Il santo del giorno 20 Maggio Bernardino da Siena

In tre lettere, «IHS», e un’immagine tutta la portata profetica del Vangelo

A ppena tra lettere, «IHS», per comunicare tutta la ricchezza del messaggio cristiano. Un «logo», diremmo noi oggi, inventato da san Bernardino da Siena, testimone dell’efficacia delle immagini nel difficile compito di far comprendere la profezia del Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo. In quello stemma si trovano le prime tre lettere del nome di Cristo, che corrispondono anche al monogramma che sta per «Gesù salvatore degli uomini». Il testo è poi contenuto in un sole con 12 raggi, che simboleggia non solo la divinità del Figlio di Dio, ma ci ricorda che l’amore divino è come la luce solare: si diffonde ovunque e porta vita. San Bernardino da Siena era nato a Massa Marittima nel 1380 dalla nobile famiglia degli Albizzeschi e, rimasto orfano, crebbe a Siena con due zie. Frequentò quindi lo Studio senese fino a 22 anni, indossando poi l’abito francescano tra i Frati minori. Nel 1404 fu ordinato sacerdote, spendendosi senza sosta nell’opera di diffusione del Vangelo tra la gente anche con strumenti comunicativi “innovativi”, come il trigramma. I suoi discorsi, stenografati da un discepolo, sono giunti fino a noi e testimoniano tutta la sua passione nella predicazione: non aveva timore a scagliarsi contro chi rinnegava i principi della fede cristiana nel nome di miseri interessi di parte oppure contro coloro che sfruttavano i poveri. Bernardino lavorò anche alla riforma dell’ordine francescano e dopo aver girato l’Italia morì a L’Aquila nel 1444. Fu canonizzato sei anni dopo, nel 1450.

Altri santi. Santa Lidia di Tiatira (I sec.); beato Luigi Talamoni, sacerdote (1848-1926).

Letture. Romano. At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23-28.

Ambrosiano. Ct 5,9-14.15c-d.16c-d; Sal 18 (19); 1Cor 15,5358; Gv 15,1-8.

Bizantino. At 20,7-12; Gv 14,10-21. t.me/santoavvenire

Copyright © Avvenire

Santo del Giorno 25 FEBBRAIO San Nestore

VisualizzaImmagine

Santo del Giorno
SABATO 25 FEBBRAIO 2023
San Nestore, vescovo
Dal Martirologio
A Perge in Panfilia, nell’odierna Turchia, passione di san Nestore, vescovo di Magido e martire, che, arrestato durante la persecuzione dell’imperatore Decio, fu condannato dal governatore della provincia alla croce, perché lui che aveva confessato il Crocifisso subisse il medesimo supplizio.
Altri Santi
San Cesario, medico, fratello di san Gregorio Nazianzeno; san Gerlando, vescovo; beato Avertano, pellegrino e religioso; beato Domenico Lentini, sacerdote; beata Maria Adeodata (Maria Teresa) Pisani, vergine.

Santo del Giorno 15 Febbraio

Santi Faustino e Giovita Martiri 15 febbraio – Sec. II

La loro vita viene ricostruita, con l’aggiunta di diversi elementi leggendari, dalla «Legenda maior». Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri, convertiti al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori del Bresciano e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo dell’imperatore Adriano. La tradizione arricchisce di particolari il loro martirio. La loro conversione viene attribuita al vescovo Apollonio, lo stesso che poi ordina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il loro successo nella predicazione, però, li espone all’odio dei maggiorenti di Brescia che invitano il governatore della Rezia Italico a eliminare i due col pretesto del mantenimento dell’ordine pubblico. La morte di Traiano, promotore della persecuzione, ritarda però i piani del governatore, che approfittando della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. Diversi eventi miracolosi li risparmiano dalla morte e spingono numerosi pagani – tra cui anche la moglie di Italico, Afra – a convertirsi. Portati a Milano, Roma e Napoli verranno decapitati infine a Brescia. (Avvenire)

Santo del Giorno San Biagio Vescovo e martire 3 febbraio

VisualizzaImmagine
Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana – in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti – e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate. (Avvenire)

Patronato: Malattie della gola

Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino

Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana
Martirologio Romano: San Biagio, vescovo e martire, che in quanto cristiano subì a Sivas nell’antica Armenia il martirio sotto l’imperatore Licinio.

