La Festa e il programma a Reggio Emilia nella chiesa di S. Stefano in centro. Il santo del giorno. 16 Luglio 2023 Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Il santo del giorno. 16 Luglio 2023 Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

La pioggia del Cielo per la sete interiore

Siamo come terra arida che anela a qualche goccia d’acqua e il nostro cuore sussulta quando all’orizzonte appare una nube portatrice di conforto. Questa sete interiore non può rimanere nascosta agli occhi del mondo e si rivela in ogni nostro gesto. C’è questo invito a cercare e accogliere la vita divina dietro alla devozione della Madonna del Carmelo. Un messaggio che nasce dal racconto riportato al capitolo 18 del primo Libro dei Re: sul Monte Carmelo il profeta Elia mostra ad Acab la potenza del Signore, contenuta in una piccola nuvola che porta la pioggia e vince l’arsura. Un’immagine potente nella quale la tradizione ha visto l’opera di Maria, il cui grembo ha donato al mondo l’unica fonte in grado di estinguere la nostra sete d’Infinito. Da questo stesso brano è poi nata l’esperienza dei monaci del Carmelo. La Madonna del Carmine, in seguito, apparve il 16 luglio 1251 a Simone Stock, priore generale dell’ordine Carmelitano, promettendo la salvezza a coloro che avessero portato lo scapolare consegnato allo stesso religioso.

Altri santi. San Sisenando di Cordova, martire (IX sec.); santa Maria Maddalena Postel, religiosa (1756-1846).

Letture. Es 11,10-12,14; Sal 115; Mt 12,1-8.

Ambrosiano. Gdc 6,33-40; Sal 19 (20); Lc 10,1b-7a.

Bizantino. 1Cor 11,8-23a; Mt. 17, 10-18.

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Il 16 luglio ricorre una delle festività più sentite della Chiesa: la Madonna del Carmelo

La devozione alla Madonna del Carmelo è una delle più antiche e più amate dalla cristianità; è legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (Carmelitani).

La festa liturgica fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare (dal latino scapula, spalla) in tessuto, rivelandogli notevoli privilegi connessi al suo culto.

La storia

Nel Primo Libro dei Re dell’Antico Testamento si racconta che il profeta Elia, che raccolse una comunità di uomini proprio sul monte Carmelo (in aramaico «giardino»), operò in difesa della purezza della fede in Dio, vincendo una sfida contro i sacerdoti del dio Baal. Qui, in seguito, si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. I crociati, nell’XI secolo, trovarono in questo luogo dei religiosi, probabilmente di rito maronita, che si definivano eredi dei discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di san Basilio.

Nel 1154 circa si ritirò sul monte il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia, e venne deciso di riunire gli eremiti a vita cenobitica. I religiosi edificarono una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine e presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. Il Carmelo acquisì, in tal modo, i suoi due elementi caratterizzanti: il riferimento ad Elia ed il legame a Maria Santissima.

Il Monte Carmelo, dove la Tradizione afferma che qui la Sacra Famiglia sostò tornando dall’Egitto, è una catena montuosa, che si trova nell’Alta Galilea. È una regione dello Stato di Israele e che si sviluppa in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin.

Fra il 1207 e il 1209, il patriarca latino di Gerusalemme (che allora aveva sede a San Giovanni d’Acri), Alberto di Vercelli, redasse per gli eremiti del Monte Carmelo i primi statuti (la cosiddetta regola primitiva o formula vitae). I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore. Rimanendo fedeli al modello che vedeva nel profeta Elia uno dei padri della vita monastica.

La regola, che prescriveva veglie notturne, digiuno, astinenza rigorosi, la pratica della povertà e del silenzio, venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III con la bolla Ut vivendi normam. A causa delle incursioni dei saraceni, intorno al 1235, i frati abbandonano l’Oriente per stabilirsi in Europa. Il loro primo convento trovò dimora a Messina, in località Ritiro.

San Simone Stock

Le notizie sulla vita di san Simone Stock (Aylesford, 1165 circa – Bordeaux, 16 maggio 1265) sono scarse. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare fra i Carmelitani e, completati gli studi a Roma, venne ordinato sacerdote.

