L’arte trascurata dalla scuola di oggi: imparare a memoria

Imparare a memoria: perché è utile - Starbene

Si impara ancora “a mente” in qualche scuola elementare italiana, prima delle vacanze di Natale, la poesia di Angiolo Silvio Novaro sulla Santa Notte, sul rifugio di Giuseppe e Maria in una stalla di Betlemme dove nascerà il Salvatore? Affettuose e orecchiabili, piacevano molto ai bambini di un tempo; e alle loro maestre e a qualche maestro: «Consolati, Maria, del tuo pellegrinare…». Ce n’era una anche sull’anno nuovo? «O anno nuovo che ti affacci / calpestando i lisi stracci / dell’anno ch’è morto, vieni!». E la più letta di tutte era quella sulla “pioggerellina di marzo” che annunciava la primavera; insieme a quella su san Francesco e il lupo: «Viveva un dì, narra un’antica voce, / vicino a Gubbio un lupo assai feroce…». L’abitudine di fare imparare a memoria poesie considerate strumenti educativi indiretti o diretti, credo si sia persa da tempo, e uno dei motivi per apprezzare il ricordo di Gianni Rodari fu proprio quello di avere ridato nuova vita a quella storia, tornando a quella tradizione; e si potrebbe anche dire che Rodari è stato un indiretto allievo di Novaro, il poeta ligure (1866-1938) che si fece una specialità dei versi facili da imparare a memoria anche per i bambini più piccoli, per i primi anni delle scuole elementari. Le raccolte di Novaro andavano a ruba non solo nella scuola, ed erano versi spesso banali ma sempre “caldi” e facili da ricordare, sì che ancora oggi più generazioni di italiani li ricordano. A cavallo, diciamo, tra Pascoli e Gozzano, Novaro era però bravo a parlare ai lettori tra i sei e i dieci anni, un pubblico che seppe conquistare senza mai ruffianeggiare. Altri suoi versi venivano talvolta proposti nelle aule di un tempo, su Garibaldi e sulle sue imprese. Novaro venerava “l’eroe dei due mondi” ma il suo amor di patria fu messo a dura prova quando, nella Prima guerra mondiale, un figlio gli morì al fronte. Imparare versi a memoria era considerato un tempo un esercizio fondamentale sotto tanti aspetti, e il fatto che, ancora in tanti, tanti versi ricordiamo delle poesie apprese allora, spesso anche ardue e importanti man mano che si cresceva d’età e dalle elementari si passava alle medie o alle “scuole d’avviamento professionale”, significa che non tutto della scuola di eri era da buttare, e che certe tradizioni potrebbero ancora, “aggiornate”, avere un senso, a scuola e nell’età adulta – di fronte alla prosa di tutti i giorni, e a quella, così “sgraziata”, degli scrittori e giornalisti più noti e aggressivi, e in assenza di poeti nostri amati dai grandi e tanto meno dai piccoli…

Avvenire

Scuola, dal Ministero risorse per 32 istituti comprensivi del Parco nazionale e Riserva di Biosfera

Tra gli istituti che hanno espresso la loro candidatura con i relativi progetti, nella nostra provincia sono l’Istituto Comprensivo di Albinea, il Toschi Baiso Viano, quello di Casina Carpineti, di Bismantova, il Foscolo Toano, l’Ariosto Busana e quello di Villa Minozzo.

Risorse per le scuole, dall’infanzia alle secondarie di primo grado, nella Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano. Sono 32, infatti, le istituzioni scolastiche di Reggio Emilia, Modena, Parma, Lucca, Massa Carrara e La Spezia (le sei province della Riserva Mab Appennino che insiste su Emilia, Toscana e Liguria), che hanno presentato progetti, per un valore complessivo di 196mila euro, nell’ambito del bando emanato dal Ministero dell’Ambiente denominato “Siti naturali Unesco e Zone economiche ambientali (Zea) per l’educazione ambientale”.

