Ingresso del nuovo vescovo Giacomo Morandi a Reggio Emilia: Domenica 13 marzo alle ore 16.30 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Reggio Emilia

da laliberta.info

Queste le date di ingresso del vescovo eletto monsignor Morandi.

Domenica 13 marzo alle ore 16.30 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Reggio Emilia: ingresso e presa possesso della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla del nuovo vescovo monsignor Giacomo Morandi.

Domenica 20 marzo alle ore 16.30 nella Concattedrale di Guastalla: ingresso del vescovo monsignor Giacomo Morandi.

Il vescovo Massimo Camisasca in visita pastorale alla missione diocesana in Rwanda

Domenica 30 dicembre, festa della Santa Famiglia, il vescovo Massimo Camisasca in visita pastorale alla missione diocesana in Rwanda ha celebrato la Santa Messa nella Cattedrale di San Pietro nella diocesi di Kibungo, di cui è vescovo mons. Antoine Kambanda.

Qui, assieme a don Pietro Adani – direttore del Centro Missionario Diocesano – ha incontrato anche Claudio Fantini, responsabile del Gruppo Rwanda “Padre Tiziano” onlus, da anni impegnato nel martoriato Paese africano.

Poi mons. Camisasca ha visitato a Bare la Casa Amahoro, casa di accoglienza, dove sono ospitate persone bisognose che vivono assieme ai volontari, come in una grande famiglia.

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Foto : il vescovo Camisasca con il vescovo di Kibungo, don Adani e Claudio Fantini

Basilica della B. V. della Ghiara, 8 settembre 2018 Omelia per la Festa della Natività di Maria, inizio del nuovo anno pastorale

Cari fratelli e sorelle,

 

come ogni anno iniziamo qui, sotto lo sguardo di Maria, una nuova pagina della nostra vita. È questa per me e per tutti voi – ne sono certo – un’occasione bellissima, molto attesa, desiderata, che permette di ritrovarci assieme attorno alla nostra Madre. Ella ci invita a essere pieni di fiducia e a camminare con letizia verso il Signore.

La fede, fonte di fiducia e di gioia

Proprio questo è ciò di cui più abbiamo bisogno: la fiducia e la gioia. Tutto, intorno a noi, sembra congiurare contro questi due doni. Il nostro sembra il tempo della paura, talvolta motivata, talvolta creata ad arte ed ingigantita dai mass media; il tempo del disorientamento e dell’assenza di speranza. Anche noi possiamo venire inghiottiti da questa nebbia, da queste ombre, perdendo così il senso e l’orientamento dell’esistenza e infine smarrendo proprio il dono della fede e delle altre virtù teologali. La fede è mundi lumen, luce per camminare nel mondo. Non una luce generica, che può andar bene per ogni momento, ma una luce precisa, specifica, attuale, che ci indica i passi da compiere nelle condizioni in cui ci troviamo a vivere.

Il primo compito del vescovo e delle nostre comunità è perciò: alimentare la fede. La preghiera è la strada principale di questa alimentazione. Essa non è un atto devoto e tantomeno magico con cui cerchiamo di catturare la benevolenza di Dio. Piuttosto consiste in un’immersione nella volontà di Dio e nel suo disegno sul mondo. Quando dico “preghiera” penso certamente alle preghiere semplici del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria, che ripetiamo ogni giorno, forse senza più neppure pensare alle parole che diciamo. Penso, anche e soprattutto, ai Salmi, che sono una fonte fondamentale della nostra fede cristiana. Penso alla liturgia domenicale in cui tutta la comunità cristiana è continuamente alimentata dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e dagli altri sacramenti, in cui troviamo il giudizio di Dio sulla storia del mondo e l’indicazione per i nostri passi.

 

La Santa Messa domenicale

 

Stiamo assistendo, in questi ultimi anni, ad una progressiva erosione della frequenza alla santa messa domenicale. Le nostre celebrazioni liturgiche, che vorrebbero essere più partecipate, sono spesso più deserte. Segno che non bastano canti, accoglienza, abbracci di pace. Occorre aiutare le persone a riscoprire il grande tesoro della santa messa, presenza di Cristo, morto e risorto, nella nostra vita. E soprattutto occorre riannunciare Cristo e la fede, perché senza fede la messa è solo un evento ripetitivo, noioso e incomprensibile, tanto più lontano quanto più lo si vorrebbe attualizzare.

