Raffaello e l’amico, se fosse Lorenzo Medici il giovane?

Raffaello, ritratto con amico. Musée du Louvre © ANSA
Nel tempo si è parlato di Pontormo, di Pinturicchio, di Castiglione, del Peruzzi.

E se invece fosse Lorenzo de Medici il giovane, il figlio del primogenito di Lorenzo il Magnifico nonché nipote di Papa Leone X il ragazzo che posa con Raffaello nel celeberrimo “Ritratto con amico” del Louvre? Ad avanzare l’ipotesi è la storica dell’arte Claudia Viggiani, che spiega la sua suggestiva teoria in un articolo appena pubblicato sulla rivista Finestre sull’arte. Viggiani ricorda la storia del dipinto, entrato nel 1792 nella collezione del museo parigino.
E ripercorre le tesi avanzate negli anni da diversi studiosi sull’identità del secondo protagonista dello splendido quadro, non a caso collocato in grande evidenza nella mostra allestita due anni fa alle Scuderie del Quirinale per i 500 anni dalla morte del geniale pittore urbinate.
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LA FIGLIA DEL BOSS DEI BOSS APRE UN RISTORANTE A PARIGI

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‘CORLEONE BY LUCIA RIINA’ A DUE PASSI DALL’ARC DE TRIOMPHE Lucia Riina, figlia 39enne del ‘Boss dei boss’, morto in carcere nel novembre del 2017, ha cominciato una nuova vita come ristoratrice a Parigi. La donna ha lasciato Corleone, dove sosteneva di sentirsi “oppressa” ed “emarginata”, insieme con il marito Vincenzo Bellomo e la figlia di due anni. Il ristorante “Corleone By Lucia Riina” promette “autentica cucina siciliana-italiana ed ha aperto i battenti in una stradina non lontana dall’Arc de Triomphe. La proprietà però risulta essere intestata ad una società per azioni presieduta da un francese.

La mostra. Cristiani pionieri di pace nel mondo arabo

Un’immagine di Gesù che guarisce il paralitico dipinta nel III secolo a Dura-Europos, in Siria, nella più anticadomus ecclesiae giunta fino a noi. Il preziosissimo manoscritto miniato dei Vangeli Rabbula, trascritti in siriaco nel monastero di Bet Zagba nel VI secolo e poi portati a Firenze dal patriarca maronita nel Rinascimento. Ma anche una mappa interattiva con i luoghi della vita di Gesù e le prime strade percorse dall’annuncio cristiano; un’installazione sonora per ascoltare gli inni delle liturgie dell’Oriente; i primi libri liturgici stampati con caratteri arabi all’inizio del XVII secolo. Sono solo alcuni dei pezzi forti della grande mostra che l’“Institut du Monde Arabe” di Parigi dedica alla presenza cristiana in Medio Oriente. «Cristiani d’Oriente. 2000 anni di storia» resterà aperta fino al 14 gennaio 2018 nella sede di questa prestigiosa istituzione culturale in rue des Fossés Saint-Bernard. Ed è un tentativo del tutto inedito di proporre in un unico sguardo la ricchezza di storie, riti e tradizioni diverse che contraddistinguono fin dalle origini la presenza delle Chiese in quello che oggi chiamiamo il mondo arabo.

Realizzata in collaborazione con l’Oeuvre d’Orient – lo storico sodalizio francese che dal 1856 sostiene concretamente la vita delle comunità cristiane in Medio Oriente – la mostra è un percorso che tiene insieme la storia e l’attualità di questa presenza. Assumendo un significato del tutto particolare nel contesto delle durissime prove che – dalla Siria fino all’Egitto – queste Chiese hanno vissuto negli ultimi anni.
Nell’era di un fondamentalismo jihadista che pretenderebbe di relegare al rango di una presenza straniera le comunità cristiane del Medio Oriente, il messaggio veicolato dall’iniziativa dell’Institut du Monde Arabe è infattila riscoperta del ruolo giocato dalle comunità cristiane nella storia della regione. E non solo nei primi secoli, ma anche nell’incontro tra il mondo arabo e la modernità. «Youssef Chahine, Edward Said, Albert Cossery, suor Marie Keyrouz, Khalil Gibran… Sono tutti arabi. E sono tutti cristiani – scrive presentando l’iniziativa Jack Lang, a lungo ministro della cultura in Francia e oggi presidente dell’Institut du Monde Arabe a Parigi -. A loro abbiamo dedicato conferenze, spettacoli, mostre, pubblicazioni… Stavolta però ci siamo riproposti una sfida mai raccolta finora da nessuna grande istituzione culturale e cioè presentare in un’unica mostra il cristianesimo d’Oriente da ogni prospettiva: storica, religiosa e culturale. Una rappresentazione che, dichiaratamente, si limita al mondo arabo (che pure è un campo immenso) – Terra Santa, Egitto, Libano, Siria, Giordania, Iraq -. E si sforza di presentare i cristiani d’Oriente nel loro pluralismo e in tutta la complessità dei loro duemila anni di storia».