Intorno al 1247, quando aveva già 82 anni, è scelto come sesto priore generale dell’Ordine e si adoperò per riformare la regola dei Carmelitani, facendone un ordine mendicante: papa Innocenzo IV, nel 1251, approvò la nuova regola e garantì all’Ordine anche la particolare protezione da parte della Santa Sede.

Lo scapolare

Proprio a san Simone Stock, che propagò la devozione della Madonna del Carmelo e compose per Lei un bellissimo inno, il Flos Carmeli, la Madonna assicurò che a quanti si fossero spenti indossando lo scapolare sarebbero stati liberati dalle pene del Purgatorio, affermando:

«Questo è il privilegio per te e per i tuoi: chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo».

La consacrazione alla Madonna, mediante lo scapolare, si traduce anzitutto nello sforzo di imitarla, almeno negli intenti, a fare ogni cosa come Lei l’avrebbe compiuta.

La Regina del Monte Carmelo è la patrona dei carmelitani e di coloro che si impegnano a vivere la spiritualità del Carmelo; è la protettrice di coloro che ne indossano lo scapolare ed è lo speciale sostegno, come già detto, delle anime del Purgatorio. Inoltre è patrona dei marinai.

Numerosi sono gli appellativi a lei rivolti: Fiore del Carmelo, Vite fiorita, Stella del mare, Gloria del Libano, Madre illibata, Vanto e decoro del Carmelo, Signora del suffragio, Regina delle anime purganti, Pioggia ristoratrice dalla siccità, Splendore del cielo.

Preghiera alla Madonna del Carmelo

O Maria, Madre del Carmelo, a Te consacro tutta la mia vita quale piccolo tributo per le tante grazie e benedizioni che attraverso le tue mani ho ricevuto da Dio. Tu guardi con particolare benevolenza coloro che indossano il tuo Scapolare;

Ti supplico perciò di sostenere la mia fragilità con le tue virtù, d’ illuminare con la tua sapienza le tenebre della mia mente e di accrescere in me la fede, la speranza e la carità, affinché possa ogni giorno renderti il tributo di umile omaggio.

Il sacro Scapolare richiami su di me gli sguardi tuoi misericordiosi e sia pegno della tua particolare protezione nella lotta quotidiana, sì che possa rimanere fedele al Figlio tuo e a Te. Il tuo Scapolare mi tenga lontano da ogni peccato e mi doni ogni giorno la certezza che Tu sei vicino a me e il desiderio di imitare le tue virtù.

D’ora in poi cercherò di vivere in soave unione con il tuo Spirito e di offrire tutto a Dio per mezzo tuo. O Madre dilettissima, il tuo indefettibile amore!

Faccia sì che un giorno sia concesso anche a me, indegno peccatore, di trasformare il tuo Scapolare nell’eterna veste nuziale e di abitare con Te e con i Santi del Carmelo nel Regno del Figlio tuo. Così sia.

Il 16 luglio 1251 la Madonna appariva a Simone Stock Il Monte Carmelo e lo scapolare che salva

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Osservatore

Il 16 luglio 1251 la Madonna apparve a Simone Stock, priore dell’Ordine Carmelitano; all’ultraottantenne monaco inglese ella diede lo “scapolare” con la promessa: «Chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». Il Monte Carmelo sorge all’estremo nord della Palestina e nel IX secolo a.C. vi ebbe luogo il confronto del profeta Elia con 450 sacerdoti di Baal. Rimasto sempre luogo sacro ebraico, durante il periodo delle crociate vi si ritirarono alcuni cristiani stanchi delle guerre che volevano fare vita eremitica. Dopo il 1206 il patriarca di Gerusalemme, Alberto Avogadro, diede loro una prima Formula di vita, trasformata in regola da Onorio III nel 1226.

