Pasqua: eppure danziamo, stringendo mani amiche e sconosciute, scorgendo nel volto di tutti i tratti del volto di lui


Nel giorno di Pasqua un’esistenza umana, vissuta nel segno di una dedizione che non conosce confini, viene ad abitare per sempre l’intimità del mistero di Dio – e la trasforma in maniera indicibile. Proprio perché Pasqua è l’evento di questa trasformazione intima di Dio, essa può essere anche la speranza che vince la pretesa del reale di essere tutto e che nulla è possibile al di fuori di esso. E lo fa, appunto, ospitandolo in sé e coinvolgendolo nella inenarrabile trasformazione che Dio vive nella risurrezione di Gesù – il Figlio amato da sempre, primo tra molti fratelli e sorelle nel corpo di carne.

Le dice Gesù: Mariam! Voltatasi, quella, gli dice: Rabbunì! Maestro.
Dice a lei Gesù: non trattenermi… (Gv 20,16-17).
E dissero l’un l’altro: non era forse il nostro cuore ardente quando parlava a noi nella via,
quando spalancava a noi le Scritture? (Lc 24,32).

Non sappiamo cosa pensare… Maria di Magdala e due dei nostri da Emmaus si sono precipitati da noi, pieni di gioia, danzando sulle note della vita di lui. Proprio oggi, mentre noi ci preparavamo a onorare un morto ci raggiungono canti di festa, passi di danza, volti che trasudano gioia e speranza.

Perché non trattenerlo? Perché sentire il cuore inebriato di gioia allo sparire di lui? Perché la luce di questo mattino di festa è così gentile e discreta da apparire l’abbaglio di una follia? E continuiamo a essere senza parole – se non fosse per Maria e per i due di Emmaus non avremmo nullla da dire, saremmo ancora rinchiusi nel nostro sconforto a temere per noi, anziché a gioire per lui.

C’è qualcosa di insondabile nella gioia di Maria e in quella dei due dei nostri: è come se avvessero incontrato ciò che non scambierebbero con nulla al mondo, qualcosa che non si corrompe e rimane per sempre fedele compagno dei nostri giorni – qualsiasi cosa succeda.

Per la prima volta nella nostra vita, la mancanza ci appare in una luce diversa – non come il peso insopportabile di ciò che non potremmo mai ottenere, ma come uno spazio aperto in cui far abitare e riposare la vita.

Una radura senza nulla in cui trovano posto i nostri desideri, le nostre attese, i nostri dolori, le nostre domande, l’ansia che ci attanaglia, e quella speranza che non osavamo confessare neanche a noi stessi.

E passeggiamo in questa radura dove tutto manca perché tutto possa essere ospitato per sempre. Non solo il nostro, non solo noi, ma quello di tutti attraverso i secoli, le vite e i volti di coloro che non sono più e di coloro che non sono ancora.

E mentre camminiamo in questa radura, i nostri piedi iniziano a muoversi, le braccia si sciolgono, le mani si protendono – danziamo la vita, danziamo i giorni, cerchiamo corpi a cui stringerci, vite da abbracciare, storie da custodire, giorni a noi ignoti da ascoltare anche se non li vivremo mai.

È da millenni che ci muoviamo sulla musica di un’alba diversa, siamo arrivati dove mai lo avremmo immaginato, contornati e custoditi da innumerevoli fratelli e sorelle nella fede e nell’umano. Danziamo la mancanza, perché solo essa ci dice che c’è posto per tutti sotto i raggi caldi di questo mattino di Pasqua.

Vi guardiamo e scorgiamo nei vostri volti i nostri volti, sulle note di un Dio che danza insieme a noi e che assomiglia tantissimo al corpo di lui.

Raccolti nella sua dimora quando ancora abitiamo i duri giorni della nostra terra, illuminati dalla gioia quando ancora usiamo violenza contro gli altri, avvolti nella speranza quando ancora disperiamo di un’esistenza riuscita degna di essere vissuta.

Eppure danziamo, stringendo mani amiche e sconosciute – scorgendo nel volto di tutti i tratti del volto di lui.

