I Vescovi dell’Emilia – Romagna in San Pietro

Lunedì 26 febbraio 2024, Messa nelle Grotte della Basilica Vaticana alla «Confessione di San Pietro» (foto: © Vatican Media)

Lunedì 26 febbraio 2024, Messa nelle Grotte della Basilica Vaticana alla «Confessione di San Pietro» (foto: © Vatican Media)

Nella mattinata di lunedì 26 febbraio i Vescovi della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna (Ceer) hanno celebrato una Messa nelle Grotte della Basilica vaticana alla «Confessione di San Pietro»  in occasione della «Visita ad limina apostolorum» che li vedrà impegnati a Roma fino a sabato 2 marzo. La Messa è stata presieduta del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, accanto a lui monsignor Giacomo Morandi, presidente della Ceer e vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, e monsignor Adriano Cevolotto vicepresidente della Ceer e Vescovo di Piacenza-Bobbio. I Vescovi non hanno incontrato Papa Francesco, come da programma della Visita ad limina, perché, come comunicato dalla Sala Stampa della Santa Sede, nella mattinata del 26 febbraio per il Santo Padre «persistono i lievi sintomi influenzali, senza febbre. Per precauzione sono comunque sospese le udienze di questa mattina».

Credit foto: @ Vatican Media

laliberta.info

Santo del Giorno 26 GENNAIO Santi Timoteo e Tito, vescovi

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Locatelli A. sec. XX, San Timoteo risana un fanciullo

Dal Martirologio
Memoria dei santi Timoteo e Tito, vescovi, che, discepoli di san Paolo Apostolo e suoi collaboratori nel ministero, furono l’uno a capo della Chiesa di Efeso, l’altro di quella di Creta; ad essi sono indirizzate le Lettere dalle sapienti raccomandazioni per l’istruzione dei pastori e dei fedeli.
Altri Santi
Santa Paola, vedova; sant’Alberico, abate.

Cei. I vescovi: ius scholae strumento di inclusione dei migranti

Il Consiglio Permanente della Cei “ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada” e ha fatto appello alla pace. IL COMUNICATO FINALE
I vescovi: ius scholae strumento di inclusione dei migranti

Cei

Avvenire

Il Consiglio episcopale permanente, riunitosi martedì in videoconferenza per una sessione straordinaria, “ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada e ha assicurato preghiere di suffragio per le vittime, affidandole all’abbraccio misericordioso del Padre”.

È quanto si legge nel comunicato finale, diffuso oggi. Insieme alla solidarietà e alla vicinanza, i vescovi hanno lanciato inoltre “un appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale”. “Forte solidarietà” è stata manifestata anche “alle missionarie e ai missionari che, in tutto il mondo, spendono la vita per il Vangelo e a servizio degli ultimi”. I membri del Consiglio permanente, in particolare, si sono uniti alle parole del cardinale presidente, Matteo Zuppi, che, nel suo indirizzo di saluto, ha ricordato il sacrificio di suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld uccisa il 25 giugno a Port-au-Prince, ad Haiti, e hanno ringraziato “quanti operano in contesti difficili, spesso di guerra, mostrando il volto di una Chiesa materna e misericordiosa”. La loro testimonianza – è stato evidenziato – “incoraggia la Chiesa a vivere in pienezza la sua dimensione missionaria, con il coinvolgimento dell’intera comunità”.

IL COMUNICATO FINALE

Durante la sessione straordinaria del Consiglio permanente della Cei “è stato unanimemente rinnovato l’auspicio che le armi possano tacere e il conflitto lasci presto spazio alla pace” nel comunicato finale, diffuso oggi, a proposito della situazione internazionale, e in particolare alla guerra in corso in Ucraina. Il vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino – si rende noto nel comunicato – ha condiviso con i confratelli quanto vissuto in Ucraina, dove si è recato nei giorni scorsi con la Carovana della pace organizzata da #Stopthewarnow. Infine, è stata sottolineata” la necessità di una verifica delle strutture della Cei in vista di un migliore funzionamento e di una maggiore partecipazione di tutti gli organismi”.