Poco si conosce della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica. Notizie biografiche sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, nel corso dei contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente).
Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa.
Nella sua città natale, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”.
Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.
È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto). Interessanti sono anche alcune tradizioni popolari tramandatesi nel tempo in occasione dei festeggiamenti del Santo. Chi usa, come a Milano, festeggiare in famiglia mangiando i resti dei panettoni avanzati appositamente a Natale, e chi prepara dei dolci tipici con forme particolari, che ricordano il santo, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. A Lanzara, una frazione della provincia di Salerno, per esempio, è tradizione mangiare la famosa “polpetta di San Biagio”.
Nella città di Salemi, invece, si narra che nel 1542 il Santo salvò la popolazione da una grave carestia, causata da un’invasione di cavallette che distrusse i raccolti nelle campagne, intercedendo ed esaudendo le preghiere del popolo che invocava il suo aiuto (san Biagio, infatti, oltre che essere protettore dei “mali della gola” è anche protettore delle messi); da quel giorno a Salemi, ogni anno il 3 di febbraio, si festeggia il Santo preparando i cosiddetti “cavadduzzi”, letteralmente “cavallette”, per ricordare il miracolo, e i “caddureddi” (la cui forma rappresenta la “gola”), che sono dei piccoli pani preparati con acqua e farina, benedetti dal parroco e distribuiti poi ai fedeli. Dal 2008 inoltre, sempre a Salemi, viene organizzata, con la collaborazione di tutte le scuole e associazioni della città, una spettacolare rappresentazione del “miracolo delle cavallette” che si conclude con l’arrivo alla chiesa del Santo per deporre i doni e farsi benedire le “gole”.
A Cannara, invece, un comune della provincia di Perugia, i festeggiamenti del Santo sono occasione per sfidarsi in antichi giochi di abilità popolani come, ad esempio, il simpatico gioco, attestato già nel XVI secolo, del “Ruzzolone”, ossia, far rotolare più a lungo possibile delle forme di formaggio per le vie del centro storico, o la famosa corsa dei sacchi e molti altri giochi ancora, per concludersi con la solenne processione con la statua del Santo accompagnati dalla banda musicale del posto.
A Fiuggi, invece, la sera prima, si bruciano nella piazza del paese davanti al municipio le “stuzze”, delle grandi cataste di legna a forma piramidale, in ricordo del miracolo avvenuto nel 1298 che vide San Biagio far apparire delle finte fiamme nella città, tanto da indurre le truppe nemiche, che attendevano fuori le mura pronte ad attaccare, a ripiegare pensando d’esser state precedute dagli alleati.
Le reliquie di San Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea, città di cui è santo protettore: vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma, viaggio poi interrotto a Maratea, unica città della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno, a causa di una bufera.
Si racconta che la le pareti della Basilica, e più avanti anche la statua a lui eretta nel 1963 in cima alla Basilica, stillarono una specie di liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”.
Non a caso a Maratea il Santo assume una valenza particolare e viene festeggiato per ben 2 volte l’anno; il 3 febbraio, come di consueto, e il giorno dell’anniversario della traslazione delle reliquie, dove i festeggiamenti durano 8 giorni, dal primo sabato di maggio fino alla seconda domenica del mese.

Autore: Pietro Barbini

Fonte: ZENIT in Santi e Beati

Il santo del giorno Francesco da Paola

Francesco da Paola

Eremita e fondatore dell’Ordine dei Minimi

A nche se non sempre ce ne rendiamo conto la nostra vita è circondata dal trascendente: Dio si fa presente attraverso numerosi segni. Così come un segno del divino fa l’intera vita di san Francesco da Paola, eremita vissuto nel XV secolo, fondatore dell’Ordine dei Minimi. Nato nel 1416 a Paola (Cosenza), i genitori gli diedero il nome del santo di Assisi, alla cui intercessione attribuirono la sua nascita. Questo segno divino fu il seme che portò Francesco verso la vita religiosa tra i francescani. Visse per un anno in un convento ma poi Francesco comprese di essere chiamato a vita eremitica e per questo si ritirò in solitudine in un terreno di proprietà della famiglia a Paola, divenendo punto di riferimento spirituale per molti che volevano condividere la sua forma di vita e che così diedero vita a una comunità destinata a diventare il nucleo dei Minimi. La sua fama giunse al re di Francia, Luigi XI, che, ammalato, chiese a Papa Sisto IV di far arrivare Francesco a corte, al suo capezzale: il santo ubbidì al Pontefice e rimase Oltralpe per 25 anni. Morì nel 1507 a Tours.

Altri santi. Sant’Appiano, martire (II-III sec.); sant’Abbondio, vescovo ( V sec.).

Letture. Romano. Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53.

Ambrosiano. Gl 3,1-5; Sal 88 (89); Rm 8,1217b; Mt 19,13-15.

Bizantino. Eb 9,24-28; Mc 8,27-31.