Abbassamento e gloria

Quest’anno mediteremo la seconda parte del Vangelo di Giovanni (cioè i capitoli da 13 a 21), il Libro della Gloria. Esso potrà essere uno strumento formidabile di aiuto proprio nell’affronto delle domande che abbiamo tutti sulle labbra e nel cuore. Che rapporto esiste tra morte e vita? Tra abbassamento e gloria? Tra sconfitta apparente e reale vittoria? Come attraversare il tempo della difficoltà e del buio, vivendo già l’anticipo della luce della resurrezione? Queste e altre questioni che riguardano il nostro presente potranno trovare una risposta, non certo meccanica, attraverso la meditazione di questa parte del Vangelo. Il testo scritturistico letto nella Chiesa dalla comunità cristiana, animata dallo Spirito di Cristo, suscita nella stessa comunità e nei singoli credenti le strade per vivere con creatività e verità la fedeltà a Cristo nel nostro tempo con le sue nuove domande.

Leggere il presente

La Chiesa dunque non ci lascia soli. Dobbiamo chiedere alle nostre comunità, ai nostri sacerdoti, alle nostre guide spirituali, ai tanti fratelli e sorelle che vivono la fede accanto a noi di aiutarci in questo discernimento sul presente. Non stiamo vivendo la fine del mondo, ma piuttosto un tempo in cui la nostra fede cristiana chiede di esprimersi in forme nuove attraverso le nuove circostanze in cui la storia del mondo si va svolgendo.

Talvolta ci sembra soltanto di vedere il sole che tramonta. La fede, la carità e la speranza ci permettono invece di scoprire l’alba che si preannuncia. Quante famiglie ancora vivono il sacramento del loro matrimonio come un incontro gioioso con Cristo, sentendosi così una cellula viva della comunità cristiana! Quante ne incontro durante la visita pastorale, durante le udienze, nelle occasioni a loro dedicate! Quante mettono al mondo ancora dei figli! Sanno di non essere incoscienti, godono della confidenza in Dio. Sono felici dei sorrisi dei loro bambini e della possibilità di rinnovare la vita del mondo attraverso il dono di nuove creature. Quante famiglie adottano dei bambini che sono stati abbandonati! Quante dedicano una parte del loro tempo a situazioni di bisogno e di povertà!

Quotidianamente incontro ragazzi, adolescenti e giovani alla ricerca di un senso della loro vita. Quanti di loro hanno incontrato Cristo e non lo lascerebbero più per nessun motivo! Quanti decidono di dedicare una parte consistente della loro vita al volontariato sociale o internazionale! Le opere di carità, così vive nella nostra Chiesa, testimoniano che la fede è una brace che non si è spenta: dobbiamo alimentarla perché certamente ogni stagione della vita ha bisogno di nuove ragioni e nuove risposte.

La fede cristiana spinge all’impegno e al sacrificio, alla creatività e alla gioia. La nostra è una terra nella quale il lavoro ha un grande posto ed è tenuto in particolare considerazione. Vorrei con i giovani riprendere le strade di un loro possibile impegno non solo verso responsabilità sociali, ma anche nella vita politica, secondo le linee maestre tracciate dalla Dottrina Sociale della Chiesa. È un invito pressante di papa Francesco, di cui il nostro Paese ha più che mai bisogno. I grandi politici cristiani, come Alcide De Gasperi, che hanno contribuito decisivamente alla ricostruzione del nostro paese dopo la seconda guerra mondiale, sono stati aiutati dallo Spirito Santo nella loro azione creativa. Anche oggi abbiamo bisogno dell’aiuto dello Spirito per individuare nuove strade di intervento dei cristiani nella vita politica assieme agli uomini e alle donne che condividono la proposta umanistica del Vangelo.

Nuova presenza sul territorio

Ho voluto sottolineare in questa prima parte della mia omelia un giudizio sul momento che stiamo vivendo, per aiutarvi a guardare con creatività e fede ai nostri giorni. Come Chiesa, in questi anni, ci siamo impegnati verso nuove forme di presenza sul territorio e una nuova modalità di lavoro nella nostra curia.

Cosa c’entra tutto questo lavoro che abbiamo compiuto con la crescita della fede, della speranza e della carità? Cosa c’entra la semplificazione che stiamo operando degli Uffici pastorali attraverso la loro dislocazione unitaria nella nostra curia? Cosa c’entra l’intenso impegno per una dismissione dei beni inutili ed una semplificazione dei nostri bilanci?

