- guaggi». Nella sua relazione («Il Kerygma: fulcro dell’identità cristiana») don Benzi ha provocato i circa cento animatori biblici, operatori della comunicazione, catechisti ed educatori intervenuti, a riflettere sulle «difficoltà che facciamo come catechisti o come membri di un Consiglio pastorale parrocchiale a raccontarci la nostra vicenda di fede». Il primo annuncio, ha aggiunto, deve saper «tenere presenti i linguaggi della vita, della creatività e della cultura mediatica». In particolare, più che «ri-dire il cristianesimo agli adulti, proponiamolo come una novità che risponde alla domande che ciascuno si porta in cuore». Per farlo, «accostiamo i nostri contemporanei con grande rispetto, con la disponibilità ad ascoltare le loro situazioni spesso sofferte, a donare quella Parola che suscita, come risposta, il dono della conversione». Del resto, accogliendo i convegnisti, l’arcivescovo Ligorio li ha invitati a farsi aiutare a «rimotivare la nostra fede», spingendoli a un rinnovato «dinamismo della missione che impegna a farsi compagni di strada dell’uomo di oggi, aiutandolo nella lettura dei segni che parlano di Dio». Rievocando l’episodio dell’incontro di Filippo con l’eunuco, narrato dagli Atti degli Apostoli, il presule ha detto: «Quella strada deserta rimane un’icona del nostro mondo scristianizzato, che necessita di una nuova evangelizzazione». Numerosi i biblisti intervenuti: don Sebastiano Pinto («Passione di Dio, passione dell’uomo», il titolo della sua relazione), ha dato voce ai «tanti sentimenti contrastanti che bussano al cuore di chi è nel dolore», aiutando a riconoscere come «proprio il momento della passione e morte di Gesù sia stato vissuto dai discepoli come pietra d’inciampo; per gli stessi Padri della Chiesa – ha sottolineato Pinto – è stato motivo di scandalo», che li ha portati a «ricercare un senso per la sofferenza di Dio, sapendo che ha un’immediata ricaduta sul senso della sofferenza dell’uomo». Don Pinto ha aggiunto che «la croce di Cristo non è stata un accidente, ma la misura di un Dio che ama e che soffre per ciò che contraddice la sua natura, ossia il male». Don Pasquale Giordano («La morte di Gesù nei quattro Vangeli »), ha condotto i corsisti a una lettura dell’unico evento della passione nelle diverse versioni: una «verità composita, complementare, prismatica», che valorizza «prospettive diverse», ma da «uno sguardo d’insieme», con la verità storica che viene articolandosi nella visione della fede. Ancora, don Pasquale Basta («L’annuncio pasquale in Paolo») ha parlato della Risurrezione di Cristo che diventa anticipo e promessa della nostra, segno di un Dio che «non rimane impotente di fronte alla morte, ma offre una vita nuova». A Matera si conclude il corso sulla trasmissione della fede che ha riunito 100 animatori biblici Benzi: rispondere alle domande più profonde