I fondi saranno destinati agli studenti degli istituti comprensivi delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado site in Parchi nazionali, siti Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco e nelle Riserve della Biosfera del Programma Man and the Biosphere Unesco.
“Siamo soddisfatti che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica riconosca le Riserve di Biosfera e i Parchi nazionali quali punti di riferimento sui territori per promuovere progetti di educazione alla sostenibilità nelle scuole, avviando processi virtuosi di partecipazione e proficui scambi istituzionali – spiega Fausto Giovanelli, coordinatore della Riserva Mab Appennino tosco-emiliano -. Si dimostra, ancora una volta, l’estremo valore dell’essere Riserva di Biosfera, in particolare in chiave educativa. Come Parco nazionale dell’Appennino, in tempi estremamente ristretti, abbiamo emanato una manifestazione di interesse che ha avuto un ottimo riscontro da parte degli istituti comprensivi tra gli 80 comuni della nostra Riserva di Biosfera.

Natascia Zambonini, responsabile dei progetti di educazione ambientale del Parco Nazionale dell’Appennino

Ai dirigenti scolastici e ai loro collaboratori un apprezzamento per avere colto pienamente gli obiettivi per lo Sviluppo sostenibile dell’Onu in particolare sulla qualità dell’educazione, sostenibilità e contrasto al cambiamento climatico”.
“Complessivamente – dettaglia Natascia Zambonini, responsabile dei progetti di educazione ambientale del Parco Nazionale dell’Appennino – abbiamo raccolto e candidato due macro interventi, uno destinato alle scuole del Parco e uno alle scuole della Riserva di Biosfera per un totale di 32 progetti ideati in partnership di altrettanti istituti scolastici, per un valore complessivo di 196.000 euro, che, in caso di finanziamento, saranno interamente dedicati alle attività di educazione alla sostenibilità delle scuole.

Il bando promuove lo studio e l’approfondimento principalmente di tre ambiti educativi. Uno legato alla tutela e valorizzazione della biodiversità, degli habitat e degli ecosistemi: comportamenti per la salvaguardia di specie animali e vegetali. Il secondo incentrato su rifiuti e raccolta differenziata: comportamenti attenti e responsabili a beneficio dell’ambiente e del territorio. Il terzo mirato su cambiamenti climatici ed energie rinnovabili: azioni necessarie a contrastare il cambiamento climatico e ridurre i rischi per l’ambiente e le persone. È una vera progettazione partecipata, attuata in partnership con i referenti di ciascuna scuola, con i dirigenti scolastici, Parco nazionale dell’Appennino, le due Marco aree Emilia Centrale ed Emilia Occidentale, con il supporto dei relativi CEAS”.

GLI ISTITUTI CHE HANNO ESPRESSO LA LORO CANDIDATURA CON I RELATIVI PROGETTI

La Spezia: Istituto Comprensivo di Ortonovo.
Lucca: Istituto Comprensivo Pascoli Barga, Istituto Comprensivo Castelnuovo di Garfagnana, Istituto Comprensivo Castiglione di Garfagnana, Istituto Comprensivo Coreglia, Istituto Comprensivo Piazza Al Serchio.
Massa Carrara: Direzione didattica Aulla, Istituto Comprensivo Baracchini Villafranca-Bagnone, Istituto Comprensivo Cocchi Licciana e Comano, Istituto Comprensivo Ferrari – Pontremoli Filattiera, Istituto Comprensivo Moratti Fivizzano, Istituto Comprensivo Bonomi, Istituto Comprensivo Tifoni.
Parma: Istituto Comprensivo Malerba – Fornovo Taro, Istituto Comprensivo Malaguzzi Felino, Istituto Comprensivo Guatelli Collecchio, Istituto Comprensivo Corniglio, Istituto Comprensivo Langhirano, Istituto Comprensivo Neviano degli Arduini, Istituto Comprensivo Medesano, Istituto Comprensivo Montalcini di Noceto.
Reggio Emilia: Istituto Comprensivo Albinea, Istituto Comprensivo Toschi Baiso Viano, Istituto Comprensivo Casina Carpineti, Istituto Comprensivo Bismantova, Istituto Comprensivo Foscolo Toano, Istituto Comprensivo Ariosto Busana, Istituto Comprensivo Villa Minozzo.
Modena: Istituto Comprensivo Montefiorino, Istituto Comprensivo Lama Mocogno, Istituto Comprensivo Montecuccoli, Direzione didattica Pavullo nel Frignano.

stampareggiana.it

Università: 300 milioni per gli alloggi degli studenti

Le condizioni economiche non possono essere un ostacolo alla crescita degli studenti.