Siamo persone isolate dal mondo, che badano solo a se stesse, che si occupano di discorsi interni alla Chiesa, autoreferenziali? Non penso proprio che sia così. Così come la Chiesa vive solamente di Cristo e per Cristo, come la luna che riceve la sua luce dal sole, allo stesso modo essa vive per gli uomini. Soltanto la passione per gli uomini, per la loro vita, per il loro bene può dare ragione delle nostre strutture e delle nostre iniziative. Altrimenti tutto sarebbe come un gioco di carta che può tenerci occupati, ma che infine non avrebbe nessun peso nella storia di Dio con gli uomini.

Se abbiamo pensato alle unità pastorali è perché desideriamo che nella nostra diocesi, ben consapevoli delle lentezze e delle fatiche necessarie, ci siano comunità vive, in cui presbiteri, diaconi, laici e religiosi possano sperimentare delle forme di vita comune, essere il cuore pulsante che raggiunge le periferie esistenziali, come hanno fatto gli apostoli. Essi uscirono da Gerusalemme, certamente anche a causa di una persecuzione, ma con lo scopo di raggiungere le regioni più disparate del mondo.

Facciamo fatica ad allontanarci dal nostro campanile. Quel calore che sperimentiamo nelle nostre comunità ci è dato per essere trasmesso, per riscaldare le vite dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. La Chiesa non si misura dai numeri dei suoi aderenti, anche se nessun numero va disprezzato, ma dall’intensità e dalla profondità con cui le nostre comunità vivono quotidianamente l’incontro con il Signore e il suo mandato missionario.

Anno santo della Ghiara

Quest’anno ci è offerta un’occasione bellissima per il rinnovamento delle nostre vite. Ricorre infatti il quattrocentesimo anniversario della traslazione dell’immagine della nostra Madonna della Ghiara dal muro dove era stata dipinta alla Basilica costruita per accoglierla. La Santa Sede ha risposto positivamente all’invito della nostra Chiesa e dei padri Serviti affinché questo sia un anno giubilare, un anno cioè di rinnovamento, anche attraverso l’indulgenza plenaria. Molte sono le iniziative già in cantiere. Ma il cuore del giubileo è la riscoperta di Maria come strada fondamentale della fede. Guardando a Maria, alla sua vita, dall’Annunciazione all’Assunzione, scopriamo tutto l’itinerario della vita del cristiano. Impariamo ancora una volta ciò che è durevole e necessario, ciò che è transitorio e passeggero. Da Maria, però, non impariamo soltanto la fede. Da lei otteniamo la carità che l’ha portata a viaggiare fino alla cugina Elisabetta, che l’ha portata a custodire il proprio Figlio, che l’ha portata sotto la croce. La carità verso tutti i suoi figli che siamo noi. Il Giubileo della Ghiara ci riporti alla recita del Santo Rosario. Penso che a nessuno sia impossibile recitare almeno una decina al giorno. Sappiamo dalla Madonna che attraverso il Rosario si ottengono un’infinità di grazie.

Con questa fiducia apriamoci al nuovo anno pastorale e affidiamoci alle braccia della Madre. Amen.

(di Mons. Camisasca)

APPELLO URGENTE DALLA MISSIONE DIOCESANE IN KERALA COLPITA DALLE INONDAZIONI “CHIEDIAMO PREGHIERE IN QUESTA SITUAZIONE DI GRANDE SOFFERENZA”

Foto 1: Il vescovo Massimo Camisasca accolto nella casa della carità di Verapoly

Anche la Casa della Carità “Marian Sneha Niwas” – arcidiocesi di Verapoly – nella Stato indiano del Kerala, è interessata dalle spaventose inondazioni che stanno colpendo lo Stato indiano: villaggi allagati, mancanza di energia elettrica, centinaia i morti, migliaia gli sfollati. Dal Kerala provengono le numerose religiose indiane di varie congregazioni, presenti nella nostra diocesi

Gli ospiti della Casa, dove sono presenti le suore carmelitane minori fondate da don Mario Prandi, sono stati evacuati perché costruita su un isola e portati nell’altra casa in città a Mamangalam.