Lo “ius scholae” costituisce “uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. A ribadirlo sono i vescovi italiani, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. Nel tracciato del Cammino sinodale, si legge nel comunicato, “le Chiese in Italia sono chiamate a mettersi in ascolto delle istanze del territorio, ma anche ad affinare i dispositivi culturali per relazionarsi con il mondo politico e sociale così da diventare sempre di più luogo di dialogo e comprensione”. “Lo sguardo evangelico deve abbracciare anche la cultura, illuminando tutti gli ambiti che riguardano la persona, dal concepimento al fine vita, dall’accoglienza alla dignità del vivere”, l’invito della Cei: “Si colloca in quest’orizzonte la riflessione sullo ius scholae e sulla cittadinanza che costituisce uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. Nella consapevolezza che, come ha ribadito il cardinale Zuppi nel suo indirizzo di saluto di ieri, “il fenomeno migratorio richiede un approccio umanitario e di sistema”, è stato ricordato che quello della cittadinanza è un argomento al centro dell’attenzione della Chiesa in Italia, fin dal Convegno Ecclesiale di Verona del 2006.

Inoltre, i vescovi italiani nella riunione del Consiglio Permanente si sono soffermati ampiamente sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia, esaminando la bozza del documento per il prosieguo della “fase narrativa” (2022-2023). Il testo, al centro del confronto – si legge nel comunicato finale, diffuso oggi – raccoglie i frutti del primo anno di ascolto, integrato con le riflessioni e le proposte emerse durante l’incontro nazionale dei referenti diocesani, riuniti a Roma dal 13 al 15 maggio, con la partecipazione dei vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali e, successivamente, durante la 76ª Assemblea generale della Cei (Roma, 23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica. Le priorità riguardano: “la crescita nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, l’ascolto dei ‘mondi’ meno coinvolti nel primo anno, la promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, lo snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo”. Per continuare l’ascolto, vengono suggeriti tre “cantieri sinodali”, ossia laboratori aperti, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio.

“Ogni diocesi – si legge nel comunicato – potrà aggiungerne un quarto valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Gli interventi dei vescovi, insieme ad altri contributi scritti giunti dalle Conferenze episcopali regionali con il coinvolgimento dei referenti diocesani, hanno permesso di precisare metodi e contenuti. In particolare, è stato chiesto di considerare che gli ulteriori passi del Cammino sinodale si svolgeranno nel triennio di preparazione al Giubileo del 2025, che sarà un’opportunità per “riscoprire” le Costituzioni del Concilio Vaticano II. Il testo, che è stato approvato con le integrazioni segnalate, verrà diffuso nei prossimi giorni. Il Gruppo di coordinamento nazionale, al quale il Consiglio Permanente ha rivolto un particolare ringraziamento per quanto fatto finora e per il futuro, è chiamato a offrire per l’inizio di settembre un piccolo sussidio metodologico in cui presentare la proposta dei “cantieri sinodali” e della loro restituzione alla fine del secondo anno della “fase narrativa”. Nelle prossime settimane verranno raccolte, dalle singole diocesi, alcune esperienze di “buone pratiche” da mettere a disposizione di tutte le Chiese locali, per disporre di idee collaudate, utili per allargare la consultazione al maggior numero possibile di persone e di ambienti.

Brasile, i vescovi: “Piantiamo un albero in in memoria di chi ci ha lasciato”

L’invito è dell’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), mons. Walmor Oliveira de Azevedo, che in un video messaggio ha chiesto a tutti i fedeli del Paese di essere presenti come Chiesa

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“Piantiamo un albero per ricordare i defunti. In particolare coloro che ci hanno lasciato a causa del Covid”. Sono le parole dell’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), mons. Walmor Oliveira de Azevedo. “Siamo chiamati a testimoniare la nostra speranza affrontando la morte con segni d’amore. Scommettiamo così sulla vita di fronte alla morte” ha proseguito in un video messaggio rivolto ai fedeli, chiedendo di essere presenti attraverso questo gesto, come Chiesa, in tutto il Paese.