L’apparizione mariana diede slancio alla devozione e all’ordine che ne era portatore: il 16 luglio divenne festa liturgica, poi estesa a tutta la Chiesa. Nel 1917 a Fatima, nell’ultima apparizione, la Madonna si mostrò ai tre veggenti vestita con l’abito carmelitano e tenendo in mano lo scapolare. La pratica venne poi confermata da Pio XII , Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II . I carmelitani dovettero lasciare la Palestina già durante il XIII secolo, diffondendosi in Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e in altre nazioni. Grazie a essi la devozione ebbe una sua liturgia e un vasto repertorio poetico-musicale. Felice espressione della loro devozione è la sequenza latina Flos Carmeli, una breve ottava a lode della Beata Vergine. La sua composizione è attribuita allo stesso Stock. Eccone la traduzione: «Fior del Carmelo, vite fiorita, splendore del cielo, tu solamente sei Vergine e Madre. Madre mite, pura nel cuore, ai figli tuoi sii propizia, stella del mare! Ceppo di Jesse, che produce il fiore, a noi concedi di rimanere con te per sempre! Giglio cresciuto tra alte spine, conserva pure le menti fragili e dona aiuto! Forte armatura dei combattenti, la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare! Nell’incertezza dacci consiglio, nella sventura, dal cielo impetra consolazione! Madre e Signora del tuo Carmelo, di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori! O chiave e porta del paradiso, fa’ che giungiamo là dove di gloria sei coronata! Amen».

La melodia è gregoriana nel primo modo. Alcuni slanci al re alto le danno una certa liricità, che non contrasta, anzi accentua il solenne andamento. Il testo latino venne tradotto nelle varie lingue e a esso si ispirarono numerose parafrasi poetiche, che a loro volta diedero origine a un vasto repertorio di canti, popolari o anche di elevato livello letterario. Grande notorietà ebbe e continua ad avere però un inno di probabile origine sette/ottocentesca: «Evviva la bella Regina del cielo, Maria del Carmelo che macchia non ha». Il breve distico ne forma il ritornello, mentre quattro strofe, sempre in distici, invocano la protezione della «Madre di Dio, Vergine pia». A lei s’inchinano i fedeli; sul petto portano lo scapolare e chiedono che lo «splendore del cielo» distenda il protettivo velo su di loro. La melodia è quella originale della secentesca canzone mariana Lodate Maria, o lingue fedeli; semplice, declamata, adatta a scandire i passi di una processione.

Dal Carmelo vennero numerosi santi di tante nazioni; basti citare in Spagna Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, in Francia Teresa di Lisieux e prima di lei le sedici martiri di Compiègne; al loro supplizio si ispirarono Gertrud von Le Fort in L’ultima al patibolo e George Bernanos nei Dialoghi delle Carmelitane, poi messi in musica da Francis Poulenc. Carmelitana fu anche Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d’Europa, filosofa, mistica e poetessa.

Delle poesie di Stein quattro sono state adattate ad antiche melodie e compaiono oggi nel repertorio cattolico Gotteslob. La più nota s’intitola Erhör o Gott mein Flehen (“O Dio ascolta la mia supplica”) ed è una parafrasi rimata del Salmo 61 in quattro ottave, corrispondenti ognuna a due versetti. L’autrice segue il testo salmodico, semplificandolo, ma anche integrandolo con ulteriori immagini poetiche. «Ascolta la mia preghiera. Tu m’hai visto da lontano, mentre io gridavo dal buio della notte. Sull’alto d’una roccia innalzami benigno; io guardo a te con speranza: tu mi guidi e conduci». Nella terza strofa però il re biblico è sostituito da «colei che a te si è consacrata», con evidente riferimento autobiografico. Ella diventa il soggetto dell’ultima strofa, cantando, secondo la propria promessa, la lode divina e porgendo la propria offerta a Dio di giorno in giorno. Una felice sintesi della spiritualità carmelitana. Il testo venne poi adattato a una melodia proveniente dal Salterio Ginevrino, il repertorio cinquecentesco per il canto dei salmi, oggi valido più che mai. Infatti vari canti dell’uso attuale ne provengono. I più noti sono Tutta la terra canti a DioQuanta sete nel mio cuore e Noi canteremo gloria a te.