La casa, aperta il 9 maggio 2011, è dedicata al 5° Mistero Glorioso “Maria Regina”, ha accolto il vescovo Massimo Camisasca nel corso della sua visita pastorale alla missione diocesana in India svoltasi dal 26 dicembre 2017 al 10 gennaio scorso. (foto 1 e foto 2)

Da Mumbay, dove nel 1980 è stata aperta la prima Casa della Carità in India, è arrivata a Reggio questo accorata richiesta di sostegno nella preghiera: “Carissimi, forse sapete già della situazione disastrosa del Kerala. Da domenica piove e ampie zone dello stato sono completamente allagate. L’aeroporto e’ chiuso, come tutte le altre vie di comunicazione. Interi paesi sono stati evacuati, anche per pericolo di smottamenti; ci sono diverse vittime. Per quel che riguarda la nostra famiglia a Mamangalam non ci sono problemi, mentre a Varapuzha l’acqua sta entrando in casa e gli Ospiti sono stati portati a Mamangalam. Chiediamo preghiere a tutti in questa situazione di grande sofferenza. Grazie”.

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Foto 2: Mons. Camisasca a colloquio con l’arcivescovo di Verapoly Joseph Kalathiparambil

TESTIMONIANZA DA MUMBAI DI DON DAVIDE CASTAGNETTI

FRATELLO DELLA CARITA’ –  NELLA MISSIONE INDIANA DAL 2009

Come probabilmente sapete, già da diversi giorni in Kerala la pioggia (in due giorni quella che viene in un anno), ha gonfiato enormemente le riserve di acqua e le 80 dighe presenti sono state aperte gradualmente per evitare cedimenti strutturali. Dighe fra le più grandi d’Asia. La diga di Idukki erano 26 anni che non la aprivano perché l’invaso permetteva di smaltire gradualmente l’acqua. Così i fiumi sono cresciuti e straripati creando forti disagi e morti. Sono finora segnalati più di 160 morti e qualche centinaio i dispersi. Più di 200.000 persone sono rimaste senza casa e la situazione non sembra migliorare. L’aeroporto di Kochi era stato chiuso fino al 18 agosto ma vista la situazione è stata estesa la chiusura fino al 26 agosto a causa di allagamenti che hanno compreso le piste e gli stabili dell’aeroporto stesso. I treni sono bloccati e così la metro di Kochi.

Abbiamo sentito le nostre comunità e stanno abbastanza bene, anche se a Verapoly il fiume è tracimato ed è arrivato fino alla Casa e perciò i padri che si sono trasferiti altrove hanno chiesto alle suore di portare gli ospiti a Mamangalam che non ha finora avuto problemi. Così ora in casa sono 35.

In Verapoly l’elettricità è stata bloccata e perciò non funziona la pompa dell’acqua. E non ci sono scorte di cibo. Le case delle famiglie delle suore (sr. Mary, sr. Bridget, sr. Sheegiya sono originarie del Kerala) finora non sembrano in particolare pericolo, se non in parte i famigliari di sr. Bridget che vivono in un’area dove il fiume ha tracimato.

Per ora anche da qui non riusciamo a muoverci ma invitiamo tutti a pregare per il Kerala e per questo difficile momento.

Grazie.

Mumbai, 17 agosto 2018

Don Davide Castagnetti

 

La Lettera pastorale del Vescovo, «Vieni e vedrai», domenica in tutte le parrocchie

Il 18 dicembre, nella quarta domenica del tempo di Avvento, detta “della annunciazione a Giuseppe”, in tutte le parrocchie della diocesi sarà distribuita ai fedeli la Lettera pastorale “Vieni e vedrai”.

Si tratta della seconda Lettera pastorale scritta dal vescovo Massimo Camisasca. “Essa è innanzitutto una meditazione sul tema della vocazione, di ogni vocazione. L’ho scritta pensando soprattutto ai giovani. Vorrei tanto che potesse raggiungerli. Parlo poi in particolare della vocazione al presbiterato”, spiega lo stesso monsignor Camisasca nel messaggio che domenica sarà letto nelle chiese, anche come augurio natalizio.

Domenica, al termine delle celebrazioni eucaristiche festive, i fedeli potranno dunque prendere copia della Lettera, come occasione di riflessione per tutti e come strumento prezioso in modo particolare per i genitori, i catechisti e gli educatori.

“Vieni e vedrai”, come sottolinea il Vicario generale monsignor Alberto Nicelli nel comunicare l’iniziativa di diffusione, è un testo importante per cercare di rispondere alla domanda che molti cristiani oggi si pongono all’interno delle nuove unità pastorali: “Ci sarà in futuro un prete per la mia parrocchia?”.

