Indetta dall’Onu. Giornata mondiale sull’autismo, i monumenti si tingono di blu

La fontana dei Dioscuri, in piazza del Quirinale, illuminata di blu per la Giornata sull'autismo (Ansa)

La fontana dei Dioscuri, in piazza del Quirinale, illuminata di blu per la Giornata sull’autismo (Ansa)

Si celebre oggi, 2 aprile, la XI Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, indetta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007.

Come ogni anno, in molte città italiane e del mondo sono stati illuminati di blu i più importanti monumenti, come l’Empire State Building di New York e il Cristo Redentore di Rio de Janeiro.

Dal 2 al 15 aprile è organizzata #sfidAutismo18, una raccolta fondi, con una campagna anche sui social, mediante sms al numero 45581, per il valore di 2 euro, e da telefono fisso del valore di 5 euro, in favore della Fia, Fondazione italiana per l’autismo, per contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone con sindrome dello spettro autistico e delle loro famiglie e sostenere la ricerca scientifica per individuare sempre più precocemente l’autismo e scoprire nuovi interventi per curarlo.

La fontana dei Dioscuri, in piazza del Quirinale, illuminata di blu per la Giornata sull'autismo (Ansa)

La fontana dei Dioscuri, in piazza del Quirinale, illuminata di blu per la Giornata sull’autismo (Ansa)

Dalle ultime stime degli Stati Uniti, un bambino su 68 soffre di sindrome dello spettro autistico, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Il numero dei maschi con autismo è di 4-5 volte superiore a quello delle femmine. I farmaci specifici contro questo disturbo non esistono, mentre ve ne sono pochi che danno modesti risultati e soltanto per alcune manifestazioni associate all’autismo.

In Italia 300-500 mila persone colpite

Nel nostro Paese l’autismo colpisce tra le 300 e le 500mila persone, l’uno per cento dei nati. L’ultimo rapporto Istat sull’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole elementari e medie stima gli alunni con disabilità pari al 3,1% del totale (86.985 alle elementari e 66.863 alle medie). Di questi il 41,9% nella scuola primaria e il 49,8% nella secondaria di I grado hanno una disabilità intellettiva mentre seguono con il 26% e il 21,4% i disturbi dello sviluppo e del linguaggio.

La sindrome dello spettro autistico è caratterizzata da deficit nell’interazione, nella comunicazione sociale e da comportamenti ripetitivi e interessi ristretti. All’autismo si aggiungono spesso comportamenti problematici, quali l’aggressività verso di sè o verso gli altri.

In Italia i palazzi delle istituzioni in blu

Alla campagna in Italia ha aderito tra gli altri anche la Presidenza della Repubblica: la sera di Pasqua si è illuminata di blu la Fontana dei Dioscuri, davanti al Quirinale. In blu anche il Senato e le caserme dei Vigili del Fuoco.

Anche il Vaticano aderisce alla Giornata

Papa Francesco, dopo il Regina Coeli in piazza San Pietro ha detto di voler “assicurare una speciale preghiera per la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, che si celebra oggi”. Dal canto suo il prefetto delDicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, Peter Turkson, ha diffuso un messaggio in cui sottolinea come “la Chiesa, con le sue opere, testimonia la sua attenzione e sollecitudine verso le persone con disturbi dello spettro autistico. È presente nelle nostre comunità un generale atteggiamento di accoglienza, anche se ancora si fa fatica a praticare una vera inclusione, per cui è fondamentale che ‘le nostre comunità cristiane siano ‘case’ in cui ogni sofferenza trovi compassione, in cui ogni famiglia con il suo carico di dolore e fatica possa sentirsi capita e rispettata nella sua dignità'”. Leggi qui il messaggio integrale.

avvenire

Promuovere la donna per lo sviluppo e la pace nel mondo

La promozione della donna nella società è una condizione fondamentale per lo sviluppo e la pace nel mondo. È quanto affermato da mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, intervenuto ieri a New York alla 60.ma sessione della Commissione sullo status delle donne.