Settimana News

La Liturgia DOMENICA 09 APRILE 2023 Messa del Giorno DOMENICA DI PASQUA – «RISURREZIONE DEL SIGNORE» (ALLA MESSA DEL GIORNO)

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DOMENICA 09 APRILE 2023

Messa del Giorno

Per scaricare e ascoltare il Salmo Responsoriale Cantato visita il Canale Salmi Responsoriali: link >>> https://www.youtube.com/@SalmiResponsoriali

Colore Liturgico  Bianco

Antifona

Sono risorto, o Padre, e sono sempre con te. Alleluia.
Hai posto su di me la tua mano. Alleluia.
È stupenda per me la tua saggezza. Alleluia, alleluia. (Cf. Sal 138,18.5-6)

Oppure:

Il Signore è veramente risorto. Alleluia.
A lui gloria e potenza
nei secoli eterni. Alleluia, alleluia. (Cf. Lc 24,34; Ap 1,6)

Si dice il Gloria.

Colletta

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

Prima Lettura

Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.Dagli Atti degli Apostoli
At 10,34a.37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 117 (118)

R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». R.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. R.

Seconda Lettura

Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Parola di Dio.

Oppure:

Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova.

Dalla lettera prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 5, 6-8

Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.
E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.

Parola di Dio.

SEQUENZA
Solo oggi è obbligatoria; nei giorni fra l’ottava è facoltativa.

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

In latino:
Victimae pascháli laudes
ímmolent christiáni.
Agnus redémit oves:
Christus innocens
Patri reconciliávit peccatóres.

Mors et vita
duéllo conflixére mirándo:
dux vitae mórtuus regnat vivus.

Dic nobis, Maria,
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus spes mea:
praecédet suos in Galilaéam.

Scimus Christum
surrexísse a mórtuis vere:
tu nobis, victor Rex,
miserére.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
facciamo festa nel Signore. (Cf. 1Cor 5,7-8)

Alleluia.

Vangelo

Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.
Al posto di questo Vangelo si può utilizzare quello proclamato nella Veglia pasquale.

Dove si celebra la Messa vespertina si può anche proclamare il seguente Vangelo:

Resta con noi perché si fa sera.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24, 13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore.

Sulle offerte

Esultanti per la gioia pasquale,
ti offriamo, o Signore, questo sacrificio
nel quale mirabilmente rinasce e si nutre la tua Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Alleluia.
Celebriamo dunque la festa
con azzimi di sincerità e di verità. Alleluia, alleluia. (1Cor 5,7-8)

Oppure:

Il primo giorno della settimana,
Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino,
e vide che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. Alleluia. (Gv 20,1)

Oppure:

Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva predetto. Alleluia. (Cf. Mt 28,5.6; Mc 16,6; Lc 24,6)

Oppure alla sera, se si legge il vangelo dei discepoli di Emmaus:

Resta con noi, Signore, perché si fa sera
e il giorno è ormai al tramonto. Alleluia. (Lc 24,29)

Dopo la comunione

Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente,
con l’inesauribile forza del tuo amore,
perché, rinnovata dai sacramenti pasquali,
giunga alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.

Benedizione solenne

In questo santo giorno di Pasqua,
Dio onnipotente vi benedica
e, nella sua misericordia,
vi difenda da ogni insidia del peccato.
R/. Amen.

Dio che vi rinnova per la vita eterna,
nella risurrezione del suo Figlio unigenito,
vi conceda il premio dell’immortalità futura.
R/. Amen.

Voi, che dopo i giorni della passione del Signore
celebrate nella gioia la festa di Pasqua,
possiate giungere con animo esultante alla festa senza fine.
R/. Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio † e Spirito Santo,
discenda su di voi
e con voi rimanga sempre.
R/. Amen.

Fonte: chiesacattolica.it

L’arte paleocristiana è nel segno della Pasqua

Sarcofago dell’Anàstasis, 340-350, Musei Vaticani. Al centro la croce sormontata dal monogramma di Cristo, simbolo della risurrezione

Pubblichiamo parte del primo capitolo dal nuovo libro di Michele Dolz I volti della morte. Dalle catacombe al cinema e oltre (Ares).