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Celebrazione eucaristica del Giubileo diocesano dei Diaconi Domenica 25 settembre 2016, ore 16.30 nella Cattedrale di Reggio Emilia

Scarica la >>> Locandina2016 (pdf)

Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla Giubileo della Misericordia

«Se dunque io, il Signore e il Maestro,

ho lavato i piedi a voi, anche voi

dovete lavare i piedi gli uni agli altri»

(Giovanni 13, 14)

Nella celebrazione eucaristica del Giubileo diocesano dei Diaconi

il Vescovo Massimo Camisasca ordinerà DIACONI PERMANENTI

  • Francesco Braghiroli

della Parrocchia di Sant’Alberto Città

(Unità Pastorale «San Giovanni Paolo II»)

  • Luca Riccò

della Parrocchia della Santa Famiglia – Roncina

(Unità Pastorale «Santa Maria degli Angeli»)

  • Danilo Castellari

della Parrocchia di San Lorenzo martire – Gavasseto

(Unità Pastorale «Madonna della Neve»)

  • Mauro Muzzioli ~ Vittorio Ruggi

della Parrocchia di Santa Maria Assunta – Castellarano

(Unità Pastorale «Madonna di Campiano»)

 

  • Paolo Bellei ~ Gianluca Braglia ~ Gino Vivi

della Parrocchia della Santissima Consolata – Sassuolo

(Unità Pastorale «Madonna del Carmelo»)

Domenica 25 settembre 2016, ore 16.30 nella Cattedrale di Reggio Emilia

 

Omelia di Mons. Camisasca per la solennità dell’Assunta Cattedrale di Reggio Emilia, 15 agosto 2016

Cari fratelli e sorelle,

ci ritroviamo assieme, nel cuore dell’estate, per celebrare la solennità dell’Assunta. Per noi questa festa riveste un significato particolare perché proprio a Maria assunta in cielo è dedicata la nostra Cattedrale. Il mistero che oggi la Chiesa ci invita a guardare è come la sintesi della vita cristiana: nella glorificazione di Maria contempliamo, infatti, il destino di gioia che attende tutte le nostre vite, che raccoglierà tutte le nostre attese e darà compimento a tutte le nostre fatiche, al nostro lavoro e al nostro desiderio di riposo.

Per scoprire con maggiore profondità il significato di questa festa, rileggiamo assieme le parole del Vangelo. Esso ci presenta Maria che visita Elisabetta.

Poiché non possediamo un racconto evangelico dell’Assunzione della Vergine, la Chiesa ha scelto questo brano perché in esso si parla dell’ascensione di Maria verso i monti della Giudea (cfr. Lc 1, 39). La sua assunzione in cielo è qui simbolicamente anticipata da questo lungo viaggio da Nazareth ad Ein Karem, dove si trova la casa di Elisabetta e Zaccaria, la casa del futuro Giovanni Battista. L’“ascensione” di Maria è quindi come un abbraccio a tutto il passato, a tutta la storia di Israele, riassunta nel bambino che Elisabetta porta nel grembo. Nello stesso tempo, Maria, giungendo da Elisabetta, porta con sé, nel suo seno, Gesù e in Lui fa presente il compimento di tutta la storia della salvezza e del mondo intero.

Attraverso le parole del Magnificat la Vergine ripercorre la lunga alleanza di Dio con l’umanità ed esalta la bontà e la grandezza del Signore che è stato fedele alla sua promessa. Maria guarda già al futuro, al destino di grandezza a cui l’umanità è chiamata dallo sguardo misericordioso che Dio ha rivolto a lei. Ciò che Dio le ha donato è esteso ad ogni persona: di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono (Lc 1,50). Dio è disceso sulla terra per riportarci assieme a lui nella casa del Padre. Sono queste le grandi cose che ha fatto in me l’Onnipotente (Lc 1, 49). È questa la più alta manifestazione della santità di Dio: santo è il suo nome (Lc 1, 49).

In questo brano evangelico possiamo a ragione vedere raccolti i motivi principali della solennità dell’Assunta. La glorificazione di Maria in cielo, in anima e corpo, è infatti, l’inizio della glorificazione a cui è destinata tutta l’umanità redenta dal sangue di Cristo. Come nel viaggio verso Elisabetta, anche nell’assunzione in cielo Maria abbraccia e porta con sé tutta la storia e tutta l’umanità. Tutto ciò che è l’uomo, il suo corpo, la sua ragione, i suoi desideri, le sue fragilità e le sue grandezze, tutto è riassunto nell’umanità di Maria, nel cui grembo abita il vivo Corpo di Cristo, la Chiesa universale, l’umanità nuova che in lei viene condotta non sui monti della Giudea, ma nella gloria eterna della Trinità.