Donne vittime di violenze e discriminazioni
Violenze e discriminazioni continuano ad essere un ostacolo alla piena realizzazione delle potenzialità delle donne che – ha sottolineato mons. Auza – hanno un ruolo vitale non solo nella promozione dello sviluppo sostenibile, ma anche nei processi di peacekeeping e peace-building nelle tante aree di conflitto oggi nel mondo. Stupri di guerra, traffico a scopo di sfruttamento sessuale, aborti coatti, conversioni e matrimoni forzati: le donne e le bambine sono ancora vittime di vecchie e nuove forme di violenza, anche mortali, che hanno gravi e durevoli conseguenze fisiche, psicologiche e sociali.

L’emarginazione delle donne anziane
L’osservatore permanente si è soffermato quindi sulle tante discriminazioni che colpiscono in particolare alcune categorie di donne. Tra queste le anziane che, in un mondo basato su logiche produttivistiche e segnato dal declino dei valori della famiglia, sono oggi ancora più emarginate e, in alcuni casi, spinte a suicidarsi.

La penalizzazione della maternità e i feticidi femminili
Una forma diffusa di discriminazione riguarda le madri: “In molti luoghi il contributo essenziale delle donne allo sviluppo della società attraverso la maternità non è adeguatamente riconosciuto, apprezzato, promosso e difeso, al punto che molte donne si trovano costrette a scegliere tra lavoro e maternità”. Mons. Auza ricorda poi come in  alcune parti del mondo le pratiche dell’aborto e della fecondazione assistita con selezione pre-impianto del sesso, vengano usate per eliminare le bambine.

Investire sull’educazione e sulla salute delle donne e delle bambine
Quindi l’osservatore permanente richiama l’attenzione sulla necessità di investire in un’educazione e assistenza sanitaria di qualità per le donne e le bambine, due campi che vedono la Chiesa impegnata in prima fila, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree di conflitto. Un migliore accesso all’istruzione – ha detto –  non è solo una garanzia per la piena realizzazione delle potenzialità femminili e per migliori sbocchi professionali, ma anche “la chiave per una migliore educazione delle generazioni future”. Inoltre, in molte aree del mondo la salute delle donne è trascurata con gravi conseguenze per il benessere dei bambini, delle famiglie e della società. Un’autentica protezione della salute delle donne e delle bambine – ha ammonito – non può prescindere dalla “tutela della loro umanità femminile e dalla loro dignità”. Promuovere le donne – ha concluso mons. Auza – “aiuterà in modo significativo la comunità mondiale a non lasciare indietro nessuno e avvantaggerà tutti”. (A cura di Lisa Zengarini)