Per sua essenza il cristianesimo ha a che fare molto direttamente con la morte. Il suo fondatore si è offerto volontariamente alla croce per liberare l’uomo e dargli in eredità la vita eterna. Il passaggio all’altra vita diventa perciò determinante, ma si tratta di un passaggio, non di una fine, perché il cielo è in continuità con la vita di unione con Cristo quaggiù. Dalle parole stesse di Gesù alle lettere paoline a tutta la lunga stagione patristica, la dottrina è immutata. Questa continuità è un concetto fondamentale per l’idea cristiana della morte. San Paolo si esprime in termini culturalmente nuovi: « Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati».

L’arte funeraria primitiva, sobria e discreta, è ricca di simboli che rimandano a questa visione. Intanto i brevissimi epitaffi: dormit in pace ed espressioni simili sono comuni nelle catacombe romane. Alla continuità con la vita eterna si riferiscono anche simboli come l’ancora, che indica la nave approdata; la nave stessa, che viaggia verso il porto; il faro, che guida la nave e che è anche simbolo di Cristo luce. Venendo ora alle raffigurazioni della morte in epoca paleocristiana, occorre notare che quest’arte è, nella quasi totalità, funeraria. È conservata nelle catacombe, nei mausolei, nei sarcofagi. E pur essendo arte cimiteriale, colpisce subito che non raffiguri mai l’atto di morire, nemmeno la morte di Cristo per i primi cinque secoli; non allude alla miseria della vita terrena, né brandisce minacce di condanna eterna. È tutta incentrata sulla vita in Cristo, in questa terra e nel cielo. Punto capitale per intendere non solo le espressioni artistiche, ma la vita stessa dei primi cristiani e proprio la loro identità cristiana. Ovvero, in che cosa consisteva per loro l’essere cristiani? Che cosa li distingueva dagli altri cittadini dell’impero?

Una prima risposta si desume dalla nuda lettura degli Atti e delle Lettere degli apostoli: il cristianesimo non viene visto come una morale, una precettistica né una filosofia, ma come una “vita” nel senso più pieno, ontologico, del termine. Il cristiano è rinato a vita nuova, non è un semplice uomo come gli altri, ma un uomo che vive la vita soprannaturale di Cristo. Un’espressione di san Paolo, mutuata da ritualità pagane, rimane inesorabile per la retta comprensione: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo».

In questo passo della Lettera ai Romani egli la impiega all’interno di un discorso morale, di cui però essa diventa la vera ragione teologica. Il cristiano, poiché è risorto con Cristo nel battesimo, deve vivere coerentemente la sua nuova vita: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!». La trasformazione è cosa avvenuta: «Siete figli di Dio per la fede in Gesù Cristo, perché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo […]. Tutti voi siete uno in Cristo Gesù».

Ma la corrispondenza della volontà libera è in fieri. Corrispondenza, si badi, alla grazia trasformante, non un semplice cambiamento di costumi: «Rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera». La parola più forte e più chiara su che cosa sia questa rinascita, questa nuova vita, l’ha detta san Pietro: i battezzati sono «partecipi della natura divina». Possiamo immaginare l’eco di queste espressioni apostoliche nelle comunità cristiane, prima che nel III secolo iniziasse l’elaborazione teologica. Eco che rinviava agli aneliti unitivi dello stesso Gesù: « Io sono nel Padre e voi in me e io in voi»; « Io sono la vite e voi i tralci»; «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna».

