Cei. I vescovi: ius scholae strumento di inclusione dei migranti

Il Consiglio Permanente della Cei “ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada” e ha fatto appello alla pace. IL COMUNICATO FINALE
I vescovi: ius scholae strumento di inclusione dei migranti

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Avvenire

Il Consiglio episcopale permanente, riunitosi martedì in videoconferenza per una sessione straordinaria, “ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada e ha assicurato preghiere di suffragio per le vittime, affidandole all’abbraccio misericordioso del Padre”.

È quanto si legge nel comunicato finale, diffuso oggi. Insieme alla solidarietà e alla vicinanza, i vescovi hanno lanciato inoltre “un appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale”. “Forte solidarietà” è stata manifestata anche “alle missionarie e ai missionari che, in tutto il mondo, spendono la vita per il Vangelo e a servizio degli ultimi”. I membri del Consiglio permanente, in particolare, si sono uniti alle parole del cardinale presidente, Matteo Zuppi, che, nel suo indirizzo di saluto, ha ricordato il sacrificio di suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld uccisa il 25 giugno a Port-au-Prince, ad Haiti, e hanno ringraziato “quanti operano in contesti difficili, spesso di guerra, mostrando il volto di una Chiesa materna e misericordiosa”. La loro testimonianza – è stato evidenziato – “incoraggia la Chiesa a vivere in pienezza la sua dimensione missionaria, con il coinvolgimento dell’intera comunità”.

IL COMUNICATO FINALE

Durante la sessione straordinaria del Consiglio permanente della Cei “è stato unanimemente rinnovato l’auspicio che le armi possano tacere e il conflitto lasci presto spazio alla pace” nel comunicato finale, diffuso oggi, a proposito della situazione internazionale, e in particolare alla guerra in corso in Ucraina. Il vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino – si rende noto nel comunicato – ha condiviso con i confratelli quanto vissuto in Ucraina, dove si è recato nei giorni scorsi con la Carovana della pace organizzata da #Stopthewarnow. Infine, è stata sottolineata” la necessità di una verifica delle strutture della Cei in vista di un migliore funzionamento e di una maggiore partecipazione di tutti gli organismi”.

Lo “ius scholae” costituisce “uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. A ribadirlo sono i vescovi italiani, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. Nel tracciato del Cammino sinodale, si legge nel comunicato, “le Chiese in Italia sono chiamate a mettersi in ascolto delle istanze del territorio, ma anche ad affinare i dispositivi culturali per relazionarsi con il mondo politico e sociale così da diventare sempre di più luogo di dialogo e comprensione”. “Lo sguardo evangelico deve abbracciare anche la cultura, illuminando tutti gli ambiti che riguardano la persona, dal concepimento al fine vita, dall’accoglienza alla dignità del vivere”, l’invito della Cei: “Si colloca in quest’orizzonte la riflessione sullo ius scholae e sulla cittadinanza che costituisce uno strumento di inclusione dei migranti ed è un tema di cultura”. Nella consapevolezza che, come ha ribadito il cardinale Zuppi nel suo indirizzo di saluto di ieri, “il fenomeno migratorio richiede un approccio umanitario e di sistema”, è stato ricordato che quello della cittadinanza è un argomento al centro dell’attenzione della Chiesa in Italia, fin dal Convegno Ecclesiale di Verona del 2006.

Inoltre, i vescovi italiani nella riunione del Consiglio Permanente si sono soffermati ampiamente sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia, esaminando la bozza del documento per il prosieguo della “fase narrativa” (2022-2023). Il testo, al centro del confronto – si legge nel comunicato finale, diffuso oggi – raccoglie i frutti del primo anno di ascolto, integrato con le riflessioni e le proposte emerse durante l’incontro nazionale dei referenti diocesani, riuniti a Roma dal 13 al 15 maggio, con la partecipazione dei vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali e, successivamente, durante la 76ª Assemblea generale della Cei (Roma, 23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica. Le priorità riguardano: “la crescita nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, l’ascolto dei ‘mondi’ meno coinvolti nel primo anno, la promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, lo snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo”. Per continuare l’ascolto, vengono suggeriti tre “cantieri sinodali”, ossia laboratori aperti, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio.