Venerdì 16 Luglio 2021 Festa della Madonna del Carmine in S. Stefano a Reggio Emilia

Programma Venerdì 16 Luglio 2021 Festa della Madonna del Carmine in S. Stefano a Reggio Emilia 

Ore 10,30 S. Messa con preghiera di consacrazione

Dalle ore 15 alle 18 Adorazione Eucaristica

Alle 18,45 Recita dell’Inno Akatistos

Ore 19 S. Messa Solenne

presieduta da don Gianni Manfredini

Confessioni: ore 9-12 e 15-18.30.

Durante tutta la giornata sarà possibile rinnovare l’iscrizione!

 

 

Invito in S. Stefano a Reggio Emilia per la Confraternita del Santo Scapolare della Madonna del Carmine 16 Luglio 2020

Come è tradizione, Giovedì  16 luglio 2020, nella chiesa parrocchiale cittadina di Santo Stefano sarà celebrata con particolare solennità la festa della Madonna del Carmelo. Un ruolo notevole nella diffusione del culto mariano in città ebbero i Carmelitani, dapprima presenti nell’Ospedale di Santa Maria Nuova, poi nella Commenda Gerosolimitana di Santo Stefano, dove portarono nel sec. XVIII la statua lignea raffigurante la Madonna del Carmelo, ancora oggi esposta nell’abside dell’antica chiesa. In Santo Stefano è presente da secoli la “Confraternita del Santo Scapolare della B.V. del Carmine”.

Giovedì 16 Luglio, al mattino, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 11.00 (presiede don Vasco Rosselli) e conclusa dalla recita dell’atto di consacrazione alla Madonna.

Nel pomeriggio alle 18.45 recita dell’inno “Akathistos”, a cui seguirà alle 19.00 la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo emerito Mons. Adriano Caprioli.

Giovedì 16 Luglio 2020 in Santo Stefano Festa  della Madonna del Carmelo

Lo Scapolare

Segno della spiritualità Carmelitana oggi

Molti battezzati indossano – spesso con una punta di sano orgoglio – lo Scapolare della Madonna del Carmelo.
Molti altri lo conoscono per averlo visto sulle spalle di qualche persona cara o amica.
Molti, forse, si saranno chiesti il senso di quest’oggetto, che sa d’antico, sì, ma soprattutto dice convinzione, gioia di vivere gli impegni battesimali, amore verso Maria, madre di Gesù e madre nostra.
Le origini dello Scapolare affondano le radici nell’uso medievale di rivestire dell’abito religioso o di parte di esso chi desiderasse condividere i benefici spirituali di un’Ordine, seguendone la spiritualità.
Quest’uso, evidentemente legato alla mentalità medievale assai più concreta della nostra, si è diffuso in tutto il mondo cristiano, anche nei secoli successivi.
Si è arricchito di contenuti e modalità espressive, al punto che oggi in tante parti del mondo è la stessa cosa dire Madonna del Carmine o Madonna dello Scapolare.