Studente fuori sede, cerchi una stanza in affitto? Scopri il mondo Unicusano

Per questo accanto al considerevole aumento dei posti letto legati al Pnrr, con la legge di bilancio 2023 mettiamo a disposizione ulteriori 300 milioni di euro per gli alloggi. Inoltre, per sostenere gli affitti degli studenti fuorisede iscritti alle università statali, vogliamo istituire per il prossimo anno un fondo analogo a quello del 2021, che dovrebbe coprire una platea di 10mila beneficiari». Lo ha annunciato il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in riferimento all’interpellanza urgente discussa ieri mattina alla Camera sui temi del diritto allo studio universitario.

Istruzione. Meno iscritti a scuola, ma è boom di abbandoni e Neet

Negli ultimi cinque anni gli alunni sono calati di oltre 400mila unità. Dispersione record al 12,7%, mentre chi non studia e non lavora è a quota 23,1%: primato europeo
Un'aula vuota: così sarà la scuola italiana a causa dell'inverno demografico

Un’aula vuota: così sarà la scuola italiana a causa dell’inverno demografico – Siciliani

Avvenire

Nell’Italia impaurita e malinconica fotografata dal Rapporto del Censis, la scuola è tra le agenzie che più stanno soffrendo soprattutto a causa degli alti tassi di abbandono e dell’inverno demografico che svuota le aule. Soltanto negli ultimi cinque anni, gli alunni sono calati di oltre 400mila unità (403.356 per l’esattezza), passando da 8,6 a 8,2 milioni. Per il momento, la dinamica demografica negativa si riflette soprattutto sulle scuole dell’infanzia (-11,5% di iscritti nel quinquennio) e sulla primaria (-8,3%). Immatricolazioni in calo anche nelle università: nell’anno accademico 2021-2022 si è assistito a una contrazione delle iscrizioni del 2,8% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti si tratta di 9.400 studenti in meno circa.

«Aule desertificate dallo tsunami demografico»

«In base alle previsioni demografiche – si legge nel Rapporto del Censis – si prefigurano aule scolastiche desertificate e un bacino universitario depauperato». Nel medio-lungo termine, le previsioni sono tutt’altro che favorevoli. Già tra una decina d’anni, infatti, la popolazione tra i 3 e i 18 anni scenderà dagli attuali 8,5 milioni a 7,1 milioni e tra vent’anni, nel 2042, potrebbe ridursi a 6,8 milioni, con una perdita secca di 1,7 milioni di individui rispetto ad oggi. Un vero e proprio «tsunami demografico» per i ricercatori sociali del Censis, secondo cui nel 2032 la popolazione tra i 6 e i 13 anni (primaria e secondaria di primo grado), calerà di quasi 900mila persone. Nel decennio successivo, l’inverno demografico aggredirà pesantemente anche la scuola secondaria di secondo grado, con un taglio secco di 726mila ragazzi tra i 14 e i 18 anni al 2042. Ancora più pesante sarà, tra vent’anni, il bilancio demografico per la fascia d’età compresa tra i 19 e i 24 anni: -760mila persone rispetto ad oggi. «A parità di propensione agli studi universitari – avverte il Censis – si conterebbero 390mila iscritti e 78mila immatricolati in meno rispetto ad oggi».

Valditara: «I plessi non caleranno»

Nonostante il calo delle nascite, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, rassicura le famiglie: a fronte di un taglio di 700 scuole in quanto “istituti giuridici”, i plessi rimarranno invariati. «Sono 40.466 e rimarranno 40.466 – ha sottolineato Valditara –. Gli studenti continueranno ad andare negli stessi luoghi fisici con gli stessi laboratori, le stesse aule, le stesse strutture».