Tante le opere arrivate appositamente a Parigi dal Medio Oriente e dai più importanti musei di tutto il mondo. Dai Musei Vaticani, per esempio, un frammento di una raffigurazione siriaca dell’Annunciazione realizzata tra l’VIII e il IX secolo; dalla Custodia di Terra Santa uno dei mosaici del Monte Nebo in Giordania, ma anche un firmano del 1397 con il quale il sultano mamelucco al-Malik al-Zaher Barquq permetteva ai frati di rifabbricare una parte crollata del complesso del Santo Sepolcro; dall’Egitto alcune testimonianze straordinarie sulla storia dei monaci del deserto; dal Libano alcune delle icone della Collezione Abou Adal, espressione del rinnovamento di questa forma d’arte sacra in era ottomana nel contesto delle nuove relazioni con l’Occidente.

Quattro le sezioni nelle quali è suddiviso il percorso: la prima è dedicata all’avvento e allo sviluppo del cristianesimo in Oriente: la predicazione di Gesù, la nascita delle Chiese, i grandi Concili dell’antichità. Nella seconda si indaga la vita delle comunità cristiane dopo la conquista musulmana, alla scoperta delle modalità attraverso cui i diversi riti cristiani sono sopravvissuti, ma anche delle interazioni avvenute col mondo musulmano. La terza sezione è dedicata al periodo tra il XV e il XX secolo, con le Chiese del mondo arabo come ponte tra l’Oriente e l’Occidente anche attraverso il loro grande contributo alla nascita di un nazionalismo arabo. Infine, nella quarta sezione, lo sguardo sul presente dei cristiani d’Oriente, con le loro sofferenze ma anche la loro vita quotidiana: a chiudere il percorso è lo sguardo di alcuni fotografi che in sei diversi Paesi arabi li hanno ritratti nei loro diversi volti, dalla vita nel salotto di casa alla devastazione lasciata dietro di sé dai jihadisti a Maalula in Siria, dai matrimoni ai militari che combattono il Daesh. «La presenza di tante opere magnifiche ci fa viaggiare attraverso la storia – conclude Jack Lang -. Ma la presenza di queste ultime testimonianze commoventi ci ricorda che la storia è carne e sangue. E non dobbiamo dimenticarcelo».

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Papa Francesco: un pezzo di guerra mondiale

“La strada della violenza non risolve i problemi dell’umanità”; è uno dei passaggi dell’accorato messaggio che Papa Francesco ha voluto dedicare ai attacchi terroristici di Parigi, al termine di una udienza al Jesuit Refujee Service. Dopo aver espresso cordoglio al presidente della Repubblica Hollande e vicinanza ai familiari delle vittime e dei feriti, il Papa ribadisce che “dinanzi ad eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza non risolve i problemi dell’umanità! Vi invito ad unirvi alla mia accorata preghiera: affidiamo alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia; chiediamo al Signore di infondere coraggio ai superstiti e di ricompensare l’opera benemerita dei soccorritori che hanno affrontato la drammatica emergenza”.

Alle 12 su Tv2000 è andato in onda una telefonata che il direttore Lucio Brunelli ha avuto con il Santo Padre. Ecco la trascrizione.
Santità quali pensieri e sentimenti davanti alla carneficina di Parigi?
“Sono commosso e addolorato. Non capisco ma queste cose sono difficili da capire, fatte da essere umani. Per questo sono commosso, addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro”.

Lei ha parlato tante volte di una terza guerra mondiale a pezzi? “Questo è un pezzo, non ci sono giustificazioni per queste cose”.

Soprattutto non ci può essere una giustificazione religiosa? “Religiosa e umana. Questo non è umano. Per questo sono vicino a tutta la Francia che le voglio tanto bene”.

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Dichiarazione del Vescovo dopo le stragi di Parigi

Parigi, 8 gennaio. Le luci della Tour Eiffel spente in memoria delle vittime dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo

Quanto è avvenuto in questi giorni a Parigi è terribile. Come a New York nel 2001, a Madrid nel 2003 e nel 2005 a Londra, come in tanti paesi del mondo dove la morte vorrebbe proclamare il nome di Dio (si pensi alla Nigeria) appare ancora una volta la faccia tremenda di chi uccide l’altro perché non aderisce alla propria visione della vita.

Bene fanno molti responsabili delle comunità islamiche a dissociarsi da questa barbarie. È in questione la possibilità o meno di costruire assieme un futuro nuovo che non metta in discussione la nostra cultura, la nostra storia e i nostri valori, ma sappia farli incontrare anche ai nostri vicini, testimoniarli e raccontarli, ascoltando le storie e i fondamenti della loro vita.