Per le vittime del Covid

Parlando della pandemia e delle migliaia di persone scomparse a causa del virus, il Presidente dei vescovi ha espresso la sua solidarietà e manifestato la vicinanza nei confronti delle famiglie delle vittime: “Condividiamo il dolore di tanti orfani, vedovi, vedove e fratelli che hanno affrontato il dolore della separazione e della conseguente scomparsa imposti dalla malattia”. Evocando “Fratelli Tutti”, il presule ha sottolineato che “La solidarietà e la corresponsabilità fanno parte dell’identità cristiana. Lo ribadisce Papa Francesco nella sua ultima enciclica dedicata proprio ad uno dei principi cardine della nostra fede”.

L’invito a non perdere la strada

Infine l’appello: “In questo giorno in cui meditiamo sulla morte, non perdiamo la strada: siamo nati per la vita – ha sottolineato il presidente della CNBB -. “Siamo al suo servizio nella certezza che un giorno incontreremo coloro che sono partiti prima di noi. Da questa convinzione, in omaggio alle vittime della pandemia e ricordando le tragedie ambientali che si sono verificate quest’anno, la Chiesa vi invita a un gesto concreto: la piantumazione di un albero nella vostra casa o nella vostra comunità in memoria di chi ci ha lasciato”

Osservatore

Testo Nota dei Vescovi dell’Emilia-Romagna con nuove indicazioni per prevenire diffusione coronavirus

La Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna si è riunita oggi, 2 marzo 2020, in assemblea a Bologna, a Villa San Giacomo, e durante i lavori presieduti da S.E. il card. Matteo Zuppi, presidente della Ceer e arcivescovo di Bologna, in comunione con i vescovi della Lombardia e della Provincia ecclesiastica Veneta ha elaborato una nota in cui dispone:

“In ordine alla celebrazione dell’eucaristia il nostro desiderio più profondo era e rimane quello di favorire e sostenere la domanda dei fedeli di partecipare all’eucaristia.

Considerata la comunicazione odierna della CEI – che interpretando il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, invita a non celebrare le Sante Messe feriali con il popolo – a differenza di quanto precedentemente disposto chiediamo ai sacerdoti, alla luce della delicata situazione sanitaria e delle richieste delle autorità competenti, di celebrare le Sante Messe feriali senza la partecipazione dei fedeli sino a sabato 7 marzo.

Ci riserviamo di dare altre indicazioni, entro venerdì 6 marzo, alla luce di ulteriori sviluppi e delle decisioni delle istituzioni.

Le chiese continuino a restare aperte, nel rispetto delle norme del Decreto, per la preghiera.

Consapevoli della sofferenza e del disagio arrecato dalla situazione, in ordine ai nostri oratori e circoli sono sospese fino all’8 marzo compreso tutte le attività formative, aggregative e sportive. E’ disposta la chiusura degli spazi aperti al pubblico. Fino a domenica 8 marzo compresa, le iniziative e gli incontri presso altri ambienti parrocchiali, restano sospesi.

Confidiamo che le misure di rigore alle quali aderiamo per senso di responsabilità a tutela della salute pubblica siano condivise da tutte le istituzioni ecclesiali e civili e accolte in ogni ambito in modo corale.

Ringraziamo i sacerdoti, i collaboratori e gli operatori sanitari e di ordine pubblico, con tutti i volontari, per l’opera svolta, incoraggiandoli a perseverare nel loro servizio.

Affidiamo le comunità diocesane, con un particolare pensiero a quelle più provate, ai malati e colpiti dalla calamità in atto, all’intercessione materna e confortante di Maria, Madre del Signore e della Chiesa”.

Le precedenti disposizioni che rimangono in vigore sono le seguenti:

Si tolga l’acqua benedetta dalle acquasantiere. Per i funerali è consentita la celebrazione delle esequie senza Messa, con i soli familiari. Sono sospese le veglie funebri. Si propone di celebrare SS. Messe di suffragio solo al termine di questa fase critica. Sono sospese le visite alle famiglie per le benedizioni pasquali. Sono consentite le consuete visite ai malati e l’Unzione degli infermi. Gli incontri di catechismo e del dopo-scuola riprenderanno alla riapertura delle attività scolastiche. Sono sospese feste e sagre parrocchiali. I Centri d’ascolto e i servizi della Caritas diocesane e parrocchiali svolgeranno la propria attività in accordo con le rispettive diocesi e secondo le indicazioni delle competenti autorità territoriali.