La dispersione avanza…

La scuola italiana, però, non è alle prese soltanto con il calo delle iscrizioni provocato dalle nascite sempre più scarse, ma anche con un ancor elevato tasso di dispersione. I giovani 18-24enni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione, si legge nel Rapporto, sono il 12,7% a livello nazionale e il 16,6% nelle regioni del Sud, contro una media europea di dispersione scolastica che si ferma al 9,7%. E ancora. Mediamente nei Paesi dell’Unione europea la quota di 25-34enni con il diploma è pari all’85,2%, in Italia al 76,8% e scende al 71,2% nel Mezzogiorno. È inferiore alla media europea anche la percentuale di 30-34enni laureati o in possesso di un titolo di studio terziario: il 26,8% in Italia e il 20,7% al Sud, contro una media Ue del 41,6%.

… e anche i Neet

«Il nostro Paese – ricorda il Censis – detiene anche il primato europeo per il numero di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano: il 23,1% dei 15-29enni a fronte di una media Ue del 13,1%. Ma nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza sale al 32,2%».
Non va meglio nemmeno sul versante dell’integrazione degli alunni di nazionalità non italiana, che nell’anno scolastico 2021-2022 erano 872.360 (+0,8% rispetto all’anno precedente). Secondo un’indagine effettuata su più di 1.400 dirigenti scolastici, nelle scuole a elevata presenza di stranieri (oltre il 15%) solo il 19,5% dei presidi ritiene il livello di integrazione del tutto soddisfacente e solo per il 35,5% negli ultimi tre anni non si è verificata alcuna criticità.

Manca la «coesione sociale»

Questi fenomeni sono strettamente legati alla scarsa «coesione sociale» osservata nei territori. Quella italiana è una società «senza», come l’hanno ribattezzata i ricercatori del Censis. In questo caso, una società senza coesione sociale con una scuola e un’università senza studenti. Al fondamento di questo andamento negativo c’è la «mappa delle nuove fragilità sociali» che, al primo posto, vedono le famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta: sono più di 1,9 milioni (il 7,5% del totale), cioè 5,6 milioni di persone (il 9,4% della popolazione: 1 milione di persone in più rispetto al 2019). Di queste, il 44,1% risiede nel Mezzogiorno. Si tratta, spiega il Censis, di individui impossibilitati ad acquistare un paniere di bene e servizi giudicati essenziali per uno standard di vita accettabile. Tra questi rientra, senz’altro, anche garantire un percorso scolastico lineare ai figli.

Scuola, iscrizioni dal 9 al 30 gennaio solo online: ecco come fare

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha inviato la nota a tutti gli istituti e fornirà informazioni utili sul sito Scuola in chiaro
Una lezione in una scuola superiore

Una lezione in una scuola superiore – Ansa

Si apriranno alle 8 di lunedì 9 gennaio le iscrizioni alle classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di primo e secondo grado per l’anno scolastico 2023/2024. Le domande dovranno essere inoltrate attraverso il servizio “Iscrizioni online” disponibile sul sito del Ministero. L’abilitazione al servizio sarà disponibile per le famiglie a partire dal 19 dicembre.

La procedura, esclusivamente online, si chiuderà alle 20 del 30 gennaio 2023. «Le iscrizioni online – si legge in una nota del Mim – riguarderanno anche i percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni e le scuole paritarie che, su base volontaria, aderiranno alla procedura telematica. La domanda resta cartacea per la scuola dell’infanzia».

Informazioni dettagliate sulle scuole sono reperibili sul sito Scuola in chiaro: un QR Code dinamico associato ad ogni scuola fornirà tutte le informazioni sulle strutture, l’offerta formativa, le attrezzature e confronterà alcuni dati con quelli di altre istituzioni scolastiche del territorio.

«Si potrà presentare una sola domanda di iscrizione per ciascun alunno/studente – specifica la nota del Ministero dell’Istruzione e del Merito – ma si potranno indicare fino ad altre due preferenze nel caso in cui la scuola scelta avesse un esubero di richieste rispetto ai posti disponibili. Il sistema “Iscrizioni online” avviserà le famiglie in tempo reale, a mezzo posta elettronica e tramite l’app IO, dell’avvenuta registrazione e consentirà di seguire l’iter della domanda di iscrizione».

“Per la pace. Con la cura”. Studenti e insegnanti della Rete scuole di pace incontrano papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Seimila studenti, insegnanti e dirigenti scolastici della Rete nazionale delle scuole di pace lunedì 28 novembre incontreranno papa Francesco in Vaticano, nell’aula Paolo VI per un meeting dal titolo “Per la Pace. Con la Cura”.