Un po’ di storia…
Lo Scapolare, o “Abitino”, è composto da due pezzi di stoffa marrone legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da cui il nome).
Nato come parte dell’abbigliamento dei contadini e poi dei religiosi, era in pratica un grembiule usato per non sporcare l’abito.
Ben presto, per i Carmelitani, diventò il simbolo della protezione materna di Maria, quasi la sintesi di tutti i benefici da lei ottenuti.
Perciò iniziarono a considerare lo Scapolare come parte essenziale dell’abito, l’abito stesso; e l’abito era segno della vita che si conduceva, espressione esterna di ciò che si è.
Inizialmente però, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca, considerata il “segno esterno” dell’abito, ma non lo Scapolare, perché, altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate o monaca a tutti gli effetti. Con l’andar del tempo la proibizione cadde e lo Scapolare fu dato a tutti, soprattutto nella sua forma ridotta.
Due elementi contribuirono in modo decisivo all’affermazione dell’Abitino come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i devoti: la promessa della morte in stato di Grazia, legata alla “leggenda” della visione di S. Simone Stock, e quella della pronta liberazione dalle pene del Purgatorio, legata alla cosiddetta “Bolla sabatina”.
Al di là della storicità dei due fatti, bisogna dire che le promesse trovano conferma, non solo nel Magistero successivo dei pontefici e della Chiesa che ne ha accettato, purificandole e correggendole, le implicazioni, ma anche nel loro stesso senso teologico.
In realtà le promesse confermano e sottolineano ciò che la fede cristiana ha da sempre affermato: chi vive secondo gli impegni battesimali, morirà nella piena comunione con Dio, nella sua Grazia e giungerà presto a goderne l’eterno abbraccio.
La protezione materna di Maria non fa che rendere più sicuro il comune cammino verso la santità.
Nel ‘600 dunque l’identificazione Madonna del Carmine-Madonna dello Scapolare può dirsi conclusa: la confraternita dello Scapolare soppiantò ben presto tutte le altre variamente collegate al titolo del Carmelo; così come l’iconografia mariano-Carmelitana preferì i temi del dono dell’Abitino e della liberazione delle anime dal Purgatorio.
La stessa festa del 16 luglio, nata in Inghilterra nel XIV secolo per celebrare la protezione e i benefici di Maria, divenne ben presto la festa dell’intero Ordine e fu popolarmente conosciuta come la festa dello Scapolare.

Un segno ricco di contenuti
Tutto questo non fu un fatto di scarsa rilevanza, ma coinvolse larghissime fasce del popolo cristiano: lo Scapolare e i suoi valori vennero infatti recepiti come una naturale espressione della pietà popolare, che ne restò a sua volta influenzata.
L’Abitino fu usato infatti come veicolo di valori cristiani essenziali: chi avesse voluto entrare nella Confraternita o nel Terz’Ordine avrebbe dovuto accettare uno stile di vita veramente conforme al Vangelo.
La formazione, la vita sacramentale, la preghiera e l’ascesi, dovevano condurre la persona all’unione con Dio e trovare necessaria espressione e verifica nella concretezza della carità, sia verso i confratelli che verso gli esterni.
Non era possibile indossare l’abito di Maria solo per “garantirsi” un posto in Paradiso!
Se poi tutto ciò non ha retto all’urto delle tempeste abbattutesi sulla Chiesa e dunque anche sul Carmelo tra il ‘700 e l’800, non vuol dire che lo Scapolare fosse un segno vuoto, puramente esteriore.
Piuttosto va detto che il nostro secolo ha ereditato forme che non sempre è riuscito a tradurre in termini vitali.
Forse siamo giunti ad un punto in cui è possibile tentare un recupero, tutt’altro che sterilmente archeologico.
Non si tratta infatti di risuscitare un oggetto ormai lontano dalla sensibilità comune, ma di dare espressione e corpo ai contenuti validi e vitali della pietà popolare in modo da proporre ancor oggi, come si è fatto per secoli, un’occasione di santificazione e di vita realmente e profondamente cristiana.
Oggi vanno indubbiamente tenuti in considerazione alcuni temi centrali, legati da sempre allo Scapolare: per esempio la comunione con Dio, la consacrazione a Lui attraverso Maria, il valore “sacramentale” e quello escatologico dell’Abitino.
Lo Scapolare è infatti un “sacramentale”, cioè un segno che ricorda e attua una realtà spirituale secondo la misura di fede di chi lo indossa.
È segno di affiliazione ad un’Ordine religioso cristocentrico e mariano, dunque indica l’appartenenza alla grande famiglia Carmelitana e la condivisione della sua spiritualità.
Non ci si fa santi da soli: solo il sapersi membri di un popolo in cammino consente di incontrare e sperimentare la pienezza della comunione divina.
Così pure l’Abitino è segno di consacrazione a Maria ed esprime la nostra volontà di camminare con lei, accompagnati e sorretti dalla sua mano materna, verso la pienezza di comunione, verso la “vetta del monte, che è il Signore Gesù”.
Ma è anche il segno della protezione e della difesa che Maria opera nella vita del cristiano. Inoltre proprio perché un “sacramentale”, lo Scapolare ci ricorda e ci aiuta a crescere nel personale rapporto con Maria, madre di Gesù e della Chiesa.
La tradizione Carmelitana ha guardato Maria da diverse prospettive, a tutt’oggi ancora attuali, che possono essere comunicate, spiegate e insegnate, perché anche altri possano trarne beneficio spirituale. Maria è stata vista come Madre, Sorella, Vergine purissima, Patrona, Profeta…
Le promesse tradizionalmente legate allo Scapolare sono da considerare nel loro indubbio valore escatologico: siamo incamminati verso un futuro di comunione, di pace e di gloria, che va però costruito giorno dopo giorno nell’oggi della vita intessuto di sacrificio, preghiera continua, carità operosa e attenta.
Il Carmelitano, rivestito dell’abito di Maria, è capace come lei di “conservare tutte le cose meditandole nel suo cuore” (cfr. Lc 2, 19.51).
Il Carmelitano sa essere profeta e stando accanto ai fratelli sa indicare loro la direzione e la meta verso cui cammina la storia della Salvezza.