“Ogni diocesi – si legge nel comunicato – potrà aggiungerne un quarto valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Gli interventi dei vescovi, insieme ad altri contributi scritti giunti dalle Conferenze episcopali regionali con il coinvolgimento dei referenti diocesani, hanno permesso di precisare metodi e contenuti. In particolare, è stato chiesto di considerare che gli ulteriori passi del Cammino sinodale si svolgeranno nel triennio di preparazione al Giubileo del 2025, che sarà un’opportunità per “riscoprire” le Costituzioni del Concilio Vaticano II. Il testo, che è stato approvato con le integrazioni segnalate, verrà diffuso nei prossimi giorni. Il Gruppo di coordinamento nazionale, al quale il Consiglio Permanente ha rivolto un particolare ringraziamento per quanto fatto finora e per il futuro, è chiamato a offrire per l’inizio di settembre un piccolo sussidio metodologico in cui presentare la proposta dei “cantieri sinodali” e della loro restituzione alla fine del secondo anno della “fase narrativa”. Nelle prossime settimane verranno raccolte, dalle singole diocesi, alcune esperienze di “buone pratiche” da mettere a disposizione di tutte le Chiese locali, per disporre di idee collaudate, utili per allargare la consultazione al maggior numero possibile di persone e di ambienti.

Primo sì allo Ius Scholae, atteso da oltre 1 milione

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il via libera alla proposta di legge sulla cittadinanza sulla base dello Ius scholae, votando il mandato al relatore a riferire in Aula.

In base a quanto deciso nell’ultima capigruppo della Camera, il testo approderà nell’Assemblea di Montecitorio nel pomeriggio, con la discussione generale.

La maggioranza si spacca sul voto. La Lega vota contro il testo con Fdi. Per Fi, Annagrazia Calabria ha votato contro e Renata Polverini a favore.

In base a quanto previsto dai Capigruppo della Camera, il 29 giugno si inizierà con la discussione generale. Il testo punta a riconoscere il ruolo della scuola consentendo a quasi un milione di under 18 (nati in Italia o arrivati entro i 12 anni) la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato “almeno 5 anni di scuola”. Dare ai ragazzi la cittadinanza anche prima della maggiore età mette d’accordo tutto il centrosinistra (a favore sono M5S e Pd, Leu e Italia Viva) ma potrebbe spaccare il centrodestra.

Se Forza Italia, che ha votato in commissione l’adozione di un testo base, ha una posizione più “dialogante” Lega e Fratelli d’Italia fanno muro: la cittadinanza “non è un biglietto a premi” e “si decide a 18 anni”, ha detto Matteo Salvini mentre per Fdi si tratta di “uno ius soli mascherato”. “Nel testo unico Pd-M5S la manifestazione di volontà è dei genitori stranieri e non dei ragazzi, il minore non è neppure ascoltato o considerato ma diventa uno strumento per un lasciapassare alla cittadinanza facile. E’ uno Ius soli neanche troppo mascherato e l’iniziativa ideologica sullo statuto del comune di Bologna ne è la conferma”, dicono i deputati di Fdi, Emanuele Prisco e Augusta Montaruli. Il riferimento è al consiglio comunale di Bologna che ha modificato il suo Statuto introducendo, appunto, il riconoscimento della cittadinanza onoraria per i minori stranieri. Proprio alla vigilia del voto si è svolto in piazza Capranica, a pochi passi da Montecitorio, un flash mob organizzato dalla Rete per la riforma della cittadinanza: in piazza è stato celebrato un matrimonio tra l’Italia e oltre un milione di giovani ancora senza cittadinanza. Sotto un arco floreale attivisti e attiviste hanno condiviso le promesse nuziali, simbolo delle aspettative di cambiamento in caso di approvazione della Riforma, alla presenza di testimoni come la modella e attivista Bianca Balti, la designer Stella Jean e Alberto Guidetti (Bebo) de lo Stato Sociale. “Italia, promettimi che 877 mila studenti riceveranno la cittadinanza, che mi considererai uguale ai miei compagni, che potrò andare a votare per la prima volta, che potrò indossare la maglia degli azzurri e non dovrò più stare in panchina”, sono alcune tra le promesse espresse dagli attivisti arrivati da tutta l’Italia. Dal canto suo l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma, Barbara Funari, intervenendo alla manifestazione ha affermato che la Capitale “è pronta a dire sì e a stare dalla parte giusta della storia. Abbiamo tanti bambini e cittadini che sono già romani e aspettano solo il riconoscimento legislativo. Nella Capitale sono più del 13% i minori residenti in attesa della cittadinanza. La norma deve essere approvata al più presto e come Comune ci impegniamo ad applicarla nel modo migliore possibile”.

Ansa