«La pace e la cura: due parole chiave da promuovere per superare un tempo drammaticamente segnato da tante guerre, crisi e preoccupazioni», spiegano gli organizzatori. «La pace e la cura: l’obiettivo e la via per raggiungerlo. La pace: il bene più grande che stiamo perdendo e che tutti dobbiamo imparare a ricostruire giorno per giorno. La cura della vita, degli altri, della comunità, dell’ambiente e del pianeta che dobbiamo far diventare il nostro stile di vita».

«Educazione» sarà la terza parola chiave dell’incontro. «Un’azione collettiva che deve essere urgentemente reinventata e trasformata per affrontare le sfide epocali del nostro tempo».

Le oltre cento scuole di ogni ordine e grado che parteciperanno all’incontro, provenienti da 19 regioni italiane, sono impegnate nel Programma nazionale di educazione civica e di cura delle giovani generazioni denominato “Per-la-pace. Con-la-cura” che si concluderà con una edizione speciale della Marcia della pace PerugiAssisi.
Adista

Scuola, “La Provincia che orienta”: sabato 26 novembre nuova edizione online

Per il tredicesimo anno torna l’appuntamento per gli oltre 5.000 ragazzi di terza media che devono iscriversi alle superiori: videopresentazioni di tutte le scuole e degli enti di formazione. Anche quest’anno, entro Natale, verrà consegnata agli studenti una guida cartacea con tutte le informazioni utili per conoscere le scuole reggiane e la ricca offerta formativa, curata dalla Provincia di Reggio

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REGGIO EMILIA – Il Salone dell’orientamento che da ben tredici anni accompagna gli studenti di terza media e le loro famiglie nell’importante scelta della scuola superiore alla quale iscriversi, torna sabato 26 novembre. Torna a farlo, per il terzo anno consecutivo causa emergenza sanitaria, non nella tradizionale sede dell’Università di viale Allegri – dove prima della pandemia si registravano oltre ottomila visitatori – ma ancora una volta, l’ultima si spera, sul web.

Sul sito della Provincia di Reggio Emilia (dall’home-page oppure direttamente dal link https://www.provincia.re.it/provinciaorienta) dalle 8 di sabato mattina saranno pubblicati  i video con le presentazioni di tutte le scuole superiori e tutti gli enti di formazione professionale, insieme alle principali informazioni per poter contattare le scuole e conoscere gli indirizzi, le articolazioni e i quadri orari delle diverse offerte formative presenti sul territorio. Online a anche i saluti del presidente della Provincia Giorgio Zanni e della vicepresidente Elena Carletti, nonché del dirigente dell’Ufficio scolastico XI ambito di Reggio Emilia (l’ex Provveditorato agli studi) Paolo Bernardi e – come già avvenuto nella scorsa edizione online – i video de “La Scuola raccontata dagli studenti…” che, istituto per istituto, offriranno ai ragazzi che devono scegliere l’importante punto di vista dei loro pari.

La scelta della scuola superiore è un momento importante per gli studenti, chiamati a una decisione che va ponderata con attenzione, valutando gli interessi e le potenzialità di ogni ragazzo, al fine di individuare la scuola migliore per esprimere il talento che è in ognuno di noi, assicurandone così benessere scolastico e successo formativo – sottolinea la vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, Elena Carletti – In questa provincia ci sono ottime scuole, che offrono indirizzi e curricula diversificati: conoscerli in maniera approfondita, confrontandosi con chi vi insegna, ma anche con chi vi sta studiando, è molto utile per arrivare a fare una buona scelta, quella che meglio aiuterà a intraprendere il migliore percorso educativo e formativo per ogni studente”.

Oltre al Salone dell’orientamento 2022 – che resterà per sempre disponibile sul canale Youtube della Provincia di Reggio – a ognuno degli oltre 5.195 ragazzi in uscita dalle scuole medie verrà inoltre consegnata anche quest’anno, entro Natale, una guida cartacea con tutte le informazioni utili per conoscere le nostre scuole e la ricca loro offerta formativa curata dalla Provincia di Reggio, che mette a disposizione delle famiglie anche il servizio Polaris (tel. 0522.444.855, e-mail polaris@provincia.re.it) per colloqui e consulenze orientative.