Comprendiamo allora le ragioni per cui la Chiesa ci invita oggi a rallegrarci. In Maria realmente, come afferma il Prefazio che tra poco reciteremo, contempliamo «la primizia e l’immagine della Chiesa», «il compimento del mistero della nostra salvezza», il «segno di consolazione e di sicura speranza» per ogni uomo e ogni donna che si lasci raggiungere da lei e che, come Elisabetta, la riconosca Madre del Signore e maestra della fede: beata colei che ha creduto per tutti noi (cfr. Lc 1, 45)! Benedetta colei che ci porta la salvezza offrendoci il frutto del suo grembo (cfr. Lc 1, 42)!

Cari fratelli e sorelle, non allontaniamoci mai dalla consolazione che ci viene donata attraverso Maria. Qualsiasi fatica, dolore, aridità, ma anche gioia, responsabilità, attraversi la nostra vita, invochiamo la santa Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo. Ella ci aspetta sempre per incoraggiarci, per consolarci, per ristorarci. Non ci tenga lontano da lei la percezione dell’infinita distanza tra la sua purezza e la nostra meschinità. La vergine Maria non si scandalizza di noi. Siamo suoi figli. Siamo i figli che Gesù le ha affidati dalla croce. Ci ama e ci difende con amore di madre. Sarà la sua vicinanza a lavarci nel tempo dalle nostre impurità.

O Regina Assunta in cielo, regina della nostra Chiesa, immagine perfetta della nostra umanità, tu sei l’onore del nostro popolo, tu la nostra speranza. In te contempliamo tutto ciò che desideriamo per noi e per i nostri cari. A te affidiamo le nostre vite, le vite di coloro che versano nel bisogno, le vite di tutti coloro che portiamo nel cuore. Tua è la nostra città, tue le nostre case. Madre di Misericordia, rendi tuoi anche i nostri cuori. Amen.

+ Massimo Camisasca

Fraternità San Carlo: sabato 25 giugno mons. Camisasca ordinerà 10 sacerdoti e 2 diaconi

Nel trentennale della fondazione, la Fraternità San Carlo festeggia con l’ordinazione di dodici suoi membri: sabato 25 giugno, alle 15.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità, ordinerà dieci sacerdoti e due diaconi. Ne dà notizia una nota stampa. Ecco i nuovi sacerdoti. Giuseppe Cassina, 31 anni originario di Meda (Mb), e Stefano Motta, 33 anni, anch’egli brianzolo, di Seveso (Mb), continueranno il loro lavoro nella parrocchia di San Juan Bautista a Fuenlabrada (Spagna), dove hanno trascorso l’anno di diaconato. Alessio Cottafava, trentacinquenne di Rio Saliceto (Re) e Tommaso de Carlini, brianzolo trentaduenne di Macherio (Mb), torneranno nel Cile, dove hanno completato la loro formazione e l’anno di diaconato. Vivranno nella casa di San Bernardo e lavoreranno nella parrocchia del Divino Maestro. David Crespo, portoghese di 32 anni, e Davide Tonini, milanese di 31 anni, sono entrambi destinati alla casa di Città del Messico, dove proseguiranno i loro studi e lavoreranno nella parrocchia di Maria Inmaculada. Giovanni Fasani, milanese di 35 anni, rimarrà a Roma dove continuerà a svolgere l’incarico di vicerettore della Casa di formazione. Cristiano Ludovici, trentenne di Varese, rimarrà a Torino, dove lavorerà nella parrocchia di Santa Giulia e insegnerà religione in una scuola media. John Roderick, canadese, 33 anni, dopo l’anno di diaconato trascorso in Cile, partirà alla volta della nuova casa di Bogotà (Colombia). Stefano Tenti, 34 anni, di Cattolica (Rn), continuerà il suo lavoro a Reggio Emilia, dove collabora con il vescovo Massimo Camisasca.
Nella stessa celebrazione saranno ordinati due diaconi. Marco Vignolo, 32 anni, di Rapallo (Ge), è destinato alla casa della Navicella a Roma, dove continuerà i suo studi e collaborerà nella parrocchia di Santa Maria in Domnica. Mattia Zuliani, 28 anni, di Brenna (Co), raggiungerà la casa di Nairobi, nella periferia di Kahawa Sukari.
La Fraternità San Carlo è nata nel 1985 su ispirazione di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, è oggi presente con 33 case in 17 Paesi del mondo. Ha 133 preti e 30 seminaristi.

agensir