Si stava parlando, insomma, di una vita soprannaturale, la vita stessa di Cristo nel fedele. Non poteva essere che questa la consapevolezza dei primi cristiani. Riassumendo, le prime generazioni cristiane vivono una spiritualità fortemente cristocentrica, anzi fondata sull’identificazione sacramentale (rinascita) con Cristo, che si va perfezionando con la grazia e l’ascesi. Senza una visione di questo genere non si può decifrare il ridotto linguaggio figurativo degli inizi. Per concentrarci sul repertorio funerario, già Grabar notava che, aldilà dei soggetti, l’arte funeraria cristiana è un’arte gaia, in vivo contrasto con lo stile “funereo” pagano. Tende molto spesso a un “risparmio formale” che cerca la comunicazione simbolica, senza indugiare nella narrazione. È un’arte, questa, che deve alludere a realtà soprannaturali, invisibili, di cui la stessa storia sacra è simbolo: Giona e Lazzaro, per esempio, sono tipi della risurrezione del fedele. Una risurrezione, si diceva, già avvenuta nel battesimo e che attraverso la morte corporale trova la sua pienezza. I richiami simbolici non sono “auguri” di salvezza, ma l’esibizione delle credenziali con cui il fedele ha raggiunto la vita eterna: il suo rinnovamento in Cristo.

Abbiamo già detto della nave che giunge al porto, dell’ancora; ma anche il Cristo buon pastore che non lascia la sua pecorella, i segni cristici, il simbolo del battesimo e dell’eucaristia, i (pochi) riferimenti a passi dell’Antico Testamento riletti in chiave cristologica. Le immagini non sono celebrative né propagandistiche (anche perché destinate a spazi cimiteriali poco frequentati), ma stanno a evocare la vita nuova del defunto, la continuità tra la sua esistenza terrena e quella celeste, la risurrezione battesimale. Molte di queste immagini sono ben poco visibili, basti pensare a quella che è ritenuta la prima immagine di Maria, nelle catacombe di Priscilla a Roma: per guardarla bisogna chinarsi sotto un arcosolio. Un motivo, forse, apre a considerazioni di respiro più sociale: l’epifania, simbolo di una nuova umanità orientata a Cristo.

Nel IV secolo, dopo la pace costantiniana, l’iconografia accoglie altri soggetti, specialmente – e di pari passo col sorgere delle grandi basiliche – quelli che scaturiscono dalla nuova riflessione: la Chiesa. Appaiono così le immagini di Pietro e Paolo, anche in oggetti di uso privato, come fondamenta ecclesiali e segni di unità; gli apostoli intorno a Cristo; il trasferimento all’immagine di Cristo, e più tardi a quella di Maria, di alcuni elementi dell’iconografia imperiale (e qui va citato lo sforzo di Ambrogio, lealista convinto, per il giusto rapporto dei poteri anche sotto il profilo teologico). Il primo ciclo sulla passione arriverà tra il 420 e il 430 con gli avori del British Museum: un’evoluzione non solo del pensiero teologico e spirituale in senso contemplativo, ma prima ancora dell’uso stesso dell’immagine.

Si può dire che tendenzialmente le raffigurazioni cristiane dei secoli III e IV si concentrano in vari modi sul concetto di salvezza. Naturalmente, l’arte cimiteriale auspica la salvezza eterna ai defunti, ma come si è visto questa salvezza è già avvenuta in forma incoativa al momento del battesimo. Il fedele nel battesimo è morto alla vita vecchia e risorto a vita nuova. Si può spiegare così la gaiezza di cui si parla. Forse la parola che definisce meglio quest’arte è “battesimale”. E ciò si spiega ancor meglio se si considera che il battesimo primitivo, con il rito d’immersione nelle acque, alludeva visivamente alla morte e alla risurrezione che il sacramento produceva nel battezzato. L’analogia con la morte fisica e l’inizio della vita eterna è ovvia, ed è su questo binario che si gioca la semantica della prima arte cristiana, almeno fino alla costruzione delle basiliche.

avvenire.it

S. Messa PASQUA, «RISURREZIONE DEL SIGNORE»

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DOMENICA 09 APRILE 2023

Messa del Giorno

Per scaricare e ascoltare il Salmo Responsoriale Cantato visita il Canale Salmi Responsoriali: link >>> https://www.youtube.com/@SalmiResponsoriali

Colore Liturgico  Bianco

Antifona

Sono risorto, o Padre, e sono sempre con te. Alleluia.
Hai posto su di me la tua mano. Alleluia.
È stupenda per me la tua saggezza. Alleluia, alleluia. (Cf. Sal 138,18.5-6)

Oppure:

Il Signore è veramente risorto. Alleluia.
A lui gloria e potenza
nei secoli eterni. Alleluia, alleluia. (Cf. Lc 24,34; Ap 1,6)

Si dice il Gloria.