Bologna, 2 marzo 2020

Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna

I vescovi e le città

Settimana News

Oltre al magistero per la Chiesa, c’è un magistero per la città? Oltre alle lettere pastorali con cui ogni vescovo interloquisce con i propri fedeli, vi è un appello agli abitanti e ai cittadini?

Da qualche decennio, dapprima in forme episodiche e poi in maniera più ampia, un certo numero di vescovi in Italia ha preso l’abitudine di rivolgere un discorso alla città. Il riferimento d’obbligo è l’intervento del card. C.M. Martini in occasione della festa di sant’Ambrogio, divenuto rapidamente un riferimento per le istituzioni e la società civile della città di Milano e del suo territorio. Basti ricordare alcuni temi trattati: la pace (1983), la politica (1987), l’Europa (1989 e 1991), l’islam (1990), la corruzione (1995), il sogno e il millennio (1996, 1999), la Chiesa minoranza (1998).

Nel suo ultimo discorso (2002), il card. Martini parla della città degli onesti e degli uguali. «Sia permesso infine di indicare più in generale quella strada politica efficace che è quella di dare forza e amabilità a una esistenza vissuta nel rispetto delle regole, mostrando che una vita umile e paziente, rispettosa delle leggi ed estranea alle prepotenze, non è un atteggiamento imbelle, ma è umana e forte. … Compito culturale urgente allora – che accomuna la città con le sue decisioni politiche e la Chiesa con la sua funzione formativa – è quella di innescare un movimento di restituzione di stima sociale e di prestigio al comportamento onesto e altruistico, anche se austero e povero: “Quanto è fortunata quella cittadinanza che ha moltissimi giusti!”» (C.M. Martini, Parole alla Chiesa, parole alla città, EDB 2002, pp. 1704-1705).

Lettere ai fedeli e ai cittadini

Si può indicare una nascente seconda linea del magistero episcopale in relazione ai cittadini e al territorio. In questo, i pastori sono abilitati dalle profonde radici storiche della presenza ecclesiale nelle nostre città, come anche dall’essere oggi una minoranza nel contesto della vita civile. Le stesse istituzioni amministrative, politiche e sociali, tutte segnate da un giudizio squalificante o critico, sollecitano un sostegno da parte della Chiesa, anch’essa penalizzata nel consenso generale.

È soprattutto la complessità dei territorio e la nuova figura difficilmente padroneggiabile, soprattutto dei grandi agglomerati, a interrogare la coscienza ecclesiale con il riscontro nelle comunità di fede dei mutamenti che segnano le città. A partire dall’estensione del modello di vita cittadino ai paesi, dalla relativizzazione del rapporto centro/periferia, dal fatto che il vivere cittadino non produce più immediatamente solidarietà e identità, dall’abitudine di “attraversare” la città e i suoi servizi piuttosto che “abitarla”.

Talora i vescovi sono sollecitati dagli appuntamenti elettorali o da ricorrenze storiche, ma esistono anche scadenze ormai assodate. Da una rapida e occasionale recensione degli ultimi mesi posso segnalare il discorso alla città del vescovo di Mantova, Marco Brusca (marzo 2019), del vescovo di Tortona, Vittorio Francesco Viola (marzo 2019), del vescovo di Como, Oscar Cantoni (agosto 2019), del vescovo di Rieti, Domenico Pompili (dicembre 2019), del vescovo di Milano, Mario Delpini (dicembre 2019), del vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla (gennaio 2020), del vescovo di Modena, Erio Castellucci (gennaio 2020).

Ethos e politica

Un primo ambito di interessi è la politica. Intesa non in senso partitico ma come cura della comunità, pur in presenza di una dialettica partitica.

Il vescovo di Tortona invita, ad esempio, gli amministratori a disintossicarsi della modalità del conflitto immediato per interrogarsi su che cosa ha bisogno la propria città e il proprio territorio. A focalizzarsi, cioè, su economia, lavoro, salute, famiglia, scuola, povertà ecc. E rilancia il tema del dono come «atto etico di costruzione politica che avviene all’interno della società civili, unita dalla stessa immaginazione del bene comune».