SAN GIOVANNI EVANGELISTA 27 dicembre

Liturgia del giorno:

1Gv 1,1-4; Sal 96 (97); Gv 20,2-8

Di origine galilea come tutti gli altri Apostoli (eccetto il traditore Giuda), Giovanni era figlio di Zebedeo, pescatore, e di Salome, una delle donne che seguivano e assistevano Gesù .Ebbe un primo incontro con Gesù quando il Battista, di cui era discepolo, lo additò come l’“Agnello di Dio”; si unì poi agli altri Apostoli insieme al proprio fratello Giacomo il Maggiore, quando, trovandosi col padre sulla barca a rammendare le reti, Gesù che passava li chiamò ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Giovanni ebbe una speciale intimità con il Maestro, tanto da chiamare se stesso «il discepolo che Gesù prediligeva». Fu infatti tra i pochi accanto a Gesù quando risuscitò la figlia di Giairo, nella trasfigurazione sul Tabor e nell’agonia del Getsemani. Durante l’ultima cena lo vediamo reclinare familiarmente il capo sul petto del Maestro per chiedergli il nome del traditore; infine, unico tra gli Apostoli, è ai piedi della croce vicino a Maria, che egli poi prenderà con sé su invito di Gesù. Dopo la resurrezione, raggiunge per primo il sepolcro vuoto, ma non vi entra per rispetto a Pietro, poi nei 40 giorni prima dell’Ascensione gode con gli altri le numerose apparizioni di Cristo e alla Pentecoste riceve lo Spirito Santo. Con Pietro è catturato dal Sinedrio e incarcerato ma, liberato ad opera di un angelo, prosegue la predicazione. Lasciata Gerusalemme, annuncia il Vangelo nell’Asia Minore reggendo la Chiesa di Efeso e le altre comunità cristiane. Esiliato a Patmos durante la persecuzione di Domiziano, torna a Efeso dove muore nel 104, ultracentenario. Giovanni è autore dell’Apocalisse, unico libro profetico del Nuovo Testamento, del quarto Vangelo e di tre Lettere, le quali si propongono di sottolineare e difendere presso vari gruppi di fedeli alcune verità fondamentali allora avversate da dottrine agnostiche. Notizie degli apocrifi dicono che assistette alla morte della Vergine Maria, che aveva condotto a Efeso nella propria abitazione.

Santo del Giorno 8 Agosto 2021. Domenico di Guzman

Mendicante della Parola e studioso di Dio

S iamo mendicanti di Dio alla continua ricerca dell’infinito amore che ci riempia la vita e il cuore, ma la strada che ci porta a questa meta è fatta di impegno, costanza e fedeltà. È questo il messaggio che ricaviamo guardando alla storia e all’eredità di san Domenico di Guzman, ricordato oggi nel Martirologio ma celebrato dai Domenicani nel giorno della nascita, il 6 agosto. Nato nel 1170 a Caleruega in Spagna, Domenico decise di adottare fin da giovane uno stile fatto di povertà e austerità, convinto della urgente necessità per la Chiesa di recuperare la purezza evangelica originaria davanti all’avanzare delle eresie di quel tempo. Un orizzonte che pose tra le basi dell’Ordine dei Frati Predicatori, fondato a Tolosa nel 1215. La sua Regola si rifaceva a quella agostiniana e ruotava attorno alla predicazione itinerante (fu il primo ordine clericale mendicante), osservanze di tipo monastico e lo studio approfondito. Domenico morì nel convento di Bologna nel 1221 in una cella non sua. È stato canonizzato da Gregorio IX nel 1234.

Altri santi. Sant’Eusebio di Milano, vescovo ( V sec.); santa Maria Elena MacKillop, religiosa (1842-1909).

Letture. Romano. 1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51.

Ambrosiano. 1Re 18,16b-40a; Sal 15 (16); Rm 11,1-15; Mt 21,33-46.

Bizantino. 1Cor 9,2-12; Mt 18,23-35.

Santo del Giorno 7 Agosto 2021. Sisto II e compagni

Pontefice e martire al servizio dell’unità

Essere ‘buoni’, nella visione cristiana, non significa piegarsi davanti alla prepotenza del mondo ma vincere la violenza con l’amore e con la testimonianza del Risorto. E così san Sisto II, Papa nell’anno 257, descritto da san Cipriano come «uomo buono e pacifico» visse questa testimonianza fino alla fine.

Successore di Vittore, rimase alla guida della Chiesa di Roma solo per 11 mesi. In questo breve tempo si era fatto mediatore nel dibattito sull’unicità del Battesimo, questione sollevata soprattutto in Africa dove molte persone che avevano abiurato davanti alla persecuzione chiedevano di tornare nella comunione con la Chiesa. Nel 258 l’imperatore Valeriano inasprì la persecuzione ordinando la confisca dei beni della Chiesa e la decapitazione di vescovi, preti e diaconi sorpresi a officiare pubblicamente il culto. Sisto II fu trovato a predicare nel cimitero di San Callisto e per questo venne martirizzato assieme a sei dei sette diaconi di Roma; il settimo, Lorenzo, venne ucciso pochi giorni dopo.

Altri santi. Beato Edmund Bojanowski, laico (1814-1871); San Miguel De La Mora, martire (18781927).

Letture. Romano. Dt 6,4-13; Sal 17; Mt 17,14-20.

Ambrosiano. Dt 4,1-8; Sal 98 (99); Rm 7,7-13; Gv 3,16-21.

Bizantino. Rm 15,30-32; Mt 17,24-18,4.