Radio Vaticana

Madaya, nella città assediata da Assad si muore di fame. In 40mila senza cibo

I bambini che mangiano le foglie dagli alberi. Altri che, raccontano gli attivisti, si cibano di cani e gatti. Gli oltre 40mila civili intrappolati da mesi a Madaya, località a ovest di Damasco circondata dalle milizie sciite di Hezbollah, continuano a patire la fame e il freddo, mentre l’Onu annuncia di aver ottenuto dal governo siriano l’assicurazione che un convoglio umanitario potrà raggiungere l’area sottoposta a un assedio medievale da parte del regime siriano sostenuto da Russia e Iran. Melissa Fleming, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ha detto che il governo siriano si è impegnato a “permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere Madaya, dove è previsto l’arrivo dei primi aiuti nei prossimi giorni”. Damasco non ha finora confermato né smentito. Da giorni circolavano in rete e sui media video e immagini shock – la cui autenticità non era sempre verificabile in maniera indipendente – di bambini e anziani denutriti, colpiti da malattie e disagi dovuti alla mancanza di cibo e medicinali. Secondo fonti mediche locali, nelle ultime settimane 20 persone sono morte di stenti nella città situata sulle montagne che separano il Libano dalla Siria. “Almeno 42mila persone rimangono a Madaya e sono a rischio di inedia”, ha affermato Yaqoub al Hillo, il più alto rappresentante Onu presso il governo siriano. Hillo ha ricordato che i 40mila di Madaya sono solo un decimo dei 400mila da tempo intrappolati in località sotto assedio in diverse zone della Siria. La maggior parte delle aree sono circondate da truppe governative o dalle milizie locali o straniere alleate a Damasco. In altri casi, come a Dayr az Zor nell’est del Paese, l’Isis assedia sobborghi controllati dalle truppe del regime. Nel caso di Fuaa e Kafraya, nel nord-ovest del Paese, miliziani delle opposizioni e loro alleati qaidisti assediano le due località a maggioranza sciita e difese anche dagli Hezbollah. Proprio il destino dei 30mila civili assediati a Fuaa e Kafraya è legato ai 40mila di Madaya. Qui rimangono asserragliati gli ultimi combattenti di Zabadani, il principale centro urbano che nel 2012 si era rivoltato contro il regime e che costituiva una minaccia ai lealisti. Dopo l’assedio e la conseguente distruzione quasi completa di Zabadani da parte di Hezbollah l’estate scorsa, i resistenti locali erano stati lasciati fuggire a Madaya. L’accordo per l’evacuazione di Zabadani prevedeva anche la messa in salvo dei civili di Fuaa e Kafraya. Ma l’avvio della campagna aerea russa dal 30 settembre ha rallentato l’applicazione dei punti della tregua e, di fatto le due cittadine sciite sono rimaste sotto assedio. Da qui, la decisione di Hezbollah e di Damasco di affamare letteralmente Madaya per premere sulle opposizioni. Madaya è da giorni sotto una coltre di neve. In città manca il combustibile per riscaldare le case. Mancano anche latte, riso, farina. Ad approfittarne sono i contrabbandieri che al mercato nero vendono i beni di prima necessità a prezzi esorbitanti: un chilo di farina è a 90 euro, un litro di latte a 25, un chilo di riso a 80. Come già successo nei sobborghi di Damasco assediati dal regime, nel campo palestinese di Yarmuk o nella città vecchia di Homs per oltre due anni circondati dai governativi, a Madaya si registrano casi di famiglie costrette a mangiare foglie degli alberi, a cibarsi dei pochi gatti rimasti in città. “Speriamo di arrivare prima che altre persone muoiano di fame”, ha affermato oggi Melissa Fleming dell’Unhcr..

 

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Dalla parte dei bambini

La risoluzione approvata con undici voti a favore e quattro astenuti

New York, 20. La fine immediata di qualsiasi forma di violenza e di sfruttamento dei minori nelle zone di guerra è stata chiesta con forza, ieri, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La risoluzione è stata adottata con undici voti a favore e quattro astenuti (Azerbaigian, Russia, Cina, Pakistan). Il Consiglio ha inoltre chiesto a tutti gli Stati membri di “portare di fronte alla giustizia i responsabili di tali violazioni ricorrendo al sistema giudiziario nazionale o, eventualmente, ai meccanismi della giustizia internazionale.
“Assicurare i responsabili alla giustizia costituisce la maggiore priorità per i Governi, a cui la comunità internazionale deve fornire il suo sostegno mostrandosi unita nella protezione dei più piccoli” ha dichiarato Leila Zerrougui, rappresentante speciale dell’Onu per i bambini nei conflitti armati. Zerrougui ha sottolineato inoltre l’importanza di costituire appositi meccanismi locali e regionali che permettano di catturare i colpevoli. Per quel che riguarda la situazione siriana – che rimane tra i fronti più critici – la rappresentante speciale dell’Onu ha riconosciuto la violazione delle norme internazionali e i brutali attacchi contro i minori da parte non solo delle autorità governative, ma anche degli oppositori

(©L’Osservatore Romano 21 settembre 2012)