Il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, si preoccupa dell’abbassamento dell’asticella «della qualità degli studi nella scuola e nell’università. «Ci vogliono otto anni in più per ottenere lo stesso livello di conoscenze e di organizzazione mentale rispetto a cinquant’anni fa».

Alla sfera educativa fa riferimento anche mons. Castellucci di Modena.

Un tema trasversale è quello del lavoro. Così scrive mons. Delpini di Milano: «La disoccupazione, il lavoro troppo esposto ai pericoli, troppo poco apprezzato, spengono la gioia di vivere e inducono a immaginare un futuro segnato dalla miseria», con il relativo elogio degli imprenditori e dei dipendenti.

Convergente è la denuncia dei segnali di razzismo e l’invito e non enfatizzare le pur reali difficoltà dell’accoglienza degli immigrati. Essi costituiscono una sfida e un’opportunità.

L’ambiente è il centro focale dell’intervento di mons. Castellucci, l’ammonimento a considerare la natura non una cava da svuotare a piacimento, ma una casa da abitare per noi e le future generazioni.

Torna, infine, con insistenza il richiamo all’Europa. «La geopolitica mondiale si caratterizza per l’affermarsi di potenze regionali, suscettibili e intrattabili per quanto riguarda le politiche interne, indifferenti e disimpegnate per quanto riguarda le sorti degli altri paesi… In questo spettacolo scoraggiante sono convinto che i paesi d’Europa potrebbero essere una presenza che ripropone, difende e sostiene i valori che stanno al fondamento della nostra identità e dell’umanesimo» (mons. Delpini).

L’ethos cittadino

Un secondo ambito, quello più insistito e coltivato, riguarda l’ethos cittadino. Partendo dalla narrazione di una visita a Mantova di una delegazione giapponese nel luglio del 1585, mons. Busca suggerisce l’alimentazione di un «capitale narrativo» necessario all’attuale condizione dei territori e delle città e lo sviluppo della virtù dell’«urbanità», coniugandola con la questione politica e il nostro essere europei, con atteggiamenti come l’ospitalità, la condivisione e la prossimità, come l’attenzione all’ambiente e la capacità contemplativa e simbolica del vivere assieme.

Sulla dimensione contemplativa e simbolica della vita, anche oltre le appartenenze confessionali, insiste il vescovo Cantoni di Como. A partire dai duecento anni di presenza in città del convento della Visitazione scrive: «Non che tutti dobbiamo farci monaci, ma acquistare occhi nuovi, e quindi un cuore nuovo, per imparare a riconoscere la visita di Dio dentro la nostra città, accogliendo i suoi abitanti, nessuno escluso, anche i più poveri, con lo stesso sguardo di amore e di benevolenza con cui Dio li vede». La crisi economia e politica è un invito a «riflettere sulla necessità di recuperare la dimensione spirituale della vita, che obbliga a uno sguardo contemplativo». Vedere, cioè, anche con gli occhi del cuore.

Mons. Brambilla di Novara rilancia: «La preghiera è il luogo dove si educa il desiderio di Dio! Il desiderio di Dio è la sorgente del desiderio dell’altro, perché non sia solo la saturazione del nostro bisogno».

Solo a questi livelli si risponde a sfide imminenti come quella ambientale, a cominciare da uno stile sobrio e sostenibile della vita. «La custodia verso l’altro e verso il creato, che diventa non solo rispetto, ma vera e propria responsabilità, è uno stile globale, integrale: è impossibile custodire i fratelli abusando del creato o custodire il creato facendo violenza ai fratelli» (mons. Castellucci di Modena).

«Benvenuto futuro!» titola mons. Delpini di Milano: «Anche se il suo colore è ambiguo e talora è colorato di entusiasmo e talvolta colorato di minaccia, io confido che non sia scritto, come una destino inflessibile, da forze oscure o da interessi particolari, ma che il futuro abbia i tratti che gli attribuiscono i popoli nel libero esercizio della loro responsabilità, perché il destino si faccia destinazione».