Educazione. Baturi apre l’assemblea di Fidae. Per una «scuola di prossimità»

La federazione degli istituti cattolici italiani all’udienza generale dal Papa prima di iniziare i lavori nel pomeriggio di ieri
Baturi apre l’assemblea di Fidae. Per una «scuola di prossimità»

Il saluto di papa Francesco nell’udienza generale di ieri accompagna i lavori della 77esima Assemblea nazionale della Federazione italiana delle scuole cattoliche (Fidae), iniziata nel pomeriggio con l’intervento del segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, e ospitata quest’anno nella Pontificia Università della Santa Croce. È proprio dall’auspicio del Pontefice per un riconoscimento «ad ogni livello» del «rilevante ruolo educativo e sociale» degli istituti di Fidae che pende le mosse la riflessione degli associati. D’altronde, come ha spiegato la presidente nazionale, Virginia Kaladich, «il futuro del nostro Paese riparte dai banchi di scuola e dopo due anni di emergenza sanitaria è venuto il momento di cambiare un modello che presentava delle grosse lacune per costruire una scuola a misura di ogni individuo».

Un paradigma da rinnovare attraverso la ricerca dell’identità più autentica dell’educazione cristiana, esercizio al quale ha offerto un contributo prezioso la lectio magistralis di Baturi: “La Scuola Cattolica in cammino con la Chiesa della prossimità”. Il punto di partenza è la «storica importanza» degli istituti cattolici in Italia «per la promozione delle classi sociali più emarginate». Una «responsabilità ampia», ha proseguito l’arcivescovo di Cagliari, che legittima la necessità di un dialogo con le istituzioni, ma è strettamente «collegata alla capacità di fare cultura» e «promuovere l’adesione ai valori cristiani nella Chiesa e nella società». Anche perché «la politica non può prescindere dalla cultura».Il bisogno di una «formazione autentica» è figlio del percorso sinodale, come ha ricordato ancora il presule, ma sono le famiglie a chiedere «che i propri ragazzi siano adeguatamente accompagnati nella loro evoluzione ed è particolarmente importante forgiare un paradigma culturale» che permetta «un patto educativo tra famiglie, giovani, Chiesa e comunità».

In altri termini, ha messo in chiaro il segretario generale della Cei citando Benedetto XVI, il compito dell’educatore cattolico e favorire «l’unità tra la fede, la coltura e la vita». Processo che dovrebbe iniziare in famiglia, ma i nuclei hanno bisogno di essere aiutati di fronte al mondo attuale, che alimenta una cultura invasiva, spesso in contrasto coi valori cristiani. C’è poi un altro aspetto messo in luce da Baturi ed è la connessione tra la scuola e i tre elementi individuati da papa Francesco come base per la ricerca della pace: il lavoro, il rapporto tra generazioni e l’educazione. È chiaro allora come la formazione, specie nel momento attuale, sia davvero il perno attorno cui creare una società diversa.

Certo è necessario anche che gli istituti capiscano come posizionarsi nella comunità e nei territori, anche dal punto di vista dello status istituzionale. Anche per questo i partecipanti all’assemblea hanno potuto ascoltare la relazione di Andrea Paolo Perrone, direttore del Centro Studi sugli Enti Ecclesiastici e docente dell’Università cattolica del Sacro Cuore, sulle possibilità offerte dalla riforma del Terzo settore. Un cambiamento che però comporterà diversi costi per l’accesso al regime promozionale previsto, non sempre sostenibili dalle realtà più piccole. Sono comunque incoraggianti i dati presentati in chiusura dei lavori da Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, dai quali – nonostante la pandemia – emerge una flessione minore degli indicatori sull’attività delle scuole cattoliche in Italia rispetto allo scorso anno e anzi, per alcune voci (numero di studenti nel primo grado superiore e di classi dello stesso grado), i numeri sono addirittura positivi. Segno che il Covid ha generato un bisogno di sicurezza nelle famiglie per l’educazione dei loro figli e un riconoscimento della capacità di soddisfarlo da parte degli istituti Fidae.

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