Quale messaggio di spiritualità
Ancor’oggi si possono vedere numerosi fedeli, talvolta un fiume, che soprattutto in certi momenti particolari, come a ridosso della festa del Carmine, chiedono di poter ricevere l’Abitino.
Talvolta, è vero che alcune persone sono motivate da ragioni superficiali e l’imposizione dello Scapolare o l’indossarlo finiscono col diventare gesti al limite della superstizione.
Ma questo è sempre stato uno dei limiti della pietà popolare, la quale perciò dev’esser continuamente aiutata a crescere, purificandosi di quanto non è autentico atto di fede.
Ricevere lo Scapolare non è un rito di ripetizione meccanica (al limite del magico), ma un momento di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, può diventare l’occasione anche per una breve catechesi sui valori fondamentali della spiritualità Carmelitana ed espressi dallo Scapolare.
Così anche gli impegni di preghiera e ascesi personale legati al suo uso sono i mezzi di incontro con il Signore, utili a favorire quell’unione con Lui per mezzo di Maria.
Non dovrebbero mai venir disgiunti dall’impegno per una qualche forma di servizio: non si dà autentica vita cristiana senza carità fraterna!
Il passato ha formulato espressioni diverse di preghiera legate allo Scapolare a ai suoi valori. Basti ricordare i diversi momenti e forme di preghiera propri della tradizione Carmelitana: i mercoledì solenni, il sabato, le “Allegrezze”, i sette Pater-Ave-Gloria, le novene…
Sono tutti modi per favorire una preghiera comunitaria ricca di contenuti e valori essenziali per chiunque voglia vivere il Vangelo con l’aiuto della spiritualità Carmelitana.
Oggi sono state pensate forme nuove, più consone alla sensibilità e alla cultura attuali, anche se in continuità col passato.
Analogo discorso vale per le prescrizioni ascetiche: tra queste la virtù della castità secondo il proprio stato, oggi apparentemente in crisi, per sviluppare in sintonia con lo Spirito tutta la carica di amore, autenticamente umano, di cui ogni persona è capace.
Lo Scapolare, allora non è una forma di devozionismo, ma una modalità attualissima di vivere il Vangelo in ogni sua prospettiva.
Ancora una parola sulla dimensione comunitaria suscitata dallo Scapolare; se è segno di appartenenza ad una famiglia dovrà necessariamente ricondurre ad essa.
Oggi purtroppo chi riceve l’Abitino lo fa quasi sempre in modo “privato”, ma nella Chiesa non c’è proprio nulla di privato, ma “tutto era in comune fra loro” (At 2, 44).
Le antiche confraternite assolvevano bene al compito di collegamento tra gli ascritti e garantivano l’esecuzione dei diversi impegni.
Da quando furono spazzate via dalle varie soppressioni del secolo passato, non si è più stati capaci di creare strutture a misura d’uomo, capaci di far incontrare le persone e farle sentire in comunione, animate dai medesimi atteggiamenti.
Oggi viviamo in un tempo in cui i collegamenti non dovrebbero essere un problema, non mancano certo i mezzi per far giungere a distanza un messaggio.
Così pure non dovrebbe essere impossibile, e in alcune zone già si fa, creare occasioni d’incontro per persone che si rifanno alla spiritualità Carmelitana per giornate o momenti di preghiera, formazione e condivisione.
Forse è giunto il momento di riscoprire il valore della Famiglia Carmelitana, alla quale appartengono i Frati, le Monache, i Terziari, le Suore, ma specialmente tutti i battezzati che indossano lo Scapolare.
Ogni giorno la preghiera comune, gli uni per gli altri, crea un legame inscindibile e forte, che ci unisce profondamente tra noi e con Dio. I Frati Carmelitani, ogni mercoledì, celebrano la s. Messa per coloro che indossano lo Scapolare o si trovano in Cielo, sotto il manto di Maria, per contemplare il volto di Dio.
Affidano al Signore i malati, i sofferenti; lo ringraziano perché in Maria Egli compie innumerevoli miracoli di guarigione corporale e spirituale.
Ma tutto questo non basta: serve anche la tua preghiera, perché i membri della Famiglia sono uniti solo attraverso l’Amore verso Dio e si riconoscono tra loro attraverso il semplice uso di indossare un pezzetto di stoffa marrone.

