«Per il prete la comunione – specie con il vescovo e gli altri sacerdoti – diventa una priorità assoluta: è come l’aria che respiriamo, senza di essa oggi non si regge». Lo ha detto il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, presidente della Conferenza episcopale del Triveneto (Cet), chiudendo la due giorni della Conferenza regionale al Cavalli- no di Venezia della Cet dedicata a «Le diocesi si interrogano su come promuovere le condizioni per vivere in modo pieno il ministero presbiterale ». La relazione introduttiva è stata di don Erio Castellucci, docente della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, che ha indicato ai vescovi, tra gli obiettivi dell’attività pastorale, anche quelli di vivere nella logica evangelica della carità anche al di là dei risultati e delle possibili delusioni, favorire la stima reciproca, riconoscere con gratitudine la ricchezza e i tesori presenti nei preti di queste regioni.
«Anche per il prete, come per il cristiano e per ogni uomo – ha affermato Scola – è centrale la questione dell’unità della persona. Senza un’esperienza di unità dell’io non si cresce, ci si involve e non si impara da nessun rapporto e dalla realtà, non si comunica nulla e non si comunica in modo persuasivo » . « Il ministero del sacerdote – perché non si funzionalizzi o diventi prigioniero del ruolo – deve essere sempre saldamente radicato nella vita della comunità ecclesiale – ha affermato ancora Scola – che è luogo documentato e visibile di comunione ». I vescovi hanno eletto il nuovo vicepresidente della Cet, monsignor Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia. Si è inoltre proceduto alla firma della dichiarazione d’intenti tra Conferenza episcopale del Triveneto e Superiori e Maggiori degli Istituti di vita consacrata (Cism e Usmi) presenti e operanti nell’ambito della Regione ecclesiastica Triveneto. (avvenire)