Colletta

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

Prima Lettura

Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.Dagli Atti degli Apostoli
At 10,34a.37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 117 (118)

R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». R.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. R.

Seconda Lettura

Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Parola di Dio.

Oppure:

Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova.

Dalla lettera prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1Cor 5, 6-8

Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.
E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.

Parola di Dio.

SEQUENZA
Solo oggi è obbligatoria; nei giorni fra l’ottava è facoltativa.

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

In latino:
Victimae pascháli laudes
ímmolent christiáni.
Agnus redémit oves:
Christus innocens
Patri reconciliávit peccatóres.

Mors et vita
duéllo conflixére mirándo:
dux vitae mórtuus regnat vivus.

Dic nobis, Maria,
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus spes mea:
praecédet suos in Galilaéam.

Scimus Christum
surrexísse a mórtuis vere:
tu nobis, victor Rex,
miserére.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
facciamo festa nel Signore. (Cf. 1Cor 5,7-8)

Alleluia.

Vangelo

Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore.
Al posto di questo Vangelo si può utilizzare quello proclamato nella Veglia pasquale.

Dove si celebra la Messa vespertina si può anche proclamare il seguente Vangelo:

Resta con noi perché si fa sera.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24, 13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore.

Sulle offerte

Esultanti per la gioia pasquale,
ti offriamo, o Signore, questo sacrificio
nel quale mirabilmente rinasce e si nutre la tua Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione

Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Alleluia.
Celebriamo dunque la festa
con azzimi di sincerità e di verità. Alleluia, alleluia. (1Cor 5,7-8)

Oppure:

Il primo giorno della settimana,
Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino,
e vide che la pietra era stata rimossa dal sepolcro. Alleluia. (Gv 20,1)

Oppure:

Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva predetto. Alleluia. (Cf. Mt 28,5.6; Mc 16,6; Lc 24,6)

Oppure alla sera, se si legge il vangelo dei discepoli di Emmaus:

Resta con noi, Signore, perché si fa sera
e il giorno è ormai al tramonto. Alleluia. (Lc 24,29)

Dopo la comunione

Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente,
con l’inesauribile forza del tuo amore,
perché, rinnovata dai sacramenti pasquali,
giunga alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.

Benedizione solenne

In questo santo giorno di Pasqua,
Dio onnipotente vi benedica
e, nella sua misericordia,
vi difenda da ogni insidia del peccato.
R/. Amen.

Dio che vi rinnova per la vita eterna,
nella risurrezione del suo Figlio unigenito,
vi conceda il premio dell’immortalità futura.
R/. Amen.

Voi, che dopo i giorni della passione del Signore
celebrate nella gioia la festa di Pasqua,
possiate giungere con animo esultante alla festa senza fine.
R/. Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio † e Spirito Santo,
discenda su di voi
e con voi rimanga sempre.
R/. Amen.

Fonte: chiesacattolica.it

Sabato Santo. Il giorno dell’attesa

Il giorno prima della Pasqua la Chiesa è raccolta in silenzio intorno alla Vergine che soffre ma crede fermamente nelle promesse di Dio.

Il Sabato Santo, la Vigilia di Pasqua è il momento in cui tutta la Chiesa è raccolta nel cuore di Maria, chiamata a una prova di fede e di unione a Cristo. E’ l’Ora della Madre che piange ma che reitera quel sì detto all’angelo molto tempo prima accettando, allora come in questa ora difficile, il volere di Dio.