Emergenze e indirizzi

Il terzo ambito è quello delle emergenze. L’esempio più comprensibile è quello del vescovo di Rieti, mons. Pompili, testimone del terremoto del 2016 che ha devastato ampie aree del Centro-Italia. «Se dovessi trovare un’immagine per dire come siamo messi, penso alla nebbia… La sensazione è di immobilità e di disorientamento». Impressione negativa che tuttavia non nasconde gli elementi positivi, come la crescita dei servizi e delle aziende agricole biologiche. Cita in particolare la recente visita del papa (novembre 2019) e i doni che ha lasciato: l’unità, il riconoscimento di ciascuno, la valorizzazione delle tradizione.

I problemi sociali che attraversano tutti i territori sono ricordati spesso. Cito mons. Cantoni (Como): «Conosciamo veramente le diverse forme di povertà, presenti nella nostra città? Sono quelle che affliggono gli anziani, i disabili, i malati, i migranti, i drogati. E nemmeno possiamo ignorare le famiglie in povertà» e quelle disintegrate.

Mons. Delpini ricorda le fragilità dei più giovani: trasgressioni pericolose, avvio di dipendenze, l’alcolismo, la ludopatia, la videodipendenza, i disturbi alimentari ecc.

Rivolgersi «a quelli di fuori», ai cittadini e non solo ai fedeli, è un esercizio che impegna una significativa qualità di lettura dei segni dei tempi, un tratto profetico e una sapienza storico-civile. Altrimenti si cade nel moralismo e nella riduzione settaria dell’esperienza ecclesiale. Per questo diventa utile intuire il quadro di riferimento complessivo.

Evidenzio due tratti: l’attesa di una società «organica» espressa da mons. Busca e la costatazione di una società pluriforme ed «esplosa» di mons. Delpini.

Il sistema di significati e di valori condivisi possono determinare «una nuova cultura organica che metta rimedio agli errori ed effetti deleteri di una cultura degenerata in una civiltà tecnica, dominata da uno spirito materialistico pervasivo, una civiltà che ha esasperato l’economia solo come soddisfacimento dei bisogni individuali». Essa richiede la formazione di laboratori di cultura urbana in cui operare un equilibrio fra principio democratico e aristocratico, nell’orizzonte di un fine sovra-individuale.

Mons. Delpini parla di Milano come città desiderabile per gli studenti, sensibile alle spiritualità, interessante per i turisti, promettente per gli investitori, invitante per i lavoratori, benevola e generosa per i poveri. La sua storia racconta «dell’incontro tra popoli di diversa provenienza, lingua cultura e religione». «La città e il territorio della diocesi e, in proporzioni diversificate, tutta la regione Lombardia si trovano oggi, più che in altri tempi, di fronte alla sfida della convivenza di persone che vengono da molte parti del mondo e portano le loro capacità, le loro attese, i loro bisogni, la loro cultura e mentalità, talora le loro miserie, i loro traumi, le loro sofferenze, le loro virtù e i loro vizi».

Incarico in Cei per Mons. Gianotti. Ecco tutte le nuove nomine

Consiglio permanente della Cei (Foto Sir)

Nel corso dei lavori, il Consiglio episcopale permanente ha provveduto a una serie di nomine. Mons. Giovanni Intini, vescovo di Tricarico è stato nominato membro della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi; mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, membro della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute; mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, membro della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata; mons. Roberto Carboni, Ofm Conv., arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico di Ales-Terralba, membro della Commissione episcopale per le migrazioni. Presidente del Comitato per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose è stato nominato mons. Daniele Gianotti, vescovo di Crema. Membro della Presidenza di Caritas Italiana mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto.

Nuove nomine anche per alcuni Uffici Cei: direttore dell’Ufficio catechistico nazionale mons.Valentino Bulgarelli (Bologna); direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni socialiVincenzo Corrado; direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia fr. Marco Vianelli, Ofm; responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità sr. Veronica Amata Donatello (Suore Francescane Alcantarine).

E ancora: assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale; assistente ecclesiastico nazionale per la branca Esploratori-Guide dell’Agesci don Luca Delunghi (Perugia-Città della Pieve); coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici africani di lingua francese in Italia don Matthieu Malik Faye(Tambacounda, Senegal).

Inoltre la Presidenza, nella riunione del 23 settembre, ha proceduto alla nomina di Bruna Marrocome membro del Comitato per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose.

Fonte: Sir