L’Italia avanzi una propria proposta di integrazione che coniughi diritti e doveri, dove l’accoglienza si unisca alla serietà del rispetto delle nostre leggi, della nostra cultura e della conoscenza della nostra lingua. Nei luoghi di culto si preghi pure nelle lingue antiche, ma la predicazione dovrebbe avvenire in italiano. Anche quando la messa era in latino le omelie erano in italiano.

D’altra parte noi dobbiamo imparare a conoscere l’Islam, i nostri vicini islamici, avere con loro rapporti sinceri e chiari, senza dileggiare i loro riti e il loro profeta. Contro il male va bene tutto l’umorismo possibile, ma di fronte a ciò che si crede nel profondo occorre il rispetto del fratello.

+ Massimo Camisasca

laliberta.info

Strage al giornale, Parigi scende in piazza

Uccisi tra gli altri il direttore e lo storico vignettista. Nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi in azione un commando con i kalashnikov. I killer poi sono fuggiti uccidendo due agenti. I feriti sono 11, di cui 4 gravi. Drammatiche immagini (GUARDA IL VIDEO). Hollande: massima allerta in tutta la regione di Parigi. Si fa strada l’ipotesi di un attentato di matrice islamica. Manifestazioni nella capitale. FOTO
LE VITTIME L’ultimo fumetto del direttore: «Finora nessun attentato»
LA SCHEDA Un giornale satirico contro tutti
Alfano convoca il Comitato per la sicurezza
Colpita la libertà di espressione, l’Europa risponda di Andrea Lavazza

avvenire.it

Dischi musica sacra: Che brividi la «Matthäuspassion» di Bach tra le vetrate di Saint Denis

Johann Sebastian Bach – Arie e scene dalla Messa in Si minore e dalla Passione secondo…

Arie e scene dalla Messa in Si minore e dalla Passione secondo Matteo Titolo Arie e scene dalla Messa in Si minore e dalla Passione secondo Matteo
Compositore Johann Sebastian Bach
Orchestra Wiener Symphoniker
Direttore Herbert Von Karajan
Interpreti Kathleen Ferrier (cantante)
Elisabeth Schwarzkopf (cantante)
Irmgard Seefried (cantante)
Etichetta Urania
Supporto CD Audio
Prezzo € 14,50
Disponibile anche in MP3 a € 9,90
È quasi impossibile passare indenni dall’ascolto-visione del Dvd dedicato alla Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach registrata dal vivo nella cattedrale parigina di Saint-Denis; si rischia infatti di rimanere storditi dalla sconcertante bellezza delle arie, dei recitativi e dei corali che costellano la partitura del Thomaskantor di Lipsia, ma anche inebriati dalla splendida “scenografia naturale” offerta dalle navate e dalle sfolgoranti vetrate che adornano la celebre basilica chiamata ad ospitare quest’esecuzione realizzata sotto la direzione di John Nelson (2 Dvd-Video pubblicati da Idéale Audience e distribuiti da Ducale).
D’altronde è proprio questa l’impronta che caratterizza le produzioni firmate Soli Deo Gloria, collana che prende il nome proprio dalla sigla con cui lo stesso Bach firmava le sue composizioni e che si prefigge lo scopo di documentare l’interpretazione dei grandi capolavori del repertorio sacro all’interno degli ambienti più appropriati dove possono far risaltare al massimo livello il loro autentico messaggio artistico e spirituale.
Ecco dunque svelato il punto d’incontro tra le architetture sonore edificate dal maestro di Eisenach e quelle gotiche scolpite tra le volte e i capitelli di Saint-Denis, che contribuiscono alla creazione di una suggestiva drammaturgia che lega i vari personaggi coinvolti nella trama degli eventi narrati nella Passione: dallo stesso Gesù (il basso Stephen Morscheck) all’Evangelista narratore (il tenore Werner Güra), da Giuda e Ponzio Pilato al peccatore Pietro (con la sua splendida aria penitenziale «Erbarme dich») fino alle turbae.
Il cast di voci soliste, i giovani e sorprendenti cantori del gruppo Maîtrise de Paris e della Schola Cantorum of Oxford, insieme con gli esperti professori dell’Orchestre de Chambre de Paris accompagnati da Christophe Coin alla viola da gamba, sono i protagonisti principali di un lungo viaggio nell’arte e nell’anima, al termine del quale il direttore, evidentemente commosso, saluta e ringrazia uno a uno i suoi compagni d’avventura, cantanti e strumentisti; intermediari di una musica assoluta che nelle alte guglie dello splendido edificio sacro parigino trova il ponte ideale per alzare la propria voce verso il Cielo.
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