Entriamo nei giorni che ci fanno camminare tra i drammi e le incertezze del nostro tempo, per scoprire “orme di risurrezione, in mezzo alle voci affannate della quotidianità

All’inizio della loro storia, quando si chiese ai cristiani cosa ci fosse di nuovo nel loro vivere, se fosse una nuova religione o una nuova filosofia, essi risposero: è la via. Questo è il modo di seguire colui che ha detto: “Io sono la Via”. Rinnovando questa consapevolezza ci accostiamo alla settimana centrale dell’Anno liturgico, sorgente da cui “scaturiscono tutti i giorni santi” (come ci ricorda l’annuncio che ascoltiamo il giorno dell’Epifania). All’interno dello spazio dell’Anno liturgico – esercizio continuo di contemplazione del mistero d’amore di Cristo –, in questa settimana il tempo si dilata fino a farci rivivere in forma memoriale, rituale e reale l’esodo pasquale di Gesù.

La denominazione ambrosiana “Settimana Autentica” ci aiuta a cogliere l’aspetto storico, autenticamente narrativo di quanto celebriamo, mentre ci incoraggia a riconoscere che proprio la Pasqua è l’evento che genera ‘conversione’, cioè cambio di sguardo, di direzione, di senso del vivere. La definizione di Settimana Santa, tipica della liturgia romana, rimanda alla centralità di questi giorni in cui la liturgia ci offre l’opportunità d’immergerci negli eventi che rivelano la volontà di Dio di non perderci, ‘attraversando’ con stupore il mistero della Pasqua di Gesù.

In questa stagione storica della vita della Chiesa, l’urgenza che l’ingresso nella grande Settimana ci consegna è di lasciarci condurre – come singoli e come popolo radunato – non tanto forse dove ‘non vogliamo’ ma senz’altro dove ‘non prevediamo’ e non immaginiamo, perché il Vangelo possa davvero risuonare con forza e verità. I passi verso la Pasqua non sono un evento devozionale, racchiuso nella cornice del rito e della commemorazione, ma un’esperienza che trasforma e vivifica la coscienza e l’agire del singolo credente, dentro la comunità radunata.

«La nuova evangelizzazione e la trasformazione sinodale della Chiesa e del mondo costituiscono un processo in cui dobbiamo imparare ad adorare Dio in modo nuovo e più profondo – in Spirito e verità. Non dobbiamo temere che alcune forme della Chiesa stiano morendo: “Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). […] In ogni periodo della storia della Chiesa dobbiamo esercitare l’arte del discernimento spirituale, distinguendo sull’albero della Chiesa i rami che sono vivi e quelli che sono secchi e morti. Il trionfalismo, l’adorazione di un Dio morto, deve essere sostituito da un’umile ecclesiologia kenotica. La vita della Chiesa consiste nel partecipare al paradosso della Pasqua: il momento del dono di sé e dell’autotrascendenza, la trasformazione della morte in risurrezione e vita nuova. […]

L’esperienza pasquale della Chiesa nascente racchiude la sorpresa che la Risurrezione non è una risuscitazione del passato, ma una trasformazione radicale. Teniamo conto che anche gli occhi di quanti gli furono più vicini e più cari non riconobbero Cristo Risorto. Maria Maddalena lo riconobbe dalla sua voce, Tommaso dalle sue ferite, i pellegrini di Emmaus allo spezzare del pane.

Ancora oggi, una parte importante dell’esistenza cristiana è l’avventura della ricerca del Cristo Vivente, che si presenta a noi in molte forme sorprendenti, a volte anonime. Arriva attraverso la porta chiusa della paura; sentiamo la sua mancanza quando ci rinchiudiamo nella paura. Viene a noi come voce che parla al nostro cuore; non ce ne accorgiamo se ci lasciamo assordare dal rumore delle ideologie e della pubblicità commerciale. Si mostra a noi nelle ferite del nostro mondo; se ignoriamo queste ferite, non abbiamo il diritto di dire con l’apostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Egli si mostra a noi come lo sconosciuto sulla strada di Emmaus; non riusciamo a incontrarlo se non siamo disposti a spezzare il pane con gli altri, anche con gli sconosciuti» (T. Halìk, Introduzione all’Assemblea continentale del Sinodo – Praga, 6 febbraio 2023).

Per ognuno e ognuna di noi questa Settimana sia un cammino paziente attraverso le ferite, per giungere con umile stupore alla Luce che oltrepassa ogni attesa.
vinonuovo.it