fonte: https://carmelit.org/lo-scapolare/

 

FESTA DELLA MADONNA DEL CARMNE IN SANTO STEFANO Domenica 21 Luglio 2019 con triduo di preparazione

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Domenica 21 luglio 2019, sarà celebrata in Santo Stefano (Reggio Emilia) la festa della Madonna del Carmine.

PROGRAMMA

Triduo di preparazione

Giovedì 18 luglio, venerdì 19 luglio e sabato 20 luglio 2019 durante la Messa delle ore 19.00 in S. Stefano.

Domenica 21 Luglio 2019 Alle ore 10.00 Santa Messa presieduta dal parroco don Daniele Casini

Durante la celebrazione eucaristica ricordo per don Fabrizio Crotti, con qualche giorno di anticipo rispetto alla data del primo anniversario (30 luglio 2018).

Alle ore 18.30 preghiera dell’Akathistos, a seguire i Vespri solenni presieduti da don Vasco Rosselli.

Alle 20 nel cortile dell’oratorio cena con la comunità parrocchiale e gli ospiti

La chiesa di S. Stefano resterà aperta per accogliere i fedeli, i devoti e i membri della Confraternita della B.V. del Carmelo.

Statua lignea Madonna del Carmelo sec. XVIII

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

In S. Stefano Reggio Emilia festeggiata la Madonna del Carmelo: una guida materna per incontrare Dio

Festa Carmelo 2016 Reggio Emilia Santo Stefano
Mons. Caprioli ha presieduto la celebrazione; concelebrano don Fabrizio Crotti, don Danile Casini, Don Vasco Rosselli

L’Unità Pastorale dei “Santi Crisanto e Daria” di Reggio Emilia ha vissuto il 16 luglio 2016 un momento intenso di comunione nella festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, istituita in ricordo dell’apparizione mariana che avvenne il 16 luglio 1251 all’allora generale dell’Ordine carmelitano, l’inglese Simone Stock, sul Monte Carmelo in Galilea. Durante l’apparizione, San Simone, che chiedeva alla Vergine di concedere un privilegio ai Carmelitani, ricevette uno scapolare, detto anche “Abitino”, e la rivelazione di privilegi connessi alla sua devozione.

Don Fabrizio Crotti ha presieduto  le Sante Messe  celebrate alle ore 10.00 e 11.30 e concluse dalla recita dell’atto di consacrazione alla Madonna.

Nel pomeriggio alle 18.45 la recita dell’inno Acatistos, e alle 19.00 la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo emerito mons. Adriano Caprioli circondato dalla presenza degli ultimi tre Parroci di S. stefano, don Vasco Rosselli, Don Fabrizio Crotti e don Daniele Casini.

Nel corso della Santa Messa la comunità parrocchiale di Santo Stefano ha  i 100 anni della maestra Anna Maria Lindner, consorella della confraternita e per tantissimi anni impegnata nella parrocchia cittadina.

La Festa (nel commento della biblista suor Maria Anastasia di Gerusalemme, priora del Monastero delle Carmelitane di Ravenna, al microfono di Marina Tomarro di Radio Vaticana)  è una tradizione che ha radici molto lontane e molto profonde. Possiamo dire che sono le radici stesse che riscopriamo nella Divina Scrittura: tutto il Carmelo – questa grande spiritualità e questa grande esperienza di incontro con Dio; e poi questa grande famiglia che è nata ha una connessione vitale proprio con le Scritture, con la Parola di Dio, per il fatto che il Carmelo ha la sua origine nella terra di Israele, nella terra del Signore, nella terra in cui la Parola di Dio ha risuonato in maniera viva, in maniera diretta. E proprio dentro questo dialogo e dentro questa storia, Maria ha un posto tutto speciale e tutto particolare: i nostri primi padri, gli eremiti che si sono installati sul Carmelo per vivere la loro vita di preghiera, hanno proprio fatto la scelta fortissima di porre Maria al centro di questa loro esperienza spirituale e di vita. Anche in Europa, dunque, questo rapporto di amicizia e di amore con Maria ha continuato a crescere. I Carmelitani si sono rivolti alla loro Madre per chiedere a Lei un segno forte e tangibile di aiuto: e il segno è il segno meraviglioso e bellissimo dello Scapolare. Qui emerge la figura di San Simone Stock, il priore generale dell’Ordine, che ha ricevuto in una visione la visita di Maria e il dono dello Scapolare.

E’ una tradizione, è una devozione mariana molto diffusa in tutto il mondo: dal Brasile all’Africa, all’America, all’America del Sud; anche in Italia, soprattutto in Sicilia ci sono delle comunità di Terziari – quindi laici carmelitani – molto fiorenti; ma pensiamo anche al Carmine Maggiore di Napoli, alla Calabria… Non si finirebbe mai di fare l’elenco dei luoghi, delle situazioni, delle comunità cristiane che sono visitate e che sono animate da questa devozione alla Vergine del Carmelo e quindi allo Scapolare.

Il messaggio fondamentale, che sta al cuore di questa devozione e di questo dono dello Scapolare, è il messaggio della presenza, presenza nel senso di relazione, perché Maria si offre come strada possibile da percorrere per arrivare ad una relazione molto forte, molto profonda e intima con Dio, perché il Carmelo – in definitiva – offre proprio la spiritualità della relazione, dell’incontro con Dio: una relazione con il Signore che passa, in modo particolare, attraverso la Sacra Scrittura. Quindi se una persona, una comunità cristiana si abitua a vivere la relazione con Dio in questo modo, le persone – coinvolte in questa esperienza di fede – diventano capaci anche di vivere le relazioni in modo più vero e più vivo. E’ proprio una scuola di relazione il Carmelo: la preghiera nel Carmelo diventa veramente una porta di ingresso nelle relazioni più vere e più vive ed è proprio di relazioni, di incontro e di comunione che il nostro mondo ha bisogno. E’ questo che noi vogliamo annunciare.

a cura di Giuseppe Serrone

 

Novena B.V.M. del Carmelo in Santo Stefano

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Ha avuto inizio in Santo Stefano la Novena di preparazione alla Festa del 16 Luglio 2013 della B.V.M del Carmelo…

Ogni giorno in Santo Stefano fino al 15 Luglio: ore 18,30 Santo Rosario; ore 19 Santa Messa…

Il 16 Luglio S. Messe ore 9; 11; 19; Il 16 luglio la S. Messa delle ore 19 sarà presieduta da Mons. Marmiroli Vicario Generale della Diocesi. La Messa sarà preceduta alle 18,45 dalla recita dell’